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Paolo Menon – L’uomo da Dioniso a Cristo
Le opere sono in bronzo, biscuit di porcellana, terracotta a patina l’autore riprende il mito arcaico e pure attualissimo di Dioniso e della cultura edonistica del vino, soffermandosi sulla profondità spirituale della vita in relazione al vivere e morire
Comunicato stampa
Segnala l'evento
il prof. Gaspare Mura, docente di Ermeneutica filosofica presso la Pontificia Università Lateranense, riflettendo sul mito dionisiaco evocato dai lavori di Menon, scrive in catalogo: «... La molteplicità delle epifanie e
delle trasformazioni di Dioniso è ancora oggetto di studio tra gli storici delle religioni, come pure la sua irruenta penetrazione
in popoli, culture e religioni diverse. Certa è la sua capacità di simboleggiare il grande mistero della vita e della morte, in cui
sono coinvolti insieme la natura, l’uomo e lo stesso dio. E’ per questa sua ricca simbologia che i «Tirsi divini» (titolo della pri-
ma mostra di Menon sulla trilogia dionisiaca) in onore di Dioniso possono essere trasfigurati in allegoria di ciò che realmente si realizzerà nel mistero cristiano, che è mistero di morte e di
resurrezione, di trasformazione dell’acqua in vino e del vino insangue eucaristico, di trasfigurazione della natura tutta nell’ico-
na del corpo del Risorto».
Le opere sono in bronzo, biscuit di porcellana, terracotta a patina bronzea e materiali compositi in cui l’autore riprende il mito arcaico e pure attualissimo di Dioniso e della cultura edonistica del vino, soffermandosi sulla profondità spirituale della vita in relazione al vivere e morire.
La mostra allestita al Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti, su invito di Mons. Liberio Andreatta, si snoda sostanzialmente lungo le sale del «Centro culturale Card. Ugo Poletti», sito al primo piano, in questo modo:
La Cappella dell’Immacolata ospita l’«Ekphrasis»: paliotto d’altare in grès patinato, il Calix pro sancta Missa «Getsemani», la Pisside-patena in biscuit di porcellana e oro con coperchio e i calici da Messa «Mors et vita» e «Graal n.1».
La sala dell’Abbondanza è dedicata all’arte sacra: dalla Madonna con Bambino («Mater Ecclesiae»), alla duplice Crux pectoralis, dalla rivisitazione della «Fiasca del Pellegrino» all’accorata esortazione di Giovanni
Paolo II: «Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!», al «O salutaris Hostia» in bronzo e marmo e... altro ancora.
Le due sale della Gloria e del Giglio sono dedicate al grande poeta epico Nonno di Panopoli con opere provenienti dalla mostra «Dei Tirsi divini» (allestita nel 2oo6 a Villa dei Cedri di Valdobbiadene, Treviso, e nel 2oo8 esposta a Palazzo dei Provveditori Veneti di Gradisca d’Isonzo, Gorizia). Le sculture sono inoltre
ispirate alla letteratura del mito dionisiaco («Le Baccanti» di Euripide), realizzate in bronzo, terracotta e rilievi patinati).
La sala delle Virtù ospita il «Dibattito sull’abolizione dei Baccanali in Roma per decreto senatoriale, 186 a.C. - 2010 d.C.» L’opera è una narrazione scultorea in ferro e terracotta patinata che rappresenta un’assemblea di baccanti, fauni e satiri e legislatori del Senato romano; Dioniso interloquisce con la sacerdotessa delle baccanti indossando rispettivamente le cuffie senza filo. La composizione semicircolare degli elementi strutturali misura all’incirca 22 metri suddivisi in dieci segmenti. La monumentalità di quest’opera ha il compito
di sorprendere e (auspicabilmente) emozionare il visitatore inducendolo a interrogarsi sulle problematiche giovanili relative al bere sregolato e all’assunzione di droghe che causano inesorabilmente morti tanto tragiche quanto assurde. Nei pressi dei due semicerchi vi sarà un piccolo bronzo: «Prudenza quando giochi con
Bacco!», che suggerirà una lettura trasversale (surreale e realistica al tempo stesso) delle conseguenze dei «baccanali» di oggi sull’uomo.
