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Paesaggi
Mostra collettiva
Comunicato stampa
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Sulle tracce del paesaggio
Da sempre il tema del paesaggio ha esercitato un forte fascino sugli artisti e sulla “pittura”, affermandosi come un interessante mezzo d'interpretazione e narrazione delle emozioni e delle passioni ed evolvendosi da semplice concetto di genere a soggetto autonomo.
Nell'antichità la funzione del paesaggio era puramente descrittiva e gli elementi naturali raffigurati avevano una funzione decorativa. In età ellenistica si sviluppa una concezione del paesaggio che ha come temi privilegiati le scene mitologiche e quelle pastorali.
Nel medioevo gli elementi del paesaggio ellenistico sono recuperati nei mosaici, negli affreschi, nella decorazione dei codici ma la rappresentazione della realtà viene sempre più sostituita da simboli che danno vita al cosiddetto paesaggio"simbolico".
All'inizio del Quattrocento le nuove conoscenze acquisite nel campo della prospettiva modificano definitivamente la rappresentazione del paesaggio.
Durante l'Umanesimo, il paesaggio ne assorbe le idee ispiratrici nell'identificare pittura e poesia come esperienza completa del reale frutto della relazione tra uomo e natura. Verso la fine del Cinquecento i soggetti paesaggistici più diffusi sono legati alle attività dei nobili (scene di caccia, di pesca, di svago) e alle raffigurazioni topografiche dei possedimenti (ville patrizie e terreni).
Il Seicento è per eccellenza il secolo della pittura di paesaggio che assume un ruolo primario ed indipendente: il paesaggio s'impone presso gli artisti e soprattutto presso i committenti, che vogliono veder rappresentati i luoghi a loro familiari.
Nel clima illuministico che caratterizza la cultura settecentesca, il paesaggio raggiunge un'autonomia sempre maggiore. E' l'età romantica che rivaluta il paesaggio ricercando in esso i graffi dell'anima e delle passioni, introducendo la dimensione del "sublime" che si concretizza nello smarrimento dell'uomo davanti alle forze selvagge della natura.
Verso la metà dell'Ottocento, il Purismo rivendica per il paesaggio, la funzione di rappresentare esclusivamente la realtà seguendo un principio di verità ponendosi in antagonismo con la nascente fotografia. Attraverso il linguaggio impressionista, il paesaggio raffigurato rappresenta profondamente la realtà cittadina di quegli anni cogliendo quell'attimo in cui l'emozione ci fa percepire il tutto in armonia con l'ambiente. Sotto l'impulso del Simbolismo, il paesaggio si evolve: le inquietudini dell'io diventano parte integrante dell'immagine dipinta; la natura sottolinea la crisi di un'epoca che annuncia la stagione delle avanguardie. Durante le grandi trasformazioni del Novecento, il paesaggio diventa un tema particolarmente ricco di implicazioni spaziali: Ë scomposto e reinventato secondo una personale interpretazione da parte dell'artista.
Le opere in mostra diventano documenti rivelatori di un paesaggio immaginato, percepito o più semplicemente sognato. Nella pittura di Agata Bulla la natura diviene protagonista con i suoi colori e i suoi profumi. E' così forte e sensuale da invadere la tela dando vita ad una rappresentazione lirica del reale.
Le geometrie paesaggistiche di Luzi si inseriscono nel solco della tradizione immanentista raggiungendo quella “soglia”, quel punto di equilibrio in cui si incontrano i vari aspetti della realtà quotidiana. Un paesaggio ironico e irriverente sorride dalle tele di Ercolani dove i contorni degli elementi si dissolvono in macchie di colore. Colori, luci e materia caratterizzano anche la pittura di Urbanelli dove sensazioni ed emozioni confluiscono in una visione organica del reale.
La luce diventa protagonista nei lavori di Bartolini, si sviluppa come linguaggio metalinguistico che intensifica il rapporto tra gli elementi della natura e quelle diafane e metafisiche figure che vivono nei suoi paesaggi.
