Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Outdoor
Mostra internazionale di Poster Art
Comunicato stampa
Segnala l'evento
OUTDOOR è una mostra di arte urbana a cielo aperto. Mentre la street-art si contamina e si
espone sempre più ‘al chiuso’ in gallerie e musei, OUTDOOR nasce dalla volontà di farla tornare in strada offrendole un quadro istituzionale. OUTDOOR è infatti realizzata con il sostegno di Municipio XI del Comune di Roma, Provincia di Roma ed è inserita nel network La Chiave.
OUTDOOR è la prima mostra in Italia di street-art su edilizia a scopo abitativo e si propone di valorizzare degli spazi urbani attraverso la street art. Sarà il quartiere della Garbatella ad ospitare le opere degli artisti, nei lotti compresi tra Via Caffaro, Via Gerolamo Adorno e Via Ignazio Persico. I caratteristici lotti, nonostante il relativo degrado edilizio, costituiscono un apprezzabile esempio di “città giardino” e rappresentano lo scenario ideale per l’opera di valorizzazione proposta da OUTDOOR: alla già alta qualità della vita degli abitanti del quartiere si aggiungerà una dimensione artistica facilmente fruibile.
Gli artisti selezionati interverranno con poster monumentali (fino a 12x26 metri) sulle facciate laterali delle palazzine di proprietà dell’ATER. Quattro fotografi e un videomaker seguiranno i quattro streetartist nei giorni precedenti all’inaugurazione per documentarne il lavoro. Una galleria video e fotografica all’interno del Teatro Palladium mostrerà allo spettatore la fase di creazione delle opere e la storia dei singoli artisti.
OUTDOOR, a differenza di altri progetti finora promossi in Italia, dà per la prima volta avvio in collaborazione con le istituzioni pubbliche, ad un più largo dibattitto sul potenziale della street art come intervento di decoro urbano in contesti abitativi. Le dimensioni monumentali delle opere, il luogo scelto per l’intervento, la stessa selezione degli artisti corrispondono alla precisa volontà di offrire alla street art uno spazio ufficiale come mai prima d’ora. OUTDOOR mostrerà ad un ampio pubblico la sterilità del parallelo tra street art ed “atti vandalici”. OUTDOOR permette infine a Roma di confrontarsi con le capitali europee che hanno sperimentato questo tipo di interventi, con una soluzione che porrà la nostra capitale persino all’avanguardia rispetto a questi paesi.
Una collaborazione internazionale apporterà un valore aggiunto alla mostra: per la diversità del loro approccio alla tecnica della poster art e per la qualità del loro lavoro, gli artisti potranno confrontarsi tra loro e dare vita a Roma ad un evento senza precedenti. Con il sostegno del Centre culturel Saint Louis de France e la collaborazione di Fondazione Romaeuropa e di Samantha Longhi (Stencil HistoryX,Galerie Itinerrance) NUfactory ha invitato due artisti di spicco della scena francese e internazionale: L’ATLAS e C215 da Parigi. A Sten&Lex e JB Rock è invece affidata la rappresentanza della scena romana, sempre più riconosciuta in italia e all’estero. Oltre ai poster a Garbatella, in occasione del finissage di OUTDOOR il 15 giugno, gli artisti romani realizzeranno un'opera permanente su via dei Magazzini Generali con il contributo di Filmmaster group e di McCann Erickson.
A realizzare e dare una forma al filo conduttore artistico e concettuale di OUTDOOR definito da Christian Omodeo è stato invitato il Fefè Project la crew creativa che prende le mosse dalla testata internazionale Fefè visual magazine. Verrà presentata in anteprima l’operazione “All you need is wall” a forte contenuto artistico. Il Fefè project propone in anteprima una evoluzione della stencyl e urban art attraverso colorate carte da parati che accompagneranno le opere in bianco e nero degli artisti invitati da NUfactory. “Trattate i muri delle vostre città come le pareti di casa vostra”, questo invito/provocazione si tradurrà in una mostra di poster art originale e mai vista, che divertirà e farà discutere tanto il pubblico degli appassionati quanto gli abitanti del quartiere. La collaborazione con Teatri di Vetro, festival della scena contemporanea che si svolgerà tra il 14 e il 23 maggio al Palladium, nelle strade e negli spazi urbani dell'intero quartiere rappresenterà un’ulteriore occasione per ammirare l’arte urbana nella dimensione a lei più congeniale.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
GLI ARTISTI
Sten&Lex (Roma) www.flickr.com/photos/-sten-/
Sten e Lex sono i pionieri dello “stencil graffiti” in Italia. Iniziano la loro attività a Roma nel 2001, dove riprendono dettagli di francobolli banconote ed illustrazioni del passato e le rendono monumentali, dipingendo su poster di grande formato alti circa quattro metri. La tecnica dello stencil appartiene alla famiglia delle tecniche incisorie e per questo motivo lo studio delle arti di stampa del passato è stato ed è ancora molto importante nel loro lavoro. Il tono dei loro lavori non è irriverente, ma fa sempre parte di un recupero dell arte classica che viene riproposta in chiave moderna. Il loro merito riguardo la tecnica dello stencil è stato riconosciuto da street artist del calibro di Banksy, che li ha inivitati in occasione del Can’s Festival di Londra. I loro stencil poster e dipinti murali sono presenti nelle principali città europee; nel 2010, in occasione di una loro mostra personale a Roma, LIBRI DRAGO (edizioni indipendenti di arte internazionale) ha dedicato al duo una monografia.
