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Paola Paganelli – Mia cara
Osservando da vicino questi evanescenti fantasmi che si sono incarnati in volatili manichini, quelli che a prima vista sembravano veli di botticelliana memoria si rivelano essere sottili ritagli di reti metalliche
Comunicato stampa
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Venerdì 4 luglio alle ore 19 inaugura la mostra di Paola Paganelli dal titolo “Mia cara,” presso la Rocca di Cento (Ferrara), a cura di Maria Livia Brunelli. In mostra una ventina di opere in ferro intessute con infinita pazienza dall’artista. Come scrive la curatrice nel testo di presentazione della mostra, “la prima impressione che ci giunge da queste opere di Paola Paganelli è quella di morbidi tulle che fluttuano al vento. Niente di più ingannevole. Apparentemente eteree e inconsistenti, sono invece realizzate interamente in ferro. Di ferro è la loro ossatura, di ferro i loro vestimenti.
Così, osservando da vicino questi evanescenti fantasmi che si sono incarnati in volatili manichini, quelli che a prima vista sembravano veli di botticelliana memoria si rivelano essere sottili ritagli di reti metalliche. E dove la tramatura si fa più rada, è stata la stessa artista a intesserle, con infinita pazienza, avvalendosi di ferri da maglia. Un lavoro certosino, lunghissimo, che ha richiesto quattro anni di lavoro.
Eppure, sostiene l’artista, non è tanto l’impressionante manualità che sottende a queste “reti” che deve attirare l’attenzione dello spettatore, quanto il significato stesso del concetto di “rete”. Rete come insieme di trame, come continua ricerca di intessere rapporti, di “cucire” contatti con gli altri. Il titolo stesso di questa mostra è un invito al dialogo, l’inizio di una lettera rivolta a un ipotetico “tu” femminile: “Mia cara,”.
Esemplificativa, in questo senso, quella che l’artista considera l’opera-chiave della mostra, la Donna senza una scarpa. E’ un’opera che racchiude il senso di tutte le relazioni, perché rappresenta una donna che è madre, quindi quella figura femminile da cui ogni essere umano ha origine. Ma, come tante mamme, è combattuta tra il desiderio di “stare”, di assolvere ai propri compiti di moglie e di madre, e quello di “andare”, di fuggire. Desiderio però impedito dal fatto che le manca una scarpetta, una bellissima scarpetta dorata, finita, guarda caso, in una gabbietta per uccelli.
Altrettanto emblematica è la Donna con lo strascico, una figura ibrida che lascia a chi la guarda la possibilità di decidere se immaginarla ancora intrappolata oppure ormai emancipata da quella “rete che ci stringe”, da quel “male di vivere” di montaliana memoria che impedisce talvolta agli angeli di indossare...le scarpette dorate”.
Così, osservando da vicino questi evanescenti fantasmi che si sono incarnati in volatili manichini, quelli che a prima vista sembravano veli di botticelliana memoria si rivelano essere sottili ritagli di reti metalliche. E dove la tramatura si fa più rada, è stata la stessa artista a intesserle, con infinita pazienza, avvalendosi di ferri da maglia. Un lavoro certosino, lunghissimo, che ha richiesto quattro anni di lavoro.
Eppure, sostiene l’artista, non è tanto l’impressionante manualità che sottende a queste “reti” che deve attirare l’attenzione dello spettatore, quanto il significato stesso del concetto di “rete”. Rete come insieme di trame, come continua ricerca di intessere rapporti, di “cucire” contatti con gli altri. Il titolo stesso di questa mostra è un invito al dialogo, l’inizio di una lettera rivolta a un ipotetico “tu” femminile: “Mia cara,”.
Esemplificativa, in questo senso, quella che l’artista considera l’opera-chiave della mostra, la Donna senza una scarpa. E’ un’opera che racchiude il senso di tutte le relazioni, perché rappresenta una donna che è madre, quindi quella figura femminile da cui ogni essere umano ha origine. Ma, come tante mamme, è combattuta tra il desiderio di “stare”, di assolvere ai propri compiti di moglie e di madre, e quello di “andare”, di fuggire. Desiderio però impedito dal fatto che le manca una scarpetta, una bellissima scarpetta dorata, finita, guarda caso, in una gabbietta per uccelli.
Altrettanto emblematica è la Donna con lo strascico, una figura ibrida che lascia a chi la guarda la possibilità di decidere se immaginarla ancora intrappolata oppure ormai emancipata da quella “rete che ci stringe”, da quel “male di vivere” di montaliana memoria che impedisce talvolta agli angeli di indossare...le scarpette dorate”.
04
luglio 2008
Paola Paganelli – Mia cara
Dal 04 luglio al 31 agosto 2008
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
CASTELLO DELLA ROCCA
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Orario di apertura
mercoledi e venerdi 21/24, sabato e domenica 16/19.30 e 21/24
Vernissage
4 Luglio 2008, ore 19
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