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Oúsía. Forma, segno, carattere
Una mostra pensata per Rome Art Week 2021 nata da un progetto collettivo iniziato diversi mesi fa che, con diversi media e approcci formali, letterari e performativi, ci porti a riflettere sul tema dell’essenza (Oúsía)
Comunicato stampa
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* dedicata a Mimmo Lucano, per la bellezza delle sue idee oltre i limiti della forma imposta.
“[…] per Platone sono οὐσίαι le idee, come realtà dotate di assoluta ed eterna essenza ed esistenza, in contrasto con le relative e mutevoli apparenze sensibili.”
Enciclopedia Treccani s.v. Sostanza
Questa mostra nasce da un esperimento collettivo per Rome Art Week 2021: diversi mesi fa, quando ancora il mondo era ‘sospeso’ per la pandemia, la curatrice ha deciso di cedere il timone. Stanca di proporre agli artisti dei temi standardizzati, ha scelto un gruppetto di persone a lei congeniali ed ha invertito i ruoli. L’idea era ‘l’arte si cura’: l’arte cura sé stessa, sia nel senso fisico e psicologico del termine – quanto mai necessario, dato il momento storico – sia nel senso che si racconta, si propone a partire da un concetto comune da condividere con il pubblico.
Unico divieto: non una mostra che parli di virus. Tutto il resto era ammesso.
Così, da una serie di chiacchierate organizzate con ogni mezzo disponibile, è emerso con prepotenza non solo il bisogno di superare l’isolamento emotivo e fisico a cui tutti siamo stati sottoposti, ma un’impellente necessità di tornare alla verità dei rapporti umani e intellettuali, che vada al fondo delle cose.
Così, parlando e ragionando, sono emerse le prime tre parole: forma, segno, carattere.
Forma: la forma dell’arte, come quella dei rapporti umani, è anche significato. L’irruzione violenta dei social nella nostra vita sembra aver cancellato ogni dovere di forma, ma una bella forma non è solo convenzione, è desiderio di proporsi nel miglior modo, rendendosi disponibili ad un vero confronto che non si nasconda dietro la superficialità con la quale ormai si usa la parola dialogo.
Segno: il segno è la base della forma, è la forma in nuce, ma è anche quello che lasciamo nel nostro prossimo.
Carattere: è il segno a cui diamo un preciso significato. I caratteri costruiscono la frase scritta, il discorso. Ma i caratteri possono essere comprensibili oppure indecifrabili, si sceglie come esprimersi e ogni scelta è una sliding door, un destino che si imprime alle parole liberate nel mondo.
Cosa raccoglie e sintetizza tutti questi concetti? Qualità? Sostanza? Essenza? Qui torna in campo la curatrice con una passione per l’etimologia che dalla qualità passa all’essenza e, per concludere, dall’essenza alla ousía, che ne è la definizione universale.
A questo punto la curatrice si è tirata indietro e ha lasciato campo libero agli artisti, pregandoli per quanto possibile di interagire fra loro, di liberare sé stessi anche in maniere inconsuete: ne è nata una mostra contenitore site-specific che, ad oggi, è ancora parzialmente una sorpresa per la curatrice stessa.
Le competenze artistiche si sono mescolate: Maria Pina e Gianna Bentivenga – maestre dell’incisione – si sono fatte coinvolgere da Debora Mondovì in una grande scultura assemblage che connette (letteralmente) le loro diverse visioni; Elisabetta Diamanti – incisore - si interfaccia con Raffaele Alecci – fotografo specializzato in antiche tecniche - con uno scambio di competenze e di idee, che passa dalla forma su carta a quella installativa.
Alessio Trevisani – coreografo, performer e direttore del Freies Tanz Ensemble di Berlino e Lipsia – presta il suo corpo alle parole e alla voce di Massimo Napoli – scrittore e grafico – che ha trasformato il suo testo in calligrammi.
Segni essenziali sono le sculture in ceramica di Emiliano Coletta, nulla di più essenziale dell’uovo, nuova scultura organica di Emanuela Camacci, mentre Osvaldo Tiberti immagina un grande acchiappasogni interattivo e un ‘Mini-Me’ mescolando realtà e desiderio e Gianluca Esposito riscrive un abbecedario fantastico.
Agli artisti è lasciata anche la cura dell’allestimento, così come sentono di voler costruire il racconto visivo nello spazio della galleria.
Alla curatrice, infine, il non piccolo impegno di mettere da parte il suo ego, lasciando che il testo critico diventi racconto, che le parole siano sostituite dall’ oúsía.
Un impegno ricompensato da molta curiosità e un notevole divertimento nella sfida.
All'interno della mostra, mercoledì 27 ottobre alle 17.30: Massimo Napoli – Alessio Trevisani, Tabula rasa, live perfomance (anche in diretta social).
