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Pasolini. Il Fiore delle mille e una notte
una mostra documento unica, dal clima “magico”, legato all’immagine delle città di sogno quale Isfahan, Taizz, Sana’a, ossia quelle città di millenaria armonia tra paesaggio e costruzione, ma già destinate ad essere deturpate dall’intrusione moderna dello sviluppo senza progresso e dagli, allora, primi segnali della guerra.
Comunicato stampa
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Al pubblico di visitatori del Broletto, il 19 di Settembre, alle 18 e 30, a Como, è offerta una mostra documento unica, dal clima “magico”, legato all’immagine delle città di sogno quale Isfahan, Taizz, Sana’a, ossia quelle città di millenaria armonia tra paesaggio e costruzione, ma già destinate ad essere deturpate dall’intrusione moderna dello sviluppo senza progresso e dagli, allora, primi segnali della guerra.
Per quel film Pasolini rilesse Le mille e una notte nell’edizione curata dal grande arabista Francesco Gabrieli e nell’estate 1972 lavorò alla sceneggiatura insieme a Dacia Maraini, data l’intenzione di assegnare un ruolo essenziale ad alcuni personaggi femminili.
Saranno poi, nel film, volti misteriosi e bellissimi di donne (e di uomini arabi) per un’esaltazione del corpo e dell’eros popolare, vissuti con gioia naturale nella diversità di mondo altri e incontaminati.
E’ merito degli scatti perfetti di Roberto Villa, presente sul set per 100 giorni in Iran e nello Yemen, nelle incantate città di Isfahan e di Sana’a, che può essere ricostruito quel clima di lavoro finalizzato al film pasoliniano più fiabesco e leggero.
L’occhio del fotografo – commenta Gian Luca Farinelli nel catalogo che correda la mostra – pedina “il set di un artigiano, dove convivono le maestranze del cinema classico, i volti popolari che Pasolini aveva portato dall’Italia e le facce antiche che aveva trovato” sul posto, al punto che, in uno scambio fertile tra finzione e realtà, “si fa molta fatica a capire i margini del set, dove finisce e dove inizia la realtà dei luoghi”.
In realtà, il valore che sorregge le immagini è soprattutto il rispetto verso la cultura e l’umanità orientali, in cui il grande fotografo Roberto Villa e il grande regista Pasolini paiono straordinariamente solidali.
Le foto restituiscono sguardi arabi, dolci o fieri, che dietro una antica curiosità trasudano un desiderio di scambio e di dialogo interculturali, unici strumenti capaci di arrestare le diffidenze o gli scontri tra Oriente e Occidente, di cui Pasolini aveva intuito in anticipo l’emergenza e proposto la soluzione.
E naturalmente, motore primo delle foto, c’è lui, il regista solitario, sorpreso in corsa da una parte all’altra del set, issato su una scala, davanti e dietro la macchina da presa, in rilassata complicità con la troupe, perfino mentre ride, il che è cosa rarissima.
Sullo sfondo, a volte, campeggiano squarci della città di Sana’a, dove già nel 1970, per un episodio del Decameron poi tagliato, Pasolini aveva girato delle splendide riprese con un po’ di pellicola avanzata.
Da lì il documentario Le mura di Sana’a, pensato anche come appello all’Unesco per la salvaguardia di quei luoghi tanto amati dal Regista Poeta Pasolini e così ben rappresentati dal semiologo fotografo Villa
Per quel film Pasolini rilesse Le mille e una notte nell’edizione curata dal grande arabista Francesco Gabrieli e nell’estate 1972 lavorò alla sceneggiatura insieme a Dacia Maraini, data l’intenzione di assegnare un ruolo essenziale ad alcuni personaggi femminili.
Saranno poi, nel film, volti misteriosi e bellissimi di donne (e di uomini arabi) per un’esaltazione del corpo e dell’eros popolare, vissuti con gioia naturale nella diversità di mondo altri e incontaminati.
E’ merito degli scatti perfetti di Roberto Villa, presente sul set per 100 giorni in Iran e nello Yemen, nelle incantate città di Isfahan e di Sana’a, che può essere ricostruito quel clima di lavoro finalizzato al film pasoliniano più fiabesco e leggero.
L’occhio del fotografo – commenta Gian Luca Farinelli nel catalogo che correda la mostra – pedina “il set di un artigiano, dove convivono le maestranze del cinema classico, i volti popolari che Pasolini aveva portato dall’Italia e le facce antiche che aveva trovato” sul posto, al punto che, in uno scambio fertile tra finzione e realtà, “si fa molta fatica a capire i margini del set, dove finisce e dove inizia la realtà dei luoghi”.
In realtà, il valore che sorregge le immagini è soprattutto il rispetto verso la cultura e l’umanità orientali, in cui il grande fotografo Roberto Villa e il grande regista Pasolini paiono straordinariamente solidali.
Le foto restituiscono sguardi arabi, dolci o fieri, che dietro una antica curiosità trasudano un desiderio di scambio e di dialogo interculturali, unici strumenti capaci di arrestare le diffidenze o gli scontri tra Oriente e Occidente, di cui Pasolini aveva intuito in anticipo l’emergenza e proposto la soluzione.
E naturalmente, motore primo delle foto, c’è lui, il regista solitario, sorpreso in corsa da una parte all’altra del set, issato su una scala, davanti e dietro la macchina da presa, in rilassata complicità con la troupe, perfino mentre ride, il che è cosa rarissima.
Sullo sfondo, a volte, campeggiano squarci della città di Sana’a, dove già nel 1970, per un episodio del Decameron poi tagliato, Pasolini aveva girato delle splendide riprese con un po’ di pellicola avanzata.
Da lì il documentario Le mura di Sana’a, pensato anche come appello all’Unesco per la salvaguardia di quei luoghi tanto amati dal Regista Poeta Pasolini e così ben rappresentati dal semiologo fotografo Villa
19
settembre 2014
Pasolini. Il Fiore delle mille e una notte
Dal 19 settembre al 19 ottobre 2014
fotografia
Location
PALAZZO DEL BROLETTO
Como, Piazza Duomo, (Como)
Como, Piazza Duomo, (Como)
Vernissage
19 Settembre 2014, h 18.30
Autore