JB Rock (Roma) www.myspace.com/jbrocktts
JB Rock nasce nel 1979 a Roma, dove muove i primi passi sulla scena del writing nei primi anni ‘90. In parallelo con gli studi artistici, l'attività graffitista lo forma e ne caratterizza la produzione, che si articola tra figurativo e post-pop, con alcuni rimandi colti alla tradizione grafica e pittorica europea di tutto il ‘900. JB Rock espone dal 2003 e le sue opere sono pubblicate in più cataloghi (Propaganda, 2003; Carnet de rue di J R, 2005; Scala Mercalli, 2008). Nei suoi ultimi lavori la sua ricerca sulla rappresentazione della figura umana evolve in maniera ambivalente, muovendosi tra la riconoscibilità del soggetto e la sua completa disintegrazione. Per NUfactory JB rock ha partecipato nel 2009 a RAM_09 seguendo insieme a DIAMOND il progetto sull’Hip-Hop e a DAL BASSO: una collettiva di artisti che comunicano attraverso diversi linguaggi espressivi. Fotografia, musica e video hanno dialogato con un’azione di poster art da lui realizzata avvenuta in strada e con una installazione all’interno degli spazi del Brancaleone a Roma.
L’ATLAS (Paris) www.latlas.net/
L'Atlas nasce in Francia nel 1978. Comincia la sua attività con i graffiti durante gli anni novanta. Affascinato dal concetto di tratto e scrittura parte in Marocco, Egitto e Siria per studiare la calligrafia araba tradizionale. Si interessa in particolare al Koufi: scrittura geometrica di cui traspone i codici nell’alfabeto latino creando così un suo proprio carattere tipografico. Lavora per un breve periodo di tempo nel cinema ed impara le tecniche tradizionali del montaggio durante la preparazione di alcuni documentari. Forte di queste diverse esperienze, ma senza mai interrompere la sua attività in strada, sviluppa un universo pittorico in cui ogni lettera è considerata come una forma e tutte le forme come lettere. Poco a poco la città stessa gli appare carica di segni di cui raccoglie la traccia quasi astratta con un sistema di stampa. Vive e lavora nel quartiere di Belleville a Parigi.
C215 (Paris) www.myspace.com/c215
C215 è un artista di stencil e graffiti che vive e lavora a Parigi. E’ lo stile grafico estremamente intricato e distintivo dei suoi ritratti a renderlo noto nell’ambiente della street art. Ha iniziato a dipingere con le bombolette nel 2005 e da allora il suo lavoro ha lavorato sui muri di tutto il mondo. La sua ammirazione per la ritrattistica classica lo porta a creare ritratti delle persone che incontra e che stimolano la sua creatività, che porta in strada attraverso i suoi stencil. Il suo interesse sul ritratto di bambini nasce dai molteplici ritratti che altri artisti hanno fatto a sua figlia. Da qualche anno, C215 ha iniziato a scrivere poesie ed a lavorare ad eventi d'arte collaborativa. Ha pubblicato libri di poesia illustrati e organizzato mostre collettive di arte di strada, come il progetto Giardino Segreto Giapponese a Parigi.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
IL CURATORE
Dopo essersi laureato in Italia in storia dell'arte, Christian Omodeo si trasferisce a Parigi per collaborare con il Cabinet des Arts Graphiques del Museo del Louvre, prima di integrare l’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi, dove coordina un progetto diretto da Michel Laclotte, Presidente Onorario del Museo del Louvre. Ha ottenuto riconoscimenti da parte di istituzioni internazionali come l’Accademia di Francia di Villa Medici e la Fondazione per l’Arte San Paolo di Torino. A breve, sosterrà il suo dottorato presso l’Université Paris Sorbonne, mentre insegna all’Institut Catholique de Paris. Associa alla sua attività di ricercatore quella di corrispondente per la rivista Exibart. Dal gennaio 2009, ricopre il ruolo di curatore per NUfactory.
