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Osvaldo Moi – Intensità della forma
Personale di matite a tema ed alcune sculture
Comunicato stampa
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INTENSITA' DELLA FORMA
Il volto di «Lapo», delineato con un segno incisivo, e la scultura sfera-personaggio "uomo in palla", esprimono i momenti del discorso e del linguaggio di Osvaldo Moi che, dopo aver partecipato al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia alla «Castiglia» di Saluzzo, è approdato alla Sala Nervi di Torino Esposizioni, invitato da Vittorio Sgarbi, per l'ampia e poliedrica chiusura della Biennale 2011. Il linguaggio di Moi si snoda tra ironia e intensità della forma, tra sintesi figurale e tensione emotiva e concettuale, in una continua ed inesausta ricerca di una propria e indiscutibile dimensione espressiva. Pittura e scultura rappresentano gli aspetti di un dialogo che non perde mai di vista la realtà, la società contemporanea, il valore dell'uomo e il rapporto con l'ambiente, la materia, l'atmosfera. Vi è nell'esperienza di Moi una vitale e vibrante interpretazione del proprio tempo, secondo i ritmi di una «scrittura» per immagini e sensazioni che gli appartiene da sempre, mentre si avverte il senso di una visione d'insieme limpidamente definita nello spazio.
Giornalista e Critico d'arte, La STAMPA Torino
dott. Angelo Mistrangelo
Dicembre 2011
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L'ESSENZA DELLA FORMA
Il percorso espressivo di Osvaldo Moi si identifica con una continua, meditata, appassionata adesione alla scultura come mezzo per trasmettere emozioni, sensazioni, esperienze vissute. Autore del gruppo bronzeo dedicato ai «Caduti di Nassirya», collocato in Piazza d'Armi a Torino, l'artista è approdato a una ricerca in cui forma e materia, intuizione e ironia, si fondono per «costruire» un modellato dalle cadenze ludiche legate all'escargot «Cheope» e alla grande e pop mano zebrata «Primo». Queste due recenti testimonianze rappresentano la variegata stagione di Moi, di quel suo procedere all'insegna di una scultura che «occupa» lo spazio animandolo e, contemporaneamente, creando un diretto rapporto con l'ambiente. Opere che travalicano la sola entità figurale, per trasmettere il senso di una interiore volo tà di affidare a una mano-poltrona o alla piramide-escargot il profondo interesse per una quotidianità rivisitata con rigore e inventiva. Il suo discorso è, quindi, il risultato di una elaborazione che di volta in volta raffigurazione, documento, racconto di un'intera esistenza.
Giornalista e Critico d'arte, La STAMPA Torino
dott. Angelo Mistrangelo
settembre 2011
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Ho avuto modo di conoscere la passione di Osvaldo Moi quando sono stato da lui contattato per partecipare ad una delle molte iniziative umanitarie che, facendo leva sul suo eclettismo culturale, egli mi ha proposto e alla quale ho volentieri aderito. Oggi vengo a conoscere, piacevolmente, un altro aspetto di questo suo eclettismo, questa sua voglia di plasmare la materia che, come egli stesso confessa, gli deriva probabilmente da qualcosa di profondo, di ancestrale e infantile. Come non vedere, infatti, nelle forme che egli presenta nella sua mostra parigina, le tracce di questa “fanciullesca” passione, di un’indubbia sensibilità con la quale egli interpreta in maniera dinamica la materialità della scultura. Un movimento di linee tondeggianti, di richiami anatomici e geometrici, di un gioioso creare al quale, a mio avviso, proprio come nei giochi infantili non è estranea la voce di una certa allegria. Godibili e vitali, dunque, come l’entusiasmo che il suo autore sa esprimere nell’attenzione etica di molto suo operare in campo umanitario, sono certo che queste sculture sapranno manifestare queste qualità ai visitatori dell’esposizione parigina, per la quale auguro a Osvaldo Moi, il miglior successo. Walter Veltroni
Osvaldo e’ pazzo. Mi sono fatto questa domanda nel momento in cui mi sono sentito chiedere da lui, la disponibilità a scrivere alcune impressioni, che avrebbero accompagnato la presentazione della sua mostra. Un critico d’arte, uno studioso, un giornalista potrebbero ,con perizia ed eleganza trovare le parole giuste per sottolineare l’impegno artistico,le capacità rappresentative e quantaltro appartiene all’universo della creatività e della poesia. Ma chiederlo a me, ad un semplice attore ,un commediante mi e’ sembrata una follia. Mi sono però lungamente interrogato su cosa può spingere, un uomo come Osvaldo, a pilotare macchine tecnologicamente spaventose, in situazioni estreme dove e’ richiesto il massimo della lucidità e del razionalismo,e con la stessa determinazione dare vita artistica alla materia, frutto di una creatività sensibilissima ed eterea. La pazzia, ma nella sua accezione più alta, più poetica, più “shakesperiana” in cui al Fool e’ data la magia del capire, del vedere cio’ che gli umani non capiscono e non vedono. Il movimento,l’armonia l’ironia anche lo sberleffo compongono un mondo di figure sfigurate,in una lenta trasformazione da oggetto a soggetto, senza pudori o formalismi. Una lenta ma inarrestabile tendenza alla trasformazione, al cambiamento, all’imperfezione alla disconoscenza, alla provocazione quindi alla non conformità anticamera chiara alla patente di follia. Quella follia, che se solo fosse minimamente interpretata, salverebbe il mondo che tanti “sani” contribuiscono a distruggere.
