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Ottocento Veneto: il trionfo del colore
In mostra oltre un centinaio di opere, provenienti da importanti musei italiani e stranieri e da collezioni private, con numerose opere che verranno per la prima volta esposte al pubblico.
Comunicato stampa
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Il 15 ottobre 2004 alla Casa dei Carraresi di Treviso si apre l’esposizione Ottocento Veneto: il trionfo del colore, promossa da Fondazione Cassamarca di Treviso e curata da Giuseppe Pavanello, professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Trieste e direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte alla Fondazione Cini di Venezia, e da Nico Stringa, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Comitato organizzatore: Enrico e Andrea Brunello.
Oggi a Treviso, al Palazzo dell’Umanesimo Latino, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione, cui sono intervenuti Dino De Poli, Presidente della Fondazione Cassamarca di Treviso, i curatori della mostra, prof. Pavanello e prof. Stringa, Enrico e Andrea Brunello del comitato organizzatore, Gianfranco Gagliardi, presidente di Teatri SpA, società della Fondazione e incaricata dell’organizzazione della mostra.
L'esposizione, attraverso un innovativo allestimento e percorso espositivo, presenta un esteso panorama dello straordinario contributo, finora poco noto,che gli artisti veneziani e veneti hanno dato alla modernità.
Come ha messo in rilievo il prof. Pavanello nella conferenza stampa, è la prima volta che viene sviluppato in un’esposizione un approccio sistematico alla pittura dell’Ottocento Veneto, in particolare degli artisti operanti nella seconda metà del secolo. Sarà una sorpresa, per la grande maggioranza del pubblico, scoprire il valore della Scuola Veneta finora, in numerose occasioni, a torto negletta. Pensiamo a come il mercato invece ne abbia compreso l’importanza: il 23 aprile a Sotheby’s, New York, c’è grande attesa per un lotto di dipinti di Guglielmo Ciardi,.
In occasione della vernice, il prossimo 15 ottobre, si terrà un Convegno internazionale per mettere a fuoco il contributo di questi artisti agli sviluppi artistici europei della seconda metà dell’Ottocento; all’appuntamento verrà presentato il catalogo della mostra.
Come hanno indicato i presidenti De Poli e Gagliardi, questa esposizione segna un mutamento rispetto al precedente corso, articolatosi con le mostre dedicate ai temi dell’Impressionismo, che hanno collocato Treviso sulla mappa internazionale dell’arte. Mutamento nel senso che questa – e le future – esposizioni saranno “a misura d’uomo”, con l’obiettivo principale della ricognizione artistica.
In mostra oltre un centinaio di opere, provenienti da importanti musei italiani e stranieri e da collezioni private, con numerose opere che verranno per la prima volta esposte al pubblico, documenti della elevata qualità raggiunta da questi artisti nel momento cruciale del confronto con i movimenti rinnovatori in Italia e in Europa.
----------------------------------------
Il percorso espositivo si articola, a partire dalla crisi del pittura storico-romantica, dalla prima pittura di genere alla più matura e consapevole espressione di un’arte della realtà che affronta di petto, senza paraocchi, i molteplici aspetti della vita di tutti. Gli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento vedono così il costituirsi di una vera e propria Scuola Veneziana che si afferma contemporaneamente in patria e fuori: dapprima nelle mostre di rilevanza nazionale che si tengono a Venezia, Roma, Milano e Torino; poi anche all’estero, nelle grandi esposizioni internazionali a Parigi, Monaco, Berlino, Vienna, Londra.
Venezia da una parte e la campagna veneta dall’altra diventano i protagonisti della pittura veneta del secondo Ottocento; emerge con forza nei dipinti che saranno esposti il senso della realtà e con esso l’importanza della vita quotidiana - il lavoro, il divertimento, il dolore, la gioia.
Il rapporto tra finzione e verità, tra immaginazione e fedeltà al vero, assume un significato nuovo che i pittori veneti interpretano sulla scia della grande tradizione veneziana, nelle potenzialità di luce e di colore, in parallelo con quanto accade nell’esperienza dei macchiaioli toscani e degli impressionisti francesi, ma con accenti individuali e originali.
