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Paola Pappalardo – L’umano e il selvaggio
Nelle opere dell’Artista la commistione tra umano e selvaggio è vista soprattutto come possibilità positiva e generatrice.
Comunicato stampa
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S’inaugura sabato 26 settembre 2015 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “L’umano e il selvaggio” di Paola Pappalardo a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 10 ottobre 2015 con orario 15:30 – 19:00 dal martedì al sabato.
Il Selvaggio e l’Umano. Una riproposizione della secolare dicotomia tra Natura e Cultura, dove questa “Cultura” con la C maiuscola rappresenta la spiritualità e la ragione, mentre la Natura è quell’impostazione istintuale che resta al di là dei costrutti sociali. Non il buon senso contro l’immaginazione, come avveniva tra Don Chisciotte e il suo fidato Sancho. Qui è chiaro che, tanto in una visione come nell’altra, l’individuo continua a lottare contro mostri, mulini e giganti. C’è qualcosa di Francisco Goya e di quel sonno che genera incubi, ma più ancora ritroviamo l’inquietudine degli sfondi di Edvard Munch o le sagome di alberi dardeggianti di Vincent Van Gogh. Scompaiono i riferimenti ai colori reali, non si distinguono più le forme. Tutto è trasportato su un piano puramente emozionale che spinge l’artista a esprimersi attraverso il dinamismo delle linee discendenti e delle curve. Siamo in una fase dell’Espressionismo Astratto che prelude al Pop, ossia ci troviamo di fronte alla creazione di un immaginario personale in cui l’elemento naturale prende vita, si antropomorfizza assumendo nuove forme e valenze emozionali. Le opere evocano un senso di misteriosa fascinazione poiché la commistione di umano e selvaggio è interpretata soprattutto come possibilità positiva e generatrice. La frammentazione indefinita rimarca il fluire di energie arcaiche e primigenie tra le due realtà e rivela una forte componente psicologica, è, infatti, su questo piano interiore che va ricercato il motivo della differenza cromatica riscontrabile nelle opere di Paola Pappalardo: in entrambe le declinazioni, la luminosità vince sulle ombre, ma mentre nel caso dell’anima le tinte sono leggere ed eteree – con ariosi cenni d’azzurro nel giallo dorato come raggi di sole – per il lato brutale si ha una sorta di ebollizione, un’eruzione vulcanica o uno sguardo che sembra minacciare lo spettatore. La scultura, invece, sembra rappresentare maggiormente il carattere metamorfico di questo dualismo, in cui le forme si avvolgono e si mescolano, assumendo, a seconda della prospettiva, connotazioni diverse o ambivalenti.
Il Selvaggio e l’Umano. Una riproposizione della secolare dicotomia tra Natura e Cultura, dove questa “Cultura” con la C maiuscola rappresenta la spiritualità e la ragione, mentre la Natura è quell’impostazione istintuale che resta al di là dei costrutti sociali. Non il buon senso contro l’immaginazione, come avveniva tra Don Chisciotte e il suo fidato Sancho. Qui è chiaro che, tanto in una visione come nell’altra, l’individuo continua a lottare contro mostri, mulini e giganti. C’è qualcosa di Francisco Goya e di quel sonno che genera incubi, ma più ancora ritroviamo l’inquietudine degli sfondi di Edvard Munch o le sagome di alberi dardeggianti di Vincent Van Gogh. Scompaiono i riferimenti ai colori reali, non si distinguono più le forme. Tutto è trasportato su un piano puramente emozionale che spinge l’artista a esprimersi attraverso il dinamismo delle linee discendenti e delle curve. Siamo in una fase dell’Espressionismo Astratto che prelude al Pop, ossia ci troviamo di fronte alla creazione di un immaginario personale in cui l’elemento naturale prende vita, si antropomorfizza assumendo nuove forme e valenze emozionali. Le opere evocano un senso di misteriosa fascinazione poiché la commistione di umano e selvaggio è interpretata soprattutto come possibilità positiva e generatrice. La frammentazione indefinita rimarca il fluire di energie arcaiche e primigenie tra le due realtà e rivela una forte componente psicologica, è, infatti, su questo piano interiore che va ricercato il motivo della differenza cromatica riscontrabile nelle opere di Paola Pappalardo: in entrambe le declinazioni, la luminosità vince sulle ombre, ma mentre nel caso dell’anima le tinte sono leggere ed eteree – con ariosi cenni d’azzurro nel giallo dorato come raggi di sole – per il lato brutale si ha una sorta di ebollizione, un’eruzione vulcanica o uno sguardo che sembra minacciare lo spettatore. La scultura, invece, sembra rappresentare maggiormente il carattere metamorfico di questo dualismo, in cui le forme si avvolgono e si mescolano, assumendo, a seconda della prospettiva, connotazioni diverse o ambivalenti.
26
settembre 2015
Paola Pappalardo – L’umano e il selvaggio
Dal 26 settembre al 10 ottobre 2015
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.30-19
Vernissage
26 Settembre 2015, ore 17.00
Autore
Curatore