NUfactory è un’associazione culturale nata nel 2006 con l’intento di valorizzare i fermenti artistici presenti sul territorio cittadino attraverso una formula innovativa e in continua evoluzione, lontano da schemi di proposta culturale convenzionali, ma cercando nuove proposte rivolte ad un target, giovane, interessato e che non ama sentirsi catalogato. Nel corso dei suoi primi anni di vita NUfactory ha portato i suoi format in alcuni dei centri aggregativi più significativi della scena romana: Angelo Mai, Brancaleone, Crudo Roma, Hotel Boscolo Borromini, Rialtosantambrogio, Spazio Novecento, Circolo degli Artisti, Teatro Palladium. La stagione espositiva dell’anno 2009/2010 è intitolata INSIDE ART e si svolge tra il foyer del Teatro Palladium, gli spazi espositivi del Brancaleone e la galleria RGB46 di Testaccio. NUfactory è composta da Francesco Dobrovich: Direttore Artstico; Alessandro Omodeo: Direttore di Produzione; Christian Omodeo: Curatore; Gregorio Pampinella: Art Director; Jacopo Manganiello: Responsabile Comunicazione.
« La moda di decorare tra la fine del Quattro e il principio del Cinquecento i prospetti dei palazzi, delle case, degli edifici in genere, con “graffiti” ed affreschi raffiguranti motivi geometrici e architettonici, scene mitologiche, episodi del vecchio Testamento, parte da Venezia, si afferma a Firenze, trionfa a Roma »
Urbano Barberini, 1960
Di street art si parla a dismisura. Ne parlano gli stessi street artists, i critici, i galleristi che la promuovono, i direttori di musei che gli dedicano delle mostre. Ne parlano infine i politici chiamati a definire normative per inquadrare un fenomeno del quale non è sempre facile percepire il senso ed il valore. Ma nonostante tutto questo vociferare, in pochi sanno se oggi si debbano o meno incoraggiare interventi di street art volti a ricoprire delle facciate intere di palazzi in quartieri come Garbatella. Ad eccezione degli “addetti ai lavori”, l’abisso che separa la street art dal semplice atto vandalico non è ancora percepito in modo chiaro. Il processo attualmente in corso a Milano per imporre al writer Bros il rimborso delle spese sostenute dal Comune per ripulire i muri dalle sue opere dimostra quanto le posizioni delle due parti - street artists da una parte e stato, inteso come collettività, dall’altra - possano ancora divergere. Per questo, non credo di esagerare se affermo che esisteranno almeno a Roma una fase pre ed una fase post Outdoor.
Outdoor è infatti il primo intervento di street art su edilizia abitativa in Italia effettuato in collaborazione e con il contributo finanziario delle istituzioni pubbliche. Certo, iniziative simili sono già state finanziate da enti statali negli ultimi anni, ma mai il rapporto tra la street art ed il tessuto urbano è stato impostato negli stessi termini di Outdoor. Mai, in fin dei conti, il problema “visivo” della presenza della street art nei centri delle nostre città è stato così centrale come lo è in Outdoor e mai, soprattutto, gli si sono date le forme monumentali dei poster di Sten & Lex, JB Rock, L’Atlas e C215. È difficile prevedere se questa mostra permetterà alla street art di fare breccia nell’immaginario collettivo cittadino, ma di certo contribuisce in maniera importante al dibattito politico, amministrativo e legislativo in corso da anni sulla sua presenza nel nostro panorama urbano.
A ben vedere, tra l’altro, si accusa soprattutto la street art di occupare abusivamente i muri delle nostre città, senza rendersi finalmente conto che questa occupazione del panorama urbano è anche una denuncia dell’inquinamente visivo “autorizzato” delle nostre città, sempre più invase da manifesti pubblicitari. In questo, Roma è un caso esemplare per l’assedio costante al quale sono sottoposte le sue vie ed i suoi palazzi. Anche senza considerare i cartelloni 6 x 3 che sembrano sorgere ogni notte dal nulla, non esiste piazza che non sia stata a lungo invasa da impalcature ricoperte da giganteschi manifesti pubblicitari. Gli obelischi sono da anni oggetto di una campagna che sembra mirata alla loro definitiva scomparsa dal panorama urbano. Gli autobus, i tram, adesso pure le Smart: sembra che a Roma non esista superficie indenne da questa avanzata. Ecco perché un intervento come Outdoor trova un valore aggiunto nella sua organizzazione in un territorio come quello capitolino. La scelta di un supporto come il poster, le dimensioni volutamente monumentali, il posizionamento sulle facciate di palazzi qualunque non è casuale ma richiama il carattere effimero delle installazioni pubblicitarie. Ogni singolo dettaglio invita a riflettere sui parametri per cui nella nostra società l’immagine di una casalinga con in mano una confezione di pasta o quella di una modella sdraiata sul cofano di una macchina facciano meno discutere dell’intervento artistico di uno street artist.
