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Pablo Volta / Giovanni Columbu – Paesaggio Arcaico con Figure
In mostra le immagini del fotografo italo-argentino Pablo Volta, uno dei massimi interpreti della fotografia antropologica in Sardegna, e disegni del regista Giovanni Columbu, che usa il disegno, l’appunto pittorico, come un esercizio di visioni utili alla definizione dei suoi set cinematografici.
Comunicato stampa
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In esposizione immagini del fotografo italo-argentino, uno dei massimi interpreti della fotografia antropologica in Sardegna, e disegni del regista Giovanni Columbu, che usa il disegno, l’appunto pittorico, come un esercizio di visioni utili alla definizione dei suoi set cinematografici.
Il rapporto tra i due interpreti della Sardegna, suggellato dal docufilm Ritratto di Pablo Volta, realizzato da Columbu nel 2005, appare in questo confronto come straordinaria consonanza di sensibilità per il paesaggio sardo e le sue figure, comune epos dal quale questi due operatori visuali hanno tratto il senso delle loro rispettive ricerche.
Dalle affinità elettive fra fotografie e disegni, è scaturita in maniera quasi naturale questa mostra, che Columbu racconta così:
“Quando Paola Mura e Raffaella Venturi cominciarono ad affiancare le foto di Pablo Volta ai miei disegni dovetti ammettere che le due cose si riflettevano le une nelle altre, interagivano e facevano trapelare nuovi significati. L’incombere di eventi travolgenti sul mondo fotografato da Pablo e il tema della morte nei miei disegni ispirati al Vangelo. Da quel nuovo e inaspettato dialogo con Pablo scaturiva anche una riflessione sul paesaggio e le figure della Sardegna, su quanto quel condiviso ‘oggetto’ di rappresentazioni fotografiche e pittoriche avesse in sé il potere di influire sullo sguardo e la visione”.
All’interno della galleria, verrà proiettato anche un inedito estratto dalle riprese del docufilm sopracitato e sarà disponibile il catalogo della mostra.
Di seguito il testo critico di Raffaella Venturi e una scheda con brevi biografie di Volta e Columbu.
Si ringrazia per l’attenzione.
"Paesaggio Arcaico con Figure"
C’è la fotografia col cane che ringhia proteggendo il gregge di pecore. E c’è un disegno con una muta di cani, paurosi, che avanzano da destra, senza pecore (forse le hanno divorate).
C’è la fotografia delle donne coi bambini piccoli, su una porta di Orgosolo, la povertà dignitosa, il matriarcato, i piedi scalzi. E c’è un disegno dove emerge dalla notte dei tempi una divinità femminile, dea della morte ricacciata nel buio della terra.
C’è la fotografia di un uomo che dorme per strada, che sembra la donna che dorme per strada a Città del Messico, nel 1928, di Tina Modotti, invece è Orgosolo, dicembre 1954. E c’è un disegno con una sagoma scura distesa in un eterno riposo, sullo sfondo di un paesaggio arcaico.
Ci sono le foto di paesaggi sardi, animali e uomini al lavoro nei campi, e i disegni di paesaggi, il Golgota o Gorroppu poco importa, con figure che fanno saltare la cronologia, annullano la storia.
Questa non è una mostra sulle analogie fra le fotografie di Pablo Volta e i disegni, gli appunti schizzati, la pittura di Giovanni Columbu, che è un regista che i film, prima, se li illustra, se li monta con un procedimento pittorico. È piuttosto un percorso sulle coincidenze, che qui diventano epifania, evidenza di affinità elettive, sullo sfondo di un paesaggio umano, prim’ancora che geografico, che è arcaico e archetipico. Un paesaggio che va in sottrazione, tangibile, in Volta, intangibile in Columbu, ma che è lo stesso. Questi due interpreti della visualità sarda l’hanno sentito con la stessa integrità: una bellezza tagliente, fonte unica del racconto che ciascuno ha compiuto con il proprio linguaggio, rispettivamente, fotografia e cinema. Un cinema che passa per il disegno, facendo di questo un potente dispositivo proto-analogico, un esercizio di visioni.
