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Pechino vs Tokyo
Movimento arte contemporanea presenta un’importante collettiva di artisti giapponesi e cinesi, protagonisti della scena internazionale, per l’occasione messi a confronto
Comunicato stampa
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L'arte contemporanea nipponica esprime attraverso le ultime generazioni i temi piu' svariati: fumetto, cultura manga, conflitti sociali, sesso, voyeurismo, feticismo. L'originalita' del linguaggio, pur fondandosi su metodologie e concetti tipici dell'arte occidentale, mantiene la peculiarita' del pensiero e della storia giapponesi. Nell'arte contemporanea cinese, invece, si riconoscono alcune caratteristiche ricorrenti: lo stile realista; la critica decisa nei confronti di un cambiamento (dal socialismo al capitalismo) che si e' rivelato rapido e disorientante; una grande energia creativa; la voglia di pensare e comunicare idee: attivita' per noi occidentali cosi' ovvie, ma totalmente proibite in Cina fino a non molto tempo fa. L'urgenza di raccontare, qualunque sia la tecnica adottata, e' sostanzialmente neorealista. Rifugge l'astrattismo e in pittura predilige figure grandi e nitide, descritte con ampi piani cromatici.
Artisti:
YOSHIMOTO NARA (1959, Hirosaki, Giappone). Apprezzato per le illustrazioni di fumetti, dipinti e sculture con bambini e animali che mostrano espressioni da adulto (con posizioni provocatorie e vocaboli irriverenti), utilizza tecniche miste e ghirigori che illustrano le parti posteriori di buste combinando referenze musicali con ripetizioni acute. Il lavoro di Yoshimoto Nara non solo risuona come idioma internazionale dell'alienazione e della rabbia, ma si appella a quegli adulti che mantengono un collegamento con l'infanzia. Il suo stile, che unisce l'effetto delle stampe giapponesi ai fumetti della Pop Art, gli consente di disegnare bambole come bimbi solitari per spiegare il declino sociale. Bambini come simbolo di un mondo contrassegnato da confusione e ansia verso il futuro.
YAYOI KUSAMA (non rivela la sua eta'. Vive e lavora a Tokyo). La piu' importante artista giapponese vivente. La sua opera, che genera un vissuto giocoso e una perdita dell'orientamento, e' riconoscibile per l'uso di pallini, reticoli, specchi e di tutto cio' che mette in crisi la percezione comunicando disagio. A Tokyo, negli Anni '50, era difficile essere una ragazza con desideri di originalita' e indipendenza. Di conseguenza, sostenuta da un narcisismo divertito, devastata da una sensibilita' ossessiva, spinta dal desiderio di porsi allo stesso livello dei maschi, Yayoi Kusama si e' trasferita negli Stati Uniti dal 1957 al '73. Dopo la notorieta' raggiunta grazie a mostre nei maggiori musei mondiali, in Italia ha partecipato alle Biennali veneziane del '66 e del '93 come rappresentante della propria nazione d'origine. La ragazzina ribelle aveva vinto, ma forse a prezzo del proprio equilibrio.
HIROSHI SUGITO (1970, Nagoya, Giappone). Trascorre l'infanzia in America e torna in Giappone nell'86, dove entra in contatto con Yoshitomo Nara. Le sue vignette colorate con gialli, rossi, arancioni, verdi e azzurri pallidi, narrano storie di flotte di navi da guerra, squadroni e aerei, grandi strutture sotto assalto. Colori e forme suggeriscono l'innocenza infantile, ma l'abilita' di Hiroshi Sugito nel disporre la linea dissipa qualsiasi composizione accidentale. Le storie rappresentate nei suoi dipinti hanno riferimenti universali; tuttavia e' la fusione dell'estetica occidentale e orientale che permette di articolare il linguaggio figurato in un modo cosi' personale.
MR (1969, Cupa, Giappone). All'anagrafe Masakatu Iwamoto, prende il nome d'arte dalla superstar nazionale di baseball Shigeo Nagashima, alias Mister. Elogiato da Paul McCarthy per avere "un'insopportabile irresistibilita' nel suo piccolo e innocente mondo", Mr. ha esordito da allievo di Takashi Murakami e lavora come artista da oltre 8 anni. Le sue opere variano dalle illustrazioni ai dipinti, fino alle grande sculture. Con le figure di Lolita prese in prestito dal linguaggio manga, si e' fatto apprezzare per la separazione dell'ironia dal candore. Le ambigue rappresentazioni di adolescenti disorientate si confrontano e combinano con eroine di un'altra era e con un altro registro culturale. Da tali presupposti, ecco le rappresentazioni in biancheria intima nei prati alpini che si ispirano alla figura di Heidi.