Outdoor dimostra che possono esistere altre forme di convivenza tra interessi privati ed interessi collettivi nello scenario visivo urbano e testimonia soprattutto che questi ultimi non devono per forza passare in secondo piano rispetto ai primi. Attenzione, perché è proprio in questo che Outdoor si differenzia da iniziative come il recente Absolut Wallpaper di Ozmo all’Ex-Mattatoio. Senza nulla togliere alla qualità dell’intervento artistico del writer milanese e pur apprezzando questo genere di eventi, Outdoor si diversifica per il modo con il quale coniuga l’interesse pubblico al finanziamento privato. “No logo” verrebbe da dire parafrasando il famoso libro scritto da Naomi Klein (2000), perché gli stessi interventi del 15 giugno in via dei Magazzini Generali rimangono assolutamente logo-free, nonostante siano interamente sovvenzionati con finanziamenti privati. Abbellire senza brandizzare si può ed anche per questo Outdoor diventa un banco di prova per la stessa street art.
Il successo internazionale di personalità come Bansky, o come l’italiano Blu, corrisponde infatti ad una tendenza sempre più pronunciata che integra la street art nel sistema dell’arte contemporanea. Quest’evoluzione è senz’altro benefica, oltre ad essere un’ulteriore conferma della qualità delle opere degli street artists contemporanei. Nei fatti, però, questo passaggio sconvolge non poco gli equilibri etici di una comunità come quella degli street artists che per decenni si è mossa liberamente e senza interessi economici e che anzi vedeva proprio in questa posizione subalterna la garanzia di un diritto di critica nei confronti della società contemporanea. Parliamoci chiaro: non è scritto da nessuna parte che gli street artists siano condannati vita natural durante al ruolo di censori delle nostre società. Quel che però è lecito chiedersi è se e come questo sostanziale cambiamento andrà ad intaccare la spinta etica che ha sostenuto la street art fin dai suoi inizi. “Times are changing” ed i primi effetti sono già sotto gli occhi di tutti.
Il sistema dell’arte contemporanea ruota fondamentalmente attorno a due luoghi principali : la galleria d’arte ed il museo. Entrambi minano alla radice il valore comunicativo della street art, perché selezionano anche senza volerlo il proprio pubblico in maniera automatica (un pubblico che tra l’altro è spesso pagante). Spinti dalla necessità di fare cassa, da una voglia lecita di fama o da una sana curiosità, gli street artists intercalano sempre più spesso interventi al chiuso a quelli in strada, pur essendo coscienti del fatto che il valore comunicativo della street art può facilmente svanire in questo delicato gioco di equilibri. Se a questa situazione già di per sé limitante, si aggiungono poi collaborazioni poco chiare con sponsor privati, non c’è quindi da stupirsi se le scelte di alcuni street artists iniziano ad essere contestate. Tra i tanti, cito quello più “italico” del canadese Fauxreel che nel 2008 è stato aspramente criticato per i suoi interventi nel centro di Toronto per pubblicizzare la nuova Vespa Piaggio. Al di fuori del valore del singolo caso, questa reazione da parte della comunità internazionale degli street artists tradisce la volontà di trasmettere une precisa immagine di sé. Non è qui il caso di definire il senso che la parola “comunità” ricopre per gli street artists, ma questo esempio mi sembra se non altro chiarire la situazione che la street art attraversa in questi ultimi anni.
Se sempre più galleristi e curatori inseguono la street art non è però solo questione di moda. Tutto parte in primis da loro, dagli street artists, e dalla qualità delle loro opere. Anche in questo Outdoor spera di soddisfare il proprio pubblico. Le ragioni che ci hanno portato a scegliere il poster e le dimensioni monumentali sono già state spiegate, ma altri parametri hanno avuto un peso importante nelle selezione degli street artists da coinvolgere. Volevamo qualità e stili diversi e pensiamo che Sten & Lex, JB Rock, L’Atlas e C215 possano garantirci un risultato all’altezza delle nostre aspettative. Gli abbiamo chiesto di lavorare in bianco e nero per ottenere, almeno cromaticamente, quell’unità stilistica che probabilmente mancherà, ma che testimonierà proprio quella ricchezza e quel potenziale artistico della street art contemporanea che volevamo fosse chiaro a tutti.
La volontà infine di avere due muri “romani” affianco a due muri “francesi” non nasce solo dall’entusiasmo con cui il Centre Saint Louis de France si è associato al progetto, ma corrisponde alla linea che NUfactory segue da tempo. “Roma è un cimitero che scoppia di salute” ed allora varrà pure la pena provare a fermare quest’emoraggia creativa che da anni porta molti giovani artisti romani a partire all’estero. Offrire costantemente, durante tutto l’anno, occasioni per lavorare sul territorio e confrontarsi con bei nomi del giovane panorama artistico internazionale ci è sembrato da sempre il modo migliore di contrastare questo fenomeno. Aprono i MAXXI, aprono i MACRO, aprono gallerie da fantascienza, ma a NUfactory sono sempre piaciuti e continueranno sempre a piacere di più quei fermenti che vengono dal basso: stay tuned...
Christian Omodeo
espone sempre più ‘al chiuso’ in gallerie e musei, OUTDOOR nasce dalla volontà di farla tornare in strada offrendole un quadro istituzionale. OUTDOOR è infatti realizzata con il sostegno di Municipio XI del Comune di Roma, Provincia di Roma ed è inserita nel network La Chiave.
