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Pandora Diritto Di….Condividere Una Visione Differente
“Pandora, diritto di… condividere una visione differente” è una mostra ma anche un meeting artistico-storico-culturale che focalizza la questione femminile in un panorama multietnico e multiculturale come quello odierno
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 28 settembre 2013 ore 19
“Pandora, diritto di...condividere una visione differente
Presso Il Laboratorio Urbano 'EX Officina'
Via Lopez 7 Monteroni (LE)
intervengono Pasquale Giorgio Guido - Sindaco di Monteroni Alessandra Cocciolo Minuz - Teatro dei Veleni Coop. Sociale Ambra Biscuso - Ass. “Le Ali di Pandora”
espongono:
Serena Alvarenz, Maria Grazia Anglano, Paola Bitelli, Daniela Cecere, Giusy Fosca, Lucy Ghionna, Monica Lisi, Lucia Macrì, Vera Mastrangelo, Alessandro Matteo – Bianca Moretti,
Freddiana Raino, Valentina Schito, Romina Tafuro, Erica Viva
ingresso libero
Sabato 28 settembre 2013 alle ore 19,00 Il ' Teatro Dei Veleni' Soc. Coop. A R.L. e l'associazione Le Ali Di Pandora presso Il Laboratorio Urbano 'EX Officina' sito in Via Lopez 7- Monteroni (LE), presentano la mostra di arte contemporanea “Pandora, diritto di...condividere una visione differente” e sarà visitabile fino al 4 ottobre. La mostra vede il patrocinio del Comune di Monteroni ed il Comune di San Cesario.
Interverranno il Sindaco di Monteroni Pasquale Giorgio Guido, Ambra Biscuso dell Ass. “Le Ali di
Pandora” e Alessandra Cocciolo Minuz - Teatro dei Veleni Coop. Sociale.
Espongono: Serena Alvarenz, Maria Grazia Anglano, Paola Bitelli, Daniela Cecere, Giusy Fosca, Lucy Ghionna, Monica Lisi, Lucia Macrì, Vera Mastrangelo, Alessandro Matteo – Bianca Moretti,
Carmelo Pennetta, Freddiana Raino, Valentina Schito, Romina Tafuro, Erica Viva.
“Pandora, diritto di… condividere una visione differente” è una mostra ma anche un meeting artistico-storico-culturale che focalizza la questione femminile” in un panorama multietnico e
multiculturale come quello odierno.
Le Ali di Pandora hanno condiviso il binomio arte/gioco, arte/piacere estetico che va sotto il nome di Doll Arts, lanciato negli anni Settanta da alcuni artisti americani, e pensato di aggiungere una visione differente per parlare di donne, di diritti, di diritti violati, di diritti negati. Un gruppo di studio e di ricerca de Le Ali di Pandora ha lavorato per più di un anno sulla storia della bambola sia dal punto di vista artistico che letterario così da fornire a chi visita la mostra un momento di approfondimento.
Parallelamente alla Mostra, verranno esposti gli elaborati finali degli allievi dei corsi di disegno e pittura/fumetto condotti da Daniela Cecere, nell’ambito delle attività dei Laboratori Urbani “S.A.R.E.M.O.” Finanziamenti Regionali “Bollenti Spiriti”
Si è inteso usare un oggetto all'apparenza ludico per affrontare tematiche importanti. Le bambole
sopravvivono nel tempo e il loro segreto sta nel fatto che nelle tante variazioni e tipologie mantengono la propria funzione di archetipo femminino inalienabile e di immancabile compagna di giochi e conservano inalterata la prerogativa di rimanere lo specchio di un'invisibile realtà interiore.
Si è scelta “Pandora” perchè è stata tra le più belle bambole in cera colata: realizzate a Napoli nel sedicesimo secolo per opera di due italiani Domenico Pierrotti e Augusta Montanari. Adottate dalla corte del Re Sole erano ritenute “ambasciatrici di moda”. Inoltre il significato di questo nome è legato alla mitologia greca: la leggenda dice che Pandora era il nome di una donna che fu creata per ordine di Giove, Vulcano la plasmò dandole tutti gli attributi per attrarre la mente degli uomini.
