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Paul Ferman – Permanent Past
STUDIO STEFANIA MISCETTI è lieto di presentare Permanent Past, mostra personale dell’artista australiano Paul Ferman.
STUDIO STEFANIA MISCETTI is proud to present Permanent Past, solo show by Australian artist Paul Ferman.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
STUDIO STEFANIA MISCETTI è lieto di presentare Permanent Past, mostra personale dell'artista australiano Paul Ferman.
Il progetto consiste in una serie di fotografie a colori in larga scala su carta e proiezioni che prendono in esame l'accumularsi di ventotto secoli di insediamenti romani. Incorporando foto della città scattate da lui stesso, siti archeologici, mappe stradali e scene manipolate di film italiani, americani e inglesi girati a Roma, Ferman passa al setaccio i sedimenti della città per rivelarne spettacolari periodi di grande conoscenza, creazione artistica, scienza e superstizione. In questo modo l'artista identifica le varie relazioni tra gli andamenti culturali, sociali ed estetici nell'arte contemporanea.
"Da artista che lavora principalmente con il mezzo fotografico, ho esplorato come lo stratificarsi di conoscenza e informazione possa essere integrato nella struttura fisica e concettuale delle immagini che creo" dice Ferman. "La mia ricerca si concentra su letture multiple, impressioni fisiche e inattendibilità della memoria. Tutto ciò a sua volta si riflette nei processi che adotto per produrre l'immagine. Ho creato lavori che collegano immagini della Roma contemporanea a quelle di significato storico. Diversi livelli svelano e nascondono elementi presi dal cinema, da forme architettoniche, incisioni e luoghi di pellegrinaggio”.
Permanent Past è costituito da due grandi paesaggi, un rotolo di carta con tre immagini, stampate come una striscia di celluloide, e una proiezione larga cinque metri di quattordici lavori montati in sequenza. I colori mostrano le vivide tinte di un circo, di una tonalità viscerale. L'osservatore deve estrarre dettagli dal collage visivo di Ferman, costituito da immagini tridimensionali sovrapposte, dai soggetti a volte riconoscibili, altre volte spettrali. Riconosciamo la scultura di Santa Cecilia del Bernini, una folla in Piazza San Pietro, le sponde del Tevere, automobili che attraversano un ponte, il volto bronzeo di Mercurio il messaggero, un treno che arriva in una stazione metropolitana, statue equestri e cardinali ammiccanti. Ferman prende in giro chi guarda. Quello che all’inizio sembra un insieme di statue di divinità in un contesto neoclassico si rivela poi un gruppo di ragazze di spettacolo in posa di fronte alla Rolls Royce di Berlusconi.
Le immagini di Ferman mostrano sicurezza, un senso di energia quasi insolente. Ci sono tracce di rifiuti e di paccottiglia. Alcune fotografie sono chiazzate e sovraesposte, con bagliori, candele e fari di autovetture.
Allo stesso momento numerosi sono i riferimenti cinematografici, iniziando da una scena di Cabiria, film epico in bianco e nero del 1916 su una battaglia delle guerre Puniche. La percezione e la memoria radicata delle nostre esperienze di Roma è temperata da eventi e comportamenti ritratti da molti film, ai quali Ferman fa chiaro riferimento: Tre monete nella fontana, Il ventre dell’architetto, Mamma Roma, Taxisti di notte, Ladri di biciclette, La dolce vita,
La grande bellezza, Spartacus, Il sacro GRA, Angeli e demoni, Roma città aperta, Quo vadis, Film d'amore e d'anarchia, Una giornata particolare, Vacanze romane, Io, Claudio. Nelle sue ultime serie Ferman punta al sentimentale e al sensazionale.
“In qualche modo la Roma di allora e la Roma di oggi sono la stessa cosa, ragion per cui ho stratificato così tanti elementi uno sull’altro” dice Ferman. "La storia si sovrappone alla finzione. Rappresenta l’evoluzione della mia ricerca e l'esplorazione di diversi aspetti della cultura italiana. Guardo Roma attraverso il prisma della teoria dell'eternalismo. Questa teoria sostiene che passato, presente e futuro esistano insieme nello stesso momento. Questa possibilità fu suggerita da Einstein e l'attuale pensiero scientifico lo ritiene probabile. Così, mentre dalla nostra prospettiva può sembrare che il tempo scorra o passi, nel modello dell'eternalismo non esiste uno specifico momento presente. Nella mia serie fotografica Permanent Past lo stratificarsi della storia è compresso nel nostro "presente". Parla di una città, su un villaggio, su un insediamento, su un terreno vuoto”.