La sala di Apollo, utilizzata per l’intrattenimento culturale, espone una sola opera, un Crocifisso a grandezza naturale dal titolo: «Quando le parole uccidono».
CATALOGO DELLE OPERE IN ESPOSIZIONE
Il catalogo pubblica le opere suddivise (solo per semplificare) in «antologiche», riferite a quelle esposte nelle due precedenti mostre, e «sacre» con interventi e riflessioni critiche dell’architetto Mario Bellini e del
teologo-pedagogista don Stefano Peretti.
Il catalogo è stampato a cura dell’editore Paolo Bellavite di Missaglia (Lecco), che intende donarlo alle personalità e ai Partner presenti al vernissage per poi distribuirlo nelle librerie specializzate su territorio nazionale.
Una particolare confezione dei tre cataloghi riuniti conterrà inoltre un medaglione in biscuit di porcellana, il «Pax tibi», in una limitata edizione di 99/1oo multipli numerati e firmati dall’artista per i collezionisti.
VERNISSAGE CON IL FOTOGRAFO DI SCENA. Rinaldo Capra (noto fotografo di ritratti, still-life e
architettura) «contaminerà» le sale espositive con la creatività del suo obbiettivo e la drammaticità delle luci che fermeranno gli istanti dell’Homo viator – nello specifico il Visitatore della mostra – mentre passa
accanto o si sofferma davanti alle sculture che più lo incuriosiscono così da coglierne significati, vibrazioni, sentimenti. I ritratti della mostra saranno successivamente esposti in una personale del fotografo bresciano e
pubblicate in un elegante volume fotografico.
LA CURATRICE DELLA MOSTRA, Rosa Lardelli («Associazione Arte e Cultura Ars Vivendi» di Bre-
scia), è inoltre coordinatrice artistica della performance del fotografo, per il quale raccoglierà le impressioni-opinioni degli ospiti presenti al vernissage sull’opera scelta con cui poseranno per il ritratto fotografico.
PARTNER: Cavicchini Costruzioni Generali di Bagnolo S.Vito (Mn), Bellavite Editore in Missaglia (Lc), Centro Diffusione Arte di Milano, Associazione Altamarca di Valdobbiadene (Tv), Tecno Design di Monticelli Brusati (Bs), Mafer di Milano, Broncolor (Svizzera), PhaseOne (Danimarca).
PARTNER ENOICI. Le degustazioni dei vini e dei prodotti tipici territoriali sono offerti da Tenute La Montina in Franciacorta di Monticelli Brusati (Bs), Bisol Viticoltori in Valdobbiadene (Tv) e Cantina Produttori Cormòns (Go).
IL CATALOGO delle opere, edito e stampato a cura di Bellavite Editore in Missaglia, è presentato da
Mons. Liberio Andreatta e raccoglie le riflessioni e le testimonianze critiche dell’architetto e designer Mario Bellini, del teologo e pedagogista don Stefano Peretti, con i contributi critici antologici di Gaspare
Mura, docente di Ermeneutica filosofica presso la Pontificia Università Lateranense e professore ordinario di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, e dei critici e storici dell’arte Giorgio Falossi, Maurizio Bernardelli Curuz e Umberto Gavinelli.
PRESENTAZIONE DI MONS. LIBERIO ANDREATTA
(Preposto Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti)
E’ con vera soddisfazione che il Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti ospita la personale di Paolo Menon, «L’Uomo da Dioniso a Cristo».
