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Paolo Adamoli – Io è l’altro
La natura multipla dell’umano – Partendo dall’assunto leonardesco che l’arte è cosa mentale, Paolo Adamoli, giovane artista che emerge da questo incontro così vivo e vero, cui umanità e arte diventano tutt’uno, chiedendosi sovente
Comunicato stampa
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La natura multipla dell'umano - Partendo dall'assunto leonardesco che l'arte è cosa mentale, PAOLO ADAMOLI, giovane artista che emerge da questo incontro così vivo e vero, cui umanitàe arte diventano tutt'uno, chiedendosi sovente . Le sue immagini sono lerisultanze di questo incontro. Un dipinto che è un atto inseparabile dalla biografia dell'artista, è un momento nell'incredibile miscuglio della sua vita. Sia che il dipinto significhi i minuti reali trascorsi sulla tela, che l'intera durata di un lucido dramma condotto nel linguaggio del sogno, sostenuto dai suggestivi archetipi dell'inconscio. Proprio in questo modo , con questo spirito, nella stessa sostanzametafisica dell'esistenza dell'artista. Tra fisionomia e fisiognomonia, nelle loro qualità, i personaggi di Paolo Adamoli nascono, guardandosi dentro, guardandosi attorno. Sono i figli del pensiero che guida la mano, nascono dall'incontro di linee piani. E subito si pone in ascolto della loro voce.
Come un buon artigiano Paolo chiede dettagli dell'opera che deve fare, per sé e per la nuova Personale di pittura 2009. Ho registrato nella memoria una specie di assalto all'estremo confine dell'avventura tensiva, tra fantasia e poesia del colore, senza nessun scardinamento dei sensi, senza nessun antagonismo tra pittura mentale e il luogo comunitario in cui si è gli altri.E lo registra nella scrittura compositiva, pur sapendo che lui non ama e non vuole improvvisazioni di pratiche psico-analitiche. senza esagerare. Però la tentazione è stata forte, quella di rapirgli l'anima, di respirare la sua alterità, con l'intento di compartecipare alle sue essenze interiori. Ed un certo suo modo di essere consapevole, nell'attualità creativa, soggetto ad una disciplina essenziale autonoma, per diventare maestri del cavalletto. Che l' io si affratelli con gli altri, bensì più radicalmente che < è > già l'altro. Perché i primi maestri abitano l'inconscio. Di Paolo Adamoli c'è da giudicare qualcosa ? Me lo sono chiesto, di fronte a una giovane promessa della pittura nazionale, andando a tentoni sul foglio degli appunti, nelle nostre lunghe conversazioni. Un mito giovane, ma è già un mito mite che ascolta con paziente sorpresa quanto contano le sue opere e il consenso attorno ad esse. Può darsi che la memoria di questo giovane talento, che sta dentro di lui, se la porti come un pozzo da cui attingere l'acqua suggestiva delle voci che lo chiamano. Che usi un rapporto con esse, suggeritori, anche di verità illusorie in primo piano, più che con le cose, l'impegno, il limite della conoscenza, nel percorso che compie con gli < altri >. Quali strumenti di visione interna, ovvero di esperienze di lettura trans-visonista, che ha che vedere con il sogno, e l'inconscio : < Io, gli altri dentro di me >. Si prendono per come sono, che abbiano un ghigno, un sorriso. L'artista non tenta di cambiare la fisionomia, ne coglie la visione e la trascrizione dell'inconscio, nella loro liberazione e disvelamento dell' io interiore, profonda natura multipla, intersoggettive entità che abitano le estreme profondità portate al piano. E ciò che dovrebbe essere univoco è multiplo : io è l'altro, proprio dell'arte di ricerca, in cui ciò che dovrebbe essere allusivo è duale, delusivo; ciò che dovrebbe essere profondità riportata al piano, non è ne profondità ne piano. E ora, nelle sue tele più recenti, capita che sia qualcosa di antropomorfo, legato al mito delle metamorfosi ancestrali, riaffiorante racconta ora l'angoscia dell'uomo, la sua sofferenza interna, il suo rapporto di una natura abusata. Ma ne accetta il suggerimento fisiognomonico con quell'espressione di superficie, un po' deliquescente; quasi come emulsione affiorante nel latte quei suoi personaggi avranno di certo una loro realtà da raccontare e da raccontarsi. L'artista d'azione, come Noland e come lo furono Ernest, Kandiskij e Picasso, non produce oggetti ma eventi. Per Paolo sono come gli eventi della vita che si possono interpretare in molti modi. Un'arte che fornisce modelli comportamentali nello spazio reale dell'esistenza, come insisteva Rosemberg, l'arte è diventata tutt'uno con l'artista.