A fine secolo, inoltre, in coincidenza con l’avvio della Biennale di Venezia (1895), si afferma una tendenza rivolta al superamento del dato obiettivo e un avvicinamento alle correnti simboliste diffuse in Europa, conferma ulteriore della apertura sovranazionale degli artisti veneti.
Le relazioni con l’area tedesca e nordica, piuttosto che con quella francese, contribuiscono al formarsi di una cultura figurativa che si protrae fino allo scoppio della prima guerra mondiale e che, proponendosi come “pittura d’idea”, porta un ultimo contributo originale e ancora poco noto al grande alveo del simbolismo europeo.
Saranno esposte opere dei maggiori rappresentanti della scuola veneta:
Eugenio Bosa
Ippolito Caffi
Guglielmo Ciardi
Placido Fabris
Giacomo Favretto
Pietro Fragiacomo
Michelangelo Grigoletti
Cesare Laurenti
Alessandro Milesi
Federico Moja
Napoleone Nani
Luigi Nono
Marius Pictor
Luigi Querena
Antonio Rotta
Luigi Selvatico
Guglielmo Stella
Ettore Tito
Federico Zandomeneghi
accanto a opere significative di autori meno noti ma molto importanti nella fase di transizione.
La mostra si articola in sei sezioni.
I. L’artista all’Accademia e nello studio.
Verranno proposti dipinti celebri come La lezione di anatomia di Giacomo Favretto (proveniente dalle collezioni dell’Accademia di Belle Arti di Brera) che testimoniano la nuova predisposizione dei pittori a prendere a soggetto delle loro opere l’ambiente di lavoro e di studio, con uno sguardo che si appunta sugli interni in modo nuovo e veritiero; accanto all'opera giovanile di Favretto figureranno dipinti finora non esposti, come quello di Bettio o come La scuola di pittura di Egisto Lancerotto, e si vedranno gli autoritratti di Domenico Bresolin, Luigi Nono, Lino Selvatico. La “ricostruzione” dell’atelier sarà agevolata e impreziosita dalla esposizione delle tavolozze di Favretto e Nono, particolarmente suggestive perché contengono bozzetti di opere importanti.
II. Il Ritratto.
Prende avvio da un’opera fondamentale per l’Ottocento veneziano, La famiglia Palumbo Fossati, di Michelangelo Grigoletti, vera e propria bandiera del rinnovamento in senso coloristico nella ritrattistica veneziana e veneta, cui verranno affiancati alcuni dipinti che segnano il progresso verso un realismo sempre più sicuro, come nel caso di Pompeo M. Molmenti, Ritratto di giovane donna (proveniente da Ca’ Pesaro); di Luigi Nono, di cui sarà esposto lo straordinario Ritratto della signora Pegolo; di Alessandro Milesi, per non citarne che alcuni.
III. La Veduta.
Per la prima volta si potrà tracciare un consuntivo del vedutismo veneto dell’Ottocento, confrontando le opere di Ippolito Caffi e di Luigi Querena, di Grubacs e Bresolin, di Moja, di Guadagnin. Accanto alle prospettive innovatrici di Caffi si potranno ammirare opere finora non note come Veliero alle Zattere di Bresolin e alcuni dipinti anche di grandi dimensioni di Querena e Moja, sorprendenti per taglio compositivo e per materia pittorica.
IV. La Pittura di Genere
Quella prima pittura di ispirazione popolare che a partire dagli anni Quaranta dell'Ottocento è attenta alle tematiche sociali, distaccandosi quindi sia dagli ultimi retaggi della pittura neoclassica sia dai soggetti più frequentati della pittura romantica di storia. Eugenio Bosa e Antonio Rotta, Guglielmo Stella e Eugenio de Blaas, seguiti poi da Ermolao Paoletti e in parte da Favretto e Milesi nelle loro fasi giovanili, mettono in scena le “costumanze” veneziane in tutta la loro folcloristica attrattiva, proponendo scene di vita caratterizzate da una accentuata predominanza coloristica.