Il nostro Palazzo ha ospitato e ospita sovente mostre d’arte, ma raramente vien dato di riconoscere la vera anima di un uomo nella
sua produzione artistica con la stessa immediatezza con cui ciò avviene nella lettura delle opere di Paolo Menon. Paolo ha affettuosamente insistito perché scrivessi una breve introduzione al catalogo della sua mostra a Palazzo Maffei Marescotti e, benché io non sia un intenditore d’arte ho accettato volentieri,
quale gesto di amicizia e dimostrazione del mio sincero entusiasmo per la sua opera.
Dinanzi alle sculture di Paolo Menon si prova l’emozione dell’incontro con un artista di accesa spiritualità, di grande cultura, e di profonda umiltà di fronte al mistero del Divino, intendendosi con questo termine la scintilla che alberga in ciascuno di noi, a prescindere dal credo personale. In questo senso, l’opera di Paolo Menon è universale ed ecumenica, e tuttavia affonda le sue radici in quella Chiesa delle origini, direi protocristiana, da cui è sgorgata la fede dei nostri Padri: è la fede pura e fiduciosa di cui forse abbiamo dimenticato la matrice, e che il Santo Padre Benedetto XVI ci esorta continuamente a ritrovare in noi stessi.
RIFLESSIONE CRITICA DELL’ARCHITETTO
E DESIGNER MARIO BELLINI *
C’è un’inquietudine e una tensione costanti nell’opera di Paolo Menon. Che si avvertono ogni qual volta ci si pone davanti a un suo lavoro ma che non riguardano – come spesso capita
nella scultura – la materia plasmata, anzi «domata» da lui, sempre con grande, rispettosa e attenta sapienza, sia che si
tratti di biscuit di porcellana, sia di terracotta, sia di bronzo, anche se, come sottolinea a ragione Umberto Gavinelli, «tutto
sembra di bronzo nelle opere di Paolo Menon e solo il tatto può dire se simulato o di autentica lega metallica». (…)
«Assenza, più acuta presenza», ha scritto un grande poeta del Novecento purtroppo dimenticato, Attilio Bertolucci, in una delle sue poesie più straordinarie. Un verso che riassume in quattro parole un pensiero molto profondo, che mi è tornato alla mente quando mi sono trovato davanti al calice «Getsemani» realizzato per la
santa Messa, in cui si raffigurano tre momenti della vita di Cristo: qui, a un primo sguardo, non c’è alcunché di profano e invece è proprio quell’assenza del profano a evocarlo con forza. Così come accade al «Portatore enoico di luce» nel quale l’assenza apparente del sacro lo rende, invece, presente più che mai ed eleva a sor-
presa quell’umile e stanca figura di essere umano.
C’è un’inquietudine, infine, anche nella cromia «placata» di queste opere nelle quali il colore è avvertito quasi come una minaccia capace di insidiare un equilibrio già di per sé precario. Nessun colore, quindi, per dare forza a ciò che non si vede, ma al quale si allude, e dove tutto, invece, è colore. Ed ecco quindi una straordinaria tavolozza tutta color legno, bronzo, terracotta, (che porta con sé anche il profumo della terra umida, e della vita), sulla quale qua e là s’intromette il candido (sacro?) bianco che, come il nero, colore non è. A
dimostrazione, ancora una volta, di quanto il verso di Attilio Bertolucci colga nel profondo la cifra dell’opera di Paolo Menon: «Assenza, più acuta presenza».
(*) Mario Bellini è l’unico ad avere ottenuto otto Compassi d’Oro. E’ autore di architetture realizzate in tutto il mondo. Medaglia
d’oro assegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per la diffusione del design e dell’architettura (2004). Ora,
tra le altre nuove opere, è in procinto di inaugurare il Museo delle Arti islamiche all’interno del prestigioso complesso del Louvre.
