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Paola Mongelli – Benin
Quarantacinque immagini in bianco e nero senza tempo, realizzate in pellicola Kodak T-MAX stampate tramite tradizionali procedimenti di camera oscura su carte accuratamente scelte, più trattamenti manuali per sottrazione con ferri-cianuro di potassio, diventano esemplari unici non riprodicibili.
Comunicato stampa
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Paola Mongelli visita il sud del Benin, Africa Occidentale, nel 2005 spinta dal desiderio personale di avvicinarsi alle sue tradizioni ed in particolare approfondire la conoscenza delle sue danze, che pratica per passione da qualche tempo. Accompagnata da Paola Fatima Casetta, danzatrice e profonda conoscitrice della cultura di questo paese, riesce a vivere a stretto contatto con la gente del posto, godendo del privilegio di condividere con loro momenti di quotidianità.
Il frutto artistico di questa esperienza è la serie di quarantacinque immagini in bianco e nero che la VisionQuesT gallery presenterà martedì 11 gennaio 2011 dalle 18:30.
Le riprese sono state effettuate nelle città di Cotonou, Abomey, Ouidah, e Porto Novo, nella regione del Mono e nei villaggi di Ganvié e dintorni, nell’arco di un mese e mezzo. Realizzate con pellicola Kodak T-MAX 100 – 400, stampate tramite tradizionali procedimenti di camera oscura su carte fotografiche accuratamente scelte, più trattamenti manuali per sottrazione con ferri-cianuro di potassio, queste immagini di piccolo formato, di un bianco e nero caldo e dalle atmosfere quasi senza tempo, diventano esemplari unici, non riproducibili.
Subito dopo l’emozione, la bellezza, la spesso geniale composizione, l’equilibrio fra luce ed ombra delle scene e dei ritratti, ci si accorge che vi è qualcosa di ancora più prezioso: un meticoloso, intervento a stampa ultimata. Questo sapiente intervento sulla luce e le ombre dei dettagli, esalta i movimenti, i gesti riprodotti in ogni immagine e, quasi contemporaneamente li riconduce alla ricomposizione dell’ immagine stessa. Questo sicuramente non è solo Paola Mongelli che sottolinea la sua necessità di entrare in relazione con la propria dimensione interiore e con quella dei suoi soggetti, ma il desiderio di rivivere, attraverso questi procedimenti di stampa, il rapimento dello sguardo.
Scrive Egi Volterrani nel testo che accompagna la mostra:
Un'artificiosità molto particolare caratterizza con sensibili effetti emozionali le stampe fotografiche di Paola Mongelli, ma non è la prima osservazione che si fa di fronte alle sue immagini. Queste, infatti, pur apparendo uniformate da quell'artificio che si tarda a scoprire come determinante, si presentano per molti aspetti eclettiche e tra loro eterogenee, anche se, magari con qualche ironia, dell'Africa ripropongono spesso soggetti anche consueti e stereotipi. Per indicarne qualche esempio, si consideri la foto della piccola folla di bambini che si affaccia al cancello aperto al centro di un muro “sordo”, o quella dove un gruppo di ragazzini corre incontro alla camera fotografica, oppure dove vediamo l'accostamento, apparentemente casuale, di persone in un ambito generico, più o meno urbano.
Alcune immagini risultano molto gradevoli, perché è bello il soggetto e geniale lo scatto fotografico. È il caso dei due operai che trasportano su un motorino un cancello trasparente di ferro battuto o quello della imponente danzatrice che indossa un abito confezionato con un tessuto che riporta stampati a grandi lettere i nomi delle isole che tutti ricordano come i luoghi della danza: Hawaï, Honolulu, Borneo, Taìti, eccetera. In questa immagine è fissato il movimento della donna nel suo slancio vivace.
I cinque bambini che mostrano il pallone da foot-ball sono sorprendentemente “in posa”.
Ma guardando attentamente una foto (per tutte), ci si rende conto del prezioso lavoro applicato dall'Autrice su ogni immagine, intervenendo molto sapientemente nella fase di stampa. Esaminiamo allora, per esempio, la fotografia che riprende una mamma al mercato, con il bambino in braccio. A fuoco è soltanto la figura della mamma: il mercato, di sfondo, è giustamente sfocato. Un forte bianco ricavato sulla carta scontorna il profilo della parte bassa del viso della donna, e un braccialettino, reso brillante, riporta il braccio del bambino a fare parte dell'immagine centrale, messa a fuoco.
È inutile riproporsi questo tipo di esame per le altre fotografie. Lo stesso discorso vale per tutte: un intervento sapiente, equilibrato e paziente si ripropone in ognuna e si accompagna con l'attenta scelta della carta, dove la stampa, generalmente morbida, può far pensare alle riproduzioni in bistro.
Il risultato complessivo è di gradevolissima eleganza, dove il gioco degli effetti ricercati tende a scomparire nella figurazione generale, per ripresentarsi nel momento dell'attenzione ai dettagli. Si guardi l'effetto del fumo che esce dalla marmitta del motorino che trasporta il cancello.
Biografie
Paola Mongelli vive e lavora a Torino.
Diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti. Intraprende sin da principio una personale ricerca attraverso il mezzo fotografico, servendosi di un bianco e nero ottenuto con procedimenti analogici e riservando particolare attenzione all’aspetto materico delle immagini, di cui cura personalmente la stampa in tirature limitate o spesso uniche .
Ritrae una realtà caricata di valori affettivi ed emozionali, con la quale intrattiene un dialogo fatto di empatia, contemplazione, di riflessioni sulla condizione umana che prendono spunto dalle corrispondenze tra l’essere, la natura e i suoi elementi, in una dimensione in cui l’esplorazione di sé e l’osservazione del mondo finiscono per sovrapporsi. Prendendo le mosse da un’indagine sui temi del vuoto e dell’assenza, la ricerca spazia dal ritratto alle immagini di natura, alle foto di viaggio, per approcciare di recente il tema delle radici e della famiglia.
Ha al suo attivo varie mostre personali e collettive e le sue opere fanno parte di diverse collezioni private e fondazioni e attualmente collabora con la galleria VisionQuesT di Genova.
Si occupa da un paio d’anni di formazione in ambito universitario e privato, conducendo laboratori al fine di promuovere il confronto e la riflessione sul tema della visione in rapporto alla rappresentazione fotografica.
Egi Volterrani, architetto, traduttore, scenografo e intellettuale italiano. Presidente del Teatro Stabile di Torino dal 1975 al 1984, è anche pittore, incisore, scrittore e grafico. Ha collaborato e ancora collabora con riviste d'arte, di architettura e di letteratura e con diversi quotidiani. Nel 1983 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione e dal 1987 al 1994 del Consiglio di Presidenza della Camera di Commercio Italo-Araba in Italia. Dal 1985 al 2000 è stato presidente del centro culturale italo-arabo Dar al Hikma. Dal 1986 è presidente dell'associazione culturale internazionale Le nuove muse. Con queste associazioni ha realizzato festival di cinema (cinema africano, cinema arabo, cinema della Nuova Zelanda), di musica (musica dell'Africa Mediterranea, Raï di Orano), di teatro in diverse città italiane (Torino, Milano, Napoli, Roma, Messina) con compagnie provenienti dal Congo, dall'Angola, dal Malawi, dal Madagascar, dalla Nigeria, dalla Tunisia. Ha anche organizzato importanti esposizioni degli editori africani al Salone del libro di Torino nel 1989, dei fondi fotografici sull'Africa della Biblioteca reale di Torino nel 1990, del giocattolo africano al Centro gioco educativo di Milano nel 1992, dei fotografi del Maghreb nel quadro della Biennale di Torino Fotografia del 1994. Nel 2006 ha costituito, con alcuni amici, la casa editrice internazionale "Le nuove muse", della quale è direttore editoriale e per la quale ha curato diverse pubblicazioni.
Il frutto artistico di questa esperienza è la serie di quarantacinque immagini in bianco e nero che la VisionQuesT gallery presenterà martedì 11 gennaio 2011 dalle 18:30.
Le riprese sono state effettuate nelle città di Cotonou, Abomey, Ouidah, e Porto Novo, nella regione del Mono e nei villaggi di Ganvié e dintorni, nell’arco di un mese e mezzo. Realizzate con pellicola Kodak T-MAX 100 – 400, stampate tramite tradizionali procedimenti di camera oscura su carte fotografiche accuratamente scelte, più trattamenti manuali per sottrazione con ferri-cianuro di potassio, queste immagini di piccolo formato, di un bianco e nero caldo e dalle atmosfere quasi senza tempo, diventano esemplari unici, non riproducibili.
Subito dopo l’emozione, la bellezza, la spesso geniale composizione, l’equilibrio fra luce ed ombra delle scene e dei ritratti, ci si accorge che vi è qualcosa di ancora più prezioso: un meticoloso, intervento a stampa ultimata. Questo sapiente intervento sulla luce e le ombre dei dettagli, esalta i movimenti, i gesti riprodotti in ogni immagine e, quasi contemporaneamente li riconduce alla ricomposizione dell’ immagine stessa. Questo sicuramente non è solo Paola Mongelli che sottolinea la sua necessità di entrare in relazione con la propria dimensione interiore e con quella dei suoi soggetti, ma il desiderio di rivivere, attraverso questi procedimenti di stampa, il rapimento dello sguardo.
Scrive Egi Volterrani nel testo che accompagna la mostra:
Un'artificiosità molto particolare caratterizza con sensibili effetti emozionali le stampe fotografiche di Paola Mongelli, ma non è la prima osservazione che si fa di fronte alle sue immagini. Queste, infatti, pur apparendo uniformate da quell'artificio che si tarda a scoprire come determinante, si presentano per molti aspetti eclettiche e tra loro eterogenee, anche se, magari con qualche ironia, dell'Africa ripropongono spesso soggetti anche consueti e stereotipi. Per indicarne qualche esempio, si consideri la foto della piccola folla di bambini che si affaccia al cancello aperto al centro di un muro “sordo”, o quella dove un gruppo di ragazzini corre incontro alla camera fotografica, oppure dove vediamo l'accostamento, apparentemente casuale, di persone in un ambito generico, più o meno urbano.
