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Paolo Scirpa . Luce vera. Spazio simulato
Questo progetto, fortemente voluto dai due galleristi, non vuole essere unicamente un osservatorio privilegiato sul lavoro dell’artista, ma anche uno spunto di riflessione storica sulla presenza, nella storia dell’arte contemporanea italiana, di personalità singole di forte spessore espressivo e i
Comunicato stampa
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Viene presentata in mostra una selezione di Ludoscopi, opere luminose realizzate a partire dagli inizi degli anni ’70 che, grazie a un inganno ottico, si protraggono all’infinito. In esse la luce, emanata da tubi al neon piegati secondo le forme geometriche “platoniche” e riflessa da pareti specchianti, si moltiplica in una serie di traslazioni e di incroci che superano lo spazio fisico dell’opera, simulando uno spazio concettualmente infinito.
L’interesse per la luce da parte di Scirpa, nasce dalla tensione spirituale, dalla ricerca dell’infinito nella sfera più profonda della condizione umana, nonostante l’utilizzo di materiali di consumo o elettrici, come in questo caso, venga talvolta interpretato con l’assenza di significato come ad esempio nella ricerca minimalista o nell’arte cinetica: l’artista tratta infatti la luce ideale come fu concepita e studiata dalla filosofia medievale e dall’ottica protoumanistica, ancora permeata di trascendenza religiosa e persino mistica.
Così, la ricerca di Scirpa - nonostante oggi venga riproposta in maniera formalmente identica da altri artisti come cosa nuovissima e originale - se ne distacca per questa attenzione al lato spirituale e al significato contemplativo che la luce, intesa come metafora dell’essere “illuminati”, ha sempre portato con sé in tutte le esperienze di riflessione e di indagine interiore: “…auspico - ha scritto l’artista - che i fenomeni straordinari del nostro tempo, pronti a mettere in crisi i valori dello spirito, possano invece rivelarci la ricchezza della fantasia e la volontà di indagare nel buio”.
Paolo Scirpa (Siracusa, 1934) vive a Milano. Il suo lavoro è sempre stato proteso ad una ricerca interiore fuori da ogni legame di appartenenza.
Dagli anni '70 passa da una iconografia bidimensionale alla modularità di uno spazio oggettuale che la luce e gli specchi trasformano in polioggettuale. La sua ricerca si orienta verso una dimensione in cui luce e spazio divengono protagonisti immateriali e spettacolari. L’artista è interessato a rappresentare non tanto la luce reale quanto la luce “ideale” cioè l’idea dell’infinito e per questo si serve dei mezzi a sua disposizione, tubi luminosi e specchi. Realizza i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio. Bruno Munari ne evidenzia anche l’aspetto ludico. I suoi spazi virtuali sollecitano l’attenzione di studiosi di arte e scienza. Nel corso degli anni realizza anche grandi opere di denuncia consumistica - tra le quali Megalopoli consumistica del '72 - delle installazioni e delle pitture che sono quasi una rappresentazione bidimensionale dei Ludoscopi.
Negli anni ‘80 sviluppa i primi interventi progettuali inserendo le sue voragini luminose in architetture varie e ambienti di grande prestigio.
Per anni è presente al Salon Grands et Jeunes d’aujourd’hui di Parigi; alla IX e alla XIII Quadriennale di Roma, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e di recente allo ZKM di Karlsruhe, alla Neue Galerie di Graz, al MART di Rovereto, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e al MACRO di Roma.
Inoltre sue opere sono in collezioni e musei tra i quali il MAGA di Gallarate, il Museo del Novecento, le Civiche Raccolte delle Stampe Achille Bertarelli al Castello Sforzesco e il MAPP di Milano, la VAF-Stiftung del MART di Trento/Rovereto, il Museum Ritter di Waldenbuch, il Museo Civico d'Arte Contemporanea di Gibellina, il Museum di Bagheria, le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento.
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera.
L’interesse per la luce da parte di Scirpa, nasce dalla tensione spirituale, dalla ricerca dell’infinito nella sfera più profonda della condizione umana, nonostante l’utilizzo di materiali di consumo o elettrici, come in questo caso, venga talvolta interpretato con l’assenza di significato come ad esempio nella ricerca minimalista o nell’arte cinetica: l’artista tratta infatti la luce ideale come fu concepita e studiata dalla filosofia medievale e dall’ottica protoumanistica, ancora permeata di trascendenza religiosa e persino mistica.
Così, la ricerca di Scirpa - nonostante oggi venga riproposta in maniera formalmente identica da altri artisti come cosa nuovissima e originale - se ne distacca per questa attenzione al lato spirituale e al significato contemplativo che la luce, intesa come metafora dell’essere “illuminati”, ha sempre portato con sé in tutte le esperienze di riflessione e di indagine interiore: “…auspico - ha scritto l’artista - che i fenomeni straordinari del nostro tempo, pronti a mettere in crisi i valori dello spirito, possano invece rivelarci la ricchezza della fantasia e la volontà di indagare nel buio”.
Paolo Scirpa (Siracusa, 1934) vive a Milano. Il suo lavoro è sempre stato proteso ad una ricerca interiore fuori da ogni legame di appartenenza.
Dagli anni '70 passa da una iconografia bidimensionale alla modularità di uno spazio oggettuale che la luce e gli specchi trasformano in polioggettuale. La sua ricerca si orienta verso una dimensione in cui luce e spazio divengono protagonisti immateriali e spettacolari. L’artista è interessato a rappresentare non tanto la luce reale quanto la luce “ideale” cioè l’idea dell’infinito e per questo si serve dei mezzi a sua disposizione, tubi luminosi e specchi. Realizza i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio. Bruno Munari ne evidenzia anche l’aspetto ludico. I suoi spazi virtuali sollecitano l’attenzione di studiosi di arte e scienza. Nel corso degli anni realizza anche grandi opere di denuncia consumistica - tra le quali Megalopoli consumistica del '72 - delle installazioni e delle pitture che sono quasi una rappresentazione bidimensionale dei Ludoscopi.
Negli anni ‘80 sviluppa i primi interventi progettuali inserendo le sue voragini luminose in architetture varie e ambienti di grande prestigio.
Per anni è presente al Salon Grands et Jeunes d’aujourd’hui di Parigi; alla IX e alla XIII Quadriennale di Roma, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e di recente allo ZKM di Karlsruhe, alla Neue Galerie di Graz, al MART di Rovereto, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e al MACRO di Roma.
Inoltre sue opere sono in collezioni e musei tra i quali il MAGA di Gallarate, il Museo del Novecento, le Civiche Raccolte delle Stampe Achille Bertarelli al Castello Sforzesco e il MAPP di Milano, la VAF-Stiftung del MART di Trento/Rovereto, il Museum Ritter di Waldenbuch, il Museo Civico d'Arte Contemporanea di Gibellina, il Museum di Bagheria, le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento.
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera.
27
novembre 2012
Paolo Scirpa . Luce vera. Spazio simulato
Dal 27 novembre 2012 al 18 gennaio 2013
arte moderna e contemporanea
Location
MAAB GALLERY
Padova, Riviera San Benedetto, 15, (Padova)
Padova, Riviera San Benedetto, 15, (Padova)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 16.30-19.30
si consiglia un appuntamento
Vernissage
27 Novembre 2012, ore 18.00
Autore
Curatore