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Pablo Bermudez – Senza Fiato
“Squarciare il velo di questa bellezza plastificata, oppure esasperarne l’artificiosità, plastificarla del tutto per focalizzarne il fascino asettico e conturbante. Non si tratta di un atteggiamento di difesa, ma semmai di una possibilità di rapportare ciò che è mediatico a ciò che è pittorico.”
Comunicato stampa
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“Un sabotaggio creativo”
Non sempre le creazioni di un artista hanno bisogno di essere classificate, cioè ricondotte a un preciso genere espressivo, per essere comprese. Se però dovessi definire quelle di Pablo Bermudez non esiterei a considerarle delle opere pittoriche. Sì, mi sto proprio riferendo ai lavori realizzati con pagine di riviste impilate o confezionate sottovuoto, e se vi state chiedendo dov’è la pittura devo rispondere che in esse effettivamente non c’è, perché al suo posto c’è invece “la pittorica”. La pittura pura, la cara, vecchia pittura, alla quale anch’io sono tanto affezionato, per buona parte degli artisti della generazione di Pablo ha ceduto il posto a una sua estensione, a una sorta di applicazione dei suoi modelli compositivi a immagini fotografiche, elaborazioni digitali, assemblaggi di materiale massmediatico …
Nel caso delle opere in mostra è chiaro che, in luogo dei tubetti di tinte a olio, c’è un altro materiale cromatico costituito dalle pagine delle riviste glamour, ma l’esito dell’utilizzo di questo materiale è pur sempre un effetto-dipinto, una superficie in cui la centralità della figura e la potenzialità del colore (accentuata dalle increspature, dai rigurgiti della carta) si impongono allo sguardo dell’osservatore. Credo si tratti di un indizio da non sottovalutare: il suo significato sta forse in una diffusa consapevolezza che, per gli artisti oggi ventenni (e non solo), gli elementi-base del processo creativo sono forniti dal mondo dei media e corrispondono a immagini-base riconoscibili più o meno da tutti. Le pubblicità di moda sulle quali agisce Pablo non solo appartengono ormai da decenni al nostro immaginario collettivo, ma sono state persino elevate a modelli di un canone di bellezza quasi sacralizzato.
Si comprende così, penso, l’azione iconoclasta da cui scaturiscono queste opere: un’azione, peraltro, che lacera e soffoca le pagine pubblicitarie, ma non le distrugge, semmai le sabota, ne intralcia il meccanismo comunicativo. I volti e gli oggetti patinati, ritoccati, scontornati e omologati che si affacciano da qualsiasi supporto massmediatico ci stanno sommergendo sino a lasciarci davvero senza fiato: vale allora la pena di andare a vedere cosa c’è sotto, come fa letteralmente Pablo, di squarciare il velo di questa bellezza plastificata, oppure, all’opposto, di esasperarne l’artificiosità, di plastificarla del tutto per focalizzare il suo fascino asettico e conturbante. In entrambi i casi non si tratta di un atteggiamento di difesa, ma semmai di una possibilità di rilanciare, di rapportare ciò che è mediatico a ciò che è pittorico (e possibilmente poetico), di trasformare il volto tanto perfetto quanto disincarnato e inespressivo di una modella in un’opera pittorica e materica allo stesso tempo.
Roberto Borghi
PERCORSO ARTISTICO:
Pablo Bermudez nasce il 29 ottobre 1988 a Pereira in Colombia e si trasferisce all’età di otto anni a Cali. Migra poi in Europa, inizialmente a Barcellona dove trascorre i primi anni dell’adolescenza e successivamente in Italia dove prosegue gli studi scolastici diplomandosi in ambito tecnico-umanistico all’istituto Dante Alighieri di Como.
Nel 2010, con l’intenzione di intraprendere la carriera artistica, si iscrive all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como.
A marzo del 2011 partecipa come stagista all’allestimento della mostra “Boldini e la belle epoque” allestita a Villa Olmo, Como. Nell’estate dello stesso anno tiene una piccola mostra personale a San Fedele Intelvi con opere risalenti agli anni 2006-2011.
Dalla fine del 2012 inizia a frequentare lo studio dell’artista Giuliano Collina, già suo professore all’accademia.