Paul Ferman ha viaggiato ed esposto in Italia regolarmente dal 1995. Le precedenti serie fotografiche come Excavare (2010), San Motorino (2013) e Particle Decay (2017), testimoniano il suo interesse per la tradizione e la cultura italiana, e al tempo stesso le sue riflessioni sulla sincronicità del tempo, quando passato, presente e futuro entrano in collisione. Permanent Past allude alla peculiarità della situazione romana, in cui le rovine dell’antichità e la vita contemporanea coesistono.
Jonathan Turner, curatore
STUDIO STEFANIA MISCETTI is proud to present Permanent Past, solo show by Australian artist Paul Ferman.
The project presents a series of large-scale colour photographs on paper and projections which examine the accretions of 28 centuries of Roman habitation. Incorporating his own photographs of the city, archaeological sites, street maps and manipulated scenes from Italian, American and British films set in Rome, Ferman sifts through the sediment of the city to reveal her spectacular periods of great knowledge, artistic creation, science and superstition. In this way, he identifies the relationship between cultural, social and aesthetic trends in contemporary art.
“As an artist who works primarily in photo-based media, I have been exploring how the layering of knowledge and information can be integrated into the conceptual and physical framework of the images I create,” says Ferman. “My investigations are about multiple readings, physical impressions and the unreliability of memory. This is in turn reflected in the processes I use for image-making. I have created works that splice images of contemporary Rome with those of historical significance. There are layers of revealing and concealing elements drawn from cinema, architectural forms, etchings and sites of pilgrimage.”
Permanent Past is made up from two large landscapes, a paper banner with three images printed like a strip of celluloid, and a 5-metre wide projection of 14 works in a loop. The colours are the bright tones of a circus, with a visceral hue. The viewer needs to excavate details
from Ferman’s visual collage of 3D, overlapping images, with the subjects sometimes recognisable, sometimes ghostly. We see Bernini’s sculpture of Santa Cecilia, a crowd at St. Peters Square, the banks of the Tiber, cars crossing a bridge, a bronze face of Mercury the messenger, a train arriving at a subway station, equestrian statues and smouldering cardinals. Ferman fools the eye. What at first seems to be a collection of statues of goddesses in a neo-classical setting turns out to be a group of showgirls posed in front of Berlusconi’s Rolls Royce.
Ferman's images have a confidence, a sense of brashness and energy. There are traces of refuse and rubbish. Some of the photographs are blotchy and overexposed, with flares, candles and car headlights.
Meanwhile, the film reference are numerous, starting with a scene from Cabiria, a black & white epic from 1916 about a naval battle during the Punic Wars. The perception and ingrained memory of our own experiences in Rome are tempered by the events and attitudes captured in the many films which Ferman specifically references: Three Coins in the Fountain, Belly of an Architect, Mamma Roma, Night on Earth, Bicycle Thieves, La Dolce Vita, La Grande Bellezza, Spartacus, Il Sacro GRA, Angels & Demons, Roma Città Aperta, Quo Vadis, Love and Anarchy, Una Giornata Particolare, Roman Holiday and I, Claudius. In his latest series, Ferman targets the sentimental and the sensational.
“In some ways, Rome then and Rome now are the same thing, which is why I have layered so many elements of top of one another,” says Ferman. “History overlaps fiction. It represents the evolution of my research exploring different aspects of Italian culture. I look at Rome through the prism of block universe theory. This suggests that the past, present and future exist at the same time. This possibility was suggested by Einstein, and current scientific thinking seems to think it probable. So while from our perspective it might appear that time flows or passes,
in the block universe model, there is no specific present moment. In my photograpic series Permanent Past, a layering of history is compressed in our “present”. It speaks of a city, on a town, on a settlement, on vacant land.”
Paul Ferman has travelled and exhibited regularly in Italy since 1995. Previous photographic series like Excavare (2010), San Motorino (2013) and Particle Decay (2017) testify to his interest in Italian tradition and culture, and his reflections about the manifestation of synchronous time, when the past, present and future and collide. Permanent Past, alludes to the peculiarity of the Roman situation, in which ancient remains and contemporary life coexist.
