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Parapluie – Des Nebels
Il MACT/CACT dedica l’ultima mostra della stagione 2020 al duo Parapluie, costituito dagli artisti Andrée Julikà Tavares (1971) e Gianluca Monnier (1971). La mostra si concentra sulla fluidità della percezione dell’immagine, attraverso un’opera totale.
Comunicato stampa
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Il MACT/CACT dedica l’ultima mostra della stagione 2020 al duo Parapluie, costituito dagli artisti Andrée Julikà Tavares (1971) e Gianluca Monnier (1971).
La mostra si concentra – come lo suggerisce, del resto, anche il titolo – sulla fluidità della percezione dell’immagine, attraverso un’opera totale a carattere installativo, laddove gli autori pensano le percezioni come restituzione di una società debole, parassitaria e vieppiù senza punti saldi di riferimento al concetto di giustizia, in bilico tra rapporti di potere e mercati finanziari, e quant’altro.
La “nebbia”, termine comunemente ricondotto alla meteorologia, si sviluppa, qui, soprattutto come elemento sociologico e/o filosofico, a rappresentare – nello specifico – il disagio nella percezione del vedere e dell’osservare esistenziale, ma anche come spunto per una critica politica al mondo dell’arte, che si manifesta e accresce sempre più attraverso criteri di mercato, più che attorno a spunti storico-artistici. I due autori affrontano l’uso dello stilema artistico come linguaggio politico, mettendo al centro della loro ricerca il senso del messaggio, e cercando così di decriptare la relazione immagine/rappresentazione… o meglio: come rappresentare una immagine o rappresentarsi attraverso una immagine. Come dire, che l’insegnamento di taluni maestri del concettualismo ci hanno pure insegnato a ritrovare il senso soggettivo del messaggio al di là e al di sopra del mezzo impiegato.
Aprire e rendere libere le menti, è uno sforzo che ogni autore d’arte fa, invitando il suo pubblico a entrare nella propria verità interiore. Ed è proprio attraverso questo gioco di giustapposizione di veli, che Parapluie chiedono al visitatore di svelare i loro sentimenti e le proprie autenticità. Veli, che, come le “coulisse” di un teatro quasi assurdo, si aprono al gioco di ruoli tra verità e menzogna, tra percezione privata intimista e personale, e i paramenti di un sistema socio-culturale invischiato con l’estetica della comunicazione in grado di adottare e assorbire l’individuo e la persona. Il momento storico attuale è quello di una crisi che spinge le persone verso una ricerca in disequilibrio tra riforma esistenziale e adattamento alle leggi societali, all’interno di un sistema fondamentalmente piccolo borghese e fortemente connotato dal pensiero unico. Essere tutti d’accordo, per essere tutti finalmente felici e intimamente e inconsapevolmente disintegrati.
Al di là di ogni previsione e prevedibilità, Parapluie, attraverso le modalità comunicative testé elencate, affrontano le tematiche legate alla manipolazione, quasi volessero creare un magico teatro tra realtà e finzione, tra oggetto e soggettività individuale, che è una fondamentale e irrinunciabile priorità dal fare artistico in perenne antitesi, invece, con il reale collettivo e sociale, contro cui ogni desiderio di forza e di libertà si frantumano.
Più volte abbiamo speso parole attorno alla figura dell’autore d’arte, come elemento di disturbo e assolutamente univoco ed eterogeneo all’interno di un modello socio-politico omogeneo e omologato. Ma, tale figura quasi dionisiaca e a tratti zarathustriana riesce ancora ad avere il coraggio di imporre una propria visione del mondo, come essa lo fu in passato?
Ogni racconto s’intride di vissuto biografico, da un lato, e di visione o desiderio, dall’altro, ove la ricerca utopica di un mondo che non c’è, o che forse esiste invisibilmente, conta tra le priorità della pratica di produzione creativa in tutti gli ambiti della cultura artistica. Questo voluto spostamento bilanciato (e perennemente in equilibrio) della loro auto-riconoscibilità artistica tra esperienza reale e potenziale dentro un mondo che li rifiuta, fa di DES NEBELS una sorta di grande diario personale, dove ready-made, fotografia, oggetti, riferimenti biografici, pittura e video potrebbero far rivivere emozioni e percezioni in un impasto total(izzant)e a piacevolmente ambiguo, liberatorio; una sorta di rituale esistenziale tra nascita e morte.
Se il sistema dell’arte è ormai ai margini di un vuoto culturale, ecco che l’istituzione, intesa come faro del fascismo politico, si conforma anch’essa ai criteri di crisi economica e istituzionale.
Il ritorno, spesso, alla narrazione tematica della tradizione pittorica, altrettanto spesso viene tradito dall’incapacità di una lettura storica razionale (diciamo anche solo storica) basata sulla ricerca di una via dell’individuo in simbiosi con il mondo a lui circostante.
Parapluie riescono a riappropriarsi di una sensazionalità emotiva, dove l’esistenza non è per forza bella e vera. Piacevole e verace si riflette nello sguardo di chi la osserva.
Mario Casanova
Bellinzona, luglio 2020
Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Città di Bellinzona, Alfred Richterich Stiftung Laufen, Collezione Berla, Amici e Sostenitori del MACT/CACT, Collezionisti e Artisti.
