Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Paolo Volta – La mia Marylin
E’ qui che prendono corpo e colore le sue visioni di case, abitazioni, musei e castelli, che si fa fatica a identificare, perché sono sghembi, scorciati, deformati. Facciate di case trasfigurate, ma fortemente umanizzate.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da “Le stanze dell’arte ferrarese”
per la Nuova Ferrara
Paolo Volta
di Andrea Samaritani
Le tele accatastate sono tante, appoggiate per terra e impilate sugli scaffali. Non c’è un ordine apparente. Non ci sono poltrone o sedute comode. Quella di Paolo Volta non è una stanza d’arte arredata per essere visitata, è uno studio che risponde alla impellente necessità di dipingere quando arriva l’ispirazione, forte come un vortice, irrefrenabile come un uragano.
Lo studio è l’ultima stanza che mi ha fatto vedere, e solo al termine del nostro incontro, perché è uno spazio intimo e estremamente funzionale solo alla pittura. E basta. “Vengo qui quando sento l’urgenza di dipingere, deve essere tutto pronto, non mi interessa che le cose siano a posto, mi interessa che i colori, i pennelli e la tela ci siano. Punto”, mi dice Paolo. E’ qui che prendono corpo e colore le sue visioni di case, abitazioni, musei e castelli, che si fa fatica a identificare, perché sono sghembi, scorciati, deformati. Facciate di case trasfigurate, ma fortemente umanizzate. “Nei miei quadri c’è l’amore per Ferrara, per le sue case, i suoi palazzi, solo che io le identifico con le persone. Mi innamoro di edifici che vedo girando in bicicletta per la città, mi soffermo sui segni delle famiglie che ci hanno abitato, a mio modo sento le voci di chi ci ha abitato. Certi territori parlano a chi è in grado di vedere e capire”, mi racconta Paolo. Il suo inizio pittorico era rivolto alla archeologia industriale, alle fabbriche dismesse, simili alla raffineria costruita [sul modello delle fabbriche tedesche] dove aveva lavorato nonno Raffaele. Poi sono stati i fienili ad attrarlo, per “la loro instabilità, il fascino dei molti fienili che oggi non ci sono più. Suggestivi al punto che mi fanno dire: “la mia Marilyn è un Fienile!”.[…] Noi ormai siamo come stranieri osservatori di una architettura della quale non conosciamo i “rapporti aulici”.
per la Nuova Ferrara
Paolo Volta
di Andrea Samaritani
Le tele accatastate sono tante, appoggiate per terra e impilate sugli scaffali. Non c’è un ordine apparente. Non ci sono poltrone o sedute comode. Quella di Paolo Volta non è una stanza d’arte arredata per essere visitata, è uno studio che risponde alla impellente necessità di dipingere quando arriva l’ispirazione, forte come un vortice, irrefrenabile come un uragano.
Lo studio è l’ultima stanza che mi ha fatto vedere, e solo al termine del nostro incontro, perché è uno spazio intimo e estremamente funzionale solo alla pittura. E basta. “Vengo qui quando sento l’urgenza di dipingere, deve essere tutto pronto, non mi interessa che le cose siano a posto, mi interessa che i colori, i pennelli e la tela ci siano. Punto”, mi dice Paolo. E’ qui che prendono corpo e colore le sue visioni di case, abitazioni, musei e castelli, che si fa fatica a identificare, perché sono sghembi, scorciati, deformati. Facciate di case trasfigurate, ma fortemente umanizzate. “Nei miei quadri c’è l’amore per Ferrara, per le sue case, i suoi palazzi, solo che io le identifico con le persone. Mi innamoro di edifici che vedo girando in bicicletta per la città, mi soffermo sui segni delle famiglie che ci hanno abitato, a mio modo sento le voci di chi ci ha abitato. Certi territori parlano a chi è in grado di vedere e capire”, mi racconta Paolo. Il suo inizio pittorico era rivolto alla archeologia industriale, alle fabbriche dismesse, simili alla raffineria costruita [sul modello delle fabbriche tedesche] dove aveva lavorato nonno Raffaele. Poi sono stati i fienili ad attrarlo, per “la loro instabilità, il fascino dei molti fienili che oggi non ci sono più. Suggestivi al punto che mi fanno dire: “la mia Marilyn è un Fienile!”.[…] Noi ormai siamo come stranieri osservatori di una architettura della quale non conosciamo i “rapporti aulici”.
07
giugno 2016
Paolo Volta – La mia Marylin
Dal 07 giugno al 02 luglio 2016
arte moderna e contemporanea
Location
CLOISTER GALLERIA D’ARTE
Ferrara, Corso Porta Reno, 45, (Ferrara)
Ferrara, Corso Porta Reno, 45, (Ferrara)
Orario di apertura
9-19.30 - domenica chiuso
Vernissage
7 Giugno 2016, ore 18.30
Autore
Curatore