Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Pensieri Preziosi 7. Gioielli d’Italia
La mostra, in collaborazione con AGC (Associazione Gioiello Contemporaneo), presenta 15 artisti italiani che permettono di scoprire e conoscere le nuove tendenze del gioiello contemporaneo nel nostro Paese
Comunicato stampa
Segnala l'evento
PENSIERI PREZIOSI 7
Gioielli “d’Italia”
linguaggi e tendenze
nel gioiello contemporaneo italiano
19 novembre 2011 – 22 gennaio 2012
Oratorio di San Rocco, via Santa Lucia
A partire dal 19 novembre, nell’Oratorio di San Rocco – Padova, e fino al 22 gennaio,
si tiene la settima edizione di Pensieri Preziosi, una rassegna internazionalmente
affermatasi e punto di riferimento della gioielleria d’arte europea.
Dopo aver indagato diverse scuole europee e singoli artisti, l’esposizione di quest’anno
costituisce un ulteriore omaggio di Padova al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che
suggerisce il tema ispitatore alla mostra dal titolo Gioielli “d’Italia” - linguaggi e tendenze
nel gioiello contemporaneo italiano.
La mostra, in collaborazione con AGC (Associazione Gioiello Contemporaneo), presenta
15 artisti italiani che permettono di scoprire e conoscere le nuove tendenze del gioiello
contemporaneo nel nostro Paese.
Si tratta di Fernando Betto (1961), Adrean Bloomard (1966), Patrizia Bonati (1964), Lucia
Davanzo (1954), Elisabetta Duprè (1967), Anna Fornari (1965), Maria Rosa Franzin
(1951), Simonetta Giacometti (1956), Lisa Grassivaro (1978), Eugenia Ingegno (1981),
Rita Marcangelo (1965), Maurizio Stagni (1958), Fabrizio Tridenti (1962), Barbara Uderzo
(1965), Stefano Zanini (1964), provenienti da Roma, Cremona, Perugia, Vasto, Trieste,
Udine, Vicenza e Padova.
“Pensieri Preziosi 7” – dice l’Assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea
Colasio – “con l’indovinata proposta di indagare i linguaggi del gioiello contemporaneo
italiano, è uno degli eventi di punta del RAM – Ricerche artistiche Metropolitane il
contenitore culturale che si propone, appunto, di approfondire le forme espressive
della contemporaneità. Una mostra che consolida un percorso e un primato di Padova
riconosciuto a livello internazionale”.
Per Mirella Cisotto Nalon, curatrice della mostra, “approcci metodologici e tecniche
di lavorazione differenti danno vita ad un’esposizione di 120 opere che dialogano
avvalendosi di codici stilistici ed espressivi accomunati dalla ricerca artistica,
dall’innovazione del concetto di ornamento, dalla sperimentazione di nuovi materiali e
tecnologie.”
I materiali impiegati dai 15 artisti presenti, ciascuno dei quali presenta otto opere, di
cui tre recenti, sono i più disparati: dai metalli classici dei gioielli tradizionali come oro
e argento, a metalli meno usuali e pregiati quali acciaio, ottone, rame, ferro; accanto
corallo, smalti, zirconi, perle, ma anche plexiglas, poliuretano espanso, vetro, silicone,
pigmenti, cuoio, materiale plastico, tessuti fino ad arrivare all’utilizzo di objet trouvé quali
nidi di vespe, legno, caucciù, terra e persino una pianta grassa e il cioccolato.
Betto sostiene che le sue opere sono sperimentazione quotidiana, che qualsiasi
materiale può dar vita ad un gioiello. La personale tensione introspettiva passa ai suoi
gioielli che rivelano un’identità imprevista, in cui risalta un atteggiamento di fedeltà verso
la materia per trovare una nuova dimensione segnica di cui è possibile il superamento e
la negazione; per l’artista «il gioiello deve poter vivere da solo».
