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Paolo Gramigni – Gmo free
Undici Dittici Fotografici
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Gli scatti di Paolo Gramigni, che qui potete ammirare, hanno
la pregnanza delle antiche raccolte pomologiche, quelle che
nel '700 e nel '800 servivano per catalogare e studiare frutta
ed ortaggi quando ancora non esistevano macchine fotografiche
e sistemi elettronici di archiviazione.
Oggi quelle raccolte sono esposte nei musei e ci parlano di una
razionalità positivistica che credeva nel valore della ricerca e della
testimonianza e che sapeva trasfigurarla in oggetti affascinanti,
artitstici. Sarebbe invero anacronistico riproporre oggi quelle
tecniche - che si affidavano all'uso della cera o della ceramica -
mentre potremmo utilmente rifarci alla cura e alla meticolosità
con cui quegli scienziati si preoccupavano di raccontare la natura.
Un atteggiamento culturale assai poco praticato nel nostro tempo:
le moderne tecniche di riproduzione digitale invitano in effetti
alla sbrigatività, alla velocità, in fondo alla superficialità.
Invece le immagini che Paolo ci propone danno l'immediata
sensazione di scaturire da un operare attento, paziente,
appassionato. L'uso della luce, che riesce a scolpire quei frutti
con un'evidenza strabiliante, quasi fossero pianeti che ruotano
nello spazio buio, è frutto credo di una sperimentazione profonda
e lunga, di un'attenzione totalmente slow. Ecco perché, come
Fondazione Slow Food per la biodiversità, abbiamo accolto con
piacere l'idea di sostenere e promuovere questo importante lavoro.
E con altrettanto piacere abbiamo accolto l'offerta da parte
di Gramigni di dedicare una parte dei proventi della vendita
delle foto ai progetti della Fondazione medesima. Anche qui
sintonia, legami, prospettive comuni: ci aspettiamo ad esempio
che i prossimi lavori guardino anche al di fuori dell'Italia,
ci propongano con la stessa efficacia frutti dimenticati, biodiversità
minacciata, magari in paesi del sud del mondo.
Piero Sardo
Presidente Fondazione Slow Food per la Biodiversità
Ricerca della qualità, desiderio di bellezza, impegno civile e politico: credo siano queste le costanti del percorso umano e
artistico di Paolo Gramigni. Sono comunque questi i valori messi in campo dalla serie di undici dittici fotografici intitolata
GMO Free, numerati progressivamente da 1 a 11: essi costituiscono l’approdo attuale di una ricerca cominciata tanto tempo
fa attraverso l’uso esclusivo del mezzo fotografico.
Delle qualità e potenzialità della fotografia Paolo Gramigni negli anni ha esplorato e sperimentato ogni procedimento
(dal bianco e nero al colore, dalla presa diretta alla composizione in studio, dall’analogico al digitale), ogni uso (dal reportage
alla pubblicità, dalla documentazione all’interpretazione estetica) e, direi soprattutto, ogni attitudine mentale ad essa
connessa: fotografo, fotografo artista e, infine, artista che usa la fotografia.
Nel rapportarsi al reale l’artista può seguire due logiche differenti, quella pittorica, ossia una traduzione simbolica del reale,
e quella fotografica che attesta la connessione diretta con la cosa: è quest’ultima la logica che guida la ricerca artistica
di Paolo Gramigni negli esiti raggiunti dalle bellissime fotografie in mostra alla BiblioteCaNova di Firenze.
La sua ricerca comincia già con l’individuazione del soggetto, con la scelta accurata del frutto non geneticamente modificato
da ritrarre, con l’“immobilizzazione del tempo” operata in studio attraverso le luci giuste, l’inquadratura giusta, con la
sapienza raggiunta in anni di esperienza, al fine di catturare e restituire in una visione iperreale e straniante tutta la freschezza,
tutta la bellezza, unica e caduca, di una pera, di un limone, di un’albicocca…
Ogni dittico accosta la parte interna e l’involucro esterno del frutto prescelto, diviso a metà come a penetrarne la sostanza:
isolato su un fondo uniforme nero, esso è in luce ma non genera ombre, concentra su di sé lo sguardo, si esibisce ingigantito
nell'ampio formato della stampa. La fotografia ne rivela e ne evidenzia la struttura, la tattilità, i rilievi, gli incavi, le porosità,
la levigatezza, le pelurie, le durezze, il turgore, gli umori, i succhi, le lievi imperfezioni, diversamente impercettibili: sono
frutti coltivati secondo natura, la cui bellezza è unica e irripetibile come la bontà del loro sapore. Le foto di Paolo Gramigni,
infatti, sanno attivare nello spettatore il senso del gusto, ne ravvivano il desiderio di qualità sopito dall’assuefazione ai cibi
transgenici imposta dal mercato. Ecco allora che la bellezza dell’immagine, nell’ invito pressante a una consapevolezza
politica, si fa veicolo di un messaggio etico.
Le immagini di Paolo Gramigni sono "pensose", sono un invito a contemplare, con lenta esplorazione, la natura, l'unicità
e l'universalità delle sue forme, il suo grande dono che non vogliamo perdere: la bellezza.
Giuliana Videtta
la pregnanza delle antiche raccolte pomologiche, quelle che
nel '700 e nel '800 servivano per catalogare e studiare frutta
ed ortaggi quando ancora non esistevano macchine fotografiche
e sistemi elettronici di archiviazione.