ALFREDO PASOLINO
critico internazionale e storico dell'arte
( giugno 2009
Come un buon artigiano Paolo chiede dettagli dell'opera che deve fare, per sé e per la nuova Personale di pittura 2009. Ho registrato nella memoria una specie di assalto all'estremo confine dell'avventura tensiva, tra fantasia e poesia del colore, senza nessun scardinamento dei sensi, senza nessun antagonismo tra pittura mentale e il luogo comunitario in cui si è gli altri.E lo registra nella scrittura compositiva, pur sapendo che lui non ama e non vuole improvvisazioni di pratiche psico-analitiche. senza esagerare. Però la tentazione è stata forte, quella di rapirgli l'anima, di respirare la sua alterità, con l'intento di compartecipare alle sue essenze interiori. Ed un certo suo modo di essere consapevole, nell'attualità creativa, soggetto ad una disciplina essenziale autonoma, per diventare maestri del cavalletto. Che l' io si affratelli con gli altri, bensì più radicalmente che < è > già l'altro. Perché i primi maestri abitano l'inconscio. Di Paolo Adamoli c'è da giudicare qualcosa ? Me lo sono chiesto, di fronte a una giovane promessa della pittura nazionale, andando a tentoni sul foglio degli appunti, nelle nostre lunghe conversazioni. Un mito giovane, ma è già un mito mite che ascolta con paziente sorpresa quanto contano le sue opere e il consenso attorno ad esse. Può darsi che la memoria di questo giovane talento, che sta dentro di lui, se la porti come un pozzo da cui attingere l'acqua suggestiva delle voci che lo chiamano. Che usi un rapporto con esse, suggeritori, anche di verità illusorie in primo piano, più che con le cose, l'impegno, il limite della conoscenza, nel percorso che compie con gli < altri >. Quali strumenti di visione interna, ovvero di esperienze di lettura trans-visonista, che ha che vedere con il sogno, e l'inconscio : < Io, gli altri dentro di me >. Si prendono per come sono, che abbiano un ghigno, un sorriso. L'artista non tenta di cambiare la fisionomia, ne coglie la visione e la trascrizione dell'inconscio, nella loro liberazione e disvelamento dell' io interiore, profonda natura multipla, intersoggettive entità che abitano le estreme profondità portate al piano. E ciò che dovrebbe essere univoco è multiplo : io è l'altro, proprio dell'arte di ricerca, in cui ciò che dovrebbe essere allusivo è duale, delusivo; ciò che dovrebbe essere profondità riportata al piano, non è ne profondità ne piano. E ora, nelle sue tele più recenti, capita che
ALFREDO PASOLINO
critico internazionale e storico dell'arte
( giugno 2009
12
agosto 2009
Paolo Adamoli – Io è l’altro
Dal 12 al 31 agosto 2009
arte contemporanea
Location
IMMAGINECOLORE.COM
San Remo, Via Padre Girolamo Saccheri, 31-33, (Imperia)
San Remo, Via Padre Girolamo Saccheri, 31-33, (Imperia)
Orario di apertura
tutti i pomeriggi dal martedì al sabato
Vernissage
12 Agosto 2009, ore 18.00
Autore
Curatore
Fantastico!!!