“[…] per Platone sono οὐσίαι le idee, come realtà dotate di assoluta ed eterna essenza ed esistenza, in contrasto con le relative e mutevoli apparenze sensibili.”
Enciclopedia Treccani s.v. Sostanza
Questa mostra nasce da un esperimento collettivo per Rome Art Week 2021: diversi mesi fa, quando ancora il mondo era ‘sospeso’ per la pandemia, la curatrice ha deciso di cedere il timone. Stanca di proporre agli artisti dei temi standardizzati, ha scelto un gruppetto di persone a lei congeniali ed ha invertito i ruoli. L’idea era ‘l’arte si cura’: l’arte cura sé stessa, sia nel senso fisico e psicologico del termine – quanto mai necessario, dato il momento storico – sia nel senso che si racconta, si propone a partire da un concetto comune da condividere con il pubblico.
Unico divieto: non una mostra che parli di virus. Tutto il resto era ammesso.
Così, da una serie di chiacchierate organizzate con ogni mezzo disponibile, è emerso con prepotenza non solo il bisogno di superare l’isolamento emotivo e fisico a cui tutti siamo stati sottoposti, ma un’impellente necessità di tornare alla verità dei rapporti umani e intellettuali, che vada al fondo delle cose.
Così, parlando e ragionando, sono emerse le prime tre parole: forma, segno, carattere.
Forma: la forma dell’arte, come quella dei rapporti umani, è anche significato. L’irruzione violenta dei social nella nostra vita sembra aver cancellato ogni dovere di forma, ma una bella forma non è solo convenzione, è desiderio di proporsi nel miglior modo, rendendosi disponibili ad un vero confronto che non si nasconda dietro la superficialità con la quale ormai si usa la parola dialogo.
Segno: il segno è la base della forma, è la forma in nuce, ma è anche quello che lasciamo nel nostro prossimo.
Carattere: è il segno a cui diamo un preciso significato. I caratteri costruiscono la frase scritta, il discorso. Ma i caratteri possono essere comprensibili oppure indecifrabili, si sceglie come esprimersi e ogni scelta è una sliding door, un destino che si imprime alle parole liberate nel mondo.
Cosa raccoglie e sintetizza tutti questi concetti? Qualità? Sostanza? Essenza? Qui torna in campo la curatrice con una passione per l’etimologia che dalla qualità passa all’essenza e, per concludere, dall’essenza alla ousía, che ne è la definizione universale.
A questo punto la curatrice si è tirata indietro e ha lasciato campo libero agli artisti, pregandoli per quanto possibile di interagire fra loro, di liberare sé stessi anche in maniere inconsuete: ne è nata una mostra contenitore site-specific che, ad oggi, è ancora parzialmente una sorpresa per la curatrice stessa.
Le competenze artistiche si sono mescolate: Maria Pina e Gianna Bentivenga – maestre dell’incisione – si sono fatte coinvolgere da Debora Mondovì in una grande scultura assemblage che connette (letteralmente) le loro diverse visioni; Elisabetta Diamanti – incisore - si interfaccia con Raffaele Alecci – fotografo specializzato in antiche tecniche - con uno scambio di competenze e di idee, che passa dalla forma su carta a quella installativa.
Alessio Trevisani – coreografo, performer e direttore del Freies Tanz Ensemble di Berlino e Lipsia – presta il suo corpo alle parole e alla voce di Massimo Napoli – scrittore e grafico – che ha trasformato il suo testo in calligrammi.
Segni essenziali sono le sculture in ceramica di Emiliano Coletta, nulla di più essenziale dell’uovo, nuova scultura organica di Emanuela Camacci, mentre Osvaldo Tiberti immagina un grande acchiappasogni interattivo e un ‘Mini-Me’ mescolando realtà e desiderio e Gianluca Esposito riscrive un abbecedario fantastico.
Agli artisti è lasciata anche la cura dell’allestimento, così come sentono di voler costruire il racconto visivo nello spazio della galleria.
Alla curatrice, infine, il non piccolo impegno di mettere da parte il suo ego, lasciando che il testo critico diventi racconto, che le parole siano sostituite dall’ oúsía.
Un impegno ricompensato da molta curiosità e un notevole divertimento nella sfida.
All'interno della mostra, mercoledì 27 ottobre alle 17.30: Massimo Napoli – Alessio Trevisani, Tabula rasa, live perfomance (anche in diretta social).
24
ottobre 2021
Oúsía. Forma, segno, carattere
Dal 24 al 31 ottobre 2021
arte contemporanea
Location
ARTSHARING LAB&GALLERY
Roma, via Giulio Tarra , 64, (Roma)
Roma, via Giulio Tarra , 64, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 16.30-20.00.
Vernissage
24 Ottobre 2021, ore 17.00
Sito web
Ufficio stampa
ArtSharing Roma
Ufficio stampa
Rome Art Week
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico