Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
pARTEnopei
È una piccola finestra sulle diverse espressioni dell’arte contemporanea napoletana, un pot-pourri di input comunicativi e stimoli estetici, un’originale e variegata teoria di forme e colori, tecniche e messaggi differenti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
È una piccola finestra sulle diverse espressioni dell’arte contemporanea napoletana, un pot-pourri di input comunicativi e stimoli estetici, un’originale e variegata teoria di forme e colori, tecniche e messaggi differenti. Una galleria di immagini da attraversare in maniera trasversale o circolare, senza una serialità o una consequenzialità obbligatorie; un iter obliquo tra nuance, visioni inedite, spunti di riflessione artistica, materie, sintassi, lessici e linguaggi pittorici vari che dialogano tra loro e, per paradosso, nella disomogeneità trovano il punto di incontro e contatto. Il fil rouge che scorta l’avventore attraverso un così ampio e multiforme corpus allestitivo (almeno due opere per 14 artisti) è innanzitutto la comune origine partenopea non solo dei creativi, ma anche delle loro produzioni che, a prescindere dalle diverse ascendenze, hanno il proprio fulcro nella trasparente matrice napoletana.
A cominciare dagli inconfondibili vulcani (o forse potremmo azzardare Vesuvi) di CRISTINA ASCARELLI, due tele 100x120 coloratissime che rinunciano al precedente ricorso a sabbia e materiali plastici, per abdicare definitivamente verso le tonalità pop, se non addirittura fluo, del rosso, viola, prugna, fucsia, turchese e verde. E accanto ai lapilli dell’Ascarelli, non ci si può esimere dai pistilli di NUCCIA QUARTO, talento acclarato che presenta due acrilici su tela: una calla bianca e un anemone rosso con fondo argento e una rosa rossa con fondo oro. Gli sfondi, in questo caso, divengono quasi materici; di solito ignorati, qui sono nobilitati dall’uso del brillante che, in maniera strumentale, conferisce volume al soggetto dipinto. ANTONELLA LIETO, poi, propone, oltre a variopinte croci su tavoletta, realizzate con tecnica mista (per lo più acrilici su legno), “La Donna dei Gatti” (acrilico su tela, 100x100), sorta di autoritratto con al centro una figura femminile, dai tratti fiabeschi, con alle spalle un albero dai cui rami pendono occhi di gatti al posto delle foglie e su cui sono ritratti gatti e un uccello rosso, su di uno sfondo azzurro e toni fucsia e verdi che campeggiano in un dipinto statico e pieno di grazia.
Ma il simbolismo, già sfiorato nel lavoro della Lieto, si fa evidente nella grossa tela ad olio (100x160) di DARIO PIRONTI, “Battito dal profondo”, in cui vaghe reminiscenze metafisico-dechirichiane si innestano su architetture alla Escher e, tra grafismi e geometrie simmetriche, colori caldi e cupi, il tema dell’abbandono e della separazione si concretizza in un organo cardiaco pulsante, non più semplice segno pittorico, ma vero e proprio simbolo. Procedendo sulla scorta delle simbologie, MARIO PICCA riesce a tradurre messaggi d’amore, sensualità e gelosia in una rappresentazione fuori dal comune. “Gli Amanti” sono due inserti di legno lavorato a mano e col gesso, l’uno nero – geometrico, più freddo e razionale – l’altro arancio – più caldo, morbido e avvolgente – tenuti insieme da una spessa corda rigirata su di sé, sembiante trasfigurato dell’atto amoroso tra l’uomo e la donna, tra due entità diverse legate in maniera quasi indissolubile. “Gelosia”, poi, è realizzato in legno liscio con un inserto di finta pelle nei toni del nero e del bordeaux, a significare quel legame morbido, ma esistente, che può sciogliersi oppure no. Sempre di PICCA anche 4 sculture, ottenute con tecnica e materiali misti (cartapesta, gesso, acrilico, pvc, legno e ferro), per due busti, rispettivamente di una donna e di un uomo, per un fiore i cui petali in pvc