Il compito del gioco (già ne parlavano i pensatori nel 1500) è fondamentale come mezzo per lo sviluppo psicofisico del bambino e le bambole sono le protagoniste dei giochi delle bambine.
Scrive Marialivia Brunelli: "Scandagliare a fondo questo affascinante oggetto significa andare al di là del giocattolo per addentrarsi in una vicenda storica perduta nel tempo fatta di intuizioni, di
mistero, di tesori da collezionare, di mode e di originali creazioni". La pittura, la grafica, le installazioni, la fotografia, il video ed i manufatti artistici sono gli strumenti con cui i “novelli Giguli” (o doll artists) hanno dato corporeità e materia alla “bambola” in una sorta di gioco e sfida, che diventa un immaginarsi o immaginare, ed un realizzarsi o realizzare.
Sono se stesse e altro, cose note e cose fantastiche, sono il regno di più regni, ma ogni opera racconta la visione dell'artista sulla donna nella contemporaneità: la biografia dei primi e degli ultimi nelle tonalità del rosa e del grigio, la tangibilità di vite certe e di vite sospese, di precarietà e obiettivi raggiunti, di possibilità e impossibilità, di uguaglianza e disuguaglianza, di giustizia e ingiustizia; scarti di quotidianità, nell'analisi della società, chiari e decolorati, dove intollerabili sono le conseguenze quando in gioco è la dignità dell'essere umano con i suoi diritti.
Nel catalogo, realizzato per la mostra, Tommaso Ariemma e Stefano Donno pongono interessanti riflessioni
Scrive Ariemma: “La bambola: un oggetto metafisico che misura le nostre possibilità e abbozza
i contorni del nostro mondo. Per questo motivo filosofi, pittori, scultori, romanzieri e poeti hanno visto in essa una chiave per comprendere l’esistenza umana, fin dal suo primo manifestarsi nel mondo. Il poeta Rilke, ad esempio, nel suo celebre saggio dedicato alle bambole, scrive: «Noi ci orientavamo sulla bambola. Per natura giaceva essa più in basso, così noi potevamo defluirle
intorno insensibilmente, raccoglierci in essa e, benché un po’ torbidi, riconoscere in essa i nuovi
contorni del mondo. Ma noi presto comprendemmo che non potevamo farne una cosa o una creatura umana, e in simili momenti divenne essa un ignoto per noi, e ogni senso confidente di cui l’avevamo riempita e colma, ci divenne ignoto in lei». (…)
Stefano Donno conclude così il suo intervento: “ (:...) Le bambole che ci vengono offerte su un
piatto d’argento come fulgidi esempi, di cui emulare pedissequamente vita pubblica e privata sono, sinceramente, un’offesa spudorata a tutte quelle bambole che portano ancora sulla loro pelle le cicatrici dell’impegno per un futuro migliore. Le bambole che si sono preparate alla vita e al loro ingresso in società studiando a lungo, che si sono laureate, che con grandi sacrifici e umiltà hanno fatto il possibile per realizzare una carriera lavorativa brillante, e che al contempo sono bambole/mamme, bambole/mogli, bambole in carriera e si dividono tra famiglia e lavoro, nonostante lo stress, il tempo che sfugge, gli scarsi aiuti sociali sono le bambole da erigere a punti di riferimento del nostro mondo, eccezionali nella loro normalità. Ma di una cosa però possiamo essere certi: le bambole sono state progettate, costruite e programmate a vivere gli eccessi senza superarli, a eccedere senza provocare inutili controindicazioni. Il resto è riservato alla donna!”
