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Pasquale Musone – Constatazione amichevole
Nella personale allestita presso il Museo Minimo di Fuorigrotta (Na), Pasquale Musone presenta dodici dipinti di piccolo formato, in cui si ripropone il tema barocco dei cinque sensi, interpretato magistralmente da Jusepe de Ribera e Pietro Muttoni.
Comunicato stampa
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L’AMBIGUITÀ NELL’OPERA DI PASQUALE MUSONE
L’hinterland casertano ha avuto un ruolo non secondario nella produzione artistica italiana degli ultimi decenni, a partire da quel fatidico 18 febbraio 1967, in cui fu inaugurata la collettiva di Antonio de Core, Attilio Del Giudice, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino e Andrea Sparaco presso il Circolo Sottoufficiali di Caserta. Da allora fu un crescendo di progetti, esposizioni ed Eventi che segnarono il risveglio artistico della città, non più condannata ad una vita di provincia, ma decisamente proiettata verso orizzonti internazionali, con sensibili aperture alla pop-art, all’informale, all’arte povera. Nuovi impulsi giunsero negli anni ’80 dalla presenza di Bruno Donzelli, che si stabilì a Caserta; di Franco Angeli, che trascorse un anno di intenso lavoro a San Leucio; e di Mario Schifano, il quale, pur residente a Roma, intessé solide relazioni con il capoluogo campano. All’attività degli artisti si affiancò quella di lungimiranti gallerie, come lo Studio Oggetto di Massimo De Simone, che nel 1984-85 organizzò le personali di Franco Angeli e Mario Schifano. A partire dagli anni ’90 la città assiste ad un lento declino, nonostante l’attività di importanti gallerie come Studio Legale, diretta da Antonio Rossi, e l’insediamento della collezione Terrae Motus di Lucio Amelio nelle sale della Reggia. Tuttavia, una nuova generazione di artisti si affaccia sulla scena locale e nazionale con un linguaggio che tende al recupero della manualità, del ‘fare pittura’ sporcandosi le mani, senza velleitari eclettismi e pretesi avanguardismi. Uno di questi è Pasquale Musone, classe 1973, nato a Marcianise come il grande Andrea Sparaco, al quale lo accomuna la profonda sensibilità per l’uomo ed i temi sociali.
Al centro della poetica di Musone è l’irriducibile conflitto tra l’anima e il corpo, che ha affascinato generazioni di artisti, da Skopas a Botticelli, da Michelangelo a Rodin. Nell’opera di Musone, però, i due aspetti convivono in maniera armonica, fusi in una dimensione rarefatta nella quale forme e colori sfumano, compenetrandosi reciprocamente. L’artista, infatti, tende alla dissoluzione della materia per affrancare lo spirito, che si manifesta sia attraverso la luce che penetra il colore e l’attraversa, sia attraverso la morbida e delicata azione della matita.
Non solo la produzione attuale, ma l’intero percorso di Pasquale Musone è volto ad una ricerca di spiritualità, a partire dai lavori dei primi anni ’90, nei quali l’azione combinata del movimento e della luce – una luce abbacinante che scolora le superfici – conduce allo svuotamento della materia corporea. Questa linea di ricerca subisce un’accelerazione dal 2010, quando l’artista opera una scissione tra il disegno, sinonimo di purezza, e la pittura ad olio, che rinvia alla sfera dell’apparire, all’immagine esteriore che si costruisce, si modifica, si trasforma grazie alla reciproca ‘contaminazione’ con l’ambiente esterno. La scissione avviene mediante la sovrapposizione di fogli di acetato, dipinti ad olio con accesi cromatismi, su cartoncini disegnati con tratto morbido e delicato. L’acetato assume una duplice funzione: da un lato si lascia attraversare dalla luce, stabilendo un legame visivo tra il dentro e il fuori, l’anima e il corpo; da un altro introduce un elemento di disturbo poiché offusca il disegno sottostante.
Nella personale allestita presso il Museo Minimo di Fuorigrotta (Na), Pasquale Musone presenta dodici dipinti di piccolo formato, in cui si ripropone il tema barocco dei cinque sensi, interpretato magistralmente da Jusepe de Ribera e Pietro Muttoni. Nella redazione di Pasquale Musone, però, la rappresentazione dei cinque sensi non allude all’esercizio delle facoltà sensoriali, bensì al divieto, tacitamente imposto dalla società, di usarle in modo critico e consapevole. L’ultimo brano della serie, infatti, rappresenta la negazione della memoria, cioè l’obbligo di non ricordare ciò che si è visto o sentito.
