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Outside the line
z2o Sara Zanin è lieta di annunciare l’opening della mostra “Outside the line”, con opere di Tomoe Hikita, Alexi Marshall, Nazzarena Poli Maramotti, Anna Maria Schönrock. La collettiva propone una selezione di lavori recenti di quattro artiste nate tra gli anni 80 e i primi 90.
Comunicato stampa
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z2o Sara Zanin è lieta di annunciare, sabato 26 febbraio, l’opening della mostra Outside the line, con opere di Tomoe Hikita, Alexi Marshall, Nazzarena Poli Maramotti, Anna Maria Schönrock.
La collettiva propone una selezione di lavori recenti di quattro artiste rappresentanti di una generazione nata tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Lungi dal voler essere una ricognizione sullo stato della pittura figurativa, la mostra mette insieme lavori afferenti a quattro diverse modalità di intendere il medium, accomunate da un aspetto visionario che valica i limiti del referente esterno per trasporli su un piano di volta in volta intimo e simbolico (Marshall), ibrido e a metà strada tra figurazione-astrazione (Hikita, Schönrock), espressivo, prendendo in prestito spunti dal paesaggio, oltre che dal ritratto e da materiali di archivio (Poli Maramotti).
Hikita, Marshall, Poli Maramotti e Schönrock sono legate a uso peculiare del colore e a un modo personalissimo di intendere piano di fondo e primo piano. Nelle loro ricerche si condensa un’attenzione puntuale alla restituzione di un sentimento della pittura che si nutre di linee, ritmiche e tonalità di volta in volta mutevoli.
Spinta dal bisogno di ricreare mitologie immaginifiche e nuove rappresentazioni, Alexi Marshall (Gran Bretagna, 1995) conduce una ricerca che si muove attraverso tradizioni molteplici ibridando elementi simbolici, narrazioni personali e figure femminili perturbanti, in parte umane e in parte animali. Servendosi di tecniche e media disparati - incisione su linoleum, mosaico e ricamo - Marshall fa del folklore, dell’animismo e del paganesimo gli elementi portanti destinati a sovvertire il senso comune attraverso l’attivazione di contenuti inconsci che emergono preponderanti all’interno di grandi narrazioni corali.
Per Nazzarena Poli Maramotti (Italia, 1987) la pittura viene generata da un approccio espressivo che si fa linguaggio, prendendo in prestito i propri spunti dal paesaggio, oltre che dal ritratto e da materiali d’archivio. A costruire storie e narrazioni sempre nuove è una fascinazione che nasce dalla ricognizione accurata sulle tecniche pittoriche, metabolizzate e declinate attraverso una riflessione che fa della tela il principale veicolo dello sguardo dell’artista, situandolo in un terreno di confine tra astrazione e figurazione. Nella ricerca del superamento che conduce la pittura a ritornare su sé stessa senza mai celarsi agli occhi dello spettatore è insita l’attenzione di Poli Maramotti per i rapporti dinamici che intercorrono tra piano di fondo e superficie, tra figura e sfondo, tra colore e pennellata.
La ricerca di Anna Maria Schönrock (Germania, 1989) si muove attraverso due poli, astratto e figurativo, che l’artista sceglie di rimescolare di volta in volta, innescando tra di loro un confine labile, una tensione subliminale che sfocia nella creazione di nuove storie. Se la figurazione compare nel suo legame con elementi vegetali, paesaggistici e antropomorfi, l’astrazione inverte i rapporti gerarchici tra piano e figura attivando cortocircuiti visivi in grado di interrompere la linea di demarcazione tra spazio e rappresentazione. Equiparando la propria ricerca alla natura imprevedibile delle spedizioni dei grandi esploratori, Schönrock afferma: “gli esploratori sono stati una fonte di ispirazione per me. Penso a uomini come Ernest Shackleton, che non solo ha fatto un viaggio incredibile, ma non ha desistito quando ha saputo che era destinato al fallimento…Come pittrice, mi ritrovo attratta dagli imprevisti che corrono esploratori di tutti i tipi. Mi incoraggia a rischiare”.
Nel lavoro di Tomoe Hikita (Giappone, 1985) è la leggerezza dei colori impiegati a ricreare, per contrasto, un’impressione di robustezza dell’immagine che domina incontrastata. Legno e carta da imballaggio divengono la base di imprimitura che consente al colore di acquisire un’espressività che si fonde con le linee del dipinto. Profondità e leggerezza assumono così il ruolo di due costanti fondamentali allo sviluppo organico del quadro, nato dalla combinazione di materiali morbidi e duri, e attivato dalle impressioni spaziali che lo circondano.
