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Paolo Mirmina – Home my sweet home
Home my sweet home mette in scena una vera e propria scomposizione del luogo dove l’artista crea le sue opere, ovvero la propria abitazione, nella quale si fa fatica a distinguere un’opera da qualcosa di funzionale alla vita di tutti i giorni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugurazione: sabato 11 dicembre, ore 17.30
Associazione Culturale Città del Futuro, c/o Arredamenti Mandarini
V. FERRIERA 52/54 - 06089 TORGIANO (PG)
Interverranno presso la Sala Conferenze Marcello Salustri:
Andrea Cernicchi – Assessore alla Cultura e Politiche Sociali del Comune di Perugia
Mimmo Coletti – Critico d’arte e Giornalista
Home my sweet home mette in scena una vera e propria scomposizione del luogo dove l’artista crea le sue opere, ovvero la propria abitazione, nella quale si fa fatica a distinguere un’opera da qualcosa di funzionale alla vita di tutti i giorni;
la dolce casa, allestita nello spazio espositivo dell’Associazione Culturale Città del Futuro, presso l’atelier Arredamenti Mandarini, rappresenta un viaggio nell’universo più intimo e quotidiano di Mirmina, e infatti, ciò che per il visitatore potrà sembrare nell’immediato una esposizione d’arte per Mir rappresenta la normalità di un’esistenza che non può prescindere dall’uso spregiudicato del collage e del colore.
A cura di Luigi Petruzzellis
INFO & CONTATTI
Mail: arredamenti@mandarini.com
Web: www.mandarini.com
Web: www.paolomirmina.net
“HOME MY SWEET HOME” - Paolo Mirmina (MIR)
Home my sweet home mette in scena una vera e propria scomposizione del luogo dove l’artista crea le sue opere, ovvero la propria abitazione, nella quale si fa fatica a distinguere un’opera da qualcosa di funzionale alla vita di tutti i giorni;
la dolce casa, allestita nello spazio espositivo dell’Associazione Culturale Città del Futuro, presso l’atelier Arredamenti Mandarini, rappresenta un viaggio nell’universo più intimo e quotidiano di Mirmina, e infatti, ciò che per il visitatore potrà sembrare nell’immediato una esposizione d’arte per Mir rappresenta la normalità di un’esistenza che non può prescindere dall’uso spregiudicato del collage e del colore.
Mirmina in questa occasione pone soprattutto l’accento sull’unicità delle sue creazioni nell’ambito del design e dell’oggettistica da interni, andando decisamente controcorrente rispetto alla serialità e alla standardizzazione che sempre più frequentemente affollano le nostre abitazioni, evidente sintomo della sindrome da consumismo low-cost che caratterizza il nostro tempo. La sottile linea che sta tra originalità e conformismo, dunque, diviene qui la protagonista, il convitato di pietra non espresso ma pienamente percepito dal visitatore.
E così che sarà possibile ammirare oggetti d’uso comune divenuti oramai celebri, entrati a far parte del nostro immaginario collettivo, oltre a elementi di più recente ideazione prodotti da famose multinazionali dell’arredamento, il tutto rielaborato da Mirmina con il suo personalissimo stile. Ciò che ne deriva risulta essere un qualcosa a metà strada tra un complemento d’arredo e una opera d’arte nel vero senso della parola, ovvero quello che consente di interrompere, anche solo per un attimo, la routine quotidiana, fornendo un punto di vista altro e facendo scaturire una riflessione che non pretende di essere destinata a pochi, ma nella quale tutti possono facilmente riconoscersi.
PAOLO MIRMINA (MIR)
PAOLO MIRMINA, in arte MIR, nasce a Perugia il 28 aprile 1962. Si avvicina all’arte nel 2000, da autodidatta, utilizzando la tecnica dell’acquerello e della pittura a tempera; successivamente passa alla tecnica del collage, che diverrà poi la sua cifra stilistica e che non abbandonerà più, arrivando a ricoprire oggetti d’uso comune, pareti, lightbox, e persino automobili. Mirmina ha partecipato a numerose esposizioni, collettive e personali, in Italia e all’estero riscuotendo notevoli apprezzamenti di pubblico e critica.