Massimo Ghini
Il volto di «Lapo», delineato con un segno incisivo, e la scultura sfera-personaggio "uomo in palla", esprimono i momenti del discorso e del linguaggio di Osvaldo Moi che, dopo aver partecipato al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia alla «Castiglia» di Saluzzo, è approdato alla Sala Nervi di Torino Esposizioni, invitato da Vittorio Sgarbi, per l'ampia e poliedrica chiusura della Biennale 2011. Il linguaggio di Moi si snoda tra ironia e intensità della forma, tra sintesi figurale e tensione emotiva e concettuale, in una continua ed inesausta ricerca di una propria e indiscutibile dimensione espressiva. Pittura e scultura rappresentano gli aspetti di un dialogo che non perde mai di vista la realtà, la società contemporanea, il valore dell'uomo e il rapporto con l'ambiente, la materia, l'atmosfera. Vi è nell'esperienza di Moi una vitale e vibrante interpretazione del proprio tempo, secondo i ritmi di una «scrittura» per immagini e sensazioni che gli appartiene da sempre, mentre si avverte il senso di una visione d'insieme limpidamente definita nello spazio.
Giornalista e Critico d'arte, La STAMPA Torino
dott. Angelo Mistrangelo
Dicembre 2011
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L'ESSENZA DELLA FORMA
Il percorso espressivo di Osvaldo Moi si identifica con una continua, meditata, appassionata adesione alla scultura come mezzo per trasmettere emozioni, sensazioni, esperienze vissute. Autore del gruppo bronzeo dedicato ai «Caduti di Nassirya», collocato in Piazza d'Armi a Torino, l'artista è approdato a una ricerca in cui forma e materia, intuizione e ironia, si fondono per «costruire» un modellato dalle cadenze ludiche legate all'escargot «Cheope» e alla grande e pop mano zebrata «Primo». Queste due recenti testimonianze rappresentano la variegata stagione di Moi, di quel suo procedere all'insegna di una scultura che «occupa» lo spazio animandolo e, contemporaneamente, creando un diretto rapporto con l'ambiente. Opere che travalicano la sola entità figurale, per trasmettere il senso di una interiore volo tà di affidare a una mano-poltrona o alla piramide-escargot il profondo interesse per una quotidianità rivisitata con rigore e inventiva. Il suo discorso è, quindi, il risultato di una elaborazione che di volta in volta raffigurazione, documento, racconto di un'intera esistenza.
Giornalista e Critico d'arte, La STAMPA Torino
dott. Angelo Mistrangelo
settembre 2011
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Ho avuto modo di conoscere la passione di Osvaldo Moi quando sono stato da lui contattato per partecipare ad una delle molte iniziative umanitarie che, facendo leva sul suo eclettismo culturale, egli mi ha proposto e alla quale ho volentieri aderito. Oggi vengo a conoscere, piacevolmente, un altro aspetto di questo suo eclettismo, questa sua voglia di plasmare la materia che, come egli stesso confessa, gli deriva probabilmente da qualcosa di profondo, di ancestrale e infantile. Come non vedere, infatti, nelle forme che egli presenta nella sua mostra parigina, le tracce di questa “fanciullesca” passione, di un’indubbia sensibilità con la quale egli interpreta in maniera dinamica la materialità della scultura. Un movimento di linee tondeggianti, di richiami anatomici e geometrici, di un gioioso creare al quale, a mio avviso, proprio come nei giochi infantili non è estranea la voce di una certa allegria. Godibili e vitali, dunque, come l’entusiasmo che il suo autore sa esprimere nell’attenzione etica di molto suo operare in campo umanitario, sono certo che queste sculture sapranno manifestare queste qualità ai visitatori dell’esposizione parigina, per la quale auguro a Osvaldo Moi, il miglior successo. Walter Veltroni
Osvaldo e’ pazzo. Mi sono fatto questa domanda nel momento in cui mi sono sentito chiedere da lui, la disponibilità a scrivere alcune impressioni, che avrebbero accompagnato la presentazione della sua mostra. Un critico d’arte, uno studioso, un giornalista potrebbero ,con perizia ed eleganza trovare le parole giuste per sottolineare l’impegno artistico,le capacità rappresentative e quantaltro appartiene all’universo della creatività e della poesia. Ma chiederlo a me, ad un semplice attore ,un commediante mi e’ sembrata una follia. Mi sono però lungamente interrogato su cosa può spingere, un uomo come Osvaldo, a pilotare macchine tecnologicamente spaventose, in situazioni estreme dove e’ richiesto il massimo della lucidità e del razionalismo,e con la stessa determinazione dare vita artistica alla materia, frutto di una creatività sensibilissima ed eterea. La pazzia, ma nella sua accezione più alta, più poetica, più “shakesperiana” in cui al Fool e’ data la magia del capire, del vedere cio’ che gli umani non capiscono e non vedono. Il movimento,l’armonia l’ironia anche lo sberleffo compongono un mondo di figure sfigurate,in una lenta trasformazione da oggetto a soggetto, senza pudori o formalismi. Una lenta ma inarrestabile tendenza alla trasformazione, al cambiamento, all’imperfezione alla disconoscenza, alla provocazione quindi alla non conformità anticamera chiara alla patente di follia. Quella follia, che se solo fosse minimamente interpretata, salverebbe il mondo che tanti “sani” contribuiscono a distruggere.
Massimo Ghini
06
marzo 2012
Osvaldo Moi – Intensità della forma
Dal 06 marzo al 04 aprile 2012
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
BONTA’ D’AMARE
Torino, Via San Francesco Da Paola, 46/ b, (Torino)
Torino, Via San Francesco Da Paola, 46/ b, (Torino)
Orario di apertura
dal Martedì al Sabato (da lunedì a sabato dalle ore 12,00 alle ore 15,00 - da martedì a sabato dalle ore 19,30 alle ore 23,30) Domenica Chiuso
Vernissage
6 Marzo 2012, ore 17
Sito web
www.osvaldomoi.it
Autore