Jonathan Turner, curator
Il progetto consiste in una serie di fotografie a colori in larga scala su carta e proiezioni che prendono in esame l'accumularsi di ventotto secoli di insediamenti romani. Incorporando foto della città scattate da lui stesso, siti archeologici, mappe stradali e scene manipolate di film italiani, americani e inglesi girati a Roma, Ferman passa al setaccio i sedimenti della città per rivelarne spettacolari periodi di grande conoscenza, creazione artistica, scienza e superstizione. In questo modo l'artista identifica le varie relazioni tra gli andamenti culturali, sociali ed estetici nell'arte contemporanea.
"Da artista che lavora principalmente con il mezzo fotografico, ho esplorato come lo stratificarsi di conoscenza e informazione possa essere integrato nella struttura fisica e concettuale delle immagini che creo" dice Ferman. "La mia ricerca si concentra su letture multiple, impressioni fisiche e inattendibilità della memoria. Tutto ciò a sua volta si riflette nei processi che adotto per produrre l'immagine. Ho creato lavori che collegano immagini della Roma contemporanea a quelle di significato storico. Diversi livelli svelano e nascondono elementi presi dal cinema, da forme architettoniche, incisioni e luoghi di pellegrinaggio”.
Permanent Past è costituito da due grandi paesaggi, un rotolo di carta con tre immagini, stampate come una striscia di celluloide, e una proiezione larga cinque metri di quattordici lavori montati in sequenza. I colori mostrano le vivide tinte di un circo, di una tonalità viscerale. L'osservatore deve estrarre dettagli dal collage visivo di Ferman, costituito da immagini tridimensionali sovrapposte, dai soggetti a volte riconoscibili, altre volte spettrali. Riconosciamo la scultura di Santa Cecilia del Bernini, una folla in Piazza San Pietro, le sponde del Tevere, automobili che attraversano un ponte, il volto bronzeo di Mercurio il messaggero, un treno che arriva in una stazione metropolitana, statue equestri e cardinali ammiccanti. Ferman prende in giro chi guarda. Quello che all’inizio sembra un insieme di statue di divinità in un contesto neoclassico si rivela poi un gruppo di ragazze di spettacolo in posa di fronte alla Rolls Royce di Berlusconi.
Le immagini di Ferman mostrano sicurezza, un senso di energia quasi insolente. Ci sono tracce di rifiuti e di paccottiglia. Alcune fotografie sono chiazzate e sovraesposte, con bagliori, candele e fari di autovetture.
Allo stesso momento numerosi sono i riferimenti cinematografici, iniziando da una scena di Cabiria, film epico in bianco e nero del 1916 su una battaglia delle guerre Puniche. La percezione e la memoria radicata delle nostre esperienze di Roma è temperata da eventi e comportamenti ritratti da molti film, ai quali Ferman fa chiaro riferimento: Tre monete nella fontana, Il ventre dell’architetto, Mamma Roma, Taxisti di notte, Ladri di biciclette, La dolce vita,
La grande bellezza, Spartacus, Il sacro GRA, Angeli e demoni, Roma città aperta, Quo vadis, Film d'amore e d'anarchia, Una giornata particolare, Vacanze romane, Io, Claudio. Nelle sue ultime serie Ferman punta al sentimentale e al sensazionale.
“In qualche modo la Roma di allora e la Roma di oggi sono la stessa cosa, ragion per cui ho stratificato così tanti elementi uno sull’altro” dice Ferman. "La storia si sovrappone alla finzione. Rappresenta l’evoluzione della mia ricerca e l'esplorazione di diversi aspetti della cultura italiana. Guardo Roma attraverso il prisma della teoria dell'eternalismo. Questa teoria sostiene che passato, presente e futuro esistano insieme nello stesso momento. Questa possibilità fu suggerita da Einstein e l'attuale pensiero scientifico lo ritiene probabile. Così, mentre dalla nostra prospettiva può sembrare che il tempo scorra o passi, nel modello dell'eternalismo non esiste uno specifico momento presente. Nella mia serie fotografica Permanent Past lo stratificarsi della storia è compresso nel nostro "presente". Parla di una città, su un villaggio, su un insediamento, su un terreno vuoto”.