Questa è una mostra, sic et simpliciter, sull’empatia. Sulla rappresentazione del mondo che coglie all’unisono due differenti interpreti del mondo, il fotografo italo-argentino, nato a Buenos Aires nel 1926, e poi vissuto a Parigi e infine a San Sperate; e il regista nato a Nuoro nel 1949 e poi vissuto a Milano e a Cagliari, in via Napoli, in una casa che dentro alle sue librerie, babele di libri, cartelle di disegni e pittura, custodiva molte fotografie autografe di Pablo, cui Giovanni nel 2005 ha dedicato un film documentario, Ritratto di Pablo Volta.
Un paesaggio sardo arcaico - atemporale e analogico – informa un materiale composito: fotografie, disegni, fotogrammi. Il regista di Su Re si è arreso all’evidenza che luoghi, personaggi, spettri, le sue luci, il visibile e l’invisibile, il suo tempo fuori dal tempo, sono elementi che giocano di ineffabili tangenze con le fotografie di Pablo. I cani è esempio fin troppo didascalico. È più una questione di atmosfera. E di archetipi.
Si troveranno tante similitudini, lampanti o trasversali, in questa mostra. Una sola Sardegna. O due, che sono, nella poetica di questi due artisti visuali, la stessa: l’Odissea e il Vangelo.
“E la Sardegna mi apparve come l’Odissea”, dice Pablo nel ritratto che ne ha fatto Giovanni. E “su Re” è un Vangelo apocrifo, apparso a Giovanni con la forza misericordiosa di un’Odissea sarda.
Raffaella Venturi
PABLO VOLTA
Nato a Buenos Aires, nel 1926, da padre toscano, giornalista, e madre argentina di origini italiane, si trasferisce con la famiglia in Italia nel 1932, dove compie i suoi studi. Fra il 1944 e il 1945 combatte con i partigiani. Nel 1949, a Berlino inizia la sua attività di fotografo e segue un corso di Elementary Photography organizzato dall’esercito di occupazione statunitense. Collabora quindi con il settimanale il Mondo. Nel 1952 insieme a Franco Pinna, Plinio De Martiis, Caio Mario Garrubba, e Nicola Sansone fonda la cooperativa Fotografi Associati.
Nel 1954 visita l’Isola per la prima volta, realizza le foto per Inchiesta su Orgosolo di Franco Cagnetta. A questo primo viaggio ne succederanno altri, fra il 1954 e il 1957, ancora in Barbagia, a Orgosolo, Desulo, Mamoiada. Si trasferisce quindi a Parigi, dove fotografa intellettuali ed esponenti del mondo dell’arte. Lavora per l’ufficio di corrispondenza della RAI realizzando reportage e documentari, nel 1966 partecipa al programma Cinq Colonnes à la une della televisione francese con una serie di trasmissioni dedicate alla Sardegna.
Alla ne degli anni ‘70 si interessa del muralismo in Sardegna, realizza una serie di fotografie, esposte in Francia, a Caen, in una mostra internazionale nel 1981 e poi in Italia. Si stabilisce a San Sperate, in Sardegna, nel 1981, dove si spegne nel luglio del 2011.
GIOVANNI COLUMBU
Nato a Nuoro, laureato in architettura al Politecnico di Milano. Ha realizzato numerose mostre di fotografia e di pittura, individuali e collettive, da "Strategia di Informazione" al Palazzo della Permanente di Milano e alla Biennale Arte di Venezia (1976) a "Il di/segno del cinema", ai Musei Civici di Cagliari (2015). Ha lavorato dal 1979 al 1999 per la RAI realizzando numerosi documentari trasmessi da diverse emittenti europee e americane. Nel 1998 ha fondato la casa di produzione Luches con cui ha realizzato il film "Arcipelaghi" (2001) Premio Sacher 2013 e "Su Re" (2012) Premio della Critica 2013 e vari documentari, fra i quali "Ritratto di Pablo Volta" (2005). Tiene occasionalmente corsi di regia in ambito universitario. Ha scritto diversi libri tra cui "Visos" (Ilisso 1991), "L’Arma dell’Immagine" (Mazzotta 1978), "Lollas – la città immateriale" (Cuec 1998).