ZHAO BANDI (1966, Pechino, Cina, vive e lavora). Si diploma all'Accademia di Belle Arti della sua citta' nel 1988 e dal 1993 le sue opere sono presenti nelle piu' importanti esposizioni internazionali. Nel 1998 partecipa alla Biennale di Sidney, nel 1999 alla 48' Biennale di Venezia e nel 2002 alla prima Triennale di Guangzhou. Elaborate al computer le immagini di Zhao Bandi sono provviste di fumetti nei quali viene racchiusa la conversazione tra l'artista e un panda di pelouches, ideale compagno nonche' simbolo della Cina. La scelta del panda risale alla produzione del Calendario del 1996, dove una composizione ispirata a Jeff Koons, con tanto di corona di rose, si trasforma in una giocosa parodia dei popolarissimi calendari illustrati cinesi. Basandosi sui luoghi comuni che vanno dalla salvaguardia dell¹ambiente fino all'igiene e alla sicurezza personali, e giocando sulla falsariga delle campagne ideologiche cinesi, Zhao mette in atto il suo personalissimo humor, sottolineando gli aspetti piu' irrazionali, risibili e grotteschi della cultura popolare contemporanea.
YAN PEI-MING (1960, Shangai, Cina. Vive dall'81 a Dijon, in Francia). Conosciuto per i grandi ritratti quasi monocromi (da Mao a Bruce Lee, fino al Papa), Ming utilizza principalmente bianco, nero, grigio e talvolta il rosso per catturare volti e sguardi dei personaggi ripresi dalla tradizione storica e culturale dell'Oriente e dell'Occidente. Le sue immagini richiamano fortemente la Pop Art internazionale. Miti e icone (riconoscibili sia dall'Oriente, sia dall'Occidente) sono al tempo stesso soggetti favoriti e anti-ritratti. La figura, presa come simbolo di un'epoca o di una realta', diviene infatti immagine dell¹esistenza universale; riflessione profonda nei confronti della vita filtrata dal mondo della comunicazione, dal cinema ai giornali. Il gesto del dipingere, accostato a Jackson Pollock e a Willem De Kooning, e' fondamentale nell'opera di Ming, che aggredisce la tela con una violenza che diventa lotta, battaglia tra se' e l'opera. In tale virulenza, si riconosce uno spiccato richiamo alla danza e alla tradizione cinese.
HE SEN (1968, provincia di Yunnan, Cina). Ambizioso, e' dotato di una visione pittorica unica nel suo genere. La sua capacita': creare opere con un palpabile senso della tragedia e dell'emozione, comprendendo a fondo la psiche umana. La serie di ritratti femminili, oltre a scandagliare le infinite possibilita' del dipingere, analizza l'impotenza della sua generazione. He Sen, infatti, dipinge dall'88 giovani donne accompagnate da morbidi giocattoli come orsacchiotti. Bambole di peluche che generano tensione fra il senso d'innocenza e gli elementi dell'eta' adulta (le ragazze raffigurate sono spesso vestite in modo provocatorio, fumano e bevono whisky). I suoi lavori rappresentano il timore di crescere, una fuga dalla realta' generata da un senso di panico. Le nuove generazioni cinesi, spaventate dalle responsabilita', vogliono scappare. I giocattoli, di conseguenza, sono metafore associate all'infanzia che aiutano a rilassarsi rappresentando la fuga dagli obblighi.
SHENG QI (1965, Hefei, provincia di Anhui, Cina. Vive e lavora a Pechino). Fra gli artisti che piu' hanno contribuito allo sviluppo dell'arte contemporanea cinese, esordisce nell'85 fra i principali esponenti del New Art Movement e nel lavoro collettivo Concept 21. In seguito, effettua performance concentrando l'attenzione su due tematiche che lo contraddistingueranno per il resto della carriera: Corpo e Identita'. Da ricercatore del significato culturale del fisico, Sheng Qi ne scruta le varianti estrapolandole dalla realta', fino a utilizzare il proprio corpo per esprimere connotati materici e culturali. L'invalidita' alla mano sinistra, avvenuta nell'89 dopo la "rivoluzione" di Tienammen, e' il punto di riferimento piu' famoso della sua arte, e al contempo l'illustrazione piu' libera della sua storia. L'atto di tagliarsi il dito mignolo della mano sinistra ha espresso segregazione fra tempo e spazio, corpo e anima. Le serie di dipinti intitolati My Left Hand rappresentano dunque l'arto offeso: con immagini di giornali, vecchie foto di familiari e di se stesso. Di sua madre e di Mao, sopra la mano irrimediabilmente mutilata.