La collettiva propone una selezione di lavori recenti di quattro artiste rappresentanti di una generazione nata tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Lungi dal voler essere una ricognizione sullo stato della pittura figurativa, la mostra mette insieme lavori afferenti a quattro diverse modalità di intendere il medium, accomunate da un aspetto visionario che valica i limiti del referente esterno per trasporli su un piano di volta in volta intimo e simbolico (Marshall), ibrido e a metà strada tra figurazione-astrazione (Hikita, Schönrock), espressivo, prendendo in prestito spunti dal paesaggio, oltre che dal ritratto e da materiali di archivio (Poli Maramotti).
Hikita, Marshall, Poli Maramotti e Schönrock sono legate a uso peculiare del colore e a un modo personalissimo di intendere piano di fondo e primo piano. Nelle loro ricerche si condensa un’attenzione puntuale alla restituzione di un sentimento della pittura che si nutre di linee, ritmiche e tonalità di volta in volta mutevoli.
Spinta dal bisogno di ricreare mitologie immaginifiche e nuove rappresentazioni, Alexi Marshall (Gran Bretagna, 1995) conduce una ricerca che si muove attraverso tradizioni molteplici ibridando elementi simbolici, narrazioni personali e figure femminili perturbanti, in parte umane e in parte animali. Servendosi di tecniche e media disparati - incisione su linoleum, mosaico e ricamo - Marshall fa del folklore, dell’animismo e del paganesimo gli elementi portanti destinati a sovvertire il senso comune attraverso l’attivazione di contenuti inconsci che emergono preponderanti all’interno di grandi narrazioni corali.
Per Nazzarena Poli Maramotti (Italia, 1987) la pittura viene generata da un approccio espressivo che si fa linguaggio, prendendo in prestito i propri spunti dal paesaggio, oltre che dal ritratto e da materiali d’archivio. A costruire storie e narrazioni sempre nuove è una fascinazione che nasce dalla ricognizione accurata sulle tecniche pittoriche, metabolizzate e declinate attraverso una riflessione che fa della tela il principale veicolo dello sguardo dell’artista, situandolo in un terreno di confine tra astrazione e figurazione. Nella ricerca del superamento che conduce la pittura a ritornare su sé stessa senza mai celarsi agli occhi dello spettatore è insita l’attenzione di Poli Maramotti per i rapporti dinamici che intercorrono tra piano di fondo e superficie, tra figura e sfondo, tra colore e pennellata.
La ricerca di Anna Maria Schönrock (Germania, 1989) si muove attraverso due poli, astratto e figurativo, che l’artista sceglie di rimescolare di volta in volta, innescando tra di loro un confine labile, una tensione subliminale che sfocia nella creazione di nuove storie. Se la figurazione compare nel suo legame con elementi vegetali, paesaggistici e antropomorfi, l’astrazione inverte i rapporti gerarchici tra piano e figura attivando cortocircuiti visivi in grado di interrompere la linea di demarcazione tra spazio e rappresentazione. Equiparando la propria ricerca alla natura imprevedibile delle spedizioni dei grandi esploratori, Schönrock afferma: “gli esploratori sono stati una fonte di ispirazione per me. Penso a uomini come Ernest Shackleton, che non solo ha fatto un viaggio incredibile, ma non ha desistito quando ha saputo che era destinato al fallimento…Come pittrice, mi ritrovo attratta dagli imprevisti che corrono esploratori di tutti i tipi. Mi incoraggia a rischiare”.
Nel lavoro di Tomoe Hikita (Giappone, 1985) è la leggerezza dei colori impiegati a ricreare, per contrasto, un’impressione di robustezza dell’immagine che domina incontrastata. Legno e carta da imballaggio divengono la base di imprimitura che consente al colore di acquisire un’espressività che si fonde con le linee del dipinto. Profondità e leggerezza assumono così il ruolo di due costanti fondamentali allo sviluppo organico del quadro, nato dalla combinazione di materiali morbidi e duri, e attivato dalle impressioni spaziali che lo circondano.
26
febbraio 2022
Outside the line
Dal 26 febbraio al 16 aprile 2022
arte contemporanea
Location
Z2O Sara Zanin Gallery
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-sabato, 13-19
Vernissage
26 Febbraio 2022, 11-19
Sito web
Ufficio stampa
Sara Zolla | Ufficio stampa e comunicazione
Autore