Egli infatti non si limita a trasformare in opere d’arte oggetti d’uso quotidiano e storici simboli dell’italian way of life ma mette in atto un vero e proprio processo di rivitalizzazione di materie e materiali che appartengono alla nostra memoria collettiva e personale; questa nuova estetica attira lo spettatore preparandolo a ri/dargli l’attenzione che meritano e facendo emergere le analogie o le differenze negli stili di vita degli ultimi decenni. Il tutto non si traduce però in un’inutile operazione nostalgica ma in una rielaborazione del passato che comprende il suo stesso superamento, in una logica di arricchimento e riflessione sui cambiamenti inevitabili della società. Attraverso tale operazione egli non solo restituisce nuova vita a oggetti e simboli spesso dimenticati ma ci restituisce anche un’immagine altra, inaspettata e non convenzionale, degli stessi.
Alla base del lavoro di MIR c’è quindi un accurato processo di ricerca con il quale egli seleziona e recupera i materiali che andranno in seguito a comporre le opere. Nascono così le serie sul cinema, sulla musica, su mobili e suppellettili, lightbox, automobili, manichini e l’oggettistica più disparata. E’ così che, ad esempio, riscopriamo i profili dei manichini anni ’60, oggi semplicemente inusuali e impensabili, i miti del cinema e della musica italiana e internazionale, le riviste di moda e di gossip degli anni ’50 o veri e propri oggetti di culto come le moka o le vespe, in un crescendo di colori e ricordi assolutamente non banali.
La sua vasta produzione - a tratti debordante - sta a testimoniare che per MIR l’arte non è semplicemente un vezzo ma un bisogno; qualsiasi oggetto per lui può essere rivestito di collage…solo pochi diventano vere e proprie Opere d’arte. L’ossessività della creazione caratterizza quindi la prima fase di questo processo di trasformazione, la circolarità e la profondità garantitegli dall’uso del collage ne sono i fedeli alleati; il processo è infine portato a compimento dalla scelta dei materiali che andranno a rivestire l’opera, ovvero il parametro definitivo che fa la differenza tra cosa è arte e cosa non può esserlo. Gli “scarti” che questo modus operandi inevitabilmente comporta non vengono però dimenticati o declassati ad un rango inferiore, ma risultano essere una componente funzionale dello stile di MIR in quanto soddisfano il suo impulso creativo, lo saziano - solo temporaneamente - e costituiscono la base per ulteriori trasformazioni, le quali spesso e volentieri gli consentono di compiere interessanti incursioni nel campo del design.
Associazione Culturale Città del Futuro, c/o Arredamenti Mandarini
V. FERRIERA 52/54 - 06089 TORGIANO (PG)
Interverranno presso la Sala Conferenze Marcello Salustri:
Andrea Cernicchi – Assessore alla Cultura e Politiche Sociali del Comune di Perugia
Mimmo Coletti – Critico d’arte e Giornalista
Home my sweet home mette in scena una vera e propria scomposizione del luogo dove l’artista crea le sue opere, ovvero la propria abitazione, nella quale si fa fatica a distinguere un’opera da qualcosa di funzionale alla vita di tutti i giorni;
la dolce casa, allestita nello spazio espositivo dell’Associazione Culturale Città del Futuro, presso l’atelier Arredamenti Mandarini, rappresenta un viaggio nell’universo più intimo e quotidiano di Mirmina, e infatti, ciò che per il visitatore potrà sembrare nell’immediato una esposizione d’arte per Mir rappresenta la normalità di un’esistenza che non può prescindere dall’uso spregiudicato del collage e del colore.
A cura di Luigi Petruzzellis
INFO & CONTATTI
Mail: arredamenti@mandarini.com
Web: www.mandarini.com
Web: www.paolomirmina.net
“HOME MY SWEET HOME” - Paolo Mirmina (MIR)
Home my sweet home mette in scena una vera e propria scomposizione del luogo dove l’artista crea le sue opere, ovvero la propria abitazione, nella quale si fa fatica a distinguere un’opera da qualcosa di funzionale alla vita di tutti i giorni;
la dolce casa, allestita nello spazio espositivo dell’Associazione Culturale Città del Futuro, presso l’atelier Arredamenti Mandarini, rappresenta un viaggio nell’universo più intimo e quotidiano di Mirmina, e infatti, ciò che per il visitatore potrà sembrare nell’immediato una esposizione d’arte per Mir rappresenta la normalità di un’esistenza che non può prescindere dall’uso spregiudicato del collage e del colore.
Mirmina in questa occasione pone soprattutto l’accento sull’unicità delle sue creazioni nell’ambito del design e dell’oggettistica da interni, andando decisamente controcorrente rispetto alla serialità e alla standardizzazione che sempre più frequentemente affollano le nostre abitazioni, evidente sintomo della sindrome da consumismo low-cost che caratterizza il nostro tempo. La sottile linea che sta tra originalità e conformismo, dunque, diviene qui la protagonista, il convitato di pietra non espresso ma pienamente percepito dal visitatore.
