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Paolo Spoltore – Totem. Presenze utopiche 2008-2009
Paolo Spoltore e la dimensione antropologica del fare
Comunicato stampa
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Paolo Spoltore e la dimensione antropologica del fare
Fra gli artisti operanti in Abruzzo, Paolo Spoltore lancianese, classe 1945, è senza alcun dubbio, una delle personalità più interessanti. Figlio del suo tempo, appartiene a quella generazione di artisti italiani che si forma, alla metà degli anni sessanta, sull’insegnamento di quanti avevano già operato nella direzione di un profondo rinnovamento dei linguaggi espressivi. In scultura, questo comporta il sovvertimento dell’azione classica del cavare via la materia (sottrazione che resta per la destrutturazione dell’impianto figurale) e l’affermazione di un assemblaggio costruttivo. Interessato tanto dalla sperimentazione di materiali nuovi, di recupero da presenze oggettuali prese direttamente in prestito dalla realtà quanto dai richiami verso un espressionismo di primitiva essenzialità, in un coinvolgimento ambientale che comprova l’identità spaziale che l’opera si trova ad assumere.
Il lavoro di Spoltore si colloca, dunque, dentro una precisa linea evoluzionistica della Storia dell’arte internazionale, che va dalle sculture di acciaio saldato dello spagnolo Julio Gonzàles, fra i primi a cimentarsi con gli assemblaggi in metallo, a quelle surrealiste di Alberto Giacometti, dalla genialità creativa di Pablo Picasso che nel 1943, con un manubrio ed un sellino di bicicletta, dà vita alla celebre Testa di toro, alle enigmatiche composizione di matrice astratta dell’americano David Smith, ex saldatore di una fabbrica di automobili, uno degli scultori più rappresentativi del XX secolo, agli assemblages in ferro arrugginito di Ettore Colla, all’ironia Pop delle “macchine scultura” di Jean Tinguely, ai famosi mobiles di Alexander Calder, alle silouettes in legno di Mario Ceroli, al minimalismo dell’inglese Anthony Coro, insignito “Sir”, le cui saldature di metalli in disuso influenzano le giovani generazioni di scultori. All’autorevole filiazione genetica, Paolo Spoltore aggiunge la coerenza seria e vera, di una intensa attività di ricerca che prosegue da oltre trent’anni, condotta con tanta coraggiosa caparbia e gioiosa libertà creativa, ed il recupero di un dialogo più ampio con la Storia. I segni visibili delle scelte operate si concretizzano nei suoi numerosissimi lavori, dalle fantasiose composizioni degli anni settanta (Ricognizione, Anni 40. Protagonisti, Sindacalismo, Vitalità empirica, etc. ) laddove la riquadratura della cornice isola la surrealtà delle soluzioni figurali proposte, perfettamente in linea con le coeve e più aggiornate linee di ricerca pittorica, alle strutture spiraliforme ed evolutive degli anni 80 (Alberi), dalle edicole musive dei primi anni 90 (Frammenti della memoria), alle metamorfosi zoomorfe della fine del decennio (Zoomorfo, Ippocampo, Pavone, Cavallo, etc.), fino alle celebri sculture totemiche in pietra o in legno e metallo grezzo degli anni 90/2000 (Minotauro, Lussuria, Guerrieri, Pendolo, Aquila reale, Il grande fuoco, Don Chisciotte, Toro solare, Libellula 2008, Cespuglio 2008, Guerriero libero 2008, … etc.).
Opere d’intensa sollecitazione visiva che ci invitano ad essere percorse tutt’intorno, pronte a sorprenderci per la complessità del lavoro impiegato e che nelle saldature, nelle chiodature, nei bulloni e nelle finiture dei metalli, sottratti a trascorsi meccanici e industriali, nelle tensioni dei ferri, come nella giustapposizione e nell’incastro dei legni riferiscono il valore antropologico del fare, l’azione delle mani dello scultore che, lontano dai facili nichilismi, non si risolve nel solo concettulismo ma porta dentro l’operazione artistica, parimenti al pensiero, il lavoro e l’impronta dell’agire umano. Composizioni strutturali che coinvolgono lo spazio circostante e interagiscono con questo, secondo i migliori principi della scultura contemporanea. Opere di essenziale eleganza, traduzioni formali di una rinnovata dimensione mitologica, talora, di inquietante ironia, che sa confrontarsi con il passato, con la verticale ieraticità della statuaria di antiche civiltà per tornare a scommettere sull’enigma della condizione umana e misurarsi con la tragedia consumistica dei nostri giorni.