SINTESI TEOLOGICO-PEDAGOGICA DELLE OPERE D’ARTE SACRA
DEL DOTT. DON STEFANO PERETTI
Si legge, nelle opere di Paolo Menon, una poliedricità che svela l’uomo all’uomo nel caleidoscopio della versatilità del genio umano e della inerente ed innata creatività. La novità creativa diviene, così, il tratto ca-
ratteristico delle forme, delle linee e dei contenuti nelle opere di Menon.
In quelle specificatamente di arte sacra e ancor più nelle suppellettili per il culto liturgico, si assapora la consistenza dell’Eterno. Consistenza che è resa strutturale, ad esempio, nel calice «Getsemani» dalla parete
vitrea che riceve l’oro all’interno della coppa, ove il vino transustanziato che si amalgama, allo sguardo contemplante, con l’oro, diventando così bellezza immanente e trascendente, anzi profumo di bellezza. Queste opere ci dicono che l’amore naturale e Soprannaturale è inscindibilmente legato all’esprimersi della creatura umana e del comunicarsi di Dio. Humus imprescindibile della dinamica umana della realtà educativa; dell’educare da parte delle persone tra di loro e dell’educare di Dio riguardo al suo popolo. Trama e ordito
di un processo educativo più necessario del pane quotidiano.
BIOGRAFIA ESSENZIALE DI PAOLO MENON
Paolo menon nasce a Villanova del Ghebbo (Rovigo) nel 1950.
E’ graphic designer, giornalista e scultore. Fa parte degli artisti
della Permanente di Milano. Presenta i suoi primi lavori di grafica nel 1972 alla Biennale d’Arte pubblicitaria di Roma. Espone
i suoi primi oli e tempere alla Galleria La Conca di Milano nel 1976 e nel 2004 alcune «retrotele con tecnica dichiaratamente dadaista» alla Columbia University di New York dove presen-
ta inoltre i suoi due volumi «Per vino e per segno: le più belle etichette d’autore vestono il vino italiano» per i tipi del Centro Diffusione Arte di Milano. «Ma il dadaismo di Menon», rivela
il critico d’arte Martina Corgnati, «non è corrosivo come quello di Tzarà e colleghi, piuttosto è sorgente di eleganza ed elastici-
tà». Con la personale «Dei Tirsi divini: rilievi di luce bronzea nel tempio onirico di Dioniso» di Valdobbiadene (Tv) nel 2006, Menon espone alcuni personaggi del mito enoico in bronzo o
simulandolo con «patine contemporanee di realismi virtuali» su terracotta e supporti polimaterici provocando un «garbato disorientamento in chi li consideri nella loro sostanza o non si fermi
al ritmo della composizione», come osservano i suoi critici. Menon è giornalista professionista dal 1982, quindi Art director di prestigiosi settimanali e mensili degli anni Ottanta. Decine di progetti grafici portano la sua firma negli anni Novanta. Fonda e dirige periodici di nicchia (equitazione e life style) con successo. Dopo aver viaggiato l’Europa, i Paesi Arabi e importanti città degli Stati Uniti, nel
1990 si trasferisce da Milano a Perego, in alta Brianza, dove risiede e lavora. Ha ricevuto premi e numerosi riconoscimenti artistico-letterari.
Hanno scritto di lui i critici d’arte: Maurizio Bernardelli Curuz, Luciano Caprile, Martina Corgnati, Giorgio Falossi, Umberto Gavinelli, Giampietro Guiotto, Marina Mojana, oltre a personaggi della cultura e scrittori (Mario Bellini, Mario Borgese, Stefano Cosma, Giovanni Gazzaneo, Marta Mai, Gaspare Mura, Stefano
Peretti, Antonio Piccinardi, Claudio Pina, Claudio Serra, Bruno Vespa, Alberto Zaina) e giornalisti del Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Sole-24 Ore, Avvenire, Il Gazzettino, Il Messag-
gero Veneto, Il Corriere del Veneto, Il Piccolo, E-Polis-Il Brescia, La Provincia di Lecco e altre autorevoli firme dei periodici mensili e settimanali, radiotelevisioni nazionali e website.
