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Per sottrazione
La scrittura del disastro di Maurice Blanchot è uno di quei libri che ancora oggi ci fanno riflettere sulle questioni ritenute essenziali per le cose dell’arte. Il curatore Francesco Correggia, proprio a partire dal libro di Blanchot e soprattutto da alcuni suoi passaggi fondamentali per tutto il pensiero moderno, intende riproporre per lo spazio Brentano proprio un universo tensionale dell’arte che pone al centro la questione dell’opera e della sua assenza, il tratto del disastro, la parola “dirompente” e ciò che resta senza resto (il frammentario)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra s’inserisce in quelle iniziative che ZONE, Studi di cultura visuale,
Teorie e pratiche dell’arte, ha ideato per alcune giovani Gallerie milanesi. ZONE
si rivolge a differenti spazi espositivi della città, come in questo caso lo Spazio
Brentano che accoglie con entusiasmo questa iniziativa. In questi avamposti
dell’arte e del pensiero, in un continuo errare e sostare in luoghi di passaggio,
ZONE mette in evidenza quei filosofi che con il loro pensiero hanno influito
notevolmente sull’arte moderna, ma anche sul lavoro di molti artisti
contemporanei. La scrittura del disastro di Maurice Blanchot è uno di questi libri
che ancora oggi ci fanno riflettere sulle questioni ritenute essenziali per le cose
dell’arte. Il curatore Francesco Correggia, proprio a partire dal libro di Blanchot e
soprattutto da alcuni suoi passaggi fondamentali per tutto il pensiero moderno,
intende riproporre per lo spazio Brentano proprio un universo tensionale dell’arte
che pone al centro la questione dell’opera e della sua assenza, il tratto del
disastro, la parola “dirompente” e ciò che resta senza resto (il frammentario). E’
proprio da questi passaggi che si muove il senso di questo progetto e la scelta
degli artisti invitati dal curatore. La mostra, in qualche modo, si vuole anche
sottrarre a quell’unica dimensione espositiva/dimostrativa cui soggiacciono oggi
le pratiche ripetitive e consolatorie dell’arte. Si tratta di una sottrazione e di una
ricomposizione, tra sparizione e riapparizione, disastri e slittamenti di senso,
passività e avventura poetica.
Negli anni sessanta quest’universo era declinato in differenti modi, il
minimalismo, l’arte processuale, l’arte concettuale, la scrittura verbo visuale.
Queste modalità del pensiero e del fare dell’arte erano tuttavia intrise di questioni
ideologiche, di una rivolta metafisica che aveva di mira la critica dei media e
dello stesso sistema dell’arte. Dopo l’esaurirsi del postmoderno e una ripresa di
ciò che il modernismo come analisi critica e soprattutto come elogio
all’immaginario aveva lasciato sul campo, si assiste oggi ad una rilettura della
modernità. Tale rilettura parte proprio da alcuni temi forti e orizzonti del pensiero
che hanno con l’arte moderna un qualche rapporto, come la questione del
rapporto fra immagine e parola, la decolonizzazione dell’immaginario, la critica a
un certo consumismo, il ritorno al localismo e il recupero di una dimensione
antropocentrica più rispettosa del mondo vivente e del pianeta in cui viviamo. Il
che è dettato anche dalla consapevolezza di una crisi planetaria mai vista prima.
Lo sfruttamento eccessivo delle risorse, della natura, gli stessi cambiamenti
climatici, le problematiche ambientali, la sparizione di numerose specie viventi,
pongono questioni nuove, prima assolutamente impensabili.
E’ da questa analisi che ZONE mette al centro dei suoi progetti la dimensione
etica dell’arte, il rapporto con l’opera, la stessa consapevolezza dell’artista
rispetto alle problematiche del proprio tempo, sul senso dello sviluppo e sullo
stesso senso del proprio stare nel mondo. Ciò pone una questione che ha
decisamente a che fare con universi tematici e teorie che prendono atto di
relazioni trasversali, virtuose e solidali. Si tratta di pensare all'opera come quel
“movimento fra frammentazione e ricostruzione” che non ha termine e che nel
suo inesauribile e incessante fluire si avvicina e sembra quasi fondersi con un
silenzio (ancora intriso di parole) che come appunto scriveva Blanchot non può
mai smettere di mormorare.
Giovedì 14 Maggio alle ore 17.30 si terrà un incontro su Blanchot e la scrittura
del Disastro presso Art Found Studio di Marco Rezzonico, Corso Venezia 44.
Gli artisti: Renata Boero, Koo Bohnchang, Ugo Carrega, Luc Fierens, Paola
Fonticoli, Alberto Garutti, Jannis Kounellis, Nick Lamia, Ivens Machado, Ernesto
Jannini, Remo Salvadori, Anna Spagna, Cristina Ruffoni
Mattina ore 11,00 – 13,00 - Pomeriggio 16,30 – 20,00
Via Brentano ang. Via S. Giovanni sul Muro, 14
Spazio Brentano
www.spaziobrentano.it
info@spaziobrentano.it
ZONE, Studi di cultura visuale, Teorie e pratiche dell’arte
www.zoneculturavisuale.com
zone.culturavisuale.mi@gmail.com
Teorie e pratiche dell’arte, ha ideato per alcune giovani Gallerie milanesi. ZONE
si rivolge a differenti spazi espositivi della città, come in questo caso lo Spazio
Brentano che accoglie con entusiasmo questa iniziativa. In questi avamposti
dell’arte e del pensiero, in un continuo errare e sostare in luoghi di passaggio,
ZONE mette in evidenza quei filosofi che con il loro pensiero hanno influito
notevolmente sull’arte moderna, ma anche sul lavoro di molti artisti
contemporanei. La scrittura del disastro di Maurice Blanchot è uno di questi libri
che ancora oggi ci fanno riflettere sulle questioni ritenute essenziali per le cose