E così che sarà possibile ammirare oggetti d’uso comune divenuti oramai celebri, entrati a far parte del nostro immaginario collettivo, oltre a elementi di più recente ideazione prodotti da famose multinazionali dell’arredamento, il tutto rielaborato da Mirmina con il suo personalissimo stile. Ciò che ne deriva risulta essere un qualcosa a metà strada tra un complemento d’arredo e una opera d’arte nel vero senso della parola, ovvero quello che consente di interrompere, anche solo per un attimo, la routine quotidiana, fornendo un punto di vista altro e facendo scaturire una riflessione che non pretende di essere destinata a pochi, ma nella quale tutti possono facilmente riconoscersi.
PAOLO MIRMINA (MIR)
PAOLO MIRMINA, in arte MIR, nasce a Perugia il 28 aprile 1962. Si avvicina all’arte nel 2000, da autodidatta, utilizzando la tecnica dell’acquerello e della pittura a tempera; successivamente passa alla tecnica del collage, che diverrà poi la sua cifra stilistica e che non abbandonerà più, arrivando a ricoprire oggetti d’uso comune, pareti, lightbox, e persino automobili. Mirmina ha partecipato a numerose esposizioni, collettive e personali, in Italia e all’estero riscuotendo notevoli apprezzamenti di pubblico e critica.
Egli infatti non si limita a trasformare in opere d’arte oggetti d’uso quotidiano e storici simboli dell’italian way of life ma mette in atto un vero e proprio processo di rivitalizzazione di materie e materiali che appartengono alla nostra memoria collettiva e personale; questa nuova estetica attira lo spettatore preparandolo a ri/dargli l’attenzione che meritano e facendo emergere le analogie o le differenze negli stili di vita degli ultimi decenni. Il tutto non si traduce però in un’inutile operazione nostalgica ma in una rielaborazione del passato che comprende il suo stesso superamento, in una logica di arricchimento e riflessione sui cambiamenti inevitabili della società. Attraverso tale operazione egli non solo restituisce nuova vita a oggetti e simboli spesso dimenticati ma ci restituisce anche un’immagine altra, inaspettata e non convenzionale, degli stessi.
Alla base del lavoro di MIR c’è quindi un accurato processo di ricerca con il quale egli seleziona e recupera i materiali che andranno in seguito a comporre le opere. Nascono così le serie sul cinema, sulla musica, su mobili e suppellettili, lightbox, automobili, manichini e l’oggettistica più disparata. E’ così che, ad esempio, riscopriamo i profili dei manichini anni ’60, oggi semplicemente inusuali e impensabili, i miti del cinema e della musica italiana e internazionale, le riviste di moda e di gossip degli anni ’50 o veri e propri oggetti di culto come le moka o le vespe, in un crescendo di colori e ricordi assolutamente non banali.
La sua vasta produzione - a tratti debordante - sta a testimoniare che per MIR l’arte non è semplicemente un vezzo ma un bisogno; qualsiasi oggetto per lui può essere rivestito di collage…solo pochi diventano vere e proprie Opere d’arte. L’ossessività della creazione caratterizza quindi la prima fase di questo processo di trasformazione, la circolarità e la profondità garantitegli dall’uso del collage ne sono i fedeli alleati; il processo è infine portato a compimento dalla scelta dei materiali che andranno a rivestire l’opera, ovvero il parametro definitivo che fa la differenza tra cosa è arte e cosa non può esserlo. Gli “scarti” che questo modus operandi inevitabilmente comporta non vengono però dimenticati o declassati ad un rango inferiore, ma risultano essere una componente funzionale dello stile di MIR in quanto soddisfano il suo impulso creativo, lo saziano - solo temporaneamente - e costituiscono la base per ulteriori trasformazioni, le quali spesso e volentieri gli consentono di compiere interessanti incursioni nel campo del design.
11
dicembre 2010
Paolo Mirmina – Home my sweet home
Dall'undici dicembre 2010 all'undici gennaio 2011
arte contemporanea
Location
SHOWROOM MANDARINI ARREDAMENTI
Torgiano, Via Ferriera, 52, (Perugia)
Torgiano, Via Ferriera, 52, (Perugia)
Orario di apertura
Aperta dal lunedì al sabato 9-13/16-20
Domenica 16-20
Vernissage
11 Dicembre 2010, ore 17.30
Sito web
www.paolomirmina.net
Curatore