sembrano vibrare come ali di una libellula, e per un volto umano di gesso fatto a pezzi, ricostruito e tenuto insieme da un asta di legno posta in uno dei 2 occhi (“La trave nell’occhio”). E fin qui non si è neppure a metà del cammino espositivo. MIMMOMARIA gioca, nei suoi acrilici su tela, con l’ironia provocatoria e il ruolo comunicativo affidato al segno pittorico nudo e semplice intrecciato con la parola. Le sue mele, veicolo espressivo neutro ma di grande efficacia, si vestono di sfondi verdi in cui è riportata in inglese la ricetta dell’apple pie, con in loop i relativi verbi, oppure sono costituite dalle spire avvolte su se stesse del serpente del peccato originale, tentatore del frutto proibito, tramite di sensualità grazie a colori caldi e luminosi. Ancora sulla scia dei simboli, questa volta mistico-filosofici, che strizzano l’occhio persino al pensiero orientale, le opere sui generis di ORNELLA DE MARTINIS, di innegabile valore estetico, in cui l’artista compie quasi un percorso inverso a quello abituale: dalla forma e dal motivo dominante pare prendere spunto per l’uso di tecniche e colori sperimentali. Così, impasti di acrilici, malte, polvere di marmo, sabbia e sfumature oro e argento rivestono la tela insieme a colori primari e tenui come il bianco e l’azzurro, con un effetto caldo e rilassante. Diverso è il caso di PASCÀ che affida al colore una funzione materica. Nelle sue due tele vernici e smalti paiono ‘gettati’ sul supporto in modo non causale ma estemporaneo, secondo l’estro dell’ispirazione con l’onere, attraverso un accenno di stratificazione, di creare dinamismo e profondità. Nuance come l’azzurro, il bianco e il verde per un paesaggio astratto; oppure come l’arancio, il nero e il rosso, che creano tensione estetica e vibrazione emotiva. Avanguardistico e sperimentale anche l’approccio di GIORDANO MARTONE che monta sul retro dei suoi quadri applicazioni di tela dipinta a olio coloratissima, con un’espressione artistica minimalista ed essenziale, per dare movimento e tridimensionalità alle due creazioni (70x30 e 60x30) con tinte che vanno dal giallo al rosso e all’arancio, sino al blu e al verde. Martone, peraltro, fa parte del movimento dell’“Esasperatismo”, che fa capo al centro d’arte e cultura “Il Bidone”, insieme ad altri 4 artisti che espongono in questa collettiva: SALVATORE BOSSSONE, i cui lavori (40x60, 50x50) in tecnica mista (acrilici con pastelli o china su tela) hanno tinte vivaci e forme spontaneamente tendenti all’onirico e al fantasioso, inclinando verso sembianti futuribili, quasi favolistici, con echi di Henri Matisse e Keit Haring, riletti in maniera personalissima. E ancora, NUNZIO CAPECE, i cui oli su tela lavorati a spatola con verde e marrone come predominanti, assurgono a occasione salace e di denuncia sociale, con ritratti di personaggi pubblici (da Bush a Prodi e Berlusconi) che si mischiano a soldati, Cristi con la croce e a figure volutamente grottesche. Solo il simbolo di un bidone volante riuscirà forse a salvare (in un altro quadro) uomini e donne dai tratti scientemente caricati e parodistici, votati al più bieco arrivismo, mentre si arrampicano su di un metaforico albero della cuccagna con tanto di pugnali e martelli tra le mani. Dello stesso movimento è pure ANTONIO DE CHIARA, autodidatta da quando aveva 12 anni, che nei suoi due oli su tela (un “Pinocchio”, 40x60, e “L’Attentato”, 55x75) rielabora stralci di realtà vissuta anche anni prima in chiave onirica e surreale, adoperando per lo più colori freddi. Infine, GIUSEPPE DI FRANCO, altro esponente di punta dell’“Esasperatismo”, le cui opere nascono dalla ricerca delle significazioni più recondite di quella napoletaneità pulsante e magmatica, tipica della nostra città, attraverso simbologie ardite, sperimentazioni cromatiche, uso di materiali differenti e ricorso a forme vivide e inusuali.