V. Il Paesaggismo Veneto.
E’ tra le più ricche e presenta le novità del Paesaggismo quando si sgancia dal Vedutismo e assume caratteristiche proprie anche rispetto alla pittura di paesaggio delle altre scuole regionali italiane; dalla scuola di Bresolin all’Accademia di Venezia emerge il talento di Guglielmo Ciardi che nel suo duplice impegno, in laguna e in campagna, elabora una originale proposta di pittura en plein air; seguito da Luigi Nono, da Pietro Fragiacomo, da Ettore Tito e da una schiera di seguaci che hanno recepito la lezione moderna e innovatrice di Ciardi. Del grande maestro veneziano-trevigiano saranno esposti i due capolavori di proprietà della Fondazione Cassamarca (Una giornata di novembre e Canale della Giudecca), oltre a opere fondamentali come quelle della collezione del Quirinale e capolavori degli anni ‘80-’90, come Sul Sile, della collezione Sacerdoti (Milano). Di Luigi Nono si ammirerà l'importante dipinto giovanile – Le fonti del Gorgazzo – un'opera che da sola è sufficiente a testimoniare, nei primi anni Settanta del XIX secolo, la maturità del paesaggismo veneto di terraferma.
VI. La forza della realtà.
Presenta la fase pienamente matura della scuola veneziana, quando gli allievi di Pompeo Molmenti (di cui è esposto il dipinto più famoso e meno visto: L’arresto di Filippo Calendario) si affermano sulla scena nazionale e internazionale. Apre Giacomo Favretto, con Dopo il bagno (proveniente dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna, di Roma) e si prosegue con i protagonisti della scuola del vero. Così, a più di cento anni dalla sua realizzazione, sarà finalmente visibile il capolavoro di Milesi, Pope!, affiancato da altri capi d’opera come Pappa al fogo, di Noè Bordignon, Ruth, Ritorno dai campi, di Luigi Nono, e opere importanti di Ettore Tito, anticipatore delle tematiche “balneari”. In questa sezione risultano sorprendenti i dipinti di artisti meno noti ma ben degni di essere qui valorizzati, come Pietro Pajetta, Luigi Serena e Oreste Da Molin a conferma della qualità diffusa della pittura veneta dell’Ottocento.
Giuseppe Pavanello, si è laureato con Rodolfo Pallucchini all’Università di Padova, dove ha operato dal 1972 al 1987, ottenendo poi la cattedra di Storia dell’Arte Medievale e Moderna nell’Università di Trieste, dove ha diretto l’Istituto di Storia dell’arte.
E’ direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, presso il quale dirige le riviste Arte Veneta (dove, a partire dal 1972, sono apparsi alcuni dei suoi più significativi contributi) e Saggi e Memorie di Storia dell’arte. E’ Socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, presso il quale organizza le Settimane di Storia dell’Arte Veneta, promosse in collaborazione con l’Ecole du Louvre di Parigi. Fa parte del Comitato per l’Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Canova, dell’Istituto di ricerca su Canova e il neoclassicismo di Bassano, del Consiglio scientifico della Fondazione Canova di Possano, dove dirige il Centro Studi Canoviani.
Presso l’Università di Trieste è responsabile della ricerca Opere d’arte Veneta in Istria e Dalmazia e dirige la rivista Arte in Friuli Arte a Trieste; è componente del comitato scientifico di Neoclassico.