Bloomard guarda al gioiello come ad un potente condensatore di significati, non soltanto ornamentali o
materici, ma soprattutto, magici e mentali, dove la memoria ha tracciato, nei ricordi, la propria fisionomia.
Egli racchiude nel gioiello la propria esperienza emozionale. Fa rivivere il passato, la stratificazione di una
storia collettiva e personale attraverso l’oro finemente lavorato in lamine slabbrate che dialogano con rame,
argento, smalti.
Bonati crea basandosi sull’idea di trasformazione e sull’aspirazione al movimento. Tale concetto caratterizza
i suoi gioielli che assecondano questa dichiarazione d’intenti e, agli occhi dell’osservatore, mutano, si
evolvono: da una collana o un anello si ottiene un bracciale creando così dei monili interscambiabili. Il suo
linguaggio infatti risente delle influenze derivate dalla corrente artistica giapponese wabi sabi, dottrina che
insegna a guardare ciò che circonda l’uomo come un qualcosa di transitorio, non duraturo. L’esito materico è
dato da superfici grezze, slabbrate, non nitide, accanto ad esiti geometricamente lineari.
Davanzo dimostra come la sua poetica consideri la forma geometrica il mezzo e lo strumento concettuale
atto a rappresentare l’idea, solidificato nel tempo dall’esperienza e dalla memoria, che tende ad opporsi ai
mutamenti spaziali e temporali della vita. Per l’artista la materia non è soltanto il mezzo con cui si esplicitano
le sensazioni, ma una sostanza sensibile, una memoria, qualcosa della nostra interiorità. Ecco che le sue
opere nascono dal rapporto che s’innesta tra il pieno e il vuoto da cui si originano forme geometriche,
costruzioni plastiche, forme concrete: dal punto nasce la linea, dalla linea i piani, dai piani i volumi in un
continuo processo creativo.
Duprè si serve di un lessico formale scarno, di pochi ed essenziali elementi in cui il rigore esecutivo ed il
limitato cromatismo sono il linguaggio dal quale prendono vita i suoi gioielli.
Il suo operare trova origine dal suprematismo da cui coglie lo spunto di liberare l'arte dai fini pratici ed
estetici e di lavorare sulla pura sensibilità plastica e giungere all'unione, per l’artista imprescindibile, tra
lavoro artigianale e lavoro artistico.
Fornari persegue da anni un filo immaginativo legato all’evoluzione di soluzioni espressive originali e
personalizzate. Oggetti e materiali rinvenuti per caso, attraverso un’elaborazione fantastica, dopo essere
stati riscoperti e studiati, trovano una nuova forma mantenendo nel contempo anche parte dell’identità
iniziale pur divenendo gioielli.
Franzin applica in modo personale la disciplina geometrica alle sue creazioni senza mai tuttavia separarsi
da una propria autonoma interpretazione di forme e materiali, esaltando la semplicità delle linee con una
particolare attenzione al disegno. Ciò che interessa maggiormente l’artista sono le qualità cromatiche dei
materiali prescelti a cui conferisce una squisita sensibilità pittorica con diversi trattamenti delle superfici.
I suoi gioielli scaturiscono da un confronto tra il pensiero, la sua espressione segnica e la sua effettiva
traduzione in oggetti tridimensionali.
Marcangelo si avvale di forme lineari, quasi primitive, primordiali; la loro, solo apparente rigidità, è mediata
da un uso sapiente del colore che rende i suoi gioielli veicoli di espressività e contemporaneità e così
il gioiello creato diventa quasi rifugio, sfogo, esplosione di sentimenti. Predilige e adotta materiali che
possono subire un cambiamento rispetto all’aspetto iniziale, che hanno cioè il potenziale di diventare altro
trasformando un materiale in maniera tale che diventi quasi irriconoscibile.