Il rapporto tra i due interpreti della Sardegna, suggellato dal docufilm Ritratto di Pablo Volta, realizzato da Columbu nel 2005, appare in questo confronto come straordinaria consonanza di sensibilità per il paesaggio sardo e le sue figure, comune epos dal quale questi due operatori visuali hanno tratto il senso delle loro rispettive ricerche.
Dalle affinità elettive fra fotografie e disegni, è scaturita in maniera quasi naturale questa mostra, che Columbu racconta così:
“Quando Paola Mura e Raffaella Venturi cominciarono ad affiancare le foto di Pablo Volta ai miei disegni dovetti ammettere che le due cose si riflettevano le une nelle altre, interagivano e facevano trapelare nuovi significati. L’incombere di eventi travolgenti sul mondo fotografato da Pablo e il tema della morte nei miei disegni ispirati al Vangelo. Da quel nuovo e inaspettato dialogo con Pablo scaturiva anche una riflessione sul paesaggio e le figure della Sardegna, su quanto quel condiviso ‘oggetto’ di rappresentazioni fotografiche e pittoriche avesse in sé il potere di influire sullo sguardo e la visione”.
All’interno della galleria, verrà proiettato anche un inedito estratto dalle riprese del docufilm sopracitato e sarà disponibile il catalogo della mostra.
Di seguito il testo critico di Raffaella Venturi e una scheda con brevi biografie di Volta e Columbu.
Si ringrazia per l’attenzione.
"Paesaggio Arcaico con Figure"
C’è la fotografia col cane che ringhia proteggendo il gregge di pecore. E c’è un disegno con una muta di cani, paurosi, che avanzano da destra, senza pecore (forse le hanno divorate).
C’è la fotografia delle donne coi bambini piccoli, su una porta di Orgosolo, la povertà dignitosa, il matriarcato, i piedi scalzi. E c’è un disegno dove emerge dalla notte dei tempi una divinità femminile, dea della morte ricacciata nel buio della terra.
C’è la fotografia di un uomo che dorme per strada, che sembra la donna che dorme per strada a Città del Messico, nel 1928, di Tina Modotti, invece è Orgosolo, dicembre 1954. E c’è un disegno con una sagoma scura distesa in un eterno riposo, sullo sfondo di un paesaggio arcaico.
Ci sono le foto di paesaggi sardi, animali e uomini al lavoro nei campi, e i disegni di paesaggi, il Golgota o Gorroppu poco importa, con figure che fanno saltare la cronologia, annullano la storia.
Questa non è una mostra sulle analogie fra le fotografie di Pablo Volta e i disegni, gli appunti schizzati, la pittura di Giovanni Columbu, che è un regista che i film, prima, se li illustra, se li monta con un procedimento pittorico. È piuttosto un percorso sulle coincidenze, che qui diventano epifania, evidenza di affinità elettive, sullo sfondo di un paesaggio umano, prim’ancora che geografico, che è arcaico e archetipico. Un paesaggio che va in sottrazione, tangibile, in Volta, intangibile in Columbu, ma che è lo stesso. Questi due interpreti della visualità sarda l’hanno sentito con la stessa integrità: una bellezza tagliente, fonte unica del racconto che ciascuno ha compiuto con il proprio linguaggio, rispettivamente, fotografia e cinema. Un cinema che passa per il disegno, facendo di questo un potente dispositivo proto-analogico, un esercizio di visioni.
Questa è una mostra, sic et simpliciter, sull’empatia. Sulla rappresentazione del mondo che coglie all’unisono due differenti interpreti del mondo, il fotografo italo-argentino, nato a Buenos Aires nel 1926, e poi vissuto a Parigi e infine a San Sperate; e il regista nato a Nuoro nel 1949 e poi vissuto a Milano e a Cagliari, in via Napoli, in una casa che dentro alle sue librerie, babele di libri, cartelle di disegni e pittura, custodiva molte fotografie autografe di Pablo, cui Giovanni nel 2005 ha dedicato un film documentario, Ritratto di Pablo Volta.