ANTONIO DEL GAUDIO, poi, in un solco più classico della pittura contemporanea, resta in bilico tra il figurativo e il simbolismo nei suoi due grandi oli su legno, pannelli in cui i colori tendenzialmente freddi si fondono a piccole inserzioni materiche (nere, gialle, rosse e arancio) con cavalli in corsa, uccelli e altre rappresentazioni figurative caricate di valori simbolici. Uno dei due supporti è circolare, così come la messa in scena artistica. Questa la voce finale, ma non meno significativa, di un coro, pur se assai vario al suo interno, equilibrato e armonioso nella visione d’insieme.
A cominciare dagli inconfondibili vulcani (o forse potremmo azzardare Vesuvi) di CRISTINA ASCARELLI, due tele 100x120 coloratissime che rinunciano al precedente ricorso a sabbia e materiali plastici, per abdicare definitivamente verso le tonalità pop, se non addirittura fluo, del rosso, viola, prugna, fucsia, turchese e verde. E accanto ai lapilli dell’Ascarelli, non ci si può esimere dai pistilli di NUCCIA QUARTO, talento acclarato che presenta due acrilici su tela: una calla bianca e un anemone rosso con fondo argento e una rosa rossa con fondo oro. Gli sfondi, in questo caso, divengono quasi materici; di solito ignorati, qui sono nobilitati dall’uso del brillante che, in maniera strumentale, conferisce volume al soggetto dipinto. ANTONELLA LIETO, poi, propone, oltre a variopinte croci su tavoletta, realizzate con tecnica mista (per lo più acrilici su legno), “La Donna dei Gatti” (acrilico su tela, 100x100), sorta di autoritratto con al centro una figura femminile, dai tratti fiabeschi, con alle spalle un albero dai cui rami pendono occhi di gatti al posto delle foglie e su cui sono ritratti gatti e un uccello rosso, su di uno sfondo azzurro e toni fucsia e verdi che campeggiano in un dipinto statico e pieno di grazia.
Ma il simbolismo, già sfiorato nel lavoro della Lieto, si fa evidente nella grossa tela ad olio (100x160) di DARIO PIRONTI, “Battito dal profondo”, in cui vaghe reminiscenze metafisico-dechirichiane si innestano su architetture alla Escher e, tra grafismi e geometrie simmetriche, colori caldi e cupi, il tema dell’abbandono e della separazione si concretizza in un organo cardiaco pulsante, non più semplice segno pittorico, ma vero e proprio simbolo. Procedendo sulla scorta delle simbologie, MARIO PICCA riesce a tradurre messaggi d’amore, sensualità e gelosia in una rappresentazione fuori dal comune. “Gli Amanti” sono due inserti di legno lavorato a mano e col gesso, l’uno nero – geometrico, più freddo e razionale – l’altro arancio – più caldo, morbido e avvolgente – tenuti insieme da una spessa corda rigirata su di sé, sembiante trasfigurato dell’atto amoroso tra l’uomo e la donna, tra due entità diverse legate in maniera quasi indissolubile. “Gelosia”, poi, è realizzato in legno liscio con un inserto di finta pelle nei toni del nero e del bordeaux, a significare quel legame morbido, ma esistente, che può sciogliersi oppure no. Sempre di PICCA anche 4 sculture, ottenute con tecnica e materiali misti (cartapesta, gesso, acrilico, pvc, legno e ferro), per due busti, rispettivamente di una donna e di un uomo, per un fiore i cui petali in pvc sembrano vibrare come ali di una libellula, e per un volto umano di gesso fatto a pezzi, ricostruito e tenuto insieme da un asta di legno posta in uno dei 2 occhi (“La trave nell’occhio”). E fin qui non si è neppure a metà del cammino espositivo. MIMMOMARIA gioca, nei suoi acrilici su tela, con l’ironia provocatoria e il ruolo comunicativo affidato al segno pittorico nudo e semplice intrecciato con la parola. Le sue mele, veicolo espressivo neutro ma di grande efficacia, si vestono di sfondi verdi in cui è riportata in inglese la ricetta dell’apple pie, con in loop i relativi verbi, oppure sono costituite dalle spire avvolte su se stesse del serpente del peccato originale, tentatore del frutto proibito, tramite di sensualità grazie a colori caldi e luminosi. Ancora sulla scia dei simboli, questa volta mistico-filosofici, che