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Paolo Madonia – Grida di silenzio
Un itinerario coerente all’insegna della ricercata “decantazione dello sguardo”. E’ questo il carattere saliente dell’ultima produzione pittorica di Paolo Madonia, in mostra a Palazzo dei Normanni a partire dal prossimo 14 dicembre.
Comunicato stampa
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Un itinerario coerente all’insegna della ricercata “decantazione dello sguardo”. E’ questo il carattere saliente dell’ultima produzione pittorica di Paolo Madonia, in mostra a Palazzo dei Normanni a partire dal prossimo 14 dicembre.
E’ ancora una volta l’approccio “alchemico” (inteso non solo in termini strettamente tecnici, in considerazione del ricorso sistematico alla trasmutazione pirica dei pigmenti, ma soprattutto dal punto di vista eminentemente iniziatico, cioè di un ulteriore e progressivo affinamento dei processi dell’ideare e agire artistici), infatti, a connotare sempre più peculiarmente la pittura di Paolo Madonia; un approccio che fa precipuamente dell’ostinata e incessante ricerca della personale “rubedo estetica” quel fine elettivo e prioritario cui consacrare interamente la propria vita di uomo e di pittore. Non si tratta, pertanto, del semplice miglioramento della capacità di restituzione del dato ottico, quanto – piuttosto – della fattiva distillazione dell’esprit insito nei soggetti “messi a fuoco”, grazie ad una vieppiù stringente filtrazione delle suggestioni sensoriali, di cui viene infine offerto un sublimato di forte impatto visivo e di intensa penetranza emozional-sentimentale.
Non è un caso, quindi, che quest’ultima produzione di Madonia sia improntata ad un cromatismo rarefatto e quasi minimale, con una tavolozza prevalentemente dominata dal contrasto binario fra neri lavici ed algidi bianchi (fra loro sovente interconnessi dal volatile andamento di brume oscure e caliginose) come a voler configurare allusivamente (per via di sottrazione di colore) il raggiungimento dell’essenza più intima ed ascosa del “mood” paesaggistico. Ancora una volta, infatti, è la terra avita (ovvero quel susseguirsi di plaghe al contempo aspre ed ubertose su cui domina incombente il monte Jato) a funger da ossessivo innesco immaginifico, alimentando un’acuta e insistita riflessione visuale, i cui connotati rigorosamente selettivi (in termini di sfrondamento d’ogni superfluo orpello estetizzante o inutile ridondanza descrittiva) sono alla base della scarna e raffinata purità degli attuali esiti linguistici.
Quella che Madonia ci restituisce – col suo caratteristico linguaggio tendente all’informale e tuttavia pregno di allusioni figurali – è dunque la fedele mappatura delle complesse percorrenze nei meandri della psiche; la dettagliata cartografia di quel raggiungimento “iniziatico” d’un più profondo stadio dell’essere ed esistere, che trova proprio nella proiezione sul paesaggio avito (la valle dominata dal monte Jato) la “formale” e “millimetrica” modalità di rappresentazione. Non un vacuo sistema di grafemi finalizzati ad iperbolici e roboanti resoconti visuali, ma un opportuno armamentario col quale scandagliare a fondo la realtà psichica e fenomenica, per offrirne – al fine – un “precipitato fabulatorio”, intriso – al di là dei “verismi” di facciata e di maniera – d’un autentico e profondo senso di verità.
La mostra, patrocinata dalla Fondazione Federico II e curata da Salvo Ferlito, Aldo Gerbino ed Eleonora Troncale, sarà visibile fino al 6 gennaio 2013 (lunedì-sabato dalle 8,15 alle 17,40; domenica e festivi dalle 8,15 alle 13). Costo del biglietto 3 Euro (ingresso libero il giorno dell’inaugurazione).
E’ ancora una volta l’approccio “alchemico” (inteso non solo in termini strettamente tecnici, in considerazione del ricorso sistematico alla trasmutazione pirica dei pigmenti, ma soprattutto dal punto di vista eminentemente iniziatico, cioè di un ulteriore e progressivo affinamento dei processi dell’ideare e agire artistici), infatti, a connotare sempre più peculiarmente la pittura di Paolo Madonia; un approccio che fa precipuamente dell’ostinata e incessante ricerca della personale “rubedo estetica” quel fine elettivo e prioritario cui consacrare interamente la propria vita di uomo e di pittore. Non si tratta, pertanto, del semplice miglioramento della capacità di restituzione del dato ottico, quanto – piuttosto – della fattiva distillazione dell’esprit insito nei soggetti “messi a fuoco”, grazie ad una vieppiù stringente filtrazione delle suggestioni sensoriali, di cui viene infine offerto un sublimato di forte impatto visivo e di intensa penetranza emozional-sentimentale.
Non è un caso, quindi, che quest’ultima produzione di Madonia sia improntata ad un cromatismo rarefatto e quasi minimale, con una tavolozza prevalentemente dominata dal contrasto binario fra neri lavici ed algidi bianchi (fra loro sovente interconnessi dal volatile andamento di brume oscure e caliginose) come a voler configurare allusivamente (per via di sottrazione di colore) il raggiungimento dell’essenza più intima ed ascosa del “mood” paesaggistico. Ancora una volta, infatti, è la terra avita (ovvero quel susseguirsi di plaghe al contempo aspre ed ubertose su cui domina incombente il monte Jato) a funger da ossessivo innesco immaginifico, alimentando un’acuta e insistita riflessione visuale, i cui connotati rigorosamente selettivi (in termini di sfrondamento d’ogni superfluo orpello estetizzante o inutile ridondanza descrittiva) sono alla base della scarna e raffinata purità degli attuali esiti linguistici.
Quella che Madonia ci restituisce – col suo caratteristico linguaggio tendente all’informale e tuttavia pregno di allusioni figurali – è dunque la fedele mappatura delle complesse percorrenze nei meandri della psiche; la dettagliata cartografia di quel raggiungimento “iniziatico” d’un più profondo stadio dell’essere ed esistere, che trova proprio nella proiezione sul paesaggio avito (la valle dominata dal monte Jato) la “formale” e “millimetrica” modalità di rappresentazione. Non un vacuo sistema di grafemi finalizzati ad iperbolici e roboanti resoconti visuali, ma un opportuno armamentario col quale scandagliare a fondo la realtà psichica e fenomenica, per offrirne – al fine – un “precipitato fabulatorio”, intriso – al di là dei “verismi” di facciata e di maniera – d’un autentico e profondo senso di verità.
La mostra, patrocinata dalla Fondazione Federico II e curata da Salvo Ferlito, Aldo Gerbino ed Eleonora Troncale, sarà visibile fino al 6 gennaio 2013 (lunedì-sabato dalle 8,15 alle 17,40; domenica e festivi dalle 8,15 alle 13). Costo del biglietto 3 Euro (ingresso libero il giorno dell’inaugurazione).
14
dicembre 2012
Paolo Madonia – Grida di silenzio
Dal 14 dicembre 2012 al 06 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEI NORMANNI – PALAZZO REALE DI PALERMO
Palermo, Piazza Indipendenza, 1, (Palermo)
Palermo, Piazza Indipendenza, 1, (Palermo)
Biglietti
3 Euro (ingresso libero il giorno dell’inaugurazione).
Orario di apertura
unedì-sabato dalle 8,15 alle 17,40; domenica e festivi dalle 8,15 alle 13
Vernissage
14 Dicembre 2012, ore 19.00
Autore
Curatore