OUTDOOR è la prima mostra in Italia di street-art su edilizia a scopo abitativo e si propone di valorizzare degli spazi urbani attraverso la street art. Sarà il quartiere della Garbatella ad ospitare le opere degli artisti, nei lotti compresi tra Via Caffaro, Via Gerolamo Adorno e Via Ignazio Persico. I caratteristici lotti, nonostante il relativo degrado edilizio, costituiscono un apprezzabile esempio di “città giardino” e rappresentano lo scenario ideale per l’opera di valorizzazione proposta da OUTDOOR: alla già alta qualità della vita degli abitanti del quartiere si aggiungerà una dimensione artistica facilmente fruibile.
Gli artisti selezionati interverranno con poster monumentali (fino a 12x26 metri) sulle facciate laterali delle palazzine di proprietà dell’ATER. Quattro fotografi e un videomaker seguiranno i quattro streetartist nei giorni precedenti all’inaugurazione per documentarne il lavoro. Una galleria video e fotografica all’interno del Teatro Palladium mostrerà allo spettatore la fase di creazione delle opere e la storia dei singoli artisti.
OUTDOOR, a differenza di altri progetti finora promossi in Italia, dà per la prima volta avvio in collaborazione con le istituzioni pubbliche, ad un più largo dibattitto sul potenziale della street art come intervento di decoro urbano in contesti abitativi. Le dimensioni monumentali delle opere, il luogo scelto per l’intervento, la stessa selezione degli artisti corrispondono alla precisa volontà di offrire alla street art uno spazio ufficiale come mai prima d’ora. OUTDOOR mostrerà ad un ampio pubblico la sterilità del parallelo tra street art ed “atti vandalici”. OUTDOOR permette infine a Roma di confrontarsi con le capitali europee che hanno sperimentato questo tipo di interventi, con una soluzione che porrà la nostra capitale persino all’avanguardia rispetto a questi paesi.
Una collaborazione internazionale apporterà un valore aggiunto alla mostra: per la diversità del loro approccio alla tecnica della poster art e per la qualità del loro lavoro, gli artisti potranno confrontarsi tra loro e dare vita a Roma ad un evento senza precedenti. Con il sostegno del Centre culturel Saint Louis de France e la collaborazione di Fondazione Romaeuropa e di Samantha Longhi (Stencil HistoryX,Galerie Itinerrance) NUfactory ha invitato due artisti di spicco della scena francese e internazionale: L’ATLAS e C215 da Parigi. A Sten&Lex e JB Rock è invece affidata la rappresentanza della scena romana, sempre più riconosciuta in italia e all’estero. Oltre ai poster a Garbatella, in occasione del finissage di OUTDOOR il 15 giugno, gli artisti romani realizzeranno un'opera permanente su via dei Magazzini Generali con il contributo di Filmmaster group e di McCann Erickson.
A realizzare e dare una forma al filo conduttore artistico e concettuale di OUTDOOR definito da Christian Omodeo è stato invitato il Fefè Project la crew creativa che prende le mosse dalla testata internazionale Fefè visual magazine. Verrà presentata in anteprima l’operazione “All you need is wall” a forte contenuto artistico. Il Fefè project propone in anteprima una evoluzione della stencyl e urban art attraverso colorate carte da parati che accompagneranno le opere in bianco e nero degli artisti invitati da NUfactory. “Trattate i muri delle vostre città come le pareti di casa vostra”, questo invito/provocazione si tradurrà in una mostra di poster art originale e mai vista, che divertirà e farà discutere tanto il pubblico degli appassionati quanto gli abitanti del quartiere. La collaborazione con Teatri di Vetro, festival della scena contemporanea che si svolgerà tra il 14 e il 23 maggio al Palladium, nelle strade e negli spazi urbani dell'intero quartiere rappresenterà un’ulteriore occasione per ammirare l’arte urbana nella dimensione a lei più congeniale.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
GLI ARTISTI
Sten&Lex (Roma) www.flickr.com/photos/-sten-/
Sten e Lex sono i pionieri dello “stencil graffiti” in Italia. Iniziano la loro attività a Roma nel 2001, dove riprendono dettagli di francobolli banconote ed illustrazioni del passato e le rendono monumentali, dipingendo su poster di grande formato alti circa quattro metri. La tecnica dello stencil appartiene alla famiglia delle tecniche incisorie e per questo motivo lo studio delle arti di stampa del passato è stato ed è ancora molto importante nel loro lavoro. Il tono dei loro lavori non è irriverente, ma fa sempre parte di un recupero dell arte classica che viene riproposta in chiave moderna. Il loro merito riguardo la tecnica dello stencil è stato riconosciuto da street artist del calibro di Banksy, che li ha inivitati in occasione del Can’s Festival di Londra. I loro stencil poster e dipinti murali sono presenti nelle principali città europee; nel 2010, in occasione di una loro mostra personale a Roma, LIBRI DRAGO (edizioni indipendenti di arte internazionale) ha dedicato al duo una monografia.