strizzano l’occhio persino al pensiero orientale, le opere sui generis di ORNELLA DE MARTINIS, di innegabile valore estetico, in cui l’artista compie quasi un percorso inverso a quello abituale: dalla forma e dal motivo dominante pare prendere spunto per l’uso di tecniche e colori sperimentali. Così, impasti di acrilici, malte, polvere di marmo, sabbia e sfumature oro e argento rivestono la tela insieme a colori primari e tenui come il bianco e l’azzurro, con un effetto caldo e rilassante. Diverso è il caso di PASCÀ che affida al colore una funzione materica. Nelle sue due tele vernici e smalti paiono ‘gettati’ sul supporto in modo non causale ma estemporaneo, secondo l’estro dell’ispirazione con l’onere, attraverso un accenno di stratificazione, di creare dinamismo e profondità. Nuance come l’azzurro, il bianco e il verde per un paesaggio astratto; oppure come l’arancio, il nero e il rosso, che creano tensione estetica e vibrazione emotiva. Avanguardistico e sperimentale anche l’approccio di GIORDANO MARTONE che monta sul retro dei suoi quadri applicazioni di tela dipinta a olio coloratissima, con un’espressione artistica minimalista ed essenziale, per dare movimento e tridimensionalità alle due creazioni (70x30 e 60x30) con tinte che vanno dal giallo al rosso e all’arancio, sino al blu e al verde. Martone, peraltro, fa parte del movimento dell’“Esasperatismo”, che fa capo al centro d’arte e cultura “Il Bidone”, insieme ad altri 4 artisti che espongono in questa collettiva: SALVATORE BOSSSONE, i cui lavori (40x60, 50x50) in tecnica mista (acrilici con pastelli o china su tela) hanno tinte vivaci e forme spontaneamente tendenti all’onirico e al fantasioso, inclinando verso sembianti futuribili, quasi favolistici, con echi di Henri Matisse e Keit Haring, riletti in maniera personalissima. E ancora, NUNZIO CAPECE, i cui oli su tela lavorati a spatola con verde e marrone come predominanti, assurgono a occasione salace e di denuncia sociale, con ritratti di personaggi pubblici (da Bush a Prodi e Berlusconi) che si mischiano a soldati, Cristi con la croce e a figure volutamente grottesche. Solo il simbolo di un bidone volante riuscirà forse a salvare (in un altro quadro) uomini e donne dai tratti scientemente caricati e parodistici, votati al più bieco arrivismo, mentre si arrampicano su di un metaforico albero della cuccagna con tanto di pugnali e martelli tra le mani. Dello stesso movimento è pure ANTONIO DE CHIARA, autodidatta da quando aveva 12 anni, che nei suoi due oli su tela (un “Pinocchio”, 40x60, e “L’Attentato”, 55x75) rielabora stralci di realtà vissuta anche anni prima in chiave onirica e surreale, adoperando per lo più colori freddi. Infine, GIUSEPPE DI FRANCO, altro esponente di punta dell’“Esasperatismo”, le cui opere nascono dalla ricerca delle significazioni più recondite di quella napoletaneità pulsante e magmatica, tipica della nostra città, attraverso simbologie ardite, sperimentazioni cromatiche, uso di materiali differenti e ricorso a forme vivide e inusuali.
ANTONIO DEL GAUDIO, poi, in un solco più classico della pittura contemporanea, resta in bilico tra il figurativo e il simbolismo nei suoi due grandi oli su legno, pannelli in cui i colori tendenzialmente freddi si fondono a piccole inserzioni materiche (nere, gialle, rosse e arancio) con cavalli in corsa, uccelli e altre rappresentazioni figurative caricate di valori simbolici. Uno dei due supporti è circolare, così come la messa in scena artistica. Questa la voce finale, ma non meno significativa, di un coro, pur se assai vario al suo interno, equilibrato e armonioso nella visione d’insieme.
15
maggio 2008
pARTEnopei
Dal 15 al 29 maggio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA MIMART
Napoli, Via Francesco Solimena, 50, (Napoli)
Napoli, Via Francesco Solimena, 50, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni, eccetto il lunedì mattina e i festivi, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 16:30 fino alle 20:00.
Vernissage
15 Maggio 2008, ore 19:30
Autore