Un paesaggio sardo arcaico - atemporale e analogico – informa un materiale composito: fotografie, disegni, fotogrammi. Il regista di Su Re si è arreso all’evidenza che luoghi, personaggi, spettri, le sue luci, il visibile e l’invisibile, il suo tempo fuori dal tempo, sono elementi che giocano di ineffabili tangenze con le fotografie di Pablo. I cani è esempio fin troppo didascalico. È più una questione di atmosfera. E di archetipi.
Si troveranno tante similitudini, lampanti o trasversali, in questa mostra. Una sola Sardegna. O due, che sono, nella poetica di questi due artisti visuali, la stessa: l’Odissea e il Vangelo.
“E la Sardegna mi apparve come l’Odissea”, dice Pablo nel ritratto che ne ha fatto Giovanni. E “su Re” è un Vangelo apocrifo, apparso a Giovanni con la forza misericordiosa di un’Odissea sarda.
Raffaella Venturi
PABLO VOLTA
Nato a Buenos Aires, nel 1926, da padre toscano, giornalista, e madre argentina di origini italiane, si trasferisce con la famiglia in Italia nel 1932, dove compie i suoi studi. Fra il 1944 e il 1945 combatte con i partigiani. Nel 1949, a Berlino inizia la sua attività di fotografo e segue un corso di Elementary Photography organizzato dall’esercito di occupazione statunitense. Collabora quindi con il settimanale il Mondo. Nel 1952 insieme a Franco Pinna, Plinio De Martiis, Caio Mario Garrubba, e Nicola Sansone fonda la cooperativa Fotografi Associati.
Nel 1954 visita l’Isola per la prima volta, realizza le foto per Inchiesta su Orgosolo di Franco Cagnetta. A questo primo viaggio ne succederanno altri, fra il 1954 e il 1957, ancora in Barbagia, a Orgosolo, Desulo, Mamoiada. Si trasferisce quindi a Parigi, dove fotografa intellettuali ed esponenti del mondo dell’arte. Lavora per l’ufficio di corrispondenza della RAI realizzando reportage e documentari, nel 1966 partecipa al programma Cinq Colonnes à la une della televisione francese con una serie di trasmissioni dedicate alla Sardegna.
Alla ne degli anni ‘70 si interessa del muralismo in Sardegna, realizza una serie di fotografie, esposte in Francia, a Caen, in una mostra internazionale nel 1981 e poi in Italia. Si stabilisce a San Sperate, in Sardegna, nel 1981, dove si spegne nel luglio del 2011.
GIOVANNI COLUMBU
Nato a Nuoro, laureato in architettura al Politecnico di Milano. Ha realizzato numerose mostre di fotografia e di pittura, individuali e collettive, da "Strategia di Informazione" al Palazzo della Permanente di Milano e alla Biennale Arte di Venezia (1976) a "Il di/segno del cinema", ai Musei Civici di Cagliari (2015). Ha lavorato dal 1979 al 1999 per la RAI realizzando numerosi documentari trasmessi da diverse emittenti europee e americane. Nel 1998 ha fondato la casa di produzione Luches con cui ha realizzato il film "Arcipelaghi" (2001) Premio Sacher 2013 e "Su Re" (2012) Premio della Critica 2013 e vari documentari, fra i quali "Ritratto di Pablo Volta" (2005). Tiene occasionalmente corsi di regia in ambito universitario. Ha scritto diversi libri tra cui "Visos" (Ilisso 1991), "L’Arma dell’Immagine" (Mazzotta 1978), "Lollas – la città immateriale" (Cuec 1998).
19
novembre 2016
Pablo Volta / Giovanni Columbu – Paesaggio Arcaico con Figure
Dal 19 novembre al 17 dicembre 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERY PMA
Cagliari, Via Napoli, 84, (Cagliari)
Cagliari, Via Napoli, 84, (Cagliari)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 17.30-20.30
Vernissage
19 Novembre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore