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Paesaggi veneti
I dipinti degli artisti veneti sono la testimonianza di un processo artistico e culturale che ha segnato positivamente il territorio della regione durante tutto il secolo scorso
Comunicato stampa
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Quale deve essere l’attività principale di un Museo del Paesaggio? Conservare per esibire, esibire per dimostrare. E cosa deve di-mostrare un Museo che concepisce principalmente l’emozione del vedere? Esporre la ‘veduta’? Farla scoprire con occhi diversi, o stimolare quel senso di appartenenza ai luoghi del nostro vissuto?
A queste domande cercheremo di dare una risposta in occasione della mostra che raccoglie un primo nucleo di opere che andranno poi a costituire la collezione permanente del Museo del Paesaggio a Torre di Mosto.
L’esposizione, che si inaugura sabato 11 ottobre p.v. alle ore 16.30 presso il Museo del Paesaggio in località Boccafossa a Torre di Mosto, presenta un percorso espositivo costituito per la maggior parte da una settantina di opere che la Fondazione di Venezia ha voluto concedere in comodato d’uso al Museo stesso.
Si tratta di una consistente parte della raccolta che la Fondazione di Venezia ha conservato in questi anni e che riguarda soprattutto i pittori di area veneta che hanno rappresentato il tema della ‘veduta’ e del paesaggio con la consuetudine della frequenza quotidiana.
I dipinti degli artisti veneti, raccolti e conservati nel tempo dalla prestigiosa collezione della Fondazione di Venezia, sono la testimonianza percepibile di un processo artistico e culturale che ha segnato positivamente il territorio della nostra regione durante tutto il secolo scorso; i pittori del Novecento hanno saputo descrivere la realtà del paesaggio che frequentavano, penetrandola e interpretandone i segni fino a cogliere il filo conduttore della sua inevitabile metamorfosi.
Marco Novati, Neno Mori, Fioravante Seibezzi, Tullio Garbari, Cosimo Privato, Vittorio Felisati, Mario Dinon, Primo Potenza, Bepi Galletti, Eugenio Da Venezia, Bartolomeo Sacchi, Juti Ravenna, Rino Villa, Teo Gianniotti, e i numerosi altri artisti presenti in questa mostra, raccontano il procedere del paesaggismo veneto con la lungimiranza di uno sguardo ravvicinato; la globalità della visione è soltanto un pretesto per ricondurre il dipinto ad un concentrato visivo fatto di spazio e di luce.
Numerosi i titoli di rilievo che l’esposizione propone per documentare il percorso di questa raccolta, tra i quali segnaliamo: Marina di Bartolomeo Sacchi del 1920; Il paese di Strignano di Attilio Mauro Cavallini del 1921; I verdi campi di Giovanni Nei Pasinetti del 1924; due piccoli capolavori di Teo Gianniotti: Paesaggio del 1925 e Le Torri del 1949; Piazzetta San Marco di Juti Ravenna del 1934; Paesaggio di Bepi Galletti del 1935; Il Canale di Angelo Maria Crepet; fino ai più recenti: La primavera di Eugenio Da Venezia del 1950 e Paesaggio veneto di Vittorio Felisati del 1962.
Il procedere di questo itinerario registra inoltre un’integrazione temporanea grazie ad alcuni dipinti in prestito dalla collezione della Provincia di Venezia: si tratta dell’individuazione di un piccolo nucleo di opere che caratterizzano il linguaggio degli anni sessanta con la scoperta di alcuni ‘emblemi’ significativi per la completezza di questo percorso. Oltre alla conferma di una bella ‘marina’ di Virgilio Guidi del 1960: L’isola di San Giorgio; è da segnalare un insolito dipinto di Corrado Balest del 1960, San Polo; ma soprattutto la rivelazione di due autori poco frequentati dalla critica e dal mercato dell’arte: Delio Di Maggio e Nando Coletti: il primo, allievo di Filippo De Pisis, è presente con due opere del 1959, Paesaggio di Cavarzere e Paesaggio di Facee; mentre il secondo, testimonia i numerosi passaggi alle biennali veneziane con due dipinti: In collina del 1967; e Paesaggio veneto del 1962.
Un discorso a parte merita un bel dipinto di Cagnaccio di San Pietro: Il trionfo dello spirito sulla materia, un’opera del 1936 dove l’artista ripercorre il sentiero di una metafisica legata alle atmosfere dell’inconscio, e attraverso l’avventura del Realismo Magico raggiunge la consapevolezza di una figurazione che utilizza il paesaggio solo come fondale di scena per descrivere l’analisi di un tormentato processo interiore.
La mostra conclude il suo percorso espositivo con la testimonianza di alcuni artisti che hanno voluto donare un opera al Museo del Paesaggio e che entrano così a far parte della sua collezione permanente: Sara Campesan; Toni Fontanella; Biagio Pancino, Giani Sartor; Cesco Magnolato e Giovanni Cesca; per ora un piccolo elenco di nomi, che ci auguriamo destinato a crescere nel tempo.
La mostra diventa così un’occasione per riflettere sul procedere del nostro itinerario interiore; il paesaggio che cambia è la sequenza visiva della nostra inquietudine più profonda; ma il sorprendente paesaggio che ancora ci circonda è la testimonianza concreta della nostra vitalità.