La mostra si concentra – come lo suggerisce, del resto, anche il titolo – sulla fluidità della percezione dell’immagine, attraverso un’opera totale a carattere installativo, laddove gli autori pensano le percezioni come restituzione di una società debole, parassitaria e vieppiù senza punti saldi di riferimento al concetto di giustizia, in bilico tra rapporti di potere e mercati finanziari, e quant’altro.
La “nebbia”, termine comunemente ricondotto alla meteorologia, si sviluppa, qui, soprattutto come elemento sociologico e/o filosofico, a rappresentare – nello specifico – il disagio nella percezione del vedere e dell’osservare esistenziale, ma anche come spunto per una critica politica al mondo dell’arte, che si manifesta e accresce sempre più attraverso criteri di mercato, più che attorno a spunti storico-artistici. I due autori affrontano l’uso dello stilema artistico come linguaggio politico, mettendo al centro della loro ricerca il senso del messaggio, e cercando così di decriptare la relazione immagine/rappresentazione… o meglio: come rappresentare una immagine o rappresentarsi attraverso una immagine. Come dire, che l’insegnamento di taluni maestri del concettualismo ci hanno pure insegnato a ritrovare il senso soggettivo del messaggio al di là e al di sopra del mezzo impiegato.
Aprire e rendere libere le menti, è uno sforzo che ogni autore d’arte fa, invitando il suo pubblico a entrare nella propria verità interiore. Ed è proprio attraverso questo gioco di giustapposizione di veli, che Parapluie chiedono al visitatore di svelare i loro sentimenti e le proprie autenticità. Veli, che, come le “coulisse” di un teatro quasi assurdo, si aprono al gioco di ruoli tra verità e menzogna, tra percezione privata intimista e personale, e i paramenti di un sistema socio-culturale invischiato con l’estetica della comunicazione in grado di adottare e assorbire l’individuo e la persona. Il momento storico attuale è quello di una crisi che spinge le persone verso una ricerca in disequilibrio tra riforma esistenziale e adattamento alle leggi societali, all’interno di un sistema fondamentalmente piccolo borghese e fortemente connotato dal pensiero unico. Essere tutti d’accordo, per essere tutti finalmente felici e intimamente e inconsapevolmente disintegrati.
Al di là di ogni previsione e prevedibilità, Parapluie, attraverso le modalità comunicative testé elencate, affrontano le tematiche legate alla manipolazione, quasi volessero creare un magico teatro tra realtà e finzione, tra oggetto e soggettività individuale, che è una fondamentale e irrinunciabile priorità dal fare artistico in perenne antitesi, invece, con il reale collettivo e sociale, contro cui ogni desiderio di forza e di libertà si frantumano.
Più volte abbiamo speso parole attorno alla figura dell’autore d’arte, come elemento di disturbo e assolutamente univoco ed eterogeneo all’interno di un modello socio-politico omogeneo e omologato. Ma, tale figura quasi dionisiaca e a tratti zarathustriana riesce ancora ad avere il coraggio di imporre una propria visione del mondo, come essa lo fu in passato?
Ogni racconto s’intride di vissuto biografico, da un lato, e di visione o desiderio, dall’altro, ove la ricerca utopica di un mondo che non c’è, o che forse esiste invisibilmente, conta tra le priorità della pratica di produzione creativa in tutti gli ambiti della cultura artistica. Questo voluto spostamento bilanciato (e perennemente in equilibrio) della loro auto-riconoscibilità artistica tra esperienza reale e potenziale dentro un mondo che li rifiuta, fa di DES NEBELS una sorta di grande diario personale, dove ready-made, fotografia, oggetti, riferimenti biografici, pittura e video potrebbero far rivivere emozioni e percezioni in un impasto total(izzant)e a piacevolmente ambiguo, liberatorio; una sorta di rituale esistenziale tra nascita e morte.
Se il sistema dell’arte è ormai ai margini di un vuoto culturale, ecco che l’istituzione, intesa come faro del fascismo politico, si conforma anch’essa ai criteri di crisi economica e istituzionale.
Il ritorno, spesso, alla narrazione tematica della tradizione pittorica, altrettanto spesso viene tradito dall’incapacità di una lettura storica razionale (diciamo anche solo storica) basata sulla ricerca di una via dell’individuo in simbiosi con il mondo a lui circostante.
Parapluie riescono a riappropriarsi di una sensazionalità emotiva, dove l’esistenza non è per forza bella e vera. Piacevole e verace si riflette nello sguardo di chi la osserva.
Mario Casanova
Bellinzona, luglio 2020
Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Città di Bellinzona, Alfred Richterich Stiftung Laufen, Collezione Berla, Amici e Sostenitori del MACT/CACT, Collezionisti e Artisti.
19
settembre 2020
Parapluie – Des Nebels
Dal 19 settembre al 13 dicembre 2020
arte contemporanea
Location
CACT – CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA DEL TICINO
Bellinzona, Via Tamaro, 3, (Bellinzona)
Bellinzona, Via Tamaro, 3, (Bellinzona)
Orario di apertura
VENERDÌ 14:00 – 18:00
SABATO 14:00 – 18:00
DOMENICA 14:00 – 18:00
Vernissage
19 Settembre 2020, h 17:30
Sito web
Ufficio stampa
Cact
Autore
Curatore
Autore testo critico