Vittoria Mazzoli
Da sempre il tema del paesaggio ha esercitato un forte fascino sugli artisti e sulla “pittura”, affermandosi come un interessante mezzo d'interpretazione e narrazione delle emozioni e delle passioni ed evolvendosi da semplice concetto di genere a soggetto autonomo.
Nell'antichità la funzione del paesaggio era puramente descrittiva e gli elementi naturali raffigurati avevano una funzione decorativa. In età ellenistica si sviluppa una concezione del paesaggio che ha come temi privilegiati le scene mitologiche e quelle pastorali.
Nel medioevo gli elementi del paesaggio ellenistico sono recuperati nei mosaici, negli affreschi, nella decorazione dei codici ma la rappresentazione della realtà viene sempre più sostituita da simboli che danno vita al cosiddetto paesaggio"simbolico".
All'inizio del Quattrocento le nuove conoscenze acquisite nel campo della prospettiva modificano definitivamente la rappresentazione del paesaggio.
Durante l'Umanesimo, il paesaggio ne assorbe le idee ispiratrici nell'identificare pittura e poesia come esperienza completa del reale frutto della relazione tra uomo e natura. Verso la fine del Cinquecento i soggetti paesaggistici più diffusi sono legati alle attività dei nobili (scene di caccia, di pesca, di svago) e alle raffigurazioni topografiche dei possedimenti (ville patrizie e terreni).
Il Seicento è per eccellenza il secolo della pittura di paesaggio che assume un ruolo primario ed indipendente: il paesaggio s'impone presso gli artisti e soprattutto presso i committenti, che vogliono veder rappresentati i luoghi a loro familiari.
Nel clima illuministico che caratterizza la cultura settecentesca, il paesaggio raggiunge un'autonomia sempre maggiore. E' l'età romantica che rivaluta il paesaggio ricercando in esso i graffi dell'anima e delle passioni, introducendo la dimensione del "sublime" che si concretizza nello smarrimento dell'uomo davanti alle forze selvagge della natura.
Verso la metà dell'Ottocento, il Purismo rivendica per il paesaggio, la funzione di rappresentare esclusivamente la realtà seguendo un principio di verità ponendosi in antagonismo con la nascente fotografia. Attraverso il linguaggio impressionista, il paesaggio raffigurato rappresenta profondamente la realtà cittadina di quegli anni cogliendo quell'attimo in cui l'emozione ci fa percepire il tutto in armonia con l'ambiente. Sotto l'impulso del Simbolismo, il paesaggio si evolve: le inquietudini dell'io diventano parte integrante dell'immagine dipinta; la natura sottolinea la crisi di un'epoca che annuncia la stagione delle avanguardie. Durante le grandi trasformazioni del Novecento, il paesaggio diventa un tema particolarmente ricco di implicazioni spaziali: Ë scomposto e reinventato secondo una personale interpretazione da parte dell'artista.
Le opere in mostra diventano documenti rivelatori di un paesaggio immaginato, percepito o più semplicemente sognato. Nella pittura di Agata Bulla la natura diviene protagonista con i suoi colori e i suoi profumi. E' così forte e sensuale da invadere la tela dando vita ad una rappresentazione lirica del reale.
Le geometrie paesaggistiche di Luzi si inseriscono nel solco della tradizione immanentista raggiungendo quella “soglia”, quel punto di equilibrio in cui si incontrano i vari aspetti della realtà quotidiana. Un paesaggio ironico e irriverente sorride dalle tele di Ercolani dove i contorni degli elementi si dissolvono in macchie di colore. Colori, luci e materia caratterizzano anche la pittura di Urbanelli dove sensazioni ed emozioni confluiscono in una visione organica del reale.
La luce diventa protagonista nei lavori di Bartolini, si sviluppa come linguaggio metalinguistico che intensifica il rapporto tra gli elementi della natura e quelle diafane e metafisiche figure che vivono nei suoi paesaggi.
Vittoria Mazzoli
26
giugno 2010
Paesaggi
Dal 26 giugno al 14 luglio 2010
arte contemporanea
Location
L’IDIOMA CENTRO D’ARTE
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
feriali: 18,00 - 20,00 / festivi: 10,30 - 12,00
Vernissage
26 Giugno 2010, ore 18
Autore
Curatore