Brescia, 18 aprile 2011
delle trasformazioni di Dioniso è ancora oggetto di studio tra gli storici delle religioni, come pure la sua irruenta penetrazione
in popoli, culture e religioni diverse. Certa è la sua capacità di simboleggiare il grande mistero della vita e della morte, in cui
sono coinvolti insieme la natura, l’uomo e lo stesso dio. E’ per questa sua ricca simbologia che i «Tirsi divini» (titolo della pri-
ma mostra di Menon sulla trilogia dionisiaca) in onore di Dioniso possono essere trasfigurati in allegoria di ciò che realmente si realizzerà nel mistero cristiano, che è mistero di morte e di
resurrezione, di trasformazione dell’acqua in vino e del vino insangue eucaristico, di trasfigurazione della natura tutta nell’ico-
na del corpo del Risorto».
Le opere sono in bronzo, biscuit di porcellana, terracotta a patina bronzea e materiali compositi in cui l’autore riprende il mito arcaico e pure attualissimo di Dioniso e della cultura edonistica del vino, soffermandosi sulla profondità spirituale della vita in relazione al vivere e morire.
La mostra allestita al Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti, su invito di Mons. Liberio Andreatta, si snoda sostanzialmente lungo le sale del «Centro culturale Card. Ugo Poletti», sito al primo piano, in questo modo:
La Cappella dell’Immacolata ospita l’«Ekphrasis»: paliotto d’altare in grès patinato, il Calix pro sancta Missa «Getsemani», la Pisside-patena in biscuit di porcellana e oro con coperchio e i calici da Messa «Mors et vita» e «Graal n.1».
La sala dell’Abbondanza è dedicata all’arte sacra: dalla Madonna con Bambino («Mater Ecclesiae»), alla duplice Crux pectoralis, dalla rivisitazione della «Fiasca del Pellegrino» all’accorata esortazione di Giovanni
Paolo II: «Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!», al «O salutaris Hostia» in bronzo e marmo e... altro ancora.
Le due sale della Gloria e del Giglio sono dedicate al grande poeta epico Nonno di Panopoli con opere provenienti dalla mostra «Dei Tirsi divini» (allestita nel 2oo6 a Villa dei Cedri di Valdobbiadene, Treviso, e nel 2oo8 esposta a Palazzo dei Provveditori Veneti di Gradisca d’Isonzo, Gorizia). Le sculture sono inoltre
ispirate alla letteratura del mito dionisiaco («Le Baccanti» di Euripide), realizzate in bronzo, terracotta e rilievi patinati).
La sala delle Virtù ospita il «Dibattito sull’abolizione dei Baccanali in Roma per decreto senatoriale, 186 a.C. - 2010 d.C.» L’opera è una narrazione scultorea in ferro e terracotta patinata che rappresenta un’assemblea di baccanti, fauni e satiri e legislatori del Senato romano; Dioniso interloquisce con la sacerdotessa delle baccanti indossando rispettivamente le cuffie senza filo. La composizione semicircolare degli elementi strutturali misura all’incirca 22 metri suddivisi in dieci segmenti. La monumentalità di quest’opera ha il compito
di sorprendere e (auspicabilmente) emozionare il visitatore inducendolo a interrogarsi sulle problematiche giovanili relative al bere sregolato e all’assunzione di droghe che causano inesorabilmente morti tanto tragiche quanto assurde. Nei pressi dei due semicerchi vi sarà un piccolo bronzo: «Prudenza quando giochi con
Bacco!», che suggerirà una lettura trasversale (surreale e realistica al tempo stesso) delle conseguenze dei «baccanali» di oggi sull’uomo.
La sala di Apollo, utilizzata per l’intrattenimento culturale, espone una sola opera, un Crocifisso a grandezza naturale dal titolo: «Quando le parole uccidono».