“Pandora, diritto di...condividere una visione differente
Presso Il Laboratorio Urbano 'EX Officina'
Via Lopez 7 Monteroni (LE)
intervengono Pasquale Giorgio Guido - Sindaco di Monteroni Alessandra Cocciolo Minuz - Teatro dei Veleni Coop. Sociale Ambra Biscuso - Ass. “Le Ali di Pandora”
espongono:
Serena Alvarenz, Maria Grazia Anglano, Paola Bitelli, Daniela Cecere, Giusy Fosca, Lucy Ghionna, Monica Lisi, Lucia Macrì, Vera Mastrangelo, Alessandro Matteo – Bianca Moretti,
Freddiana Raino, Valentina Schito, Romina Tafuro, Erica Viva
ingresso libero
Sabato 28 settembre 2013 alle ore 19,00 Il ' Teatro Dei Veleni' Soc. Coop. A R.L. e l'associazione Le Ali Di Pandora presso Il Laboratorio Urbano 'EX Officina' sito in Via Lopez 7- Monteroni (LE), presentano la mostra di arte contemporanea “Pandora, diritto di...condividere una visione differente” e sarà visitabile fino al 4 ottobre. La mostra vede il patrocinio del Comune di Monteroni ed il Comune di San Cesario.
Interverranno il Sindaco di Monteroni Pasquale Giorgio Guido, Ambra Biscuso dell Ass. “Le Ali di
Pandora” e Alessandra Cocciolo Minuz - Teatro dei Veleni Coop. Sociale.
Espongono: Serena Alvarenz, Maria Grazia Anglano, Paola Bitelli, Daniela Cecere, Giusy Fosca, Lucy Ghionna, Monica Lisi, Lucia Macrì, Vera Mastrangelo, Alessandro Matteo – Bianca Moretti,
Carmelo Pennetta, Freddiana Raino, Valentina Schito, Romina Tafuro, Erica Viva.
“Pandora, diritto di… condividere una visione differente” è una mostra ma anche un meeting artistico-storico-culturale che focalizza la questione femminile” in un panorama multietnico e
multiculturale come quello odierno.
Le Ali di Pandora hanno condiviso il binomio arte/gioco, arte/piacere estetico che va sotto il nome di Doll Arts, lanciato negli anni Settanta da alcuni artisti americani, e pensato di aggiungere una visione differente per parlare di donne, di diritti, di diritti violati, di diritti negati. Un gruppo di studio e di ricerca de Le Ali di Pandora ha lavorato per più di un anno sulla storia della bambola sia dal punto di vista artistico che letterario così da fornire a chi visita la mostra un momento di approfondimento.
Parallelamente alla Mostra, verranno esposti gli elaborati finali degli allievi dei corsi di disegno e pittura/fumetto condotti da Daniela Cecere, nell’ambito delle attività dei Laboratori Urbani “S.A.R.E.M.O.” Finanziamenti Regionali “Bollenti Spiriti”
Si è inteso usare un oggetto all'apparenza ludico per affrontare tematiche importanti. Le bambole
sopravvivono nel tempo e il loro segreto sta nel fatto che nelle tante variazioni e tipologie mantengono la propria funzione di archetipo femminino inalienabile e di immancabile compagna di giochi e conservano inalterata la prerogativa di rimanere lo specchio di un'invisibile realtà interiore.
Si è scelta “Pandora” perchè è stata tra le più belle bambole in cera colata: realizzate a Napoli nel sedicesimo secolo per opera di due italiani Domenico Pierrotti e Augusta Montanari. Adottate dalla corte del Re Sole erano ritenute “ambasciatrici di moda”. Inoltre il significato di questo nome è legato alla mitologia greca: la leggenda dice che Pandora era il nome di una donna che fu creata per ordine di Giove, Vulcano la plasmò dandole tutti gli attributi per attrarre la mente degli uomini.
Il compito del gioco (già ne parlavano i pensatori nel 1500) è fondamentale come mezzo per lo sviluppo psicofisico del bambino e le bambole sono le protagoniste dei giochi delle bambine.
Scrive Marialivia Brunelli: "Scandagliare a fondo questo affascinante oggetto significa andare al di là del giocattolo per addentrarsi in una vicenda storica perduta nel tempo fatta di intuizioni, di
mistero, di tesori da collezionare, di mode e di originali creazioni". La pittura, la grafica, le installazioni, la fotografia, il video ed i manufatti artistici sono gli strumenti con cui i “novelli Giguli” (o doll artists) hanno dato corporeità e materia alla “bambola” in una sorta di gioco e sfida, che diventa un immaginarsi o immaginare, ed un realizzarsi o realizzare.
Sono se stesse e altro, cose note e cose fantastiche, sono il regno di più regni, ma ogni opera racconta la visione dell'artista sulla donna nella contemporaneità: la biografia dei primi e degli ultimi nelle tonalità del rosa e del grigio, la tangibilità di vite certe e di vite sospese, di precarietà e obiettivi raggiunti, di possibilità e impossibilità, di uguaglianza e disuguaglianza, di giustizia e ingiustizia; scarti di quotidianità, nell'analisi della società, chiari e decolorati, dove intollerabili sono le conseguenze quando in gioco è la dignità dell'essere umano con i suoi diritti.
Nel catalogo, realizzato per la mostra, Tommaso Ariemma e Stefano Donno pongono interessanti riflessioni
Scrive Ariemma: “La bambola: un oggetto metafisico che misura le nostre possibilità e abbozza
i contorni del nostro mondo. Per questo motivo filosofi, pittori, scultori, romanzieri e poeti hanno visto in essa una chiave per comprendere l’esistenza umana, fin dal suo primo manifestarsi nel mondo. Il poeta Rilke, ad esempio, nel suo celebre saggio dedicato alle bambole, scrive: «Noi ci orientavamo sulla bambola. Per natura giaceva essa più in basso, così noi potevamo defluirle
intorno insensibilmente, raccoglierci in essa e, benché un po’ torbidi, riconoscere in essa i nuovi
contorni del mondo. Ma noi presto comprendemmo che non potevamo farne una cosa o una creatura umana, e in simili momenti divenne essa un ignoto per noi, e ogni senso confidente di cui l’avevamo riempita e colma, ci divenne ignoto in lei». (…)
Stefano Donno conclude così il suo intervento: “ (:...) Le bambole che ci vengono offerte su un
piatto d’argento come fulgidi esempi, di cui emulare pedissequamente vita pubblica e privata sono, sinceramente, un’offesa spudorata a tutte quelle bambole che portano ancora sulla loro pelle le cicatrici dell’impegno per un futuro migliore. Le bambole che si sono preparate alla vita e al loro ingresso in società studiando a lungo, che si sono laureate, che con grandi sacrifici e umiltà hanno fatto il possibile per realizzare una carriera lavorativa brillante, e che al contempo sono bambole/mamme, bambole/mogli, bambole in carriera e si dividono tra famiglia e lavoro, nonostante lo stress, il tempo che sfugge, gli scarsi aiuti sociali sono le bambole da erigere a punti di riferimento del nostro mondo, eccezionali nella loro normalità. Ma di una cosa però possiamo essere certi: le bambole sono state progettate, costruite e programmate a vivere gli eccessi senza superarli, a eccedere senza provocare inutili controindicazioni. Il resto è riservato alla donna!”
28
settembre 2013
Pandora Diritto Di….Condividere Una Visione Differente
Dal 28 settembre al 04 ottobre 2013
arte contemporanea
Location
LABORATORIO URBANO – EX OFFICINA
Monteroni Di Lecce, Via Lopez, 7, (Lecce)
Monteroni Di Lecce, Via Lopez, 7, (Lecce)
Orario di apertura
18,00 – 20,30
Vernissage
28 Settembre 2013, ore 19
Sito web
www.lealidipandora.com
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