Ingegno pensa ai gioielli come portatori di messaggi, che raccontano storie di persone: sono senza sempre
di qualcuno, il regalo di qualcuno, sul corpo di qualcuno. Nel suo operare l’artista privilegia la tecnica della
fusione e quindi l’utilizzo di stampi che risponde all’azione concettuale di aderire alla realtà, a ciò che di essa
possiamo o vogliamo cogliere.
Stagni concepisce il gioiello secondo tre diverse accezioni ovvero come un oggetto artigianale che
esprime equilibrio ed abilità manuale e che mette in risalto caratteristiche di bellezza; come un “prodotto”
proveniente da un percorso personale e creativo e quindi originale, attento però ai costi nella produzione e
nella distribuzione e infine come un manufatto che esprime liberamente, coerente ed eticamente un viaggio
emozionale. Ironia, gioco, realtà e percezione sono gli aspetti indagati dall’artista nel suo percorso creativo
dando vita nei lavori più recenti a gioielli seri nell’eleganza cromatica ma al contempo divertenti nell’inganno
percettivo.
Giacometti percorre un iter artistico variegato: dai gioielli degli anni ottanta che appartengono chiaramente
ad un approccio mediato dalla pratica orafa ai giorni più recenti in cui fa uso di materiali di riciclo con un
riferimento al mondo naturale che è un’imprescindibile fonte d’ispirazione formale e cromatica del suo lavoro.
L’idea prende forma dalla materia stessa, dalla sua lavorazione.
Grassivaro domina l’assoluta libertà inventiva, ricerca di autenticità e singolarità in quanto l’artista è primo
ideatore ed artefice. Tali caratteristiche sfociano in uno stile inconfondibile, caratterizzato da essenzialità
delle forme, precisione del segno, rigore geometrico, rarefatta eleganza e raffinata esecuzione tecnica che
rappresentano stilemi propri dell’artista.
Tridenti rinnega l’aspetto essenzialmente accessorio attribuito tradizionalmente al gioiello, predilige l’utilizzo
di materiali poveri, di scarto, elevandoli a preziosi strumenti di traduzione della propria progettualità ideativa.
Le sue creazioni vivono in una dimensione in cui traspare un senso di sottile attesa, di aspettativa, di
sospensione intellettuale.
Uderzo si concentra fondamentalmente sull’aspetto concettuale dell’opera; l’idea progettuale diventa un
oggetto che si relaziona in maniera giocosa e provocatoria al corpo. Il gioiello è per l’artista esperienza
percettiva e sensoriale, luogo di partenza di eventi in trasformazione, scenario narrativo in cui dialogano
oggetti in miniatura tolti alla quotidianità e conglobati con disinvoltura in plastiche coloratissime e metalli.
Zanini trae fonte di ispirazione nella natura in tutte le sue forme aderendo al movimento internazionale «Art
in nature» di cui condivide la filosofia operativa. I più recenti lavori vedono ad esempio la riproduzione di
rocce nella loro forma originaria o magmatica primitiva, terra spaccata, fangosa o brulla. L’artista dà forma a
gioielli fortemente plastici per adornare il corpo.
15 artisti orafi, 15 diverse interpretazioni, 15 linguaggi, tutti accomunati dalla ricerca per la creazione di
opere d’arte da indossare.
La cura della mostra e del catalogo è di Mirella Cisotto Nalon.
Il catalogo, edito da Imprimenda, presenta contributi di Mirella Cisotto Nalon, Luisa Bazzanella Dal Piaz,
Alessia Castellani, Serena Favaro, Elena Giora, Alessandra Possamai Vita
Vividus
Marcolongo pubblicità
_____________________
Ufficio Stampa e promozione
Studio Lavia - Pd
tel. 049.8364188 || info@studiolavia.it
Scaricare immagini e altre informazioni da: www.studiolavia.it
INFO
Comune di Padova - Settore Attività Culturali
Servizio Mostre tel. 049 820 4527 – 39 – 63, 049/8753981
Serviziomostre@comune.padova.it
http://padovacultura.padovanet.it
Gioielli “d’Italia”
linguaggi e tendenze
nel gioiello contemporaneo italiano
19 novembre 2011 – 22 gennaio 2012
Oratorio di San Rocco, via Santa Lucia
A partire dal 19 novembre, nell’Oratorio di San Rocco – Padova, e fino al 22 gennaio,
si tiene la settima edizione di Pensieri Preziosi, una rassegna internazionalmente
affermatasi e punto di riferimento della gioielleria d’arte europea.
