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Patrizio Travagli – Afetico aneretico
mostra-installazione in occasione della XVI settimana della cultura scientifica in toscana
Comunicato stampa
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Un clima: un altro clima. Atmosfere diverse, forse surriscaldate o forse surgelate, quelle cui alludono gli angeli. Che nessun meteorologo, fosse pure il più suadente o il più affascinante, può dar conto nelle sue previsioni. Parlare di tempo. Di atmosfera fisica. Ma smagature diverse si propongono al quotidiano vivere. Per il quale le modificazioni delle stagioni non mutano la realtà più del cambiamento dell’altrettanto stagionale palinsesto televisivo. Proprio il clima, almeno un tempo, poteva condizionare la visuale e la sua allucinazione; erano nebbie marine o montane, particolari condizioni “atmosferiche”, a favorire fantastiche visioni: da qui le “fatemorgane” o le altre poetiche visionarie illusioni che popolavano l’immaginazione popolare e le sue epifanie, più o meno sacre. Adesso che l’unico modo di guardare oltre, Fernsehen, è mettersi davanti ad uno schermo, ai lumen degli occhi si frappongono quelli pulviscolari di trasmettitori: l’etere, si dice. “Gli specchi per le allodole/inutilmente a terra balenano ormai”, recitano appunto i versi di Mogol cantati da Battisti in quella canzone, Il nostro caro angelo, che avremmo preferito quale titolo della mostra. Patrizio Travagli, artista manipolatore di luci e di watt, che già ha affrontato i temi dell’anamorfosi e della catottrica, in passato, prosegue nella propria conscia ricerca di una Wunderkammer capace di rilevare negli inganni della vista un altrove più reale di quello che viene spacciato per tale dai mezzi di comunicazione. Magari per pensare e “riflettere”, un solo momento, in quanti colori (e quanti non-colori) si scompone la luce. Il tramite per un simile messaggio non poteva altro che essere angelico. Rifacendosi all’angelo più solo e più caduto, quel Lucifero (appunto “portatore di luce”) la cui ricerca non poteva sfociare altro che nella ribellione e dunque nella perdizione. E non poteva trovare spazio migliore di questo settecentesco teatro anatomico per allocare le rilucenti rifrazioni dei suoi angeli caduti in terra. Sì, perché dove, se non in un’aula di dissezione del cadavere, dove la morte è l’ultimo specchio dai quali i vivi possono trarre lezioni per allungare la propria agonia che chiamano vita, si riflette in modo più pregnante l’ansia di ribellione e fuga, il desiderio dell’ombra quale porta della luce. In questo senso gli angeli di Travagli sono rilucenti e specchianti metafore di un altro vero: deformanti rabdomanti di tempeste intime che coinvolgono chi li guarda in uno spazio nel quale “empia non muore la lampada scritta nella vita” (Guido Ceronetti, Morte di Ignazio Filippo Semmelweis). Che nessuna arrogante meteorologia può perturbare con stupide previsioni: un tempo che sa farsi riparo dalla tempesta e dal suo trascorrere e più che altro da interpretazioni di una dispotica oggettività scientifica
18
marzo 2006
Patrizio Travagli – Afetico aneretico
Dal 18 al 19 marzo 2006
arte contemporanea
Location
OSPEDALE DEL CEPPO – TEATRO ANATOMICO
Pistoia, Piazza Giovanni XXIII, (Pistoia)
Pistoia, Piazza Giovanni XXIII, (Pistoia)
Orario di apertura
ore 15-18
Vernissage
18 Marzo 2006, ore 11
Autore
Curatore