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Paola Bisio. Il fuoco fantastico. Omaggio a Clarissa Pinkola Estés
Leggendo tra le righe di fiabe e racconti, che peraltro Pinkola Estés riconosce, con le dovute varianti, presenti in culture apparentemente lontane le une dalle altre, la Bisio ha dato vita ad opere complesse per la varietà e la non facile omogeneità dei materiali utilizzati.
Comunicato stampa
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Che le fiabe siano il riflesso di una saggezza popolare ancestrale è ormai assodato da molti decenni, grazie anche a cospicui studi compiuti in ambito perlopiù etnologico e psicologico. Un importante contributo in questo senso è stato fornito da Clarissa Pinkola Estés, analista junghiana che in un tanto complesso quanto affascinante volume dal titolo “Donne che corrono coi lupi”, edito in Italia da Frassinelli, ripercorre ed analizza il mito della Donna Selvaggia. Ed è da qui - come sottolinea Adelinda Allegretti in catalogo - che ha inizio la più recente ricerca artistica di Paola Bisio che vuole essere un omaggio alla donna, alla sua creatività e soprattutto al coraggio necessario per manifestarla ed affermarla.
Leggendo tra le righe di fiabe e racconti, che peraltro Pinkola Estés riconosce, con le dovute varianti, presenti in culture apparentemente lontane le une dalle altre, la Bisio ha dato vita ad opere complesse per la varietà e la non facile omogeneità dei materiali utilizzati, al contempo estremamente affascinanti per l’alto grado evocativo che ne promana. Nella serie ispirata a “La Loba (La Lupa)”, ovvero la Donna Selvaggia, Colei Che Sa, La Voz Mitológica che è dentro di noi ed a cui ogni donna dovrebbe dare ascolto, la sua attenzione si focalizza sulla spaccatura tra i due mondi, quella voragine che altro non è se non la difficile, talvolta mai raggiunta, capacità di unire gli “obblighi” morali di donna/madre/sposa con l’istinto di libertà, o meglio di creatività, che c’è in ognuna di noi. Se il vuoto non viene colmato la spaccatura rimarrà tale, altrimenti potrà trasformarsi in un luogo speciale, quello “delle visitazioni, dei miracoli, delle fantasie, delle ispirazioni e delle guarigioni”. Entrambi i mondi sono necessari alla completezza muliebre, l’uno non deve prevaricare l’altro, motivo per cui il taglio è pressoché centrale, sebbene in alcuni lavori la Bisio tenda a mettere in evidenza la materia grumosa del mondo sommerso, a sottolinearne la ricchezza e la potenzialità espressiva. Come la Lupa, che nel deserto raccoglie le ossa, simbolo archetipo di forza indistruttibile, così la donna deve ritrovare la sua natura istintuale, “la creatura destinata alla libertà e all’integrità, che mai accetterà i rigori e le richieste di una cultura morta o eccessivamente civilizzante”. La raccolta delle ossa prende qui forma dal connubio di materiali decisamente poco aulici e di natura di primo acchito persino discordante, quali terra, olio per il motore delle automobili, vernice, corteccia, gesso e cera, ma che invece, al di là di ogni aspettativa, non solo si amalgamano, ma le consentono di ottenere incredibili risultati di armonia, trasparenza e fluidità.
È un invito a dare libero sfogo a ciò che alberga nel sottosuolo, ad avere il coraggio di farlo emergere in superficie, per non “morire psichicamente”.
Leggendo tra le righe di fiabe e racconti, che peraltro Pinkola Estés riconosce, con le dovute varianti, presenti in culture apparentemente lontane le une dalle altre, la Bisio ha dato vita ad opere complesse per la varietà e la non facile omogeneità dei materiali utilizzati, al contempo estremamente affascinanti per l’alto grado evocativo che ne promana. Nella serie ispirata a “La Loba (La Lupa)”, ovvero la Donna Selvaggia, Colei Che Sa, La Voz Mitológica che è dentro di noi ed a cui ogni donna dovrebbe dare ascolto, la sua attenzione si focalizza sulla spaccatura tra i due mondi, quella voragine che altro non è se non la difficile, talvolta mai raggiunta, capacità di unire gli “obblighi” morali di donna/madre/sposa con l’istinto di libertà, o meglio di creatività, che c’è in ognuna di noi. Se il vuoto non viene colmato la spaccatura rimarrà tale, altrimenti potrà trasformarsi in un luogo speciale, quello “delle visitazioni, dei miracoli, delle fantasie, delle ispirazioni e delle guarigioni”. Entrambi i mondi sono necessari alla completezza muliebre, l’uno non deve prevaricare l’altro, motivo per cui il taglio è pressoché centrale, sebbene in alcuni lavori la Bisio tenda a mettere in evidenza la materia grumosa del mondo sommerso, a sottolinearne la ricchezza e la potenzialità espressiva. Come la Lupa, che nel deserto raccoglie le ossa, simbolo archetipo di forza indistruttibile, così la donna deve ritrovare la sua natura istintuale, “la creatura destinata alla libertà e all’integrità, che mai accetterà i rigori e le richieste di una cultura morta o eccessivamente civilizzante”. La raccolta delle ossa prende qui forma dal connubio di materiali decisamente poco aulici e di natura di primo acchito persino discordante, quali terra, olio per il motore delle automobili, vernice, corteccia, gesso e cera, ma che invece, al di là di ogni aspettativa, non solo si amalgamano, ma le consentono di ottenere incredibili risultati di armonia, trasparenza e fluidità.
È un invito a dare libero sfogo a ciò che alberga nel sottosuolo, ad avere il coraggio di farlo emergere in superficie, per non “morire psichicamente”.
06
maggio 2004
Paola Bisio. Il fuoco fantastico. Omaggio a Clarissa Pinkola Estés
Dal 06 al 26 maggio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA BIANCA MARIA RIZZI
Milano, Via Molino Delle Armi, 3, (Milano)
Milano, Via Molino Delle Armi, 3, (Milano)
Orario di apertura
11-13/15,30-19,15; chiuso domenica, lunedì mattina
Vernissage
6 Maggio 2004, dalle ore 18 alle 22. Sarà presente l’Artista