Paul Ferman ha viaggiato ed esposto in Italia regolarmente dal 1995. Le precedenti serie fotografiche come Excavare (2010), San Motorino (2013) e Particle Decay (2017), testimoniano il suo interesse per la tradizione e la cultura italiana, e al tempo stesso le sue riflessioni sulla sincronicità del tempo, quando passato, presente e futuro entrano in collisione. Permanent Past allude alla peculiarità della situazione romana, in cui le rovine dell’antichità e la vita contemporanea coesistono.
Jonathan Turner, curatore
STUDIO STEFANIA MISCETTI is proud to present Permanent Past, solo show by Australian artist Paul Ferman.
The project presents a series of large-scale colour photographs on paper and projections which examine the accretions of 28 centuries of Roman habitation. Incorporating his own photographs of the city, archaeological sites, street maps and manipulated scenes from Italian, American and British films set in Rome, Ferman sifts through the sediment of the city to reveal her spectacular periods of great knowledge, artistic creation, science and superstition. In this way, he identifies the relationship between cultural, social and aesthetic trends in contemporary art.
“As an artist who works primarily in photo-based media, I have been exploring how the layering of knowledge and information can be integrated into the conceptual and physical framework of the images I create,” says Ferman. “My investigations are about multiple readings, physical impressions and the unreliability of memory. This is in turn reflected in the processes I use for image-making. I have created works that splice images of contemporary Rome with those of historical significance. There are layers of revealing and concealing elements drawn from cinema, architectural forms, etchings and sites of pilgrimage.”
Permanent Past is made up from two large landscapes, a paper banner with three images printed like a strip of celluloid, and a 5-metre wide projection of 14 works in a loop. The colours are the bright tones of a circus, with a visceral hue. The viewer needs to excavate details
from Ferman’s visual collage of 3D, overlapping images, with the subjects sometimes recognisable, sometimes ghostly. We see Bernini’s sculpture of Santa Cecilia, a crowd at St. Peters Square, the banks of the Tiber, cars crossing a bridge, a bronze face of Mercury the messenger, a train arriving at a subway station, equestrian statues and smouldering cardinals. Ferman fools the eye. What at first seems to be a collection of statues of goddesses in a neo-classical setting turns out to be a group of showgirls posed in front of Berlusconi’s Rolls Royce.
Ferman's images have a confidence, a sense of brashness and energy. There are traces of refuse and rubbish. Some of the photographs are blotchy and overexposed, with flares, candles and car headlights.
Meanwhile, the film reference are numerous, starting with a scene from Cabiria, a black & white epic from 1916 about a naval battle during the Punic Wars. The perception and ingrained memory of our own experiences in Rome are tempered by the events and attitudes captured in the many films which Ferman specifically references: Three Coins in the Fountain, Belly of an Architect, Mamma Roma, Night on Earth, Bicycle Thieves, La Dolce Vita, La Grande Bellezza, Spartacus, Il Sacro GRA, Angels & Demons, Roma Città Aperta, Quo Vadis, Love and Anarchy, Una Giornata Particolare, Roman Holiday and I, Claudius. In his latest series, Ferman targets the sentimental and the sensational.
“In some ways, Rome then and Rome now are the same thing, which is why I have layered so many elements of top of one another,” says Ferman. “History overlaps fiction. It represents the evolution of my research exploring different aspects of Italian culture. I look at Rome through the prism of block universe theory. This suggests that the past, present and future exist at the same time. This possibility was suggested by Einstein, and current scientific thinking seems to think it probable. So while from our perspective it might appear that time flows or passes,
in the block universe model, there is no specific present moment. In my photograpic series Permanent Past, a layering of history is compressed in our “present”. It speaks of a city, on a town, on a settlement, on vacant land.”
Paul Ferman has travelled and exhibited regularly in Italy since 1995. Previous photographic series like Excavare (2010), San Motorino (2013) and Particle Decay (2017) testify to his interest in Italian tradition and culture, and his reflections about the manifestation of synchronous time, when the past, present and future and collide. Permanent Past, alludes to the peculiarity of the Roman situation, in which ancient remains and contemporary life coexist.
Jonathan Turner, curator
04
giugno 2019
Paul Ferman – Permanent Past
Dal 04 al 27 giugno 2019
arte contemporanea
Location
STUDIO STEFANIA MISCETTI
Roma, Via Delle Mantellate, 14, (Roma)
Roma, Via Delle Mantellate, 14, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-venerdì dalle 16 alle 20
Vernissage
4 Giugno 2019, ore 18
Autore
Curatore