JB Rock (Roma) www.myspace.com/jbrocktts
JB Rock nasce nel 1979 a Roma, dove muove i primi passi sulla scena del writing nei primi anni ‘90. In parallelo con gli studi artistici, l'attività graffitista lo forma e ne caratterizza la produzione, che si articola tra figurativo e post-pop, con alcuni rimandi colti alla tradizione grafica e pittorica europea di tutto il ‘900. JB Rock espone dal 2003 e le sue opere sono pubblicate in più cataloghi (Propaganda, 2003; Carnet de rue di J R, 2005; Scala Mercalli, 2008). Nei suoi ultimi lavori la sua ricerca sulla rappresentazione della figura umana evolve in maniera ambivalente, muovendosi tra la riconoscibilità del soggetto e la sua completa disintegrazione. Per NUfactory JB rock ha partecipato nel 2009 a RAM_09 seguendo insieme a DIAMOND il progetto sull’Hip-Hop e a DAL BASSO: una collettiva di artisti che comunicano attraverso diversi linguaggi espressivi. Fotografia, musica e video hanno dialogato con un’azione di poster art da lui realizzata avvenuta in strada e con una installazione all’interno degli spazi del Brancaleone a Roma.
L’ATLAS (Paris) www.latlas.net/
L'Atlas nasce in Francia nel 1978. Comincia la sua attività con i graffiti durante gli anni novanta. Affascinato dal concetto di tratto e scrittura parte in Marocco, Egitto e Siria per studiare la calligrafia araba tradizionale. Si interessa in particolare al Koufi: scrittura geometrica di cui traspone i codici nell’alfabeto latino creando così un suo proprio carattere tipografico. Lavora per un breve periodo di tempo nel cinema ed impara le tecniche tradizionali del montaggio durante la preparazione di alcuni documentari. Forte di queste diverse esperienze, ma senza mai interrompere la sua attività in strada, sviluppa un universo pittorico in cui ogni lettera è considerata come una forma e tutte le forme come lettere. Poco a poco la città stessa gli appare carica di segni di cui raccoglie la traccia quasi astratta con un sistema di stampa. Vive e lavora nel quartiere di Belleville a Parigi.
C215 (Paris) www.myspace.com/c215
C215 è un artista di stencil e graffiti che vive e lavora a Parigi. E’ lo stile grafico estremamente intricato e distintivo dei suoi ritratti a renderlo noto nell’ambiente della street art. Ha iniziato a dipingere con le bombolette nel 2005 e da allora il suo lavoro ha lavorato sui muri di tutto il mondo. La sua ammirazione per la ritrattistica classica lo porta a creare ritratti delle persone che incontra e che stimolano la sua creatività, che porta in strada attraverso i suoi stencil. Il suo interesse sul ritratto di bambini nasce dai molteplici ritratti che altri artisti hanno fatto a sua figlia. Da qualche anno, C215 ha iniziato a scrivere poesie ed a lavorare ad eventi d'arte collaborativa. Ha pubblicato libri di poesia illustrati e organizzato mostre collettive di arte di strada, come il progetto Giardino Segreto Giapponese a Parigi.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
IL CURATORE
Dopo essersi laureato in Italia in storia dell'arte, Christian Omodeo si trasferisce a Parigi per collaborare con il Cabinet des Arts Graphiques del Museo del Louvre, prima di integrare l’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi, dove coordina un progetto diretto da Michel Laclotte, Presidente Onorario del Museo del Louvre. Ha ottenuto riconoscimenti da parte di istituzioni internazionali come l’Accademia di Francia di Villa Medici e la Fondazione per l’Arte San Paolo di Torino. A breve, sosterrà il suo dottorato presso l’Université Paris Sorbonne, mentre insegna all’Institut Catholique de Paris. Associa alla sua attività di ricercatore quella di corrispondente per la rivista Exibart. Dal gennaio 2009, ricopre il ruolo di curatore per NUfactory.
NUfactory è un’associazione culturale nata nel 2006 con l’intento di valorizzare i fermenti artistici presenti sul territorio cittadino attraverso una formula innovativa e in continua evoluzione, lontano da schemi di proposta culturale convenzionali, ma cercando nuove proposte rivolte ad un target, giovane, interessato e che non ama sentirsi catalogato. Nel corso dei suoi primi anni di vita NUfactory ha portato i suoi format in alcuni dei centri aggregativi più significativi della scena romana: Angelo Mai, Brancaleone, Crudo Roma, Hotel Boscolo Borromini, Rialtosantambrogio, Spazio Novecento, Circolo degli Artisti, Teatro Palladium. La stagione espositiva dell’anno 2009/2010 è intitolata INSIDE ART e si svolge tra il foyer del Teatro Palladium, gli spazi espositivi del Brancaleone e la galleria RGB46 di Testaccio. NUfactory è composta da Francesco Dobrovich: Direttore Artstico; Alessandro Omodeo: Direttore di Produzione; Christian Omodeo: Curatore; Gregorio Pampinella: Art Director; Jacopo Manganiello: Responsabile Comunicazione.