Artisti:
YOSHIMOTO NARA (1959, Hirosaki, Giappone). Apprezzato per le illustrazioni di fumetti, dipinti e sculture con bambini e animali che mostrano espressioni da adulto (con posizioni provocatorie e vocaboli irriverenti), utilizza tecniche miste e ghirigori che illustrano le parti posteriori di buste combinando referenze musicali con ripetizioni acute. Il lavoro di Yoshimoto Nara non solo risuona come idioma internazionale dell'alienazione e della rabbia, ma si appella a quegli adulti che mantengono un collegamento con l'infanzia. Il suo stile, che unisce l'effetto delle stampe giapponesi ai fumetti della Pop Art, gli consente di disegnare bambole come bimbi solitari per spiegare il declino sociale. Bambini come simbolo di un mondo contrassegnato da confusione e ansia verso il futuro.
YAYOI KUSAMA (non rivela la sua eta'. Vive e lavora a Tokyo). La piu' importante artista giapponese vivente. La sua opera, che genera un vissuto giocoso e una perdita dell'orientamento, e' riconoscibile per l'uso di pallini, reticoli, specchi e di tutto cio' che mette in crisi la percezione comunicando disagio. A Tokyo, negli Anni '50, era difficile essere una ragazza con desideri di originalita' e indipendenza. Di conseguenza, sostenuta da un narcisismo divertito, devastata da una sensibilita' ossessiva, spinta dal desiderio di porsi allo stesso livello dei maschi, Yayoi Kusama si e' trasferita negli Stati Uniti dal 1957 al '73. Dopo la notorieta' raggiunta grazie a mostre nei maggiori musei mondiali, in Italia ha partecipato alle Biennali veneziane del '66 e del '93 come rappresentante della propria nazione d'origine. La ragazzina ribelle aveva vinto, ma forse a prezzo del proprio equilibrio.
HIROSHI SUGITO (1970, Nagoya, Giappone). Trascorre l'infanzia in America e torna in Giappone nell'86, dove entra in contatto con Yoshitomo Nara. Le sue vignette colorate con gialli, rossi, arancioni, verdi e azzurri pallidi, narrano storie di flotte di navi da guerra, squadroni e aerei, grandi strutture sotto assalto. Colori e forme suggeriscono l'innocenza infantile, ma l'abilita' di Hiroshi Sugito nel disporre la linea dissipa qualsiasi composizione accidentale. Le storie rappresentate nei suoi dipinti hanno riferimenti universali; tuttavia e' la fusione dell'estetica occidentale e orientale che permette di articolare il linguaggio figurato in un modo cosi' personale.
MR (1969, Cupa, Giappone). All'anagrafe Masakatu Iwamoto, prende il nome d'arte dalla superstar nazionale di baseball Shigeo Nagashima, alias Mister. Elogiato da Paul McCarthy per avere "un'insopportabile irresistibilita' nel suo piccolo e innocente mondo", Mr. ha esordito da allievo di Takashi Murakami e lavora come artista da oltre 8 anni. Le sue opere variano dalle illustrazioni ai dipinti, fino alle grande sculture. Con le figure di Lolita prese in prestito dal linguaggio manga, si e' fatto apprezzare per la separazione dell'ironia dal candore. Le ambigue rappresentazioni di adolescenti disorientate si confrontano e combinano con eroine di un'altra era e con un altro registro culturale. Da tali presupposti, ecco le rappresentazioni in biancheria intima nei prati alpini che si ispirano alla figura di Heidi.