Alcune immagini risultano molto gradevoli, perché è bello il soggetto e geniale lo scatto fotografico. È il caso dei due operai che trasportano su un motorino un cancello trasparente di ferro battuto o quello della imponente danzatrice che indossa un abito confezionato con un tessuto che riporta stampati a grandi lettere i nomi delle isole che tutti ricordano come i luoghi della danza: Hawaï, Honolulu, Borneo, Taìti, eccetera. In questa immagine è fissato il movimento della donna nel suo slancio vivace.
I cinque bambini che mostrano il pallone da foot-ball sono sorprendentemente “in posa”.
Ma guardando attentamente una foto (per tutte), ci si rende conto del prezioso lavoro applicato dall'Autrice su ogni immagine, intervenendo molto sapientemente nella fase di stampa. Esaminiamo allora, per esempio, la fotografia che riprende una mamma al mercato, con il bambino in braccio. A fuoco è soltanto la figura della mamma: il mercato, di sfondo, è giustamente sfocato. Un forte bianco ricavato sulla carta scontorna il profilo della parte bassa del viso della donna, e un braccialettino, reso brillante, riporta il braccio del bambino a fare parte dell'immagine centrale, messa a fuoco.
È inutile riproporsi questo tipo di esame per le altre fotografie. Lo stesso discorso vale per tutte: un intervento sapiente, equilibrato e paziente si ripropone in ognuna e si accompagna con l'attenta scelta della carta, dove la stampa, generalmente morbida, può far pensare alle riproduzioni in bistro.
Il risultato complessivo è di gradevolissima eleganza, dove il gioco degli effetti ricercati tende a scomparire nella figurazione generale, per ripresentarsi nel momento dell'attenzione ai dettagli. Si guardi l'effetto del fumo che esce dalla marmitta del motorino che trasporta il cancello.
Biografie
Paola Mongelli vive e lavora a Torino.
Diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti. Intraprende sin da principio una personale ricerca attraverso il mezzo fotografico, servendosi di un bianco e nero ottenuto con procedimenti analogici e riservando particolare attenzione all’aspetto materico delle immagini, di cui cura personalmente la stampa in tirature limitate o spesso uniche .
Ritrae una realtà caricata di valori affettivi ed emozionali, con la quale intrattiene un dialogo fatto di empatia, contemplazione, di riflessioni sulla condizione umana che prendono spunto dalle corrispondenze tra l’essere, la natura e i suoi elementi, in una dimensione in cui l’esplorazione di sé e l’osservazione del mondo finiscono per sovrapporsi. Prendendo le mosse da un’indagine sui temi del vuoto e dell’assenza, la ricerca spazia dal ritratto alle immagini di natura, alle foto di viaggio, per approcciare di recente il tema delle radici e della famiglia.
Ha al suo attivo varie mostre personali e collettive e le sue opere fanno parte di diverse collezioni private e fondazioni e attualmente collabora con la galleria VisionQuesT di Genova.
Si occupa da un paio d’anni di formazione in ambito universitario e privato, conducendo laboratori al fine di promuovere il confronto e la riflessione sul tema della visione in rapporto alla rappresentazione fotografica.
Egi Volterrani, architetto, traduttore, scenografo e intellettuale italiano. Presidente del Teatro Stabile di Torino dal 1975 al 1984, è anche pittore, incisore, scrittore e grafico. Ha collaborato e ancora collabora con riviste d'arte, di architettura e di letteratura e con diversi quotidiani. Nel 1983 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione e dal 1987 al 1994 del Consiglio di Presidenza della Camera di Commercio Italo-Araba in Italia. Dal 1985 al 2000 è stato presidente del centro culturale italo-arabo Dar al Hikma. Dal 1986 è presidente dell'associazione culturale internazionale Le nuove muse. Con queste associazioni ha realizzato festival di cinema (cinema africano, cinema arabo, cinema della Nuova Zelanda), di musica (musica dell'Africa Mediterranea, Raï di Orano), di teatro in diverse città italiane (Torino, Milano, Napoli, Roma, Messina) con compagnie provenienti dal Congo, dall'Angola, dal Malawi, dal Madagascar, dalla Nigeria, dalla Tunisia. Ha anche organizzato importanti esposizioni degli editori africani al Salone del libro di Torino nel 1989, dei fondi fotografici sull'Africa della Biblioteca reale di Torino nel 1990, del giocattolo africano al Centro gioco educativo di Milano nel 1992, dei fotografi del Maghreb nel quadro della Biennale di Torino Fotografia del 1994. Nel 2006 ha costituito, con alcuni amici, la casa editrice internazionale "Le nuove muse", della quale è direttore editoriale e per la quale ha curato diverse pubblicazioni.
11
gennaio 2011
Paola Mongelli – Benin
Dall'undici gennaio al 19 febbraio 2011
fotografia
Location
VISION QUEST
Genova, Piazza Invrea, 4r, (Genova)
Genova, Piazza Invrea, 4r, (Genova)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 15.30 - 19.30 e su appuntamento
Vernissage
11 Gennaio 2011, ore 18.30
Autore