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Ottavio Pinarello – Profili, la realtà dell’immaginazione
La Galleria “Nuovo Spazio” presenta nuovamente una personale di Ottavio Pinarello nella propria sede di Udine. Pinarello è un artista che usa una particolare tecnica di commistione tra pittura e fotografia, per addentrarsi in un’indagine concettuale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Nuovo Spazio - Udine
presenta
"Ottavio Pinarello
Profili, la realtà dell'immaginazione”
Mostra personale
20 ottobre - 27 ottobre 2018
Testo critico e presentazione
di Diego A. Collovini
Inaugurazione sabato 20 ottobre dalle ore 18.00
Galleria Nuovo Spazio di Luciano Chinese
Udine, via Manin 8, int. 7 (Palazzo Manin)
Aperto dal martedì al sabato
dalle 16.00 alle 19.30
Evento sotto il patrocinio dei Club per l’UNESCO di Udine e Venezia
Testo critico di Diego A. Collovini:
"Tramite l'immagine fotografica voglio rappresentare ciò che non si vede ma si avverte all'interno dell'anima, mentre i profili pittorici, che la contengono o la osservano, possono rappresentare la realtà esteriore" Con queste parole Ottavio Pinarello introduce il suo lavoro, proponendoci diverse considerazioni. Per prima l'idea di profilo che, in senso generico, si intende quella linea estrema di contorno di un oggetto. L'artista non si limita però alla semplice rappresentazione del profilo umano, ma ne enfatizza l'aspetto metaforico e simbolico, concettualizzandolo per guardare interiormente alla realtà, non certo con lo spirito della riproduzione dell'immagine ma con quello dell'interiorità, della sensazione, dell'intima percezione. Un concetto che ci pare ben esternato attraverso il titolo (che fa parte integrante della mostra) dove il termine realtà si pone in contradditorio a quello che lo segue: immaginazione. Se poi si tratta di fotografia, ci sembra ancor più difficile che i due momenti possano identificarsi, poiché è luogo comune (sebbene sfatato nella sua incertezza) che la fotografia sia la rappresentazione oggettiva della realtà e che poco lasci all'immaginazione.
Però realtà e immaginazione possono dialogare.
Pinarello, infatti, inverte i rapporti formali, ponendo in primo piano l'oggetto estraniandolo dalla sua realtà, dal suo stato di esistenza, per porlo sul piano della percezione, a volte comune con lo spettatore altre più intimo. Profilo dunque come interpretazione del sé, come essenza di una percezione della particolarità della vita; profilo senza identità ma come figura che appartiene al mondo finito. Lo stesso mondo che Pinarello, relega nel vuoto, nel buio dello sfondo, nell'assenza totale di luce dove ogni fotografia si rende impossibile; ma ciò non appare impossibile al linguaggio della pittura cui è concessa ogni immaginazione.
La presenza del taglio di luce tende a evidenziare il particolare, quasi estrapolato da una buia quinta. Allo spettatore la figura appare quasi improvvisamente, come catturata da un fascio luminoso apparentemente statico o alternativamente originato da altre fonti. Un movimento teso a individuare la presenza di una forma antopomorfa. È dunque questa l'azione che guida l'artista nel suo lavoro, la ricerca della realtà come percettiva sensazione dell'essere e del suo manifestarsi come forma.
E lo si avverte nella figura del profilo, che non lascia dubbi sul suo significato, ma che, contemporaneamente alla sua generalizzazione, riesce a trasformarsi in concetto a farsi idea. Pinarello non limita dunque il suo operare attraverso l'immagine fotografica ma la elabora con l'intervento attivo della pittura, con la quale nasconde, nel monocromo nero, l'altra realtà, quella che fa da contorno al soggetto raffigurato. Si crea così quel gioco tra apparire e scomparire, tra essere e non essere, tra stare alla luce o eclissarsi nel vuoto: il buio rende enigmatica ogni lettura.
C'è dunque necessità che le immagini assumano un'identità, che si materializzino, che siano condivise con lo spettatore e diventino concetto; che il frutto dell'immaginazione dell'artista diventi materia. Così come il profilo visibile è reale, la realtà e il contesto che li circonda sono volutamente negati alla percezione collettiva attraverso la cancellazione pittorica: l'assenza di luce nasconde ogni materialità percettiva. Non esistono più né spazio né tempo, come viene nascosta ogni storia che ricostruisce le immagini; rimane solo il loro essere come puro atto fenomenologico.
