Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Paolo Gubinelli / Tonino Guerra – Opere su carta
Si apre con la mostra di opere su carta di Paolo Gubinelli e Tonino Guerra il percorso di mostre del 2011 al Cart di Falconara M. (An).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si apre con la mostra di opere su carta di Paolo Gubinelli e Tonino Guerra il percorso di mostre del 2011 al Cart di Falconara M. (An).
Dalla sua inaugurazione, avvenuta nel maggio 2009 ad oggi, il Centro ha ospitato annualmente una serie di significativi eventi espositivi allo scopo di stimolare l’attenzione del più vasto pubblico possibile sulle varie forme dell’arte contemporanea con particolare riguardo agli aspetti già storicizzati: ricordiamo le mostre dedicate a Osvaldo Licini, Andrea Granchi, Sante Monachesi e Fortunato Depero.
La mostra di queste pregiate carte dei due artisti, legati da un sodalizio di amicizia oltreché di poetica interpretazione della quotidianità attraverso gli strumenti dell’arte, apre l’interesse intorno ad una riflessione non usuale sugli esiti dell’espressione artistica dei nostri giorni presentata con la scelta di opere che si distaccano spesso dalla più conosciuta o facile accessibilità consentita dalla pittura vera e propria. I due autori, che oscillano tra astratto e figurativo (anche se in ognuno la forma stilistica non è mai del tutto completamente dichiarata), offrono stimoli sufficientemente avvincenti per un avvicinamento ed un godimento pieno dell’arte.
A questo proposito scrive Luigi Paolo Finizio: “Due artisti, due comuni incontri con la poesia. Vorrei guardare ai loro lavori qui raccolti, lavori di segni e colori, di forme stralunate e tracce danzanti, invertendo il campo di visione con cui il più anziano dei due Tonino Guerra intitolò anni addietro una sua mostra: Con la poesia alle spalle. Vorrei appunto disporre la poesia a fronte, quale prospetto d’orizzonte per entrambi sempre mirante e coinvolgente.
Come ad avere la luce dinanzi non per abbagliare, ma per tenere il campo schiarito, il segno d’immagine terso nei giochi di fantasia e di pura mobilità compositiva. Le opere di Guerra e quelle di Gubinelli raccolgono segni che vagano nello spazio, quello del foglio marezzato di colori o illuminato dal proprio biancore cartaceo. Segni configuranti e segni astratti animati da un comune vento di poesia, di lirica espansione compositiva. Gli oggetti, le figure, gli animali dei disegni acquerellati, dei collage di Guerra appaiono disposti su soglie di evanescenze, di ingenite metamorfosi commutanti e miscelanti le proprie naturali sembianze; le tracce, le imprimiture, i segni grafici di Gubinelli si mostrano votati per propria natura all’indicibile, all’assenza di riconoscibili fisionomie. Eppure in ciascuno dei lavori esposti si è in grado di leggere, di accogliere il senso che li regge, che ne trama il nesso d’immagine.
Questo, come sempre, di contro ad ogni abitudinaria e convenzionale logica discorsiva, è il potere comunicativo della poesia. Guerra, maestro di sceneggiature cinematografiche, ha da sempre affidato ai segni figuranti una sorta di interagente e intercambiabile dialogo in cui le fattezze, le sembianze dei disegni si stringono ed estendono, si isolano e fondono con altri disegni di fattezze e sembianze. La natura e il mondo degli oggetti partecipano di uno stesso divenire in immagine, di un solidale effluvio compositivo. Tutto si dispone al gioco delle fantasie e degli umori, dei pretesti e delle memorie similmente ai colori e alle vaghe disposizioni di una fiaba schagalliana sciolta dai soliti vincoli narrativi di tempo e spazio.
Per Gubinelli l’incedere verso la poesia, lo spunto del racconto come la sceneggiatura del segno restano una scommessa con l’invisibile. Quello possibile ai nostri occhi dall’arte astratta secondo un’altra delle condizioni comunicative che il segno d’immagine affida ai poteri reconditi della poesia. I suoi segni a rilievo, i suoi tratti campiti di colori sono più che un gioco della visione un gioco dello spirito. Per virtù di poesia il senso indicibile della parola può sconfinare nel senso ineffabile dell’immagine. Altri poeti-pittori, Kandinsky, Arp, Michaux , hanno come Gubinelli perseguito le vie della significazione invisibile, le vie dell’immagine assoluta.” (Luigi Paolo Finizio, Sorrento, dicembre 2010)
Paolo Gubinelli. Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura.
Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico - dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.
Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito ceramiche bianche e a colori con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico – poetico.
Tonino Guerra (Antonio all'anagrafe), poeta e sceneggiatore conosciuto in tutto il mondo, nasce a Santarcangelo di Romagna il 16 Marzo del 1920.
Nei primi anni ’50 si trasferisce a Roma dove prende avvio la sua folgorante carriera di sceneggiatore. Resta nella capitale fino al 1984 quando fa ritorno in Romagna. Dopo un breve periodo trascorso nella sua città natale sceglie come dimora Pennabilli, nel Montefeltro.