Dopo aver indagato diverse scuole europee e singoli artisti, l’esposizione di quest’anno
costituisce un ulteriore omaggio di Padova al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che
suggerisce il tema ispitatore alla mostra dal titolo Gioielli “d’Italia” - linguaggi e tendenze
nel gioiello contemporaneo italiano.
La mostra, in collaborazione con AGC (Associazione Gioiello Contemporaneo), presenta
15 artisti italiani che permettono di scoprire e conoscere le nuove tendenze del gioiello
contemporaneo nel nostro Paese.
Si tratta di Fernando Betto (1961), Adrean Bloomard (1966), Patrizia Bonati (1964), Lucia
Davanzo (1954), Elisabetta Duprè (1967), Anna Fornari (1965), Maria Rosa Franzin
(1951), Simonetta Giacometti (1956), Lisa Grassivaro (1978), Eugenia Ingegno (1981),
Rita Marcangelo (1965), Maurizio Stagni (1958), Fabrizio Tridenti (1962), Barbara Uderzo
(1965), Stefano Zanini (1964), provenienti da Roma, Cremona, Perugia, Vasto, Trieste,
Udine, Vicenza e Padova.
“Pensieri Preziosi 7” – dice l’Assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea
Colasio – “con l’indovinata proposta di indagare i linguaggi del gioiello contemporaneo
italiano, è uno degli eventi di punta del RAM – Ricerche artistiche Metropolitane il
contenitore culturale che si propone, appunto, di approfondire le forme espressive
della contemporaneità. Una mostra che consolida un percorso e un primato di Padova
riconosciuto a livello internazionale”.
Per Mirella Cisotto Nalon, curatrice della mostra, “approcci metodologici e tecniche
di lavorazione differenti danno vita ad un’esposizione di 120 opere che dialogano
avvalendosi di codici stilistici ed espressivi accomunati dalla ricerca artistica,
dall’innovazione del concetto di ornamento, dalla sperimentazione di nuovi materiali e
tecnologie.”
I materiali impiegati dai 15 artisti presenti, ciascuno dei quali presenta otto opere, di
cui tre recenti, sono i più disparati: dai metalli classici dei gioielli tradizionali come oro
e argento, a metalli meno usuali e pregiati quali acciaio, ottone, rame, ferro; accanto
corallo, smalti, zirconi, perle, ma anche plexiglas, poliuretano espanso, vetro, silicone,
pigmenti, cuoio, materiale plastico, tessuti fino ad arrivare all’utilizzo di objet trouvé quali
nidi di vespe, legno, caucciù, terra e persino una pianta grassa e il cioccolato.
Betto sostiene che le sue opere sono sperimentazione quotidiana, che qualsiasi
materiale può dar vita ad un gioiello. La personale tensione introspettiva passa ai suoi
gioielli che rivelano un’identità imprevista, in cui risalta un atteggiamento di fedeltà verso
la materia per trovare una nuova dimensione segnica di cui è possibile il superamento e
la negazione; per l’artista «il gioiello deve poter vivere da solo».
Bloomard guarda al gioiello come ad un potente condensatore di significati, non soltanto ornamentali o
materici, ma soprattutto, magici e mentali, dove la memoria ha tracciato, nei ricordi, la propria fisionomia.
Egli racchiude nel gioiello la propria esperienza emozionale. Fa rivivere il passato, la stratificazione di una
storia collettiva e personale attraverso l’oro finemente lavorato in lamine slabbrate che dialogano con rame,
argento, smalti.