Non si può dunque parlare di un effetto della fantasia, poiché la fotografia, anzi la macchina fotografica proprio per il suo essere rappresentazione della realtà, diventa il testimone dell'essere, mentre l'infinito, il nascosto, l'immaginabile, l'assenza sono ciò che appartiene all'intimo dell'artista, al suo essere parte di un mondo all'interno del quale la realtà e l'immaginabile convivono, e dove si alternano e si manifestano prima nella sospensione dell'essere e poi nel venir riconosciuti e resi nuovamente reali. (Diego A. Collovini, ottobre 2018)
Ottavio Pinarello (Padova, 1971), è pittore e fotografo. Nelle sue opere, tramite l’uso particolarmente forte del simbolo stilizzato del profilo umano, inserito in scenari tra l’informale e il metafisico, si addentra nel complesso ambito dell’indagine concettuale. Oltre a lavori strettamente pittorici realizza tele in cui attua una commistione di pittura e fotografia, creando un gioco di scambio di ruoli tra realtà pittorica e fotografica. Pinarello, che ha collaborato anche col critico Gillo Dorfles (con cui ha tenuto diverse presentazioni) e collabora tra l’altro con Paolo Barozzi (già assistente personale di Peggy Guggenheim e noto gallerista), ha esposto in numerose mostre personali in gallerie e spazi istituzionali, come quelle al Museo d’Arte Moderna MUSINF e al Museo MD’N nelle Marche o la retrospettiva che gli hanno dedicato il Comune e i Musei Civici di Padova, e in esposizioni come Arte Padova, l’Arte Fiera di Bologna, o come Open, la rassegna internazionale collaterale della Biennale di Venezia e della Mostra del Cinema. Le sue tele sono state oggetto di numerose pubblicazioni nel corso degli anni, come ad esempio sulla rivista Arte Contemporanea, e sono presenti in diverse collezioni private e museali, nel 2016 anche la Fondazione Cini di Venezia ha acquisito sue opere. Oltre ad aver realizzato numerosi scritti e articoli sul mondo dell’arte e i suoi personaggi, Ottavio Pinarello è autore del libro fotografico “Paolo Barozzi, una passione per l’arte”, con la prefazione di Gillo Dorfles, un volume pubblicato nel 2011 oggetto di numerose presentazioni, dalla Biennale di Venezia, allo Spazio Krizia a Milano.
Galleria Nuovo Spazio di Luciano Chinese (fondata nel 1968),
sede di Udine, via Manin 8, int. 7 (Palazzo Manin)
Mostra personale “Ottavio Pinarello - Profili, la realtà dell’immaginazione”
Dal 20 al 27 ottobre 2018, inaugurazione sabato 20 ottobre, dalle 18.00
Aperto dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 19.30
Per ulteriori informazioni:
Tel. +39 0432 204163 - Cell. +39 337 865200, +39 335 7063832
Mail: galleria.nuovospazio@gmail.com
Evento sotto il patrocinio dei Club per l’UNESCO di Udine e Venezia
presenta
"Ottavio Pinarello
Profili, la realtà dell'immaginazione”
Mostra personale
20 ottobre - 27 ottobre 2018
Testo critico e presentazione
di Diego A. Collovini
Inaugurazione sabato 20 ottobre dalle ore 18.00
Galleria Nuovo Spazio di Luciano Chinese
Udine, via Manin 8, int. 7 (Palazzo Manin)
Aperto dal martedì al sabato
dalle 16.00 alle 19.30
Evento sotto il patrocinio dei Club per l’UNESCO di Udine e Venezia
Testo critico di Diego A. Collovini:
"Tramite l'immagine fotografica voglio rappresentare ciò che non si vede ma si avverte all'interno dell'anima, mentre i profili pittorici, che la contengono o la osservano, possono rappresentare la realtà esteriore" Con queste parole Ottavio Pinarello introduce il suo lavoro, proponendoci diverse considerazioni. Per prima l'idea di profilo che, in senso generico, si intende quella linea estrema di contorno di un oggetto. L'artista non si limita però alla semplice rappresentazione del profilo umano, ma ne enfatizza l'aspetto metaforico e simbolico, concettualizzandolo per guardare interiormente alla realtà, non certo con lo spirito della riproduzione dell'immagine ma con quello dell'interiorità, della sensazione, dell'intima percezione. Un concetto che ci pare ben esternato attraverso il titolo (che fa parte integrante della mostra) dove il termine realtà si pone in contradditorio a quello che lo segue: immaginazione. Se poi si tratta di fotografia, ci sembra ancor più difficile che i due momenti possano identificarsi, poiché è luogo comune (sebbene sfatato nella sua incertezza) che la fotografia sia la rappresentazione oggettiva della realtà e che poco lasci all'immaginazione.
Però realtà e immaginazione possono dialogare.
Pinarello, infatti, inverte i rapporti formali, ponendo in primo piano l'oggetto estraniandolo dalla sua realtà, dal suo stato di esistenza, per porlo sul piano della percezione, a volte comune con lo spettatore altre più intimo. Profilo dunque come interpretazione del sé, come essenza di una percezione della particolarità della vita; profilo senza identità ma come figura che appartiene al mondo finito. Lo stesso mondo che Pinarello, relega nel vuoto, nel buio dello sfondo, nell'assenza totale di luce dove ogni fotografia si rende impossibile; ma ciò non appare impossibile al linguaggio della pittura cui è concessa ogni immaginazione.