CATALOGO DELLE OPERE IN ESPOSIZIONE
Il catalogo pubblica le opere suddivise (solo per semplificare) in «antologiche», riferite a quelle esposte nelle due precedenti mostre, e «sacre» con interventi e riflessioni critiche dell’architetto Mario Bellini e del
teologo-pedagogista don Stefano Peretti.
Il catalogo è stampato a cura dell’editore Paolo Bellavite di Missaglia (Lecco), che intende donarlo alle personalità e ai Partner presenti al vernissage per poi distribuirlo nelle librerie specializzate su territorio nazionale.
Una particolare confezione dei tre cataloghi riuniti conterrà inoltre un medaglione in biscuit di porcellana, il «Pax tibi», in una limitata edizione di 99/1oo multipli numerati e firmati dall’artista per i collezionisti.
VERNISSAGE CON IL FOTOGRAFO DI SCENA. Rinaldo Capra (noto fotografo di ritratti, still-life e
architettura) «contaminerà» le sale espositive con la creatività del suo obbiettivo e la drammaticità delle luci che fermeranno gli istanti dell’Homo viator – nello specifico il Visitatore della mostra – mentre passa
accanto o si sofferma davanti alle sculture che più lo incuriosiscono così da coglierne significati, vibrazioni, sentimenti. I ritratti della mostra saranno successivamente esposti in una personale del fotografo bresciano e
pubblicate in un elegante volume fotografico.
LA CURATRICE DELLA MOSTRA, Rosa Lardelli («Associazione Arte e Cultura Ars Vivendi» di Bre-
scia), è inoltre coordinatrice artistica della performance del fotografo, per il quale raccoglierà le impressioni-opinioni degli ospiti presenti al vernissage sull’opera scelta con cui poseranno per il ritratto fotografico.
PARTNER: Cavicchini Costruzioni Generali di Bagnolo S.Vito (Mn), Bellavite Editore in Missaglia (Lc), Centro Diffusione Arte di Milano, Associazione Altamarca di Valdobbiadene (Tv), Tecno Design di Monticelli Brusati (Bs), Mafer di Milano, Broncolor (Svizzera), PhaseOne (Danimarca).
PARTNER ENOICI. Le degustazioni dei vini e dei prodotti tipici territoriali sono offerti da Tenute La Montina in Franciacorta di Monticelli Brusati (Bs), Bisol Viticoltori in Valdobbiadene (Tv) e Cantina Produttori Cormòns (Go).
IL CATALOGO delle opere, edito e stampato a cura di Bellavite Editore in Missaglia, è presentato da
Mons. Liberio Andreatta e raccoglie le riflessioni e le testimonianze critiche dell’architetto e designer Mario Bellini, del teologo e pedagogista don Stefano Peretti, con i contributi critici antologici di Gaspare
Mura, docente di Ermeneutica filosofica presso la Pontificia Università Lateranense e professore ordinario di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, e dei critici e storici dell’arte Giorgio Falossi, Maurizio Bernardelli Curuz e Umberto Gavinelli.
PRESENTAZIONE DI MONS. LIBERIO ANDREATTA
(Preposto Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti)
E’ con vera soddisfazione che il Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti ospita la personale di Paolo Menon, «L’Uomo da Dioniso a Cristo».
Il nostro Palazzo ha ospitato e ospita sovente mostre d’arte, ma raramente vien dato di riconoscere la vera anima di un uomo nella
sua produzione artistica con la stessa immediatezza con cui ciò avviene nella lettura delle opere di Paolo Menon. Paolo ha affettuosamente insistito perché scrivessi una breve introduzione al catalogo della sua mostra a Palazzo Maffei Marescotti e, benché io non sia un intenditore d’arte ho accettato volentieri,
quale gesto di amicizia e dimostrazione del mio sincero entusiasmo per la sua opera.