Bonati crea basandosi sull’idea di trasformazione e sull’aspirazione al movimento. Tale concetto caratterizza
i suoi gioielli che assecondano questa dichiarazione d’intenti e, agli occhi dell’osservatore, mutano, si
evolvono: da una collana o un anello si ottiene un bracciale creando così dei monili interscambiabili. Il suo
linguaggio infatti risente delle influenze derivate dalla corrente artistica giapponese wabi sabi, dottrina che
insegna a guardare ciò che circonda l’uomo come un qualcosa di transitorio, non duraturo. L’esito materico è
dato da superfici grezze, slabbrate, non nitide, accanto ad esiti geometricamente lineari.
Davanzo dimostra come la sua poetica consideri la forma geometrica il mezzo e lo strumento concettuale
atto a rappresentare l’idea, solidificato nel tempo dall’esperienza e dalla memoria, che tende ad opporsi ai
mutamenti spaziali e temporali della vita. Per l’artista la materia non è soltanto il mezzo con cui si esplicitano
le sensazioni, ma una sostanza sensibile, una memoria, qualcosa della nostra interiorità. Ecco che le sue
opere nascono dal rapporto che s’innesta tra il pieno e il vuoto da cui si originano forme geometriche,
costruzioni plastiche, forme concrete: dal punto nasce la linea, dalla linea i piani, dai piani i volumi in un
continuo processo creativo.
Duprè si serve di un lessico formale scarno, di pochi ed essenziali elementi in cui il rigore esecutivo ed il
limitato cromatismo sono il linguaggio dal quale prendono vita i suoi gioielli.
Il suo operare trova origine dal suprematismo da cui coglie lo spunto di liberare l'arte dai fini pratici ed
estetici e di lavorare sulla pura sensibilità plastica e giungere all'unione, per l’artista imprescindibile, tra
lavoro artigianale e lavoro artistico.
Fornari persegue da anni un filo immaginativo legato all’evoluzione di soluzioni espressive originali e
personalizzate. Oggetti e materiali rinvenuti per caso, attraverso un’elaborazione fantastica, dopo essere
stati riscoperti e studiati, trovano una nuova forma mantenendo nel contempo anche parte dell’identità
iniziale pur divenendo gioielli.
Franzin applica in modo personale la disciplina geometrica alle sue creazioni senza mai tuttavia separarsi
da una propria autonoma interpretazione di forme e materiali, esaltando la semplicità delle linee con una
particolare attenzione al disegno. Ciò che interessa maggiormente l’artista sono le qualità cromatiche dei
materiali prescelti a cui conferisce una squisita sensibilità pittorica con diversi trattamenti delle superfici.
I suoi gioielli scaturiscono da un confronto tra il pensiero, la sua espressione segnica e la sua effettiva
traduzione in oggetti tridimensionali.
Marcangelo si avvale di forme lineari, quasi primitive, primordiali; la loro, solo apparente rigidità, è mediata
da un uso sapiente del colore che rende i suoi gioielli veicoli di espressività e contemporaneità e così
il gioiello creato diventa quasi rifugio, sfogo, esplosione di sentimenti. Predilige e adotta materiali che
possono subire un cambiamento rispetto all’aspetto iniziale, che hanno cioè il potenziale di diventare altro
trasformando un materiale in maniera tale che diventi quasi irriconoscibile.
Ingegno pensa ai gioielli come portatori di messaggi, che raccontano storie di persone: sono senza sempre
di qualcuno, il regalo di qualcuno, sul corpo di qualcuno. Nel suo operare l’artista privilegia la tecnica della
fusione e quindi l’utilizzo di stampi che risponde all’azione concettuale di aderire alla realtà, a ciò che di essa
possiamo o vogliamo cogliere.
