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Pasquale Sorrentino – Labirinti di Artemisia
mostra di pittura e scultura dell’artista campano
Comunicato stampa
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Il Whateverbar di Ferrara, oltre ad essere il luogo di culto del mitico assenzio, è un nuovo modo di concepire lo spazio del bar. Un luogo etnico e multimediale in cui i clienti diventano protagonisti di una fruizione artistica di grande ricercatezza.
Pasquale Sorrentino nasce a Caserta il 3 gennaio del 1974.
Laureato in Conservazione dei Beni Culturali alla II Università degli Studi di Napoli, vive ed opera tra Mondragone (CE), Napoli e Ferrara.
Dopo la maturità si dedica completamente alla ricerca artistica: dalla scultura lignea alle moderne applicazioni della computer art. Il suo metodo è basato prevalentemente sulla fusione tra pittura e scultura e si presenta come una continua sperimentazione di nuove tecniche. Inserito in molti cataloghi di pittura, le sue opere figurano in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
All'attività di artista associa quella di grafico pubblicitario e curatore di mostre ed eventi culturali.
Note critiche di Antonio di Bartolomeo
La più recente produzione di Pasquale Sorrentino– quella che lavora con frame buffer e pixel e utilizza il display come tela – rivela l’eclettismo di un artista completo che, dalla scultura lignea, di Busti e Totem, alle pittosculture acriliche, e sino alle ultime sperimentazioni di computer art, è sempre andato alla ricerca di “supporti”, quanto più originali, in modo da offrire “spazi” continuamente “nuovi” alle sue creazioni artistiche. « Per me la tela, il supporto, è uno spazio, il luogo, in cui l’opera vive; la casa – ci dice Pasquale – in cui dimora l’opera d’arte ». Posta così l’indissolubile unità di forma e materia: sinolo costitutivo della sintesi dimensionale, l’arte di Pasquale aspira, anzitutto, a dar fondo e sfondo all’opera, come sospinta da una prioritaria esigenza di garantirsi lo spazio di cui ha bisogno; perché è l’opera stessa che reclama un luogo per “mostrarsi”. Per mostrarsi, non per esibirsi. Il “fondo”, entro cui deve stanziarsi l’opera, e che pure occorre “produrre”, scoprire, trovare, scovare nei rivoli della propria creatività oltre che nelle alchimie della sostanza, non è mai un dettaglio, e non passa mai in secondo piano nella produzione artistica di Sorrentino. Solo attraverso un’esplorazione continua di territori, vicini e lontani, e di “sperimentazioni” ed “esperimenti”, fini e sopraffini, è possibile conquistarsi, man mano, in una sorta di cosmopolitismo o nomadismo dello spirito, il proprio “spazio” artistico. Cammino che è anche il graduale recupero della “dimensione”.
L’arte di Pasquale si presenta così come denuncia della realtà nell’atto stesso in cui, con un dolce rintocco di pennello o col delicato scorrimento del mouse sul tappetino, rianima il reale ri-chiamandolo a “dipinto”. Una realtà, tuttavia, intessuta di architetture precarie, di coerenze impossibili, di logiche irrazionali, di figure ancestrali; una realtà che non si comprime nel mysterium e nell’astrattismo, ma si compie nel valore tautegorico del mito e del simbolo. Allora il frammento non rappresenta un confuso miscuglio di cose, una deformazione pretenziosa della realtà – tipica espressione di certa Art d’avant-garde, poco avvezza allo style, intenta solo a distruggere gli equilibri sin troppo fragili del nostro mondo, per lo più interessata a farlo esplodere – quanto piuttosto la personale ri-costruzione del reale, secondo il proprio “stile”, il proprio gusto, il proprio sguardo.
La pittura di Pasquale non è provocazione ma pura denuncia – ed è bene tenerlo a mente, se intendiamo davvero sintonizzarci con la sua opera – non nei termini di una blanda e moralistica accusa ai valori della nostra società civile, ma come progetto di rap-presentazione: una “messa in mostra” del nostro più autentico e presente “reale”.
L’opera di Pasquale, in tal modo, rievoca il risveglio della vita; e pertanto, si traduce in un risoluto appello: al recupero, e non già alla soppressione, del concreto e dell’immediatezza quotidiana. È denuncia e non abbandono dell’apparente armonia che regge il reticolo del Lógos. È un dar “visibilità” alla contraddizione, al frammento e all’assurdo, senza alcun timore di attestarne l’essenza.
