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Pasquale Galante – In esilio, ma solo per Invito
Dipinti
Comunicato stampa
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I colori si inventeranno successivamente, saranno accidenti e particolarità, saranno le sfaccettature del molteplice, la brillantezza della superfice, tutti gli strati che si addosseranno gli uni agli altri. Ma la dimensione profonda vibra nella e della penombra originale, traspare in quel barlume primordiale che si annienta al nero....
“Nei quadri di Galante non c’è null’altro all’infuori dell’Uomo, della sua fisicità, della sua nudità. Corpi e visi e pose e gesti vengono spinti sulla tela, e lì rimangono chiusi, impressionati in una fissità che va oltre l’ovvietà figurativa, avulsi ed estirpati da ogni ambito, non solo materiale, ma anche psicologico. L’artista denuda totalmente i suoi soggetti, li spoglia non solo delle vesti, ma anche e soprattutto dell’anima, della coscienza, della loro individualità. Quasi come la ripresa di un obiettivo macro, il pennello coglie porzioni, concentra il fuoco su sezioni e profili di corpi, taglia via sguardi e labbra e volti interi, mano dopo mano annulla ogni rigidità e nettezza e relazione, sopprime ogni posizione e contrapposizione. Il corpo nudo si riappropria di sé attraverso l’abbandono dello spazio e del contesto, con il suo modellarsi su sfondi inesistenti e fluidi, con la sua prevaricante presenza assoluta. Tanto che non c’è luogo o volume, non c’è ambiente o situazione, non c’è oggetto o particolare, che possa distrarre o narrare altro. Tanto che tutto si gioca su una varietà minima di colori, le terre ed il nero, ed il bianco mai pulito, come di emergenze chiaroscurali da un medesimo impasto materico: è un’argilla che si agita amebica nel fuso contrasto fra bianco e nero, dà forma alla materia prima, al costituente di base per il delinearsi dei profili umani. Il segno pittorico si scioglie……………………….”
( francesco giulio farachi)
“Nei quadri di Galante non c’è null’altro all’infuori dell’Uomo, della sua fisicità, della sua nudità. Corpi e visi e pose e gesti vengono spinti sulla tela, e lì rimangono chiusi, impressionati in una fissità che va oltre l’ovvietà figurativa, avulsi ed estirpati da ogni ambito, non solo materiale, ma anche psicologico. L’artista denuda totalmente i suoi soggetti, li spoglia non solo delle vesti, ma anche e soprattutto dell’anima, della coscienza, della loro individualità. Quasi come la ripresa di un obiettivo macro, il pennello coglie porzioni, concentra il fuoco su sezioni e profili di corpi, taglia via sguardi e labbra e volti interi, mano dopo mano annulla ogni rigidità e nettezza e relazione, sopprime ogni posizione e contrapposizione. Il corpo nudo si riappropria di sé attraverso l’abbandono dello spazio e del contesto, con il suo modellarsi su sfondi inesistenti e fluidi, con la sua prevaricante presenza assoluta. Tanto che non c’è luogo o volume, non c’è ambiente o situazione, non c’è oggetto o particolare, che possa distrarre o narrare altro. Tanto che tutto si gioca su una varietà minima di colori, le terre ed il nero, ed il bianco mai pulito, come di emergenze chiaroscurali da un medesimo impasto materico: è un’argilla che si agita amebica nel fuso contrasto fra bianco e nero, dà forma alla materia prima, al costituente di base per il delinearsi dei profili umani. Il segno pittorico si scioglie……………………….”
( francesco giulio farachi)
13
maggio 2006
Pasquale Galante – In esilio, ma solo per Invito
Dal 13 maggio al 03 giugno 2006
arte contemporanea
Location
NEO ART GALLERY
Roma, Via Urbana, 122, (Roma)
Roma, Via Urbana, 122, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15.30-20, il mattino e il lunedi su appuntamento
Vernissage
13 Maggio 2006, ore 18.30
Autore
Curatore