I suoi studi si sono rivolti in particolare alla pittura veneziana dal Seicento all’Ottocento (da Louis Dorigny a Giambattista Tiepolo e ai tiepoleschi, ad Antonio Guardi; mostre Pietro Longhi, Venezia 1993; Da Padovanino a Tiepolo, Padova 1997; Capolavori nascosti dall’Ermitage di Pietroburgo, Udine 1998; Europa um 1770, Kunst in der Epoche der Aufklarung, Francoforte sul Meno 1999),all' arte neoclassica (mostre Venezia nell’età di Canova 1780-1830, Venezia 1978; Neoclassico, Arte , architettura e cultura a Trieste, Trieste 1990; Giuseppe Bernardino Bison, Udine 1997) e ad Antonio Canova (catalogo delle opere dello scultore, 1976; mostre Antonio Canova, Venezia 1992 e Bassano del Grappa-Possagno, 2003; interventi su Canova collezionista, sui gessi, i dipinti e i disegni: mostra all’Ermitage di Pietroburgo, 2001), alla committenza e al collezionismo sei e settecentesco (indagini sui Baglioni, Rezzonico, Nave, Recanati), alla scultura del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia dei secoli XVIII-XIX (saggi del 1988 e del 1995, convegno di Lubiana del 1998, convegno di Venezia promosso dall’Istituto Veneto nel 2001, con curatela degli Atti), alla decorazione d’interni nei palazzi di Venezia, Trieste, Padova, Bassano e delle ville venete nei secoli XVII-XIX (Gli affreschi nelle ville venete dal Seicento all’Ottocento, 1978; Palazzo Grassi, 1986; Il Teatro La Fenice, 1987; saggio nel catalogo della mostra Il Veneto e l’Austria 1814-1866, 1989), alla pittura dell’Ottocento e del primo Novecento (mostre Venezia nell’Ottocento, Immagini e mito, Venezia 1983; Zandomeneghi, Venezia 1988; Trieste, Venezia e le Biennali 1895-1914, Trieste 1995; Ottocento di frontiera. Gorizia 1790-1840, Gorizia 1995; saggi del 1991, 1997, 2000).
Ultimamente, ha curato i due volumi La pittura nel Veneto. L’Ottocento, 2002-2003, e le mostre Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, Vicenza-Roma-Caserta 2003, Ricordi di guerra e di prigionia. I disegni di Renzo Biasion della Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2004.
Nico Stringa è docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Ha dedicato molti anni di studio alla ricostruzione della vicenda artistica di Arturo Martini, di cui ha curato l’edizione critica dei Colloqui con Gino Scarpa e il Catalogo generale ragionato e del quale sta curando la pubblicazione integrale dell’epistolario.
Fra le sue numerose pubblicazioni ricorderemo quelle relative all’arte veneta tra ‘800 e ‘900, con particolare riguardo alla pittura veneta dell’Ottocento ("Venezia dalla Esposizione Nazionale Artistica alle prime Biennali: contraddizioni del vero, ambiguità del simbolo", in La pittura dell’Ottocento nel Veneto, a cura di Giuseppe Pavanello, vol. I, Electa, 2002, e "Dalla veduta al paesaggio; percorsi nella pittura veneta dell’800", in La pittura dell’800 nel Veneto, a cura di Giuseppe Pavanello, vol. II, Electa, 2003; la mostra Una Pinacoteca per l’Ottocento, Treviso, 2000; "La ceramica per l'architettura, Treviso, Venezia", nel vol. La ceramica dell'Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, Modena, 1998; "I grandi cicli decorativi 1903-1920", in Venezia e la Biennale- I percorsi del gusto, Venezia, Ca' Pesaro, catalogo della mostra, La Biennale di Venezia; Giuseppe De Fabris (1790-1860). Uno scultore dell'Ottocento, Electa, 1994); ad Arturo Martini, in relazione alle mostre a Treviso e Venezia (1989), Conegliano e Torino (1990), Carrara (1998), Pallanza (1999), Treviso (2001), i contributi Arturo Martini. Opere al Museo di Treviso (Treviso, 1993) , Arturo Martini - Colloqui sulla scultura 1944-1945, raccolti da Gino Scarpa (Canova, Treviso, 1997); a Gino Rossi, con i contributi per le mostre a Treviso del 1998 e del 2001, e alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2001; e ad
Oggi a Treviso, al Palazzo dell’Umanesimo Latino, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione, cui sono intervenuti Dino De Poli, Presidente della Fondazione Cassamarca di Treviso, i curatori della mostra, prof. Pavanello e prof. Stringa, Enrico e Andrea Brunello del comitato organizzatore, Gianfranco Gagliardi, presidente di Teatri SpA, società della Fondazione e incaricata dell’organizzazione della mostra.