Pasquale Sorrentino nasce a Caserta il 3 gennaio del 1974.
Laureato in Conservazione dei Beni Culturali alla II Università degli Studi di Napoli, vive ed opera tra Mondragone (CE), Napoli e Ferrara.
Dopo la maturità si dedica completamente alla ricerca artistica: dalla scultura lignea alle moderne applicazioni della computer art. Il suo metodo è basato prevalentemente sulla fusione tra pittura e scultura e si presenta come una continua sperimentazione di nuove tecniche. Inserito in molti cataloghi di pittura, le sue opere figurano in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
All'attività di artista associa quella di grafico pubblicitario e curatore di mostre ed eventi culturali.
Note critiche di Antonio di Bartolomeo
La più recente produzione di Pasquale Sorrentino– quella che lavora con frame buffer e pixel e utilizza il display come tela – rivela l’eclettismo di un artista completo che, dalla scultura lignea, di Busti e Totem, alle pittosculture acriliche, e sino alle ultime sperimentazioni di computer art, è sempre andato alla ricerca di “supporti”, quanto più originali, in modo da offrire “spazi” continuamente “nuovi” alle sue creazioni artistiche. « Per me la tela, il supporto, è uno spazio, il luogo, in cui l’opera vive; la casa – ci dice Pasquale – in cui dimora l’opera d’arte ». Posta così l’indissolubile unità di forma e materia: sinolo costitutivo della sintesi dimensionale, l’arte di Pasquale aspira, anzitutto, a dar fondo e sfondo all’opera, come sospinta da una prioritaria esigenza di garantirsi lo spazio di cui ha bisogno; perché è l’opera stessa che reclama un luogo per “mostrarsi”. Per mostrarsi, non per esibirsi. Il “fondo”, entro cui deve stanziarsi l’opera, e che pure occorre “produrre”, scoprire, trovare, scovare nei rivoli della propria creatività oltre che nelle alchimie della sostanza, non è mai un dettaglio, e non passa mai in secondo piano nella produzione artistica di Sorrentino. Solo attraverso un’esplorazione continua di territori, vicini e lontani, e di “sperimentazioni” ed “esperimenti”, fini e sopraffini, è possibile conquistarsi, man mano, in una sorta di cosmopolitismo o nomadismo dello spirito, il proprio “spazio” artistico. Cammino che è anche il graduale recupero della “dimensione”.
L’arte di Pasquale si presenta così come denuncia della realtà nell’atto stesso in cui, con un dolce rintocco di pennello o col delicato scorrimento del mouse sul tappetino, rianima il reale ri-chiamandolo a “dipinto”. Una realtà, tuttavia, intessuta di architetture precarie, di coerenze impossibili, di logiche irrazionali, di figure ancestrali; una realtà che non si comprime nel mysterium e nell’astrattismo, ma si compie nel valore tautegorico del mito e del simbolo. Allora il frammento non rappresenta un confuso miscuglio di cose, una deformazione pretenziosa della realtà – tipica espressione di certa Art d’avant-garde, poco avvezza allo style, intenta solo a distruggere gli equilibri sin troppo fragili del nostro mondo, per lo più interessata a farlo esplodere – quanto piuttosto la personale ri-costruzione del reale, secondo il proprio “stile”, il proprio gusto, il proprio sguardo.
La pittura di Pasquale non è provocazione ma pura denuncia – ed è bene tenerlo a mente, se intendiamo davvero sintonizzarci con la sua opera – non nei termini di una blanda e moralistica accusa ai valori della nostra società civile, ma come progetto di rap-presentazione: una “messa in mostra” del nostro più autentico e presente “reale”.
L’opera di Pasquale, in tal modo, rievoca il risveglio della vita; e pertanto, si traduce in un risoluto appello: al recupero, e non già alla soppressione, del concreto e dell’immediatezza quotidiana. È denuncia e non abbandono dell’apparente armonia che regge il reticolo del Lógos. È un dar “visibilità” alla contraddizione, al frammento e all’assurdo, senza alcun timore di attestarne l’essenza.
05
maggio 2006
Pasquale Sorrentino – Labirinti di Artemisia
Dal 05 maggio al 12 giugno 2006
arte contemporanea
Location
BISTROT WHATEVERART GALLERY
Ferrara, Via Podgora, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Podgora, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 18,00 alle 2,00 chiuso il lunedì
Vernissage
5 Maggio 2006, ore 20
Sito web
pasqualesorrentino.it
Autore
Curatore