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Pensare con lo sguardo
La mostra mette in scena un dialogo rarefatto e sommesso tra una selezione di importanti incisioni di Giorgio Morandi (Bologna 1890-1964), datate tra il 1915 e il 1956, e una nuova serie di quadri di Alain Urrutia (Bilbao, 1981).
Comunicato stampa
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La mostra mette in scena un dialogo rarefatto e sommesso tra una selezione di importanti incisioni di Giorgio Morandi, datate tra il 1915 e il 1956, e una nuova serie di quadri di Alain Urrutia. La pittura come cosa mentale, con il suo potere di liberarsi dalla rappresentazione naturalistica degli oggetti per aprirsi sull’essenza delle cose è dunque il punto di partenza di questo ideale dialogo pittorico.
Entrambi gli artisti procedono infatti non forgiando immagini secondo verosimiglianza, ma costruendo idee attraverso le sembianze degli oggetti, che diventano membrane, diaframmi, confini, che aprono la visione su presenze nascoste, trasposizioni figurate di stati d’animo, consonanze ed echi interni al mondo delle immagini e al mistero che esse portano con sé.
Cosa riflettono le immagini? La domanda sembra aleggiare da un’opera all’altra: le immagini di Morandi scambiano la corporeità con l’ombra e puntano all’archetipo, tanto quanto quelle dipinte da Urrutia sono lasciate libere di circolare nel flusso della coscienza, anarchiche nella loro assolutezza, anche quella inconscia.
Le immagini riflettono quindi la loro capacità di riflessione, che è quella dei loro due autori, mai dimentichi del fatto che, come scriveva Leonardo da Vinci: “La pittura è il maggior discorso mentale”. Questo vuole anche dire, nell’opera dei due artisti, dare voce all’inesprimibile, a ciò che abitualmente non si lascia vedere. Nel caso di Morandi è la qualità incorporea della luce che trapela dall’uso magistrale del chiaroscuro dell’incisione, e che porta queste opere allo stesso livello della pittura, come già evidenziato da Cesare Brandi. Gli oggetti escono così dalla loro sembianza quotidiana, come ad estrarre un nocciolo dal frutto, e acquistano una verità che va oltre la loro apparenza. In modo analogo, seppur con una diversa tecnica espressiva e un mutato orizzonte culturale, Alain Urrutia sa spingersi oltre i confini della rappresentazione dipingendo l’assenza, anche attraverso il riflesso in uno specchio, o un piedistallo deserto della sua scultura, una figura di spalle, il nodo di una tenda o una clessidra in cui il tempo scorre all’indietro.
Entrambi gli artisti procedono infatti non forgiando immagini secondo verosimiglianza, ma costruendo idee attraverso le sembianze degli oggetti, che diventano membrane, diaframmi, confini, che aprono la visione su presenze nascoste, trasposizioni figurate di stati d’animo, consonanze ed echi interni al mondo delle immagini e al mistero che esse portano con sé.
Cosa riflettono le immagini? La domanda sembra aleggiare da un’opera all’altra: le immagini di Morandi scambiano la corporeità con l’ombra e puntano all’archetipo, tanto quanto quelle dipinte da Urrutia sono lasciate libere di circolare nel flusso della coscienza, anarchiche nella loro assolutezza, anche quella inconscia.
Le immagini riflettono quindi la loro capacità di riflessione, che è quella dei loro due autori, mai dimentichi del fatto che, come scriveva Leonardo da Vinci: “La pittura è il maggior discorso mentale”. Questo vuole anche dire, nell’opera dei due artisti, dare voce all’inesprimibile, a ciò che abitualmente non si lascia vedere. Nel caso di Morandi è la qualità incorporea della luce che trapela dall’uso magistrale del chiaroscuro dell’incisione, e che porta queste opere allo stesso livello della pittura, come già evidenziato da Cesare Brandi. Gli oggetti escono così dalla loro sembianza quotidiana, come ad estrarre un nocciolo dal frutto, e acquistano una verità che va oltre la loro apparenza. In modo analogo, seppur con una diversa tecnica espressiva e un mutato orizzonte culturale, Alain Urrutia sa spingersi oltre i confini della rappresentazione dipingendo l’assenza, anche attraverso il riflesso in uno specchio, o un piedistallo deserto della sua scultura, una figura di spalle, il nodo di una tenda o una clessidra in cui il tempo scorre all’indietro.
30
novembre 2023
Pensare con lo sguardo
Dal 30 novembre 2023 al 16 febbraio 2024
arte contemporanea
Location
MAAB GALLERY – VIA NERINO
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10.30-18
Vernissage
30 Novembre 2023, Ore 18-20
Sito web
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