Dinanzi alle sculture di Paolo Menon si prova l’emozione dell’incontro con un artista di accesa spiritualità, di grande cultura, e di profonda umiltà di fronte al mistero del Divino, intendendosi con questo termine la scintilla che alberga in ciascuno di noi, a prescindere dal credo personale. In questo senso, l’opera di Paolo Menon è universale ed ecumenica, e tuttavia affonda le sue radici in quella Chiesa delle origini, direi protocristiana, da cui è sgorgata la fede dei nostri Padri: è la fede pura e fiduciosa di cui forse abbiamo dimenticato la matrice, e che il Santo Padre Benedetto XVI ci esorta continuamente a ritrovare in noi stessi.
RIFLESSIONE CRITICA DELL’ARCHITETTO
E DESIGNER MARIO BELLINI *
C’è un’inquietudine e una tensione costanti nell’opera di Paolo Menon. Che si avvertono ogni qual volta ci si pone davanti a un suo lavoro ma che non riguardano – come spesso capita
nella scultura – la materia plasmata, anzi «domata» da lui, sempre con grande, rispettosa e attenta sapienza, sia che si
tratti di biscuit di porcellana, sia di terracotta, sia di bronzo, anche se, come sottolinea a ragione Umberto Gavinelli, «tutto
sembra di bronzo nelle opere di Paolo Menon e solo il tatto può dire se simulato o di autentica lega metallica». (…)
«Assenza, più acuta presenza», ha scritto un grande poeta del Novecento purtroppo dimenticato, Attilio Bertolucci, in una delle sue poesie più straordinarie. Un verso che riassume in quattro parole un pensiero molto profondo, che mi è tornato alla mente quando mi sono trovato davanti al calice «Getsemani» realizzato per la
santa Messa, in cui si raffigurano tre momenti della vita di Cristo: qui, a un primo sguardo, non c’è alcunché di profano e invece è proprio quell’assenza del profano a evocarlo con forza. Così come accade al «Portatore enoico di luce» nel quale l’assenza apparente del sacro lo rende, invece, presente più che mai ed eleva a sor-
presa quell’umile e stanca figura di essere umano.
C’è un’inquietudine, infine, anche nella cromia «placata» di queste opere nelle quali il colore è avvertito quasi come una minaccia capace di insidiare un equilibrio già di per sé precario. Nessun colore, quindi, per dare forza a ciò che non si vede, ma al quale si allude, e dove tutto, invece, è colore. Ed ecco quindi una straordinaria tavolozza tutta color legno, bronzo, terracotta, (che porta con sé anche il profumo della terra umida, e della vita), sulla quale qua e là s’intromette il candido (sacro?) bianco che, come il nero, colore non è. A
dimostrazione, ancora una volta, di quanto il verso di Attilio Bertolucci colga nel profondo la cifra dell’opera di Paolo Menon: «Assenza, più acuta presenza».
(*) Mario Bellini è l’unico ad avere ottenuto otto Compassi d’Oro. E’ autore di architetture realizzate in tutto il mondo. Medaglia
d’oro assegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per la diffusione del design e dell’architettura (2004). Ora,
tra le altre nuove opere, è in procinto di inaugurare il Museo delle Arti islamiche all’interno del prestigioso complesso del Louvre.
SINTESI TEOLOGICO-PEDAGOGICA DELLE OPERE D’ARTE SACRA
DEL DOTT. DON STEFANO PERETTI
Si legge, nelle opere di Paolo Menon, una poliedricità che svela l’uomo all’uomo nel caleidoscopio della versatilità del genio umano e della inerente ed innata creatività. La novità creativa diviene, così, il tratto ca-
ratteristico delle forme, delle linee e dei contenuti nelle opere di Menon.