L'esposizione, attraverso un innovativo allestimento e percorso espositivo, presenta un esteso panorama dello straordinario contributo, finora poco noto,che gli artisti veneziani e veneti hanno dato alla modernità.
Come ha messo in rilievo il prof. Pavanello nella conferenza stampa, è la prima volta che viene sviluppato in un’esposizione un approccio sistematico alla pittura dell’Ottocento Veneto, in particolare degli artisti operanti nella seconda metà del secolo. Sarà una sorpresa, per la grande maggioranza del pubblico, scoprire il valore della Scuola Veneta finora, in numerose occasioni, a torto negletta. Pensiamo a come il mercato invece ne abbia compreso l’importanza: il 23 aprile a Sotheby’s, New York, c’è grande attesa per un lotto di dipinti di Guglielmo Ciardi,.
In occasione della vernice, il prossimo 15 ottobre, si terrà un Convegno internazionale per mettere a fuoco il contributo di questi artisti agli sviluppi artistici europei della seconda metà dell’Ottocento; all’appuntamento verrà presentato il catalogo della mostra.
Come hanno indicato i presidenti De Poli e Gagliardi, questa esposizione segna un mutamento rispetto al precedente corso, articolatosi con le mostre dedicate ai temi dell’Impressionismo, che hanno collocato Treviso sulla mappa internazionale dell’arte. Mutamento nel senso che questa – e le future – esposizioni saranno “a misura d’uomo”, con l’obiettivo principale della ricognizione artistica.
In mostra oltre un centinaio di opere, provenienti da importanti musei italiani e stranieri e da collezioni private, con numerose opere che verranno per la prima volta esposte al pubblico, documenti della elevata qualità raggiunta da questi artisti nel momento cruciale del confronto con i movimenti rinnovatori in Italia e in Europa.
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Il percorso espositivo si articola, a partire dalla crisi del pittura storico-romantica, dalla prima pittura di genere alla più matura e consapevole espressione di un’arte della realtà che affronta di petto, senza paraocchi, i molteplici aspetti della vita di tutti. Gli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento vedono così il costituirsi di una vera e propria Scuola Veneziana che si afferma contemporaneamente in patria e fuori: dapprima nelle mostre di rilevanza nazionale che si tengono a Venezia, Roma, Milano e Torino; poi anche all’estero, nelle grandi esposizioni internazionali a Parigi, Monaco, Berlino, Vienna, Londra.
Venezia da una parte e la campagna veneta dall’altra diventano i protagonisti della pittura veneta del secondo Ottocento; emerge con forza nei dipinti che saranno esposti il senso della realtà e con esso l’importanza della vita quotidiana - il lavoro, il divertimento, il dolore, la gioia.
Il rapporto tra finzione e verità, tra immaginazione e fedeltà al vero, assume un significato nuovo che i pittori veneti interpretano sulla scia della grande tradizione veneziana, nelle potenzialità di luce e di colore, in parallelo con quanto accade nell’esperienza dei macchiaioli toscani e degli impressionisti francesi, ma con accenti individuali e originali.
A fine secolo, inoltre, in coincidenza con l’avvio della Biennale di Venezia (1895), si afferma una tendenza rivolta al superamento del dato obiettivo e un avvicinamento alle correnti simboliste diffuse in Europa, conferma ulteriore della apertura sovranazionale degli artisti veneti.
Le relazioni con l’area tedesca e nordica, piuttosto che con quella francese, contribuiscono al formarsi di una cultura figurativa che si protrae fino allo scoppio della prima guerra mondiale e che, proponendosi come “pittura d’idea”, porta un ultimo contributo originale e ancora poco noto al grande alveo del simbolismo europeo.
