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Per quanto tempo è per sempre
Il progetto verte sul senso di “conservazione” e sulle sue interpretazioni, traslando da un significato più reale a uno più astratto, che riguarda anche la storia e l’uso dello spazio ospitante: un “frigorifero concettuale” per il mantenimento, il trapianto e la trasmissione genetica e culturale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Partendo dallo spazio preso in considerazione, ovvero l’ex ambiente delle celle frigo all’interno del complesso di Officina Giovani, il nostro interesse è comporre un momento espositivo che si configuri come un dialogo, sia fisico che concettuale, con questo luogo. L’operazione site-specific è ormai pratica comune nell’ambito della disciplina artistica contemporanea ma, in presenza di luoghi fortemente caratterizzati come questo, diventa un elemento quasi imprescindibile. Un “modus operandi” che non solo arricchisce l’ambiente in sé, ma genera dei cortocircuiti di senso che ampliano i lavori stessi e permettono nuovi discorsi e nuovi punti di vista: concetti questi mai scontati, sono sempre più importanti nei complessi e articolati disegni politici e sociali che ogni giorno calibrano le visioni comuni.
Abbiamo iniziato a riflettere proprio sul senso stretto di “conservazione”: intesa questa come base fondante del progetto di mostra, in quanto riguarda in maniera precisa una storia ed un uso effettivo di questo spazio, allo stesso tempo lascia carta bianca alle svariate possibilità interpretative che questa parola può dare, traslandosi da un significato più reale fino ad uno più astratto. Conservare, cristallizzare la materia (e non solo), per una artista contemporaneo vuol dire spesso far riferimento al mantenimento virtuale, e non, di memoria e tempo. Come in una cella frigo abbiamo un perenne circolo tra acqua e ghiaccio, tra fluido e solido, i concetti di “scioglimento” e trasformazione diventano terreni fertili di produzione, che aprano una riflessione sul senso metaforico del congelamento, dello stanziamento e dell’immobilità. Parole che possono essere “tradotte” e portate all’estremo attraverso il pensiero critico sulla fine, la morte, l’incomunicabilità e l’incapacità.
I contrasti di senso che luoghi come questo sanno aprire possono diventare ampi bacini per riflettere non solo su noi stessi e la nostra società del consumo, sugli schemi che ogni giorni portiamo avanti ma, importantissimo, anche sui confini, sulle differenze, su tutte quelle problematiche legate al rapporto con l’altro, l’estraneo o lo straniero. L’immigrazione diventa oggi tassello fondamentale per capire noi stessi, i nostri limiti e il nostro mondo a pieno, incanalare oggi la capacità di saper vedere da vari punti di osservazione non è più un vezzo intellettuale ma diventa una necessità palpabile. Gli spazi di Officina Giovani si predispongono all’idea, quindi, di “frigorifero concettuale” per il mantenimento, il trapianto e la trasmissione del bagaglio genetico e culturale.
Abbiamo iniziato a riflettere proprio sul senso stretto di “conservazione”: intesa questa come base fondante del progetto di mostra, in quanto riguarda in maniera precisa una storia ed un uso effettivo di questo spazio, allo stesso tempo lascia carta bianca alle svariate possibilità interpretative che questa parola può dare, traslandosi da un significato più reale fino ad uno più astratto. Conservare, cristallizzare la materia (e non solo), per una artista contemporaneo vuol dire spesso far riferimento al mantenimento virtuale, e non, di memoria e tempo. Come in una cella frigo abbiamo un perenne circolo tra acqua e ghiaccio, tra fluido e solido, i concetti di “scioglimento” e trasformazione diventano terreni fertili di produzione, che aprano una riflessione sul senso metaforico del congelamento, dello stanziamento e dell’immobilità. Parole che possono essere “tradotte” e portate all’estremo attraverso il pensiero critico sulla fine, la morte, l’incomunicabilità e l’incapacità.
I contrasti di senso che luoghi come questo sanno aprire possono diventare ampi bacini per riflettere non solo su noi stessi e la nostra società del consumo, sugli schemi che ogni giorni portiamo avanti ma, importantissimo, anche sui confini, sulle differenze, su tutte quelle problematiche legate al rapporto con l’altro, l’estraneo o lo straniero. L’immigrazione diventa oggi tassello fondamentale per capire noi stessi, i nostri limiti e il nostro mondo a pieno, incanalare oggi la capacità di saper vedere da vari punti di osservazione non è più un vezzo intellettuale ma diventa una necessità palpabile. Gli spazi di Officina Giovani si predispongono all’idea, quindi, di “frigorifero concettuale” per il mantenimento, il trapianto e la trasmissione del bagaglio genetico e culturale.
17
ottobre 2020
Per quanto tempo è per sempre
Dal 17 al 31 ottobre 2020
arte contemporanea
Location
EX MACELLI – OFFICINA GIOVANI
Prato, Piazza Macelli, 4, (Prato)
Prato, Piazza Macelli, 4, (Prato)
Orario di apertura
Sabato 17 ottobre ore 16-21
da Lunedì a Venerdì ore 15-18
Sabato 24 e 31 ottobre ore 15-20
Domenica chiuso
Vernissage
17 Ottobre 2020, h 16-21
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
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