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Paolo Bielli / Marco Giuseppe Schifano – Pelle
Personale dell’artista Paolo Bielli in occasione della Giornata mondiale della lotta all’aids, installazione ambientale che allestisce uno spazio ‘pericoloso’, disseminato di coltelli, che chiama direttamente in causa lo spettatore
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione della Giornata mondiale della lotta all'aids, la Galleria Monserrato Arte 900 ospita dal 1 al 7 dicembre PELLE, una mostra personale di Paolo Bielli, a cura di Francesco Paolo Del Re e Vincenzo Mazzarella, in collaborazione con Roberta Giulieni, presentando un'installazione dell'artista e un video di Marco Giuseppe Schifano.
Lo spazio della galleria è occupato interamente dall'installazione firmata Bielli. L'artista allestisce uno spazio 'pericoloso' e il visitatore viene introdotto in un ambiente il cui pavimento è ricoperto da una distesa di coltelli, schermati da un foglio di cellophane. La metafora del contagio si fa spazio da abitare, uno spazio non accogliente, inquietante. Il tema del pericolo diventa elemento di lettura prossemica. L'immersione dello spettatore e il suo coinvolgimento diretto in una dinamica fruitiva fortemente polarizzata dal punto di vista dei rapporti di potere diventano metafora dell'intero meccanismo della fruizione artistica: mettono in discussione la dimensione individuale delle paure, in rapportato a una percezione 'universale', culturalmente codificata, della malattia.
L'arte di Bielli non è pacificante, ma problematica. Apre lo spazio di un'esperienza estetica che sceglie la pelle (ovvero l'intera possibilità di interazione dell'umano), e non solo gli occhi, come territorio di negoziazione di sensi e mette in gioco l'invulnerabilità dello spettatore, che si ritrova a misurarsi faccia a faccia, pelle a pelle, con le sue paure, amplificate dall'arte, spinta fino alla soglia critica della rottura della convenzione, dell'illusione, della finzione. L'installazione fa leva sulle paure profonde dell'essere umano, attraverso un linguaggio artistico non neutro, ma profondamente situato all'interno di un sentire contemporaneo: lo specifico punto di vista gay dell'artista riesce, in virtù di un coinvolgimento totale del pubblico nell'opera d'arte, a farsi messaggio universale sulla fragilità umana, sulla solitudine del vuoto d'amore, dell'ignoranza e del pregiudizio. L'installazione di Bielli lavora sul tema della pelle e del contatto nel tentativo di sfatare gli stereotipi sull'hiv e promuovere, attraverso l'arte, una riflessione sull'importanza dell'informazione e della prevenzione, in particolare attraverso l'uso del preservativo, unico rimedio sicuro per fermare la diffusione del virus.
La soglia della galleria ospita inoltre una videoinstallazione realizzata da Paolo Bielli con la regia del giovane videomaker Marco Giuseppe Schifano, figlio del pittore venuto a mancare nel 1998. La porta d'ingresso conduce, in una trasposizione metalinguistica, all'interno del video, facendosi schermo. Il video è in questo caso espressione di un secondo canale di ricerca portato avanti con costanza da Bielli: quello del lavoro performativo su e con il suo stesso corpo. Nella narrazione audiovisiva la tematica del contagio e della malattia sessualmente trasmessa si fa più esplicita: il corpo nudo dell'artista dorme in un letto ricoperto di coltelli, in un'atmosfera carica di sensualità e senso di pericolo. Lo spazio del pericolo è lo spazio di una prossimità, ma anche la vertigine di un'assenza, il ricordo di chi la malattia ci ha strappato, il vuoto di un amore che si capovolge nel suo contrario.
Lo spazio della galleria è occupato interamente dall'installazione firmata Bielli. L'artista allestisce uno spazio 'pericoloso' e il visitatore viene introdotto in un ambiente il cui pavimento è ricoperto da una distesa di coltelli, schermati da un foglio di cellophane. La metafora del contagio si fa spazio da abitare, uno spazio non accogliente, inquietante. Il tema del pericolo diventa elemento di lettura prossemica. L'immersione dello spettatore e il suo coinvolgimento diretto in una dinamica fruitiva fortemente polarizzata dal punto di vista dei rapporti di potere diventano metafora dell'intero meccanismo della fruizione artistica: mettono in discussione la dimensione individuale delle paure, in rapportato a una percezione 'universale', culturalmente codificata, della malattia.
L'arte di Bielli non è pacificante, ma problematica. Apre lo spazio di un'esperienza estetica che sceglie la pelle (ovvero l'intera possibilità di interazione dell'umano), e non solo gli occhi, come territorio di negoziazione di sensi e mette in gioco l'invulnerabilità dello spettatore, che si ritrova a misurarsi faccia a faccia, pelle a pelle, con le sue paure, amplificate dall'arte, spinta fino alla soglia critica della rottura della convenzione, dell'illusione, della finzione. L'installazione fa leva sulle paure profonde dell'essere umano, attraverso un linguaggio artistico non neutro, ma profondamente situato all'interno di un sentire contemporaneo: lo specifico punto di vista gay dell'artista riesce, in virtù di un coinvolgimento totale del pubblico nell'opera d'arte, a farsi messaggio universale sulla fragilità umana, sulla solitudine del vuoto d'amore, dell'ignoranza e del pregiudizio. L'installazione di Bielli lavora sul tema della pelle e del contatto nel tentativo di sfatare gli stereotipi sull'hiv e promuovere, attraverso l'arte, una riflessione sull'importanza dell'informazione e della prevenzione, in particolare attraverso l'uso del preservativo, unico rimedio sicuro per fermare la diffusione del virus.
La soglia della galleria ospita inoltre una videoinstallazione realizzata da Paolo Bielli con la regia del giovane videomaker Marco Giuseppe Schifano, figlio del pittore venuto a mancare nel 1998. La porta d'ingresso conduce, in una trasposizione metalinguistica, all'interno del video, facendosi schermo. Il video è in questo caso espressione di un secondo canale di ricerca portato avanti con costanza da Bielli: quello del lavoro performativo su e con il suo stesso corpo. Nella narrazione audiovisiva la tematica del contagio e della malattia sessualmente trasmessa si fa più esplicita: il corpo nudo dell'artista dorme in un letto ricoperto di coltelli, in un'atmosfera carica di sensualità e senso di pericolo. Lo spazio del pericolo è lo spazio di una prossimità, ma anche la vertigine di un'assenza, il ricordo di chi la malattia ci ha strappato, il vuoto di un amore che si capovolge nel suo contrario.
01
dicembre 2007
Paolo Bielli / Marco Giuseppe Schifano – Pelle
Dal primo al 07 dicembre 2007
Location
MONSERRATOARTE900
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 16.00 - 19.30
Vernissage
1 Dicembre 2007, ore 19.00
Autore
Curatore