Saranno esposte opere dei maggiori rappresentanti della scuola veneta:
Eugenio Bosa
Ippolito Caffi
Guglielmo Ciardi
Placido Fabris
Giacomo Favretto
Pietro Fragiacomo
Michelangelo Grigoletti
Cesare Laurenti
Alessandro Milesi
Federico Moja
Napoleone Nani
Luigi Nono
Marius Pictor
Luigi Querena
Antonio Rotta
Luigi Selvatico
Guglielmo Stella
Ettore Tito
Federico Zandomeneghi
accanto a opere significative di autori meno noti ma molto importanti nella fase di transizione.
La mostra si articola in sei sezioni.
I. L’artista all’Accademia e nello studio.
Verranno proposti dipinti celebri come La lezione di anatomia di Giacomo Favretto (proveniente dalle collezioni dell’Accademia di Belle Arti di Brera) che testimoniano la nuova predisposizione dei pittori a prendere a soggetto delle loro opere l’ambiente di lavoro e di studio, con uno sguardo che si appunta sugli interni in modo nuovo e veritiero; accanto all'opera giovanile di Favretto figureranno dipinti finora non esposti, come quello di Bettio o come La scuola di pittura di Egisto Lancerotto, e si vedranno gli autoritratti di Domenico Bresolin, Luigi Nono, Lino Selvatico. La “ricostruzione” dell’atelier sarà agevolata e impreziosita dalla esposizione delle tavolozze di Favretto e Nono, particolarmente suggestive perché contengono bozzetti di opere importanti.
II. Il Ritratto.
Prende avvio da un’opera fondamentale per l’Ottocento veneziano, La famiglia Palumbo Fossati, di Michelangelo Grigoletti, vera e propria bandiera del rinnovamento in senso coloristico nella ritrattistica veneziana e veneta, cui verranno affiancati alcuni dipinti che segnano il progresso verso un realismo sempre più sicuro, come nel caso di Pompeo M. Molmenti, Ritratto di giovane donna (proveniente da Ca’ Pesaro); di Luigi Nono, di cui sarà esposto lo straordinario Ritratto della signora Pegolo; di Alessandro Milesi, per non citarne che alcuni.
III. La Veduta.
Per la prima volta si potrà tracciare un consuntivo del vedutismo veneto dell’Ottocento, confrontando le opere di Ippolito Caffi e di Luigi Querena, di Grubacs e Bresolin, di Moja, di Guadagnin. Accanto alle prospettive innovatrici di Caffi si potranno ammirare opere finora non note come Veliero alle Zattere di Bresolin e alcuni dipinti anche di grandi dimensioni di Querena e Moja, sorprendenti per taglio compositivo e per materia pittorica.
IV. La Pittura di Genere
Quella prima pittura di ispirazione popolare che a partire dagli anni Quaranta dell'Ottocento è attenta alle tematiche sociali, distaccandosi quindi sia dagli ultimi retaggi della pittura neoclassica sia dai soggetti più frequentati della pittura romantica di storia. Eugenio Bosa e Antonio Rotta, Guglielmo Stella e Eugenio de Blaas, seguiti poi da Ermolao Paoletti e in parte da Favretto e Milesi nelle loro fasi giovanili, mettono in scena le “costumanze” veneziane in tutta la loro folcloristica attrattiva, proponendo scene di vita caratterizzate da una accentuata predominanza coloristica.
V. Il Paesaggismo Veneto.
E’ tra le più ricche e presenta le novità del Paesaggismo quando si sgancia dal Vedutismo e assume caratteristiche proprie anche rispetto alla pittura di paesaggio delle altre scuole regionali italiane; dalla scuola di Bresolin all’Accademia di Venezia emerge il talento di Guglielmo Ciardi che nel suo duplice impegno, in laguna e in campagna, elabora una originale proposta di pittura en plein air; seguito da Luigi Nono, da Pietro Fragiacomo, da Ettore Tito e da una schiera di seguaci che hanno recepito la lezione moderna e innovatrice di Ciardi. Del grande maestro veneziano-trevigiano saranno esposti i due capolavori di proprietà della Fondazione Cassamarca (Una giornata di novembre e Canale della Giudecca), oltre a opere fondamentali come quelle della collezione del Quirinale e capolavori degli anni ‘80-’90, come Sul Sile, della collezione Sacerdoti (Milano). Di Luigi Nono si ammirerà l'importante dipinto giovanile – Le fonti del Gorgazzo – un'opera che da sola è sufficiente a testimoniare, nei primi anni Settanta del XIX secolo, la maturità del paesaggismo veneto di terraferma.