Nell’estate del 2013 collabora all’allestimento della mostra “Oltre la Terra” di Lorenza Morandotti a cura di Cristina Rossi e Jean Blanchaert presso l’ex Chiesa Valdese di San Fedele Intelvi.
Nel dicembre 2013 collabora all’allestimento della mostra “Spiralberi” di Alessandra Collina allo Spazio Pedraglio di Como.
Nell’aprile 2014, sotto forma di performance, partecipa all’evento “Venture Ideas 2014” con il suo progetto “B-house” presso l’università SUPSI di Lugano.
A Maggio 2014 organizza e cura la mostra collettiva “Al confine”, presentata dal Professor Adalberto Piazzoli nelle sale di Villa Turconi a Lanzo d’Intelvi.
Mostre:
·“[Essenza] Naturale/Artificiale”. A cura di Rosa De Rosa con il sostegno dell’accademia Aldo Galli. Parolaio 2011, Broletto di Como.
·“CowoComo di una notte di mezz’estate”. A cura di Alberto Moioli. Como, 2012.
·“The way of art IV" edition 2012. A cura di Rosi Ranieri. Crisolart Galleries, Barcellona.
·“Texas Contemporary Art Fair 2012”. George R. Brown Convention Center, Huston. MOA - Museum of the Americas.
·“Colombian Contemporary Artists 2012”. Miami. MOA - Museum of the Americas.
·“International Artists From The Museum Of The Americas 2012”. Fort Worth Community Arts Center. MOA - Museum of the Americas.
·“Dinamicità di un monumento” a cura di Roberto Borghi. Ristorante Caffè Teatro in collaborazione con Spazio Pedraglio. Como, luglio 2013.
·PAD MILAN “Premi di architettura Diaspora Colmbiana MMXII”, Performance “Puzzle Project” in collaborazione con l’artista Fabrizio Musa in occasione del PAD, Consolato Colombiano. Milano, 2013.
·“La causa delle cose”. A cura di Roberto Borghi, regia di Alberto Oliva. Teatro Libero. Milano, aprile 2014.
·“Al confine” A cura di Pablo Bermudez, in collaborazione con Prof. Adalberto Piazzoli, Villa Turconi. Lanzo d’Intelvi, 2014.
Non sempre le creazioni di un artista hanno bisogno di essere classificate, cioè ricondotte a un preciso genere espressivo, per essere comprese. Se però dovessi definire quelle di Pablo Bermudez non esiterei a considerarle delle opere pittoriche. Sì, mi sto proprio riferendo ai lavori realizzati con pagine di riviste impilate o confezionate sottovuoto, e se vi state chiedendo dov’è la pittura devo rispondere che in esse effettivamente non c’è, perché al suo posto c’è invece “la pittorica”. La pittura pura, la cara, vecchia pittura, alla quale anch’io sono tanto affezionato, per buona parte degli artisti della generazione di Pablo ha ceduto il posto a una sua estensione, a una sorta di applicazione dei suoi modelli compositivi a immagini fotografiche, elaborazioni digitali, assemblaggi di materiale massmediatico …
Nel caso delle opere in mostra è chiaro che, in luogo dei tubetti di tinte a olio, c’è un altro materiale cromatico costituito dalle pagine delle riviste glamour, ma l’esito dell’utilizzo di questo materiale è pur sempre un effetto-dipinto, una superficie in cui la centralità della figura e la potenzialità del colore (accentuata dalle increspature, dai rigurgiti della carta) si impongono allo sguardo dell’osservatore. Credo si tratti di un indizio da non sottovalutare: il suo significato sta forse in una diffusa consapevolezza che, per gli artisti oggi ventenni (e non solo), gli elementi-base del processo creativo sono forniti dal mondo dei media e corrispondono a immagini-base riconoscibili più o meno da tutti. Le pubblicità di moda sulle quali agisce Pablo non solo appartengono ormai da decenni al nostro immaginario collettivo, ma sono state persino elevate a modelli di un canone di bellezza quasi sacralizzato.