ZHAO BANDI (1966, Pechino, Cina, vive e lavora). Si diploma all'Accademia di Belle Arti della sua citta' nel 1988 e dal 1993 le sue opere sono presenti nelle piu' importanti esposizioni internazionali. Nel 1998 partecipa alla Biennale di Sidney, nel 1999 alla 48' Biennale di Venezia e nel 2002 alla prima Triennale di Guangzhou. Elaborate al computer le immagini di Zhao Bandi sono provviste di fumetti nei quali viene racchiusa la conversazione tra l'artista e un panda di pelouches, ideale compagno nonche' simbolo della Cina. La scelta del panda risale alla produzione del Calendario del 1996, dove una composizione ispirata a Jeff Koons, con tanto di corona di rose, si trasforma in una giocosa parodia dei popolarissimi calendari illustrati cinesi. Basandosi sui luoghi comuni che vanno dalla salvaguardia dell¹ambiente fino all'igiene e alla sicurezza personali, e giocando sulla falsariga delle campagne ideologiche cinesi, Zhao mette in atto il suo personalissimo humor, sottolineando gli aspetti piu' irrazionali, risibili e grotteschi della cultura popolare contemporanea.
YAN PEI-MING (1960, Shangai, Cina. Vive dall'81 a Dijon, in Francia). Conosciuto per i grandi ritratti quasi monocromi (da Mao a Bruce Lee, fino al Papa), Ming utilizza principalmente bianco, nero, grigio e talvolta il rosso per catturare volti e sguardi dei personaggi ripresi dalla tradizione storica e culturale dell'Oriente e dell'Occidente. Le sue immagini richiamano fortemente la Pop Art internazionale. Miti e icone (riconoscibili sia dall'Oriente, sia dall'Occidente) sono al tempo stesso soggetti favoriti e anti-ritratti. La figura, presa come simbolo di un'epoca o di una realta', diviene infatti immagine dell¹esistenza universale; riflessione profonda nei confronti della vita filtrata dal mondo della comunicazione, dal cinema ai giornali. Il gesto del dipingere, accostato a Jackson Pollock e a Willem De Kooning, e' fondamentale nell'opera di Ming, che aggredisce la tela con una violenza che diventa lotta, battaglia tra se' e l'opera. In tale virulenza, si riconosce uno spiccato richiamo alla danza e alla tradizione cinese.
HE SEN (1968, provincia di Yunnan, Cina). Ambizioso, e' dotato di una visione pittorica unica nel suo genere. La sua capacita': creare opere con un palpabile senso della tragedia e dell'emozione, comprendendo a fondo la psiche umana. La serie di ritratti femminili, oltre a scandagliare le infinite possibilita' del dipingere, analizza l'impotenza della sua generazione. He Sen, infatti, dipinge dall'88 giovani donne accompagnate da morbidi giocattoli come orsacchiotti. Bambole di peluche che generano tensione fra il senso d'innocenza e gli elementi dell'eta' adulta (le ragazze raffigurate sono spesso vestite in modo provocatorio, fumano e bevono whisky). I suoi lavori rappresentano il timore di crescere, una fuga dalla realta' generata da un senso di panico. Le nuove generazioni cinesi, spaventate dalle responsabilita', vogliono scappare. I giocattoli, di conseguenza, sono metafore associate all'infanzia che aiutano a rilassarsi rappresentando la fuga dagli obblighi.
SHENG QI (1965, Hefei, provincia di Anhui, Cina. Vive e lavora a Pechino). Fra gli artisti che piu' hanno contribuito allo sviluppo dell'arte contemporanea cinese, esordisce nell'85 fra i principali esponenti del New Art Movement e nel lavoro collettivo Concept 21. In seguito, effettua performance concentrando l'attenzione su due tematiche che lo contraddistingueranno per il resto della carriera: Corpo e Identita'. Da ricercatore del significato culturale del fisico, Sheng Qi ne scruta le varianti estrapolandole dalla realta', fino a utilizzare il proprio corpo per esprimere connotati materici e culturali. L'invalidita' alla mano sinistra, avvenuta nell'89 dopo la "rivoluzione" di Tienammen, e' il punto di riferimento piu' famoso della sua arte, e al contempo l'illustrazione piu' libera della sua storia. L'atto di tagliarsi il dito mignolo della mano sinistra ha espresso segregazione fra tempo e spazio, corpo e anima. Le serie di dipinti intitolati My Left Hand rappresentano dunque l'arto offeso: con immagini di giornali, vecchie foto di familiari e di se stesso. Di sua madre e di Mao, sopra la mano irrimediabilmente mutilata.
13
dicembre 2006
Pechino vs Tokyo
Dal 13 dicembre 2006 al 23 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
MOVIMENTO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Corso Magenta, 96, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 96, (Milano)
Orario di apertura
da Lunedì a Venerdì 14-19
Vernissage
13 Dicembre 2006, ore 18.30
Autore