VI. La forza della realtà.
Presenta la fase pienamente matura della scuola veneziana, quando gli allievi di Pompeo Molmenti (di cui è esposto il dipinto più famoso e meno visto: L’arresto di Filippo Calendario) si affermano sulla scena nazionale e internazionale. Apre Giacomo Favretto, con Dopo il bagno (proveniente dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna, di Roma) e si prosegue con i protagonisti della scuola del vero. Così, a più di cento anni dalla sua realizzazione, sarà finalmente visibile il capolavoro di Milesi, Pope!, affiancato da altri capi d’opera come Pappa al fogo, di Noè Bordignon, Ruth, Ritorno dai campi, di Luigi Nono, e opere importanti di Ettore Tito, anticipatore delle tematiche “balneari”. In questa sezione risultano sorprendenti i dipinti di artisti meno noti ma ben degni di essere qui valorizzati, come Pietro Pajetta, Luigi Serena e Oreste Da Molin a conferma della qualità diffusa della pittura veneta dell’Ottocento.
Giuseppe Pavanello, si è laureato con Rodolfo Pallucchini all’Università di Padova, dove ha operato dal 1972 al 1987, ottenendo poi la cattedra di Storia dell’Arte Medievale e Moderna nell’Università di Trieste, dove ha diretto l’Istituto di Storia dell’arte.
E’ direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, presso il quale dirige le riviste Arte Veneta (dove, a partire dal 1972, sono apparsi alcuni dei suoi più significativi contributi) e Saggi e Memorie di Storia dell’arte. E’ Socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, presso il quale organizza le Settimane di Storia dell’Arte Veneta, promosse in collaborazione con l’Ecole du Louvre di Parigi. Fa parte del Comitato per l’Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Canova, dell’Istituto di ricerca su Canova e il neoclassicismo di Bassano, del Consiglio scientifico della Fondazione Canova di Possano, dove dirige il Centro Studi Canoviani.
Presso l’Università di Trieste è responsabile della ricerca Opere d’arte Veneta in Istria e Dalmazia e dirige la rivista Arte in Friuli Arte a Trieste; è componente del comitato scientifico di Neoclassico.
I suoi studi si sono rivolti in particolare alla pittura veneziana dal Seicento all’Ottocento (da Louis Dorigny a Giambattista Tiepolo e ai tiepoleschi, ad Antonio Guardi; mostre Pietro Longhi, Venezia 1993; Da Padovanino a Tiepolo, Padova 1997; Capolavori nascosti dall’Ermitage di Pietroburgo, Udine 1998; Europa um 1770, Kunst in der Epoche der Aufklarung, Francoforte sul Meno 1999),all' arte neoclassica (mostre Venezia nell’età di Canova 1780-1830, Venezia 1978; Neoclassico, Arte , architettura e cultura a Trieste, Trieste 1990; Giuseppe Bernardino Bison, Udine 1997) e ad Antonio Canova (catalogo delle opere dello scultore, 1976; mostre Antonio Canova, Venezia 1992 e Bassano del Grappa-Possagno, 2003; interventi su Canova collezionista, sui gessi, i dipinti e i disegni: mostra all’Ermitage di Pietroburgo, 2001), alla committenza e al collezionismo sei e settecentesco (indagini sui Baglioni, Rezzonico, Nave, Recanati), alla scultura del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia dei secoli XVIII-XIX (saggi del 1988 e del 1995, convegno di Lubiana del 1998, convegno di Venezia promosso dall’Istituto Veneto nel 2001, con curatela degli Atti), alla decorazione d’interni nei palazzi di Venezia, Trieste, Padova, Bassano e delle ville venete nei secoli XVII-XIX (Gli affreschi nelle ville venete dal Seicento all’Ottocento, 1978; Palazzo Grassi, 1986; Il Teatro La Fenice, 1987; saggio nel catalogo della mostra Il Veneto e l’Austria 1814-1866, 1989), alla pittura dell’Ottocento e del primo Novecento (mostre Venezia nell’Ottocento, Immagini e mito, Venezia 1983; Zandomeneghi, Venezia 1988; Trieste, Venezia e le Biennali 1895-1914, Trieste 1995; Ottocento di frontiera. Gorizia 1790-1840, Gorizia 1995; saggi del 1991, 1997, 2000).