In quelle specificatamente di arte sacra e ancor più nelle suppellettili per il culto liturgico, si assapora la consistenza dell’Eterno. Consistenza che è resa strutturale, ad esempio, nel calice «Getsemani» dalla parete
vitrea che riceve l’oro all’interno della coppa, ove il vino transustanziato che si amalgama, allo sguardo contemplante, con l’oro, diventando così bellezza immanente e trascendente, anzi profumo di bellezza. Queste opere ci dicono che l’amore naturale e Soprannaturale è inscindibilmente legato all’esprimersi della creatura umana e del comunicarsi di Dio. Humus imprescindibile della dinamica umana della realtà educativa; dell’educare da parte delle persone tra di loro e dell’educare di Dio riguardo al suo popolo. Trama e ordito
di un processo educativo più necessario del pane quotidiano.
BIOGRAFIA ESSENZIALE DI PAOLO MENON
Paolo menon nasce a Villanova del Ghebbo (Rovigo) nel 1950.
E’ graphic designer, giornalista e scultore. Fa parte degli artisti
della Permanente di Milano. Presenta i suoi primi lavori di grafica nel 1972 alla Biennale d’Arte pubblicitaria di Roma. Espone
i suoi primi oli e tempere alla Galleria La Conca di Milano nel 1976 e nel 2004 alcune «retrotele con tecnica dichiaratamente dadaista» alla Columbia University di New York dove presen-
ta inoltre i suoi due volumi «Per vino e per segno: le più belle etichette d’autore vestono il vino italiano» per i tipi del Centro Diffusione Arte di Milano. «Ma il dadaismo di Menon», rivela
il critico d’arte Martina Corgnati, «non è corrosivo come quello di Tzarà e colleghi, piuttosto è sorgente di eleganza ed elastici-
tà». Con la personale «Dei Tirsi divini: rilievi di luce bronzea nel tempio onirico di Dioniso» di Valdobbiadene (Tv) nel 2006, Menon espone alcuni personaggi del mito enoico in bronzo o
simulandolo con «patine contemporanee di realismi virtuali» su terracotta e supporti polimaterici provocando un «garbato disorientamento in chi li consideri nella loro sostanza o non si fermi
al ritmo della composizione», come osservano i suoi critici. Menon è giornalista professionista dal 1982, quindi Art director di prestigiosi settimanali e mensili degli anni Ottanta. Decine di progetti grafici portano la sua firma negli anni Novanta. Fonda e dirige periodici di nicchia (equitazione e life style) con successo. Dopo aver viaggiato l’Europa, i Paesi Arabi e importanti città degli Stati Uniti, nel
1990 si trasferisce da Milano a Perego, in alta Brianza, dove risiede e lavora. Ha ricevuto premi e numerosi riconoscimenti artistico-letterari.
Hanno scritto di lui i critici d’arte: Maurizio Bernardelli Curuz, Luciano Caprile, Martina Corgnati, Giorgio Falossi, Umberto Gavinelli, Giampietro Guiotto, Marina Mojana, oltre a personaggi della cultura e scrittori (Mario Bellini, Mario Borgese, Stefano Cosma, Giovanni Gazzaneo, Marta Mai, Gaspare Mura, Stefano
Peretti, Antonio Piccinardi, Claudio Pina, Claudio Serra, Bruno Vespa, Alberto Zaina) e giornalisti del Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Sole-24 Ore, Avvenire, Il Gazzettino, Il Messag-
gero Veneto, Il Corriere del Veneto, Il Piccolo, E-Polis-Il Brescia, La Provincia di Lecco e altre autorevoli firme dei periodici mensili e settimanali, radiotelevisioni nazionali e website.
Brescia, 18 aprile 2011
11
maggio 2011
Paolo Menon – L’uomo da Dioniso a Cristo
Dall'undici al 20 maggio 2011
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL VICARIATO MAFFEI MARESCOTTI
Roma, Via Della Pigna, 13/a, (Roma)
Roma, Via Della Pigna, 13/a, (Roma)
Orario di apertura
dalle 1o alle 13 e dalle 15 alle 19. Domenica chiuso
Vernissage
11 Maggio 2011, ore 19
Editore
BELLAVITE
Autore
Curatore