Oggi quelle raccolte sono esposte nei musei e ci parlano di una
razionalità positivistica che credeva nel valore della ricerca e della
testimonianza e che sapeva trasfigurarla in oggetti affascinanti,
artitstici. Sarebbe invero anacronistico riproporre oggi quelle
tecniche - che si affidavano all'uso della cera o della ceramica -
mentre potremmo utilmente rifarci alla cura e alla meticolosità
con cui quegli scienziati si preoccupavano di raccontare la natura.
Un atteggiamento culturale assai poco praticato nel nostro tempo:
le moderne tecniche di riproduzione digitale invitano in effetti
alla sbrigatività, alla velocità, in fondo alla superficialità.
Invece le immagini che Paolo ci propone danno l'immediata
sensazione di scaturire da un operare attento, paziente,
appassionato. L'uso della luce, che riesce a scolpire quei frutti
con un'evidenza strabiliante, quasi fossero pianeti che ruotano
nello spazio buio, è frutto credo di una sperimentazione profonda
e lunga, di un'attenzione totalmente slow. Ecco perché, come
Fondazione Slow Food per la biodiversità, abbiamo accolto con
piacere l'idea di sostenere e promuovere questo importante lavoro.
E con altrettanto piacere abbiamo accolto l'offerta da parte
di Gramigni di dedicare una parte dei proventi della vendita
delle foto ai progetti della Fondazione medesima. Anche qui
sintonia, legami, prospettive comuni: ci aspettiamo ad esempio
che i prossimi lavori guardino anche al di fuori dell'Italia,
ci propongano con la stessa efficacia frutti dimenticati, biodiversità
minacciata, magari in paesi del sud del mondo.
Piero Sardo
Presidente Fondazione Slow Food per la Biodiversità
Ricerca della qualità, desiderio di bellezza, impegno civile e politico: credo siano queste le costanti del percorso umano e
artistico di Paolo Gramigni. Sono comunque questi i valori messi in campo dalla serie di undici dittici fotografici intitolata
GMO Free, numerati progressivamente da 1 a 11: essi costituiscono l’approdo attuale di una ricerca cominciata tanto tempo
fa attraverso l’uso esclusivo del mezzo fotografico.
Delle qualità e potenzialità della fotografia Paolo Gramigni negli anni ha esplorato e sperimentato ogni procedimento
(dal bianco e nero al colore, dalla presa diretta alla composizione in studio, dall’analogico al digitale), ogni uso (dal reportage
alla pubblicità, dalla documentazione all’interpretazione estetica) e, direi soprattutto, ogni attitudine mentale ad essa
connessa: fotografo, fotografo artista e, infine, artista che usa la fotografia.
Nel rapportarsi al reale l’artista può seguire due logiche differenti, quella pittorica, ossia una traduzione simbolica del reale,
e quella fotografica che attesta la connessione diretta con la cosa: è quest’ultima la logica che guida la ricerca artistica
di Paolo Gramigni negli esiti raggiunti dalle bellissime fotografie in mostra alla BiblioteCaNova di Firenze.
La sua ricerca comincia già con l’individuazione del soggetto, con la scelta accurata del frutto non geneticamente modificato
da ritrarre, con l’“immobilizzazione del tempo” operata in studio attraverso le luci giuste, l’inquadratura giusta, con la
sapienza raggiunta in anni di esperienza, al fine di catturare e restituire in una visione iperreale e straniante tutta la freschezza,
tutta la bellezza, unica e caduca, di una pera, di un limone, di un’albicocca…
Ogni dittico accosta la parte interna e l’involucro esterno del frutto prescelto, diviso a metà come a penetrarne la sostanza:
isolato su un fondo uniforme nero, esso è in luce ma non genera ombre, concentra su di sé lo sguardo, si esibisce ingigantito
nell'ampio formato della stampa. La fotografia ne rivela e ne evidenzia la struttura, la tattilità, i rilievi, gli incavi, le porosità,
la levigatezza, le pelurie, le durezze, il turgore, gli umori, i succhi, le lievi imperfezioni, diversamente impercettibili: sono
frutti coltivati secondo natura, la cui bellezza è unica e irripetibile come la bontà del loro sapore. Le foto di Paolo Gramigni,
infatti, sanno attivare nello spettatore il senso del gusto, ne ravvivano il desiderio di qualità sopito dall’assuefazione ai cibi
transgenici imposta dal mercato. Ecco allora che la bellezza dell’immagine, nell’ invito pressante a una consapevolezza
politica, si fa veicolo di un messaggio etico.
Le immagini di Paolo Gramigni sono "pensose", sono un invito a contemplare, con lenta esplorazione, la natura, l'unicità
e l'universalità delle sue forme, il suo grande dono che non vogliamo perdere: la bellezza.
Giuliana Videtta
09
dicembre 2010
Paolo Gramigni – Gmo free
Dal 09 dicembre 2010 all'otto gennaio 2011
fotografia
Location
BIBLIOTECA NOVA ISOLOTTO
Firenze, Via Chiusi, 4/3a, (Firenze)
Firenze, Via Chiusi, 4/3a, (Firenze)
Vernissage
9 Dicembre 2010, ore 18,30 alla presenza dell'Assessore all'Ambiente, Stefania Saccardi e della Presidente di Slow Food Toscana, Raffaella Grana
Autore