Ultimamente, ha curato i due volumi La pittura nel Veneto. L’Ottocento, 2002-2003, e le mostre Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, Vicenza-Roma-Caserta 2003, Ricordi di guerra e di prigionia. I disegni di Renzo Biasion della Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2004.
Nico Stringa è docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Ha dedicato molti anni di studio alla ricostruzione della vicenda artistica di Arturo Martini, di cui ha curato l’edizione critica dei Colloqui con Gino Scarpa e il Catalogo generale ragionato e del quale sta curando la pubblicazione integrale dell’epistolario.
Fra le sue numerose pubblicazioni ricorderemo quelle relative all’arte veneta tra ‘800 e ‘900, con particolare riguardo alla pittura veneta dell’Ottocento ("Venezia dalla Esposizione Nazionale Artistica alle prime Biennali: contraddizioni del vero, ambiguità del simbolo", in La pittura dell’Ottocento nel Veneto, a cura di Giuseppe Pavanello, vol. I, Electa, 2002, e "Dalla veduta al paesaggio; percorsi nella pittura veneta dell’800", in La pittura dell’800 nel Veneto, a cura di Giuseppe Pavanello, vol. II, Electa, 2003; la mostra Una Pinacoteca per l’Ottocento, Treviso, 2000; "La ceramica per l'architettura, Treviso, Venezia", nel vol. La ceramica dell'Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, Modena, 1998; "I grandi cicli decorativi 1903-1920", in Venezia e la Biennale- I percorsi del gusto, Venezia, Ca' Pesaro, catalogo della mostra, La Biennale di Venezia; Giuseppe De Fabris (1790-1860). Uno scultore dell'Ottocento, Electa, 1994); ad Arturo Martini, in relazione alle mostre a Treviso e Venezia (1989), Conegliano e Torino (1990), Carrara (1998), Pallanza (1999), Treviso (2001), i contributi Arturo Martini. Opere al Museo di Treviso (Treviso, 1993) , Arturo Martini - Colloqui sulla scultura 1944-1945, raccolti da Gino Scarpa (Canova, Treviso, 1997); a Gino Rossi, con i contributi per le mostre a Treviso del 1998 e del 2001, e alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2001; e ad
14
ottobre 2004
Ottocento Veneto: il trionfo del colore
Dal 14 ottobre 2004 al 27 febbraio 2005
arte moderna e contemporanea
Location
CA’ DEI CARRARESI
Treviso, Via Palestro, 33, (Treviso)
Treviso, Via Palestro, 33, (Treviso)
Biglietti
interi € 7,00; ridotti € 5,50 (studenti universitari; età superiore a 60 anni); ridotto € 4,00 (età fino a 18 anni); ingresso gratuito per i bambini fino a 3 anni e per i disabili con accompagnatore.
Sono previste agevolazioni per gli istituti scolastici e i gruppi organizzati
Orario di apertura
martedì, mercoledì, giovedì, domenica, dalle 9 alle 19; venerdì, sabato, dalle 9 alle 21; 1 gennaio dalle 13 alle 21; chiuso il lunedì e il 24,25,31 dicembre
Vernissage
14 Ottobre 2004, ore 18