Maestro elementare, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale viene deportato in Germania.
Dopo la Liberazione si laurea in Pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla poesia dialettale. Fa leggere i suoi componimenti a Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decide di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitola I scarabocc (Gli scarabocchi); Bo ne firma la prefazione.
Diventa membro di un gruppo di poeti, «E circal de giudeizi» (Il circolo della saggezza), di cui fanno parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Al 1952 risale l'esordio come prosatore con un breve romanzo, La storia di Fortunato. Nel 1953 si trasferisce a Roma, dove avvia una fortunata attività di sceneggiatore. Nella sua lunga carriera ha collaborato con alcuni fra i più importanti registi italiani del tempo (Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, i fratelli Taviani, ecc.). Dalla collaborazione con il regista ferrarese Antonioni, gli giungerà anche la nomination al premio Oscar nel 1967, per il film Blow-Up.
Negli anni Ottanta torna in Romagna. Dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria in riconoscenza dell'amore dimostrato nei confronti di questo territorio.
Qui ha dato vita a numerose installazioni artistiche. Si tratta di mostre permanenti che prendono il nome de I Luoghi dell'anima tra cui: L'Orto dei frutti dimenticati, Il Rifugio delle Madonne abbandonate, La Strada delle meridiane, Il Santuario dei pensieri, L'Angelo coi baffi, Il Giardino pietrificato.
Una sua installazione artistica, "L'albero della memoria", è presente anche a Forlì, presso i Giardini Orselli.
Guerra divenne famoso presso il grande pubblico nel 2001, come testimone della catena di negozi di elettronica UniEuro, creando il tormentone dell'ottimismo, ripreso tra gli altri dal suo compaesano, e pronipote, Fabio De Luigi in un suo personaggio comico, l'Ingegner Cane.
Uno dei casi letterari più controversi degli ultimi tempi ha per titolo "Tonino Guerra wants to kill me", di Antonio Bigini.
Nel 2010, in occasione dei suoi 90 anni, riceve il David di Donatello alla carriera.
Il 10 novembre 2010 è stato insignito dall'Università di Bologna del Sigillum Magnum.
È il padre del noto compositore di musiche per film e sceneggiati Andrea Guerra.
Dalla sua inaugurazione, avvenuta nel maggio 2009 ad oggi, il Centro ha ospitato annualmente una serie di significativi eventi espositivi allo scopo di stimolare l’attenzione del più vasto pubblico possibile sulle varie forme dell’arte contemporanea con particolare riguardo agli aspetti già storicizzati: ricordiamo le mostre dedicate a Osvaldo Licini, Andrea Granchi, Sante Monachesi e Fortunato Depero.
La mostra di queste pregiate carte dei due artisti, legati da un sodalizio di amicizia oltreché di poetica interpretazione della quotidianità attraverso gli strumenti dell’arte, apre l’interesse intorno ad una riflessione non usuale sugli esiti dell’espressione artistica dei nostri giorni presentata con la scelta di opere che si distaccano spesso dalla più conosciuta o facile accessibilità consentita dalla pittura vera e propria. I due autori, che oscillano tra astratto e figurativo (anche se in ognuno la forma stilistica non è mai del tutto completamente dichiarata), offrono stimoli sufficientemente avvincenti per un avvicinamento ed un godimento pieno dell’arte.
A questo proposito scrive Luigi Paolo Finizio: “Due artisti, due comuni incontri con la poesia. Vorrei guardare ai loro lavori qui raccolti, lavori di segni e colori, di forme stralunate e tracce danzanti, invertendo il campo di visione con cui il più anziano dei due Tonino Guerra intitolò anni addietro una sua mostra: Con la poesia alle spalle. Vorrei appunto disporre la poesia a fronte, quale prospetto d’orizzonte per entrambi sempre mirante e coinvolgente.
Come ad avere la luce dinanzi non per abbagliare, ma per tenere il campo schiarito, il segno d’immagine terso nei giochi di fantasia e di pura mobilità compositiva. Le opere di Guerra e quelle di Gubinelli raccolgono segni che vagano nello spazio, quello del foglio marezzato di colori o illuminato dal proprio biancore cartaceo. Segni configuranti e segni astratti animati da un comune vento di poesia, di lirica espansione compositiva. Gli oggetti, le figure, gli animali dei disegni acquerellati, dei collage di Guerra appaiono disposti su soglie di evanescenze, di ingenite metamorfosi commutanti e miscelanti le proprie naturali sembianze; le tracce, le imprimiture, i segni grafici di Gubinelli si mostrano votati per propria natura all’indicibile, all’assenza di riconoscibili fisionomie. Eppure in ciascuno dei lavori esposti si è in grado di leggere, di accogliere il senso che li regge, che ne trama il nesso d’immagine.