Marco di Mauro
L’hinterland casertano ha avuto un ruolo non secondario nella produzione artistica italiana degli ultimi decenni, a partire da quel fatidico 18 febbraio 1967, in cui fu inaugurata la collettiva di Antonio de Core, Attilio Del Giudice, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino e Andrea Sparaco presso il Circolo Sottoufficiali di Caserta. Da allora fu un crescendo di progetti, esposizioni ed Eventi che segnarono il risveglio artistico della città, non più condannata ad una vita di provincia, ma decisamente proiettata verso orizzonti internazionali, con sensibili aperture alla pop-art, all’informale, all’arte povera. Nuovi impulsi giunsero negli anni ’80 dalla presenza di Bruno Donzelli, che si stabilì a Caserta; di Franco Angeli, che trascorse un anno di intenso lavoro a San Leucio; e di Mario Schifano, il quale, pur residente a Roma, intessé solide relazioni con il capoluogo campano. All’attività degli artisti si affiancò quella di lungimiranti gallerie, come lo Studio Oggetto di Massimo De Simone, che nel 1984-85 organizzò le personali di Franco Angeli e Mario Schifano. A partire dagli anni ’90 la città assiste ad un lento declino, nonostante l’attività di importanti gallerie come Studio Legale, diretta da Antonio Rossi, e l’insediamento della collezione Terrae Motus di Lucio Amelio nelle sale della Reggia. Tuttavia, una nuova generazione di artisti si affaccia sulla scena locale e nazionale con un linguaggio che tende al recupero della manualità, del ‘fare pittura’ sporcandosi le mani, senza velleitari eclettismi e pretesi avanguardismi. Uno di questi è Pasquale Musone, classe 1973, nato a Marcianise come il grande Andrea Sparaco, al quale lo accomuna la profonda sensibilità per l’uomo ed i temi sociali.
Al centro della poetica di Musone è l’irriducibile conflitto tra l’anima e il corpo, che ha affascinato generazioni di artisti, da Skopas a Botticelli, da Michelangelo a Rodin. Nell’opera di Musone, però, i due aspetti convivono in maniera armonica, fusi in una dimensione rarefatta nella quale forme e colori sfumano, compenetrandosi reciprocamente. L’artista, infatti, tende alla dissoluzione della materia per affrancare lo spirito, che si manifesta sia attraverso la luce che penetra il colore e l’attraversa, sia attraverso la morbida e delicata azione della matita.
Non solo la produzione attuale, ma l’intero percorso di Pasquale Musone è volto ad una ricerca di spiritualità, a partire dai lavori dei primi anni ’90, nei quali l’azione combinata del movimento e della luce – una luce abbacinante che scolora le superfici – conduce allo svuotamento della materia corporea. Questa linea di ricerca subisce un’accelerazione dal 2010, quando l’artista opera una scissione tra il disegno, sinonimo di purezza, e la pittura ad olio, che rinvia alla sfera dell’apparire, all’immagine esteriore che si costruisce, si modifica, si trasforma grazie alla reciproca ‘contaminazione’ con l’ambiente esterno. La scissione avviene mediante la sovrapposizione di fogli di acetato, dipinti ad olio con accesi cromatismi, su cartoncini disegnati con tratto morbido e delicato. L’acetato assume una duplice funzione: da un lato si lascia attraversare dalla luce, stabilendo un legame visivo tra il dentro e il fuori, l’anima e il corpo; da un altro introduce un elemento di disturbo poiché offusca il disegno sottostante.
Nella personale allestita presso il Museo Minimo di Fuorigrotta (Na), Pasquale Musone presenta dodici dipinti di piccolo formato, in cui si ripropone il tema barocco dei cinque sensi, interpretato magistralmente da Jusepe de Ribera e Pietro Muttoni. Nella redazione di Pasquale Musone, però, la rappresentazione dei cinque sensi non allude all’esercizio delle facoltà sensoriali, bensì al divieto, tacitamente imposto dalla società, di usarle in modo critico e consapevole. L’ultimo brano della serie, infatti, rappresenta la negazione della memoria, cioè l’obbligo di non ricordare ciò che si è visto o sentito.
Marco di Mauro
27
gennaio 2012
Pasquale Musone – Constatazione amichevole
Dal 27 gennaio al 20 febbraio 2012
arte contemporanea
Location
MUSEO MINIMO
Napoli, Via Detta San Vincenzo, 3, (Napoli)
Napoli, Via Detta San Vincenzo, 3, (Napoli)
Orario di apertura
lunedì, mercoledì ore 15-18/ martedì, giovedì e venerdì 9-12 / o appuntamento
Vernissage
27 Gennaio 2012, ore 18
Autore
Curatore