La presenza del taglio di luce tende a evidenziare il particolare, quasi estrapolato da una buia quinta. Allo spettatore la figura appare quasi improvvisamente, come catturata da un fascio luminoso apparentemente statico o alternativamente originato da altre fonti. Un movimento teso a individuare la presenza di una forma antopomorfa. È dunque questa l'azione che guida l'artista nel suo lavoro, la ricerca della realtà come percettiva sensazione dell'essere e del suo manifestarsi come forma.
E lo si avverte nella figura del profilo, che non lascia dubbi sul suo significato, ma che, contemporaneamente alla sua generalizzazione, riesce a trasformarsi in concetto a farsi idea. Pinarello non limita dunque il suo operare attraverso l'immagine fotografica ma la elabora con l'intervento attivo della pittura, con la quale nasconde, nel monocromo nero, l'altra realtà, quella che fa da contorno al soggetto raffigurato. Si crea così quel gioco tra apparire e scomparire, tra essere e non essere, tra stare alla luce o eclissarsi nel vuoto: il buio rende enigmatica ogni lettura.
C'è dunque necessità che le immagini assumano un'identità, che si materializzino, che siano condivise con lo spettatore e diventino concetto; che il frutto dell'immaginazione dell'artista diventi materia. Così come il profilo visibile è reale, la realtà e il contesto che li circonda sono volutamente negati alla percezione collettiva attraverso la cancellazione pittorica: l'assenza di luce nasconde ogni materialità percettiva. Non esistono più né spazio né tempo, come viene nascosta ogni storia che ricostruisce le immagini; rimane solo il loro essere come puro atto fenomenologico.
Non si può dunque parlare di un effetto della fantasia, poiché la fotografia, anzi la macchina fotografica proprio per il suo essere rappresentazione della realtà, diventa il testimone dell'essere, mentre l'infinito, il nascosto, l'immaginabile, l'assenza sono ciò che appartiene all'intimo dell'artista, al suo essere parte di un mondo all'interno del quale la realtà e l'immaginabile convivono, e dove si alternano e si manifestano prima nella sospensione dell'essere e poi nel venir riconosciuti e resi nuovamente reali. (Diego A. Collovini, ottobre 2018)
Ottavio Pinarello (Padova, 1971), è pittore e fotografo. Nelle sue opere, tramite l’uso particolarmente forte del simbolo stilizzato del profilo umano, inserito in scenari tra l’informale e il metafisico, si addentra nel complesso ambito dell’indagine concettuale. Oltre a lavori strettamente pittorici realizza tele in cui attua una commistione di pittura e fotografia, creando un gioco di scambio di ruoli tra realtà pittorica e fotografica. Pinarello, che ha collaborato anche col critico Gillo Dorfles (con cui ha tenuto diverse presentazioni) e collabora tra l’altro con Paolo Barozzi (già assistente personale di Peggy Guggenheim e noto gallerista), ha esposto in numerose mostre personali in gallerie e spazi istituzionali, come quelle al Museo d’Arte Moderna MUSINF e al Museo MD’N nelle Marche o la retrospettiva che gli hanno dedicato il Comune e i Musei Civici di Padova, e in esposizioni come Arte Padova, l’Arte Fiera di Bologna, o come Open, la rassegna internazionale collaterale della Biennale di Venezia e della Mostra del Cinema. Le sue tele sono state oggetto di numerose pubblicazioni nel corso degli anni, come ad esempio sulla rivista Arte Contemporanea, e sono presenti in diverse collezioni private e museali, nel 2016 anche la Fondazione Cini di Venezia ha acquisito sue opere. Oltre ad aver realizzato numerosi scritti e articoli sul mondo dell’arte e i suoi personaggi, Ottavio Pinarello è autore del libro fotografico “Paolo Barozzi, una passione per l’arte”, con la prefazione di Gillo Dorfles, un volume pubblicato nel 2011 oggetto di numerose presentazioni, dalla Biennale di Venezia, allo Spazio Krizia a Milano.
Galleria Nuovo Spazio di Luciano Chinese (fondata nel 1968),
sede di Udine, via Manin 8, int. 7 (Palazzo Manin)
Mostra personale “Ottavio Pinarello - Profili, la realtà dell’immaginazione”
Dal 20 al 27 ottobre 2018, inaugurazione sabato 20 ottobre, dalle 18.00
Aperto dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 19.30
Per ulteriori informazioni:
Tel. +39 0432 204163 - Cell. +39 337 865200, +39 335 7063832
Mail: galleria.nuovospazio@gmail.com
Evento sotto il patrocinio dei Club per l’UNESCO di Udine e Venezia
20
ottobre 2018
Ottavio Pinarello – Profili, la realtà dell’immaginazione
Dal 20 al 27 ottobre 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA NUOVO SPAZIO – PALAZZO MANIN
Udine, Via Daniele Manin, 8, (Udine)
Udine, Via Daniele Manin, 8, (Udine)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16-19.30
Vernissage
20 Ottobre 2018, ore 18.00
Autore
Curatore