« La moda di decorare tra la fine del Quattro e il principio del Cinquecento i prospetti dei palazzi, delle case, degli edifici in genere, con “graffiti” ed affreschi raffiguranti motivi geometrici e architettonici, scene mitologiche, episodi del vecchio Testamento, parte da Venezia, si afferma a Firenze, trionfa a Roma »
Urbano Barberini, 1960
Di street art si parla a dismisura. Ne parlano gli stessi street artists, i critici, i galleristi che la promuovono, i direttori di musei che gli dedicano delle mostre. Ne parlano infine i politici chiamati a definire normative per inquadrare un fenomeno del quale non è sempre facile percepire il senso ed il valore. Ma nonostante tutto questo vociferare, in pochi sanno se oggi si debbano o meno incoraggiare interventi di street art volti a ricoprire delle facciate intere di palazzi in quartieri come Garbatella. Ad eccezione degli “addetti ai lavori”, l’abisso che separa la street art dal semplice atto vandalico non è ancora percepito in modo chiaro. Il processo attualmente in corso a Milano per imporre al writer Bros il rimborso delle spese sostenute dal Comune per ripulire i muri dalle sue opere dimostra quanto le posizioni delle due parti - street artists da una parte e stato, inteso come collettività, dall’altra - possano ancora divergere. Per questo, non credo di esagerare se affermo che esisteranno almeno a Roma una fase pre ed una fase post Outdoor.
Outdoor è infatti il primo intervento di street art su edilizia abitativa in Italia effettuato in collaborazione e con il contributo finanziario delle istituzioni pubbliche. Certo, iniziative simili sono già state finanziate da enti statali negli ultimi anni, ma mai il rapporto tra la street art ed il tessuto urbano è stato impostato negli stessi termini di Outdoor. Mai, in fin dei conti, il problema “visivo” della presenza della street art nei centri delle nostre città è stato così centrale come lo è in Outdoor e mai, soprattutto, gli si sono date le forme monumentali dei poster di Sten & Lex, JB Rock, L’Atlas e C215. È difficile prevedere se questa mostra permetterà alla street art di fare breccia nell’immaginario collettivo cittadino, ma di certo contribuisce in maniera importante al dibattito politico, amministrativo e legislativo in corso da anni sulla sua presenza nel nostro panorama urbano.
A ben vedere, tra l’altro, si accusa soprattutto la street art di occupare abusivamente i muri delle nostre città, senza rendersi finalmente conto che questa occupazione del panorama urbano è anche una denuncia dell’inquinamente visivo “autorizzato” delle nostre città, sempre più invase da manifesti pubblicitari. In questo, Roma è un caso esemplare per l’assedio costante al quale sono sottoposte le sue vie ed i suoi palazzi. Anche senza considerare i cartelloni 6 x 3 che sembrano sorgere ogni notte dal nulla, non esiste piazza che non sia stata a lungo invasa da impalcature ricoperte da giganteschi manifesti pubblicitari. Gli obelischi sono da anni oggetto di una campagna che sembra mirata alla loro definitiva scomparsa dal panorama urbano. Gli autobus, i tram, adesso pure le Smart: sembra che a Roma non esista superficie indenne da questa avanzata. Ecco perché un intervento come Outdoor trova un valore aggiunto nella sua organizzazione in un territorio come quello capitolino. La scelta di un supporto come il poster, le dimensioni volutamente monumentali, il posizionamento sulle facciate di palazzi qualunque non è casuale ma richiama il carattere effimero delle installazioni pubblicitarie. Ogni singolo dettaglio invita a riflettere sui parametri per cui nella nostra società l’immagine di una casalinga con in mano una confezione di pasta o quella di una modella sdraiata sul cofano di una macchina facciano meno discutere dell’intervento artistico di uno street artist.
Outdoor dimostra che possono esistere altre forme di convivenza tra interessi privati ed interessi collettivi nello scenario visivo urbano e testimonia soprattutto che questi ultimi non devono per forza passare in secondo piano rispetto ai primi. Attenzione, perché è proprio in questo che Outdoor si differenzia da iniziative come il recente Absolut Wallpaper di Ozmo all’Ex-Mattatoio. Senza nulla togliere alla qualità dell’intervento artistico del writer milanese e pur apprezzando questo genere di eventi, Outdoor si diversifica per il modo con il quale coniuga l’interesse pubblico al finanziamento privato. “No logo” verrebbe da dire parafrasando il famoso libro scritto da Naomi Klein (2000), perché gli stessi interventi del 15 giugno in via dei Magazzini Generali rimangono assolutamente logo-free, nonostante siano interamente sovvenzionati con finanziamenti privati. Abbellire senza brandizzare si può ed anche per questo Outdoor diventa un banco di prova per la stessa street art.
