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Paesaggio che non ho mai visto
AMSTE arte contemporanea ospita nei suoi spazi espositivi una rassegna che raccoglie la produzione recente di otto artisti impegnati a diverso titolo nella rappresentazione del paesaggio.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
AMSTE arte contemporanea ospita nei suoi spazi espositivi una rassegna che raccoglie la produzione recente di otto artisti impegnati a diverso titolo nella rappresentazione del paesaggio.
Il principio che unisce le opere in mostra trae ispirazione dall’idea di trasposizione, compiuta dagli artisti diversamente influenzati, di scenari reali ri-presentati allo spettatore come visioni originali. Le scene riprodotte sono “copie interpretate” dell’elemento reale, vengono, cioè, create e composte dall’occhio che le ha guardate.
Gli artisti invitati hanno manipolato la visione di un certo paesaggio di cui non importa conoscere l’origine, interiorizzandolo prima di riprodurlo sulla tela o tridimensionalmente e poi rappresentandolo attraverso un filtro di ricordi, emozioni e suggestioni diverse. Nella costante tensione tra le due, le opere esposte mostrano il prevalere della componente fantastica su quella reale, come a testimonianza della coscienza di una crisi paradossalmente positiva, orientata, cioè, verso il terreno dell’immagine, del desiderio e dell’evocazione.
Considerando il principio di soggettività della visione, il tema che fa da filo conduttore della mostra diventa necessariamente una trasposizione nell’opera di scenari mai visti che corrispondono e contengono riferimenti magari velati a letture personali, rivisitazioni poetiche, interpretazioni emotive, condizionate più da scene immaginate che dallo spettacolo del reale.
Proprio perché il terreno dell’immaginazione umana è così ampio i paesaggi della mostra non sottostanno più a leggi uniche e misurabili, ma sono plasmati dalla mano dell’artista e diventano tutti mentali. Le scene esposte negli spazi di AMSTE si giustappongono lungo un percorso di visioni diverse tra loro: si passa dalle proiezioni puntiate di Massimo Kaufmann alle quadrettature di Giulia Ricci, dalle cere sfumate di Francesco Sena e dalle luminescenze della ceramica di Vincenzo Cabiati ai luoghi-non luoghi di Riccardo Paracchini e di Marco Neri, e ancora dallo scatto in bianco e nero di Luca Scarabelli ai contorni taglienti dell’opera di Amedeo Martegani.
In Paesaggio che non ho mai visto sono presentati i modi in cui gli otto artisti rispondono alla crisi del tempo presente rappresentando una visione propria del reale, “al modo di Alice” che attraversando lo specchio si immerge e riproduce un fantastico, rassicurante scenario di immagini manipolate.
Il principio che unisce le opere in mostra trae ispirazione dall’idea di trasposizione, compiuta dagli artisti diversamente influenzati, di scenari reali ri-presentati allo spettatore come visioni originali. Le scene riprodotte sono “copie interpretate” dell’elemento reale, vengono, cioè, create e composte dall’occhio che le ha guardate.
Gli artisti invitati hanno manipolato la visione di un certo paesaggio di cui non importa conoscere l’origine, interiorizzandolo prima di riprodurlo sulla tela o tridimensionalmente e poi rappresentandolo attraverso un filtro di ricordi, emozioni e suggestioni diverse. Nella costante tensione tra le due, le opere esposte mostrano il prevalere della componente fantastica su quella reale, come a testimonianza della coscienza di una crisi paradossalmente positiva, orientata, cioè, verso il terreno dell’immagine, del desiderio e dell’evocazione.
Considerando il principio di soggettività della visione, il tema che fa da filo conduttore della mostra diventa necessariamente una trasposizione nell’opera di scenari mai visti che corrispondono e contengono riferimenti magari velati a letture personali, rivisitazioni poetiche, interpretazioni emotive, condizionate più da scene immaginate che dallo spettacolo del reale.
Proprio perché il terreno dell’immaginazione umana è così ampio i paesaggi della mostra non sottostanno più a leggi uniche e misurabili, ma sono plasmati dalla mano dell’artista e diventano tutti mentali. Le scene esposte negli spazi di AMSTE si giustappongono lungo un percorso di visioni diverse tra loro: si passa dalle proiezioni puntiate di Massimo Kaufmann alle quadrettature di Giulia Ricci, dalle cere sfumate di Francesco Sena e dalle luminescenze della ceramica di Vincenzo Cabiati ai luoghi-non luoghi di Riccardo Paracchini e di Marco Neri, e ancora dallo scatto in bianco e nero di Luca Scarabelli ai contorni taglienti dell’opera di Amedeo Martegani.
In Paesaggio che non ho mai visto sono presentati i modi in cui gli otto artisti rispondono alla crisi del tempo presente rappresentando una visione propria del reale, “al modo di Alice” che attraversando lo specchio si immerge e riproduce un fantastico, rassicurante scenario di immagini manipolate.
05
marzo 2005
Paesaggio che non ho mai visto
Dal 05 marzo al 03 aprile 2005
arte contemporanea
Location
AMSTE ARTE CONTEMPORANEA
Lissone, Via Carotto, 6a, (Milano)
Lissone, Via Carotto, 6a, (Milano)
Vernissage
5 Marzo 2005, ore 18,30
Autore
Curatore