Questo, come sempre, di contro ad ogni abitudinaria e convenzionale logica discorsiva, è il potere comunicativo della poesia. Guerra, maestro di sceneggiature cinematografiche, ha da sempre affidato ai segni figuranti una sorta di interagente e intercambiabile dialogo in cui le fattezze, le sembianze dei disegni si stringono ed estendono, si isolano e fondono con altri disegni di fattezze e sembianze. La natura e il mondo degli oggetti partecipano di uno stesso divenire in immagine, di un solidale effluvio compositivo. Tutto si dispone al gioco delle fantasie e degli umori, dei pretesti e delle memorie similmente ai colori e alle vaghe disposizioni di una fiaba schagalliana sciolta dai soliti vincoli narrativi di tempo e spazio.
Per Gubinelli l’incedere verso la poesia, lo spunto del racconto come la sceneggiatura del segno restano una scommessa con l’invisibile. Quello possibile ai nostri occhi dall’arte astratta secondo un’altra delle condizioni comunicative che il segno d’immagine affida ai poteri reconditi della poesia. I suoi segni a rilievo, i suoi tratti campiti di colori sono più che un gioco della visione un gioco dello spirito. Per virtù di poesia il senso indicibile della parola può sconfinare nel senso ineffabile dell’immagine. Altri poeti-pittori, Kandinsky, Arp, Michaux , hanno come Gubinelli perseguito le vie della significazione invisibile, le vie dell’immagine assoluta.” (Luigi Paolo Finizio, Sorrento, dicembre 2010)
Paolo Gubinelli. Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura.
Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico - dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.
Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito ceramiche bianche e a colori con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico – poetico.
Tonino Guerra (Antonio all'anagrafe), poeta e sceneggiatore conosciuto in tutto il mondo, nasce a Santarcangelo di Romagna il 16 Marzo del 1920.
Nei primi anni ’50 si trasferisce a Roma dove prende avvio la sua folgorante carriera di sceneggiatore. Resta nella capitale fino al 1984 quando fa ritorno in Romagna. Dopo un breve periodo trascorso nella sua città natale sceglie come dimora Pennabilli, nel Montefeltro.
Maestro elementare, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale viene deportato in Germania.
Dopo la Liberazione si laurea in Pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla poesia dialettale. Fa leggere i suoi componimenti a Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decide di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitola I scarabocc (Gli scarabocchi); Bo ne firma la prefazione.
Diventa membro di un gruppo di poeti, «E circal de giudeizi» (Il circolo della saggezza), di cui fanno parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Al 1952 risale l'esordio come prosatore con un breve romanzo, La storia di Fortunato. Nel 1953 si trasferisce a Roma, dove avvia una fortunata attività di sceneggiatore. Nella sua lunga carriera ha collaborato con alcuni fra i più importanti registi italiani del tempo (Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, i fratelli Taviani, ecc.). Dalla collaborazione con il regista ferrarese Antonioni, gli giungerà anche la nomination al premio Oscar nel 1967, per il film Blow-Up.
Negli anni Ottanta torna in Romagna. Dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria in riconoscenza dell'amore dimostrato nei confronti di questo territorio.
Qui ha dato vita a numerose installazioni artistiche. Si tratta di mostre permanenti che prendono il nome de I Luoghi dell'anima tra cui: L'Orto dei frutti dimenticati, Il Rifugio delle Madonne abbandonate, La Strada delle meridiane, Il Santuario dei pensieri, L'Angelo coi baffi, Il Giardino pietrificato.
Una sua installazione artistica, "L'albero della memoria", è presente anche a Forlì, presso i Giardini Orselli.
Guerra divenne famoso presso il grande pubblico nel 2001, come testimone della catena di negozi di elettronica UniEuro, creando il tormentone dell'ottimismo, ripreso tra gli altri dal suo compaesano, e pronipote, Fabio De Luigi in un suo personaggio comico, l'Ingegner Cane.
Uno dei casi letterari più controversi degli ultimi tempi ha per titolo "Tonino Guerra wants to kill me", di Antonio Bigini.
Nel 2010, in occasione dei suoi 90 anni, riceve il David di Donatello alla carriera.
Il 10 novembre 2010 è stato insignito dall'Università di Bologna del Sigillum Magnum.
È il padre del noto compositore di musiche per film e sceneggiati Andrea Guerra.
13
marzo 2011
Paolo Gubinelli / Tonino Guerra – Opere su carta
Dal 13 marzo al 17 aprile 2011
arte contemporanea
Location
CART – CENTRO DOCUMENTAZIONE ARTE CONTEMPORANEA – PALAZZO PERGOLI
Falconara Marittima, Piazza Giuseppe Mazzini, (Ancona)
Falconara Marittima, Piazza Giuseppe Mazzini, (Ancona)
Orario di apertura
martedì e giovedì 9.30 - 18.30 • mercoledì 14.30 - 19.30 • venerdì 9.30 - 13.30
sabato e domenica 17.00 - 19.30 • gli altri giorni su prenotazione
Vernissage
13 Marzo 2011, ore 17.30
Autore
Curatore