Il successo internazionale di personalità come Bansky, o come l’italiano Blu, corrisponde infatti ad una tendenza sempre più pronunciata che integra la street art nel sistema dell’arte contemporanea. Quest’evoluzione è senz’altro benefica, oltre ad essere un’ulteriore conferma della qualità delle opere degli street artists contemporanei. Nei fatti, però, questo passaggio sconvolge non poco gli equilibri etici di una comunità come quella degli street artists che per decenni si è mossa liberamente e senza interessi economici e che anzi vedeva proprio in questa posizione subalterna la garanzia di un diritto di critica nei confronti della società contemporanea. Parliamoci chiaro: non è scritto da nessuna parte che gli street artists siano condannati vita natural durante al ruolo di censori delle nostre società. Quel che però è lecito chiedersi è se e come questo sostanziale cambiamento andrà ad intaccare la spinta etica che ha sostenuto la street art fin dai suoi inizi. “Times are changing” ed i primi effetti sono già sotto gli occhi di tutti.
Il sistema dell’arte contemporanea ruota fondamentalmente attorno a due luoghi principali : la galleria d’arte ed il museo. Entrambi minano alla radice il valore comunicativo della street art, perché selezionano anche senza volerlo il proprio pubblico in maniera automatica (un pubblico che tra l’altro è spesso pagante). Spinti dalla necessità di fare cassa, da una voglia lecita di fama o da una sana curiosità, gli street artists intercalano sempre più spesso interventi al chiuso a quelli in strada, pur essendo coscienti del fatto che il valore comunicativo della street art può facilmente svanire in questo delicato gioco di equilibri. Se a questa situazione già di per sé limitante, si aggiungono poi collaborazioni poco chiare con sponsor privati, non c’è quindi da stupirsi se le scelte di alcuni street artists iniziano ad essere contestate. Tra i tanti, cito quello più “italico” del canadese Fauxreel che nel 2008 è stato aspramente criticato per i suoi interventi nel centro di Toronto per pubblicizzare la nuova Vespa Piaggio. Al di fuori del valore del singolo caso, questa reazione da parte della comunità internazionale degli street artists tradisce la volontà di trasmettere une precisa immagine di sé. Non è qui il caso di definire il senso che la parola “comunità” ricopre per gli street artists, ma questo esempio mi sembra se non altro chiarire la situazione che la street art attraversa in questi ultimi anni.
Se sempre più galleristi e curatori inseguono la street art non è però solo questione di moda. Tutto parte in primis da loro, dagli street artists, e dalla qualità delle loro opere. Anche in questo Outdoor spera di soddisfare il proprio pubblico. Le ragioni che ci hanno portato a scegliere il poster e le dimensioni monumentali sono già state spiegate, ma altri parametri hanno avuto un peso importante nelle selezione degli street artists da coinvolgere. Volevamo qualità e stili diversi e pensiamo che Sten & Lex, JB Rock, L’Atlas e C215 possano garantirci un risultato all’altezza delle nostre aspettative. Gli abbiamo chiesto di lavorare in bianco e nero per ottenere, almeno cromaticamente, quell’unità stilistica che probabilmente mancherà, ma che testimonierà proprio quella ricchezza e quel potenziale artistico della street art contemporanea che volevamo fosse chiaro a tutti.
La volontà infine di avere due muri “romani” affianco a due muri “francesi” non nasce solo dall’entusiasmo con cui il Centre Saint Louis de France si è associato al progetto, ma corrisponde alla linea che NUfactory segue da tempo. “Roma è un cimitero che scoppia di salute” ed allora varrà pure la pena provare a fermare quest’emoraggia creativa che da anni porta molti giovani artisti romani a partire all’estero. Offrire costantemente, durante tutto l’anno, occasioni per lavorare sul territorio e confrontarsi con bei nomi del giovane panorama artistico internazionale ci è sembrato da sempre il modo migliore di contrastare questo fenomeno. Aprono i MAXXI, aprono i MACRO, aprono gallerie da fantascienza, ma a NUfactory sono sempre piaciuti e continueranno sempre a piacere di più quei fermenti che vengono dal basso: stay tuned...
Christian Omodeo
07
maggio 2010
Outdoor
Dal 07 maggio al 15 giugno 2010
disegno e grafica
Location
TEATRO PALLADIUM
Roma, Piazza Bartolomeo Romano, 8, (Roma)
Roma, Piazza Bartolomeo Romano, 8, (Roma)
Biglietti
su prenotazione
Orario di apertura
Installazioni di Poster art: Tutti i giorni a tutte le ore! Quartiere Garbatella, Roma: Via Caffaro, Via Adorno, Via Persico
Mostra: dal martedì alla domenica ore 16.00-20.00 Dal 15 giugno Via dei Magazzini Generali, installazione permanente.
Vernissage
7 Maggio 2010, ore 18
Sito web
www.out-door.it
Autore
Curatore