Stagni concepisce il gioiello secondo tre diverse accezioni ovvero come un oggetto artigianale che
esprime equilibrio ed abilità manuale e che mette in risalto caratteristiche di bellezza; come un “prodotto”
proveniente da un percorso personale e creativo e quindi originale, attento però ai costi nella produzione e
nella distribuzione e infine come un manufatto che esprime liberamente, coerente ed eticamente un viaggio
emozionale. Ironia, gioco, realtà e percezione sono gli aspetti indagati dall’artista nel suo percorso creativo
dando vita nei lavori più recenti a gioielli seri nell’eleganza cromatica ma al contempo divertenti nell’inganno
percettivo.
Giacometti percorre un iter artistico variegato: dai gioielli degli anni ottanta che appartengono chiaramente
ad un approccio mediato dalla pratica orafa ai giorni più recenti in cui fa uso di materiali di riciclo con un
riferimento al mondo naturale che è un’imprescindibile fonte d’ispirazione formale e cromatica del suo lavoro.
L’idea prende forma dalla materia stessa, dalla sua lavorazione.
Grassivaro domina l’assoluta libertà inventiva, ricerca di autenticità e singolarità in quanto l’artista è primo
ideatore ed artefice. Tali caratteristiche sfociano in uno stile inconfondibile, caratterizzato da essenzialità
delle forme, precisione del segno, rigore geometrico, rarefatta eleganza e raffinata esecuzione tecnica che
rappresentano stilemi propri dell’artista.
Tridenti rinnega l’aspetto essenzialmente accessorio attribuito tradizionalmente al gioiello, predilige l’utilizzo
di materiali poveri, di scarto, elevandoli a preziosi strumenti di traduzione della propria progettualità ideativa.
Le sue creazioni vivono in una dimensione in cui traspare un senso di sottile attesa, di aspettativa, di
sospensione intellettuale.
Uderzo si concentra fondamentalmente sull’aspetto concettuale dell’opera; l’idea progettuale diventa un
oggetto che si relaziona in maniera giocosa e provocatoria al corpo. Il gioiello è per l’artista esperienza
percettiva e sensoriale, luogo di partenza di eventi in trasformazione, scenario narrativo in cui dialogano
oggetti in miniatura tolti alla quotidianità e conglobati con disinvoltura in plastiche coloratissime e metalli.
Zanini trae fonte di ispirazione nella natura in tutte le sue forme aderendo al movimento internazionale «Art
in nature» di cui condivide la filosofia operativa. I più recenti lavori vedono ad esempio la riproduzione di
rocce nella loro forma originaria o magmatica primitiva, terra spaccata, fangosa o brulla. L’artista dà forma a
gioielli fortemente plastici per adornare il corpo.
15 artisti orafi, 15 diverse interpretazioni, 15 linguaggi, tutti accomunati dalla ricerca per la creazione di
opere d’arte da indossare.
La cura della mostra e del catalogo è di Mirella Cisotto Nalon.
Il catalogo, edito da Imprimenda, presenta contributi di Mirella Cisotto Nalon, Luisa Bazzanella Dal Piaz,
Alessia Castellani, Serena Favaro, Elena Giora, Alessandra Possamai Vita
Vividus
Marcolongo pubblicità
_____________________
Ufficio Stampa e promozione
Studio Lavia - Pd
tel. 049.8364188 || info@studiolavia.it
Scaricare immagini e altre informazioni da: www.studiolavia.it
INFO
Comune di Padova - Settore Attività Culturali
Servizio Mostre tel. 049 820 4527 – 39 – 63, 049/8753981
Serviziomostre@comune.padova.it
http://padovacultura.padovanet.it
18
novembre 2011
Pensieri Preziosi 7. Gioielli d’Italia
Dal 18 novembre 2011 al 22 gennaio 2012
arti decorative e industriali
Location
ORATORIO DI SAN ROCCO
Padova, Via Santa Lucia, (Padova)
Padova, Via Santa Lucia, (Padova)
Ufficio stampa
STUDIO LAVIA
Autore
Curatore