Si comprende così, penso, l’azione iconoclasta da cui scaturiscono queste opere: un’azione, peraltro, che lacera e soffoca le pagine pubblicitarie, ma non le distrugge, semmai le sabota, ne intralcia il meccanismo comunicativo. I volti e gli oggetti patinati, ritoccati, scontornati e omologati che si affacciano da qualsiasi supporto massmediatico ci stanno sommergendo sino a lasciarci davvero senza fiato: vale allora la pena di andare a vedere cosa c’è sotto, come fa letteralmente Pablo, di squarciare il velo di questa bellezza plastificata, oppure, all’opposto, di esasperarne l’artificiosità, di plastificarla del tutto per focalizzare il suo fascino asettico e conturbante. In entrambi i casi non si tratta di un atteggiamento di difesa, ma semmai di una possibilità di rilanciare, di rapportare ciò che è mediatico a ciò che è pittorico (e possibilmente poetico), di trasformare il volto tanto perfetto quanto disincarnato e inespressivo di una modella in un’opera pittorica e materica allo stesso tempo.
Roberto Borghi
PERCORSO ARTISTICO:
Pablo Bermudez nasce il 29 ottobre 1988 a Pereira in Colombia e si trasferisce all’età di otto anni a Cali. Migra poi in Europa, inizialmente a Barcellona dove trascorre i primi anni dell’adolescenza e successivamente in Italia dove prosegue gli studi scolastici diplomandosi in ambito tecnico-umanistico all’istituto Dante Alighieri di Como.
Nel 2010, con l’intenzione di intraprendere la carriera artistica, si iscrive all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como.
A marzo del 2011 partecipa come stagista all’allestimento della mostra “Boldini e la belle epoque” allestita a Villa Olmo, Como. Nell’estate dello stesso anno tiene una piccola mostra personale a San Fedele Intelvi con opere risalenti agli anni 2006-2011.
Dalla fine del 2012 inizia a frequentare lo studio dell’artista Giuliano Collina, già suo professore all’accademia.
Nell’estate del 2013 collabora all’allestimento della mostra “Oltre la Terra” di Lorenza Morandotti a cura di Cristina Rossi e Jean Blanchaert presso l’ex Chiesa Valdese di San Fedele Intelvi.
Nel dicembre 2013 collabora all’allestimento della mostra “Spiralberi” di Alessandra Collina allo Spazio Pedraglio di Como.
Nell’aprile 2014, sotto forma di performance, partecipa all’evento “Venture Ideas 2014” con il suo progetto “B-house” presso l’università SUPSI di Lugano.
A Maggio 2014 organizza e cura la mostra collettiva “Al confine”, presentata dal Professor Adalberto Piazzoli nelle sale di Villa Turconi a Lanzo d’Intelvi.
Mostre:
·“[Essenza] Naturale/Artificiale”. A cura di Rosa De Rosa con il sostegno dell’accademia Aldo Galli. Parolaio 2011, Broletto di Como.
·“CowoComo di una notte di mezz’estate”. A cura di Alberto Moioli. Como, 2012.
·“The way of art IV" edition 2012. A cura di Rosi Ranieri. Crisolart Galleries, Barcellona.
·“Texas Contemporary Art Fair 2012”. George R. Brown Convention Center, Huston. MOA - Museum of the Americas.
·“Colombian Contemporary Artists 2012”. Miami. MOA - Museum of the Americas.
·“International Artists From The Museum Of The Americas 2012”. Fort Worth Community Arts Center. MOA - Museum of the Americas.
·“Dinamicità di un monumento” a cura di Roberto Borghi. Ristorante Caffè Teatro in collaborazione con Spazio Pedraglio. Como, luglio 2013.
·PAD MILAN “Premi di architettura Diaspora Colmbiana MMXII”, Performance “Puzzle Project” in collaborazione con l’artista Fabrizio Musa in occasione del PAD, Consolato Colombiano. Milano, 2013.
·“La causa delle cose”. A cura di Roberto Borghi, regia di Alberto Oliva. Teatro Libero. Milano, aprile 2014.
·“Al confine” A cura di Pablo Bermudez, in collaborazione con Prof. Adalberto Piazzoli, Villa Turconi. Lanzo d’Intelvi, 2014.
22
maggio 2014
Pablo Bermudez – Senza Fiato
Dal 22 maggio al 22 giugno 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO PEDRAGLIO
Como, Piazza Alessandro Volta, 48, (Como)
Como, Piazza Alessandro Volta, 48, (Como)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì ore 15.30-19.00 (altri giorni e orari su appuntamento)
Vernissage
22 Maggio 2014, ore 18.30
Autore
Curatore