Maria Cristina Ricciardi - Chieti, 14 novembre 2008
Fra gli artisti operanti in Abruzzo, Paolo Spoltore lancianese, classe 1945, è senza alcun dubbio, una delle personalità più interessanti. Figlio del suo tempo, appartiene a quella generazione di artisti italiani che si forma, alla metà degli anni sessanta, sull’insegnamento di quanti avevano già operato nella direzione di un profondo rinnovamento dei linguaggi espressivi. In scultura, questo comporta il sovvertimento dell’azione classica del cavare via la materia (sottrazione che resta per la destrutturazione dell’impianto figurale) e l’affermazione di un assemblaggio costruttivo. Interessato tanto dalla sperimentazione di materiali nuovi, di recupero da presenze oggettuali prese direttamente in prestito dalla realtà quanto dai richiami verso un espressionismo di primitiva essenzialità, in un coinvolgimento ambientale che comprova l’identità spaziale che l’opera si trova ad assumere.
Il lavoro di Spoltore si colloca, dunque, dentro una precisa linea evoluzionistica della Storia dell’arte internazionale, che va dalle sculture di acciaio saldato dello spagnolo Julio Gonzàles, fra i primi a cimentarsi con gli assemblaggi in metallo, a quelle surrealiste di Alberto Giacometti, dalla genialità creativa di Pablo Picasso che nel 1943, con un manubrio ed un sellino di bicicletta, dà vita alla celebre Testa di toro, alle enigmatiche composizione di matrice astratta dell’americano David Smith, ex saldatore di una fabbrica di automobili, uno degli scultori più rappresentativi del XX secolo, agli assemblages in ferro arrugginito di Ettore Colla, all’ironia Pop delle “macchine scultura” di Jean Tinguely, ai famosi mobiles di Alexander Calder, alle silouettes in legno di Mario Ceroli, al minimalismo dell’inglese Anthony Coro, insignito “Sir”, le cui saldature di metalli in disuso influenzano le giovani generazioni di scultori. All’autorevole filiazione genetica, Paolo Spoltore aggiunge la coerenza seria e vera, di una intensa attività di ricerca che prosegue da oltre trent’anni, condotta con tanta coraggiosa caparbia e gioiosa libertà creativa, ed il recupero di un dialogo più ampio con la Storia. I segni visibili delle scelte operate si concretizzano nei suoi numerosissimi lavori, dalle fantasiose composizioni degli anni settanta (Ricognizione, Anni 40. Protagonisti, Sindacalismo, Vitalità empirica, etc. ) laddove la riquadratura della cornice isola la surrealtà delle soluzioni figurali proposte, perfettamente in linea con le coeve e più aggiornate linee di ricerca pittorica, alle strutture spiraliforme ed evolutive degli anni 80 (Alberi), dalle edicole musive dei primi anni 90 (Frammenti della memoria), alle metamorfosi zoomorfe della fine del decennio (Zoomorfo, Ippocampo, Pavone, Cavallo, etc.), fino alle celebri sculture totemiche in pietra o in legno e metallo grezzo degli anni 90/2000 (Minotauro, Lussuria, Guerrieri, Pendolo, Aquila reale, Il grande fuoco, Don Chisciotte, Toro solare, Libellula 2008, Cespuglio 2008, Guerriero libero 2008, … etc.).
Opere d’intensa sollecitazione visiva che ci invitano ad essere percorse tutt’intorno, pronte a sorprenderci per la complessità del lavoro impiegato e che nelle saldature, nelle chiodature, nei bulloni e nelle finiture dei metalli, sottratti a trascorsi meccanici e industriali, nelle tensioni dei ferri, come nella giustapposizione e nell’incastro dei legni riferiscono il valore antropologico del fare, l’azione delle mani dello scultore che, lontano dai facili nichilismi, non si risolve nel solo concettulismo ma porta dentro l’operazione artistica, parimenti al pensiero, il lavoro e l’impronta dell’agire umano. Composizioni strutturali che coinvolgono lo spazio circostante e interagiscono con questo, secondo i migliori principi della scultura contemporanea. Opere di essenziale eleganza, traduzioni formali di una rinnovata dimensione mitologica, talora, di inquietante ironia, che sa confrontarsi con il passato, con la verticale ieraticità della statuaria di antiche civiltà per tornare a scommettere sull’enigma della condizione umana e misurarsi con la tragedia consumistica dei nostri giorni.
Maria Cristina Ricciardi - Chieti, 14 novembre 2008
23
maggio 2009
Paolo Spoltore – Totem. Presenze utopiche 2008-2009
Dal 23 maggio all'undici giugno 2009
arte contemporanea
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30. Chiuso festivi.
Vernissage
23 Maggio 2009, ore 18.00
Autore
Curatore