A queste domande cercheremo di dare una risposta in occasione della mostra che raccoglie un primo nucleo di opere che andranno poi a costituire la collezione permanente del Museo del Paesaggio a Torre di Mosto.
L’esposizione, che si inaugura sabato 11 ottobre p.v. alle ore 16.30 presso il Museo del Paesaggio in località Boccafossa a Torre di Mosto, presenta un percorso espositivo costituito per la maggior parte da una settantina di opere che la Fondazione di Venezia ha voluto concedere in comodato d’uso al Museo stesso.
Si tratta di una consistente parte della raccolta che la Fondazione di Venezia ha conservato in questi anni e che riguarda soprattutto i pittori di area veneta che hanno rappresentato il tema della ‘veduta’ e del paesaggio con la consuetudine della frequenza quotidiana.
I dipinti degli artisti veneti, raccolti e conservati nel tempo dalla prestigiosa collezione della Fondazione di Venezia, sono la testimonianza percepibile di un processo artistico e culturale che ha segnato positivamente il territorio della nostra regione durante tutto il secolo scorso; i pittori del Novecento hanno saputo descrivere la realtà del paesaggio che frequentavano, penetrandola e interpretandone i segni fino a cogliere il filo conduttore della sua inevitabile metamorfosi.
Marco Novati, Neno Mori, Fioravante Seibezzi, Tullio Garbari, Cosimo Privato, Vittorio Felisati, Mario Dinon, Primo Potenza, Bepi Galletti, Eugenio Da Venezia, Bartolomeo Sacchi, Juti Ravenna, Rino Villa, Teo Gianniotti, e i numerosi altri artisti presenti in questa mostra, raccontano il procedere del paesaggismo veneto con la lungimiranza di uno sguardo ravvicinato; la globalità della visione è soltanto un pretesto per ricondurre il dipinto ad un concentrato visivo fatto di spazio e di luce.
Numerosi i titoli di rilievo che l’esposizione propone per documentare il percorso di questa raccolta, tra i quali segnaliamo: Marina di Bartolomeo Sacchi del 1920; Il paese di Strignano di Attilio Mauro Cavallini del 1921; I verdi campi di Giovanni Nei Pasinetti del 1924; due piccoli capolavori di Teo Gianniotti: Paesaggio del 1925 e Le Torri del 1949; Piazzetta San Marco di Juti Ravenna del 1934; Paesaggio di Bepi Galletti del 1935; Il Canale di Angelo Maria Crepet; fino ai più recenti: La primavera di Eugenio Da Venezia del 1950 e Paesaggio veneto di Vittorio Felisati del 1962.
Il procedere di questo itinerario registra inoltre un’integrazione temporanea grazie ad alcuni dipinti in prestito dalla collezione della Provincia di Venezia: si tratta dell’individuazione di un piccolo nucleo di opere che caratterizzano il linguaggio degli anni sessanta con la scoperta di alcuni ‘emblemi’ significativi per la completezza di questo percorso. Oltre alla conferma di una bella ‘marina’ di Virgilio Guidi del 1960: L’isola di San Giorgio; è da segnalare un insolito dipinto di Corrado Balest del 1960, San Polo; ma soprattutto la rivelazione di due autori poco frequentati dalla critica e dal mercato dell’arte: Delio Di Maggio e Nando Coletti: il primo, allievo di Filippo De Pisis, è presente con due opere del 1959, Paesaggio di Cavarzere e Paesaggio di Facee; mentre il secondo, testimonia i numerosi passaggi alle biennali veneziane con due dipinti: In collina del 1967; e Paesaggio veneto del 1962.
Un discorso a parte merita un bel dipinto di Cagnaccio di San Pietro: Il trionfo dello spirito sulla materia, un’opera del 1936 dove l’artista ripercorre il sentiero di una metafisica legata alle atmosfere dell’inconscio, e attraverso l’avventura del Realismo Magico raggiunge la consapevolezza di una figurazione che utilizza il paesaggio solo come fondale di scena per descrivere l’analisi di un tormentato processo interiore.
La mostra conclude il suo percorso espositivo con la testimonianza di alcuni artisti che hanno voluto donare un opera al Museo del Paesaggio e che entrano così a far parte della sua collezione permanente: Sara Campesan; Toni Fontanella; Biagio Pancino, Giani Sartor; Cesco Magnolato e Giovanni Cesca; per ora un piccolo elenco di nomi, che ci auguriamo destinato a crescere nel tempo.
La mostra diventa così un’occasione per riflettere sul procedere del nostro itinerario interiore; il paesaggio che cambia è la sequenza visiva della nostra inquietudine più profonda; ma il sorprendente paesaggio che ancora ci circonda è la testimonianza concreta della nostra vitalità.
11
ottobre 2008
Paesaggi veneti
Dall'undici ottobre al 14 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO DEL PAESAGGIO
Torre Di Mosto, Località Boccafossa, (Venezia)
Torre Di Mosto, Località Boccafossa, (Venezia)
Orario di apertura
venerdì e sabato 15/18, Domenica 10/12 e 15/18
Vernissage
11 Ottobre 2008, ore 16.30
Autore