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Paolo D’Espagnet – Travestiti anni settanta
D’Espagnet fissa il punto sulla falsa ingenua trasfigurazione dei soggetti in oggetti della moda “artistica”
Comunicato stampa
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"queste facce scelte con pennello pazientissimo ed investigatore, appartengono a che mondo? Reale o surreale ? adolesceniale o senile? Occidentale o orientale? Provocano altre domande dalle quali mi guardo bene dal rispondere. Abbandonato invece agli istinti, mi metto a danzare."
Cesare Zavattini
La storia di PaoloD'espagnet inizia con gli anni 50 quando lavora come costumista per la realizzazione dei film su Goya e la duchessa d'Alba (con Ava Gardner). I vissuti di Paolo D'espagnet e di Helga (sua compagna/o) sono vite di amicizia e di lavoro, i personaggi partecipati sono Federico Fellini, Mauro Bolognini,Anna Magnani, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Francesco Rosi, Goffredo Petrassi, Antonello Trombadori, Pierpaolo Pasolini. Nei primi anni sessanta con il sopravvento di una rara forma reumatica Paolo si riavvicina alla pittura, realizza più di 500 tele, i suoi committenti ed interlocutori sono personaggi assurdi:, come l'autodefinitasi "mignotta dei bordelli cinesi" ovvero la Duchessa di Windstor moglie di Edoardo IV D'inghilterra oppure "Androgino Facciadamorto” noto protettore di traveste e femminielli del lungoTevere durante l' Amara Vita Romana, o gente come Cesare Zavattini, nostalgico amante di orsi e capostipite della progenie intellettuale di quell'era. Questa serie di ritratti qui esposti di marchette, amici e personaggi popolari (18 di 33 commissionati e mai ritirati a causa dell’espatrio in america dalla famiglia Loren/Ponti) sono realizzate ad olio su legno, la cornice ottagonale è concepita dall'autore come la forma geometrica ideale per la rappresentazione di un volto, Paolo trascura il dettaglio della simbologia, nell'iconografia incompleta, omette particolari di oggetti presumibilmente velati da una luce di superficialità, differentemente dalle raffigurazioni crowleiane, D'Espagnet fissa il punto sulla falsa ingenua trasfigurazione dei soggetti in oggetti della moda "artistica", ottiene artificiali risonanze, solo al crepuscolo del naif Romano, sirene liturgiche di poteri ben più occulti mutileranno la sua ricerca del nero illuminismo, questa serie di ritratti costituiscono un' eccezione ed una parentesi troppo breve, D'Espagnet fissa solo l' attimo della rivelazione, solo il ricordo emotivo che ne segue gli rende bellezza. D'Espagne muore dieci anni fa e ci lascia in eredità un documento preziosissimo, uno spaccato di storia della diversità sessuale, delle transizioni di genere, della prostituzione maschile, di travestitismi e transessualismi molto prima della nascita della cultura gay italiana ‘ufficiale’. La mostra è curata da Klaus Mondrian che è anche proprietario di tutto il lavoro ‘superstite’ di D'Espagnet.
Silvio Orsaia
Cesare Zavattini
La storia di PaoloD'espagnet inizia con gli anni 50 quando lavora come costumista per la realizzazione dei film su Goya e la duchessa d'Alba (con Ava Gardner). I vissuti di Paolo D'espagnet e di Helga (sua compagna/o) sono vite di amicizia e di lavoro, i personaggi partecipati sono Federico Fellini, Mauro Bolognini,Anna Magnani, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Francesco Rosi, Goffredo Petrassi, Antonello Trombadori, Pierpaolo Pasolini. Nei primi anni sessanta con il sopravvento di una rara forma reumatica Paolo si riavvicina alla pittura, realizza più di 500 tele, i suoi committenti ed interlocutori sono personaggi assurdi:, come l'autodefinitasi "mignotta dei bordelli cinesi" ovvero la Duchessa di Windstor moglie di Edoardo IV D'inghilterra oppure "Androgino Facciadamorto” noto protettore di traveste e femminielli del lungoTevere durante l' Amara Vita Romana, o gente come Cesare Zavattini, nostalgico amante di orsi e capostipite della progenie intellettuale di quell'era. Questa serie di ritratti qui esposti di marchette, amici e personaggi popolari (18 di 33 commissionati e mai ritirati a causa dell’espatrio in america dalla famiglia Loren/Ponti) sono realizzate ad olio su legno, la cornice ottagonale è concepita dall'autore come la forma geometrica ideale per la rappresentazione di un volto, Paolo trascura il dettaglio della simbologia, nell'iconografia incompleta, omette particolari di oggetti presumibilmente velati da una luce di superficialità, differentemente dalle raffigurazioni crowleiane, D'Espagnet fissa il punto sulla falsa ingenua trasfigurazione dei soggetti in oggetti della moda "artistica", ottiene artificiali risonanze, solo al crepuscolo del naif Romano, sirene liturgiche di poteri ben più occulti mutileranno la sua ricerca del nero illuminismo, questa serie di ritratti costituiscono un' eccezione ed una parentesi troppo breve, D'Espagnet fissa solo l' attimo della rivelazione, solo il ricordo emotivo che ne segue gli rende bellezza. D'Espagne muore dieci anni fa e ci lascia in eredità un documento preziosissimo, uno spaccato di storia della diversità sessuale, delle transizioni di genere, della prostituzione maschile, di travestitismi e transessualismi molto prima della nascita della cultura gay italiana ‘ufficiale’. La mostra è curata da Klaus Mondrian che è anche proprietario di tutto il lavoro ‘superstite’ di D'Espagnet.
Silvio Orsaia
12
maggio 2007
Paolo D’Espagnet – Travestiti anni settanta
Dal 12 al 26 maggio 2007
arte contemporanea
Location
GENDER ARTHARD CLUB
Roma, Via Faleria, 9, (Roma)
Roma, Via Faleria, 9, (Roma)
Orario di apertura
giov ven e sab dalle 17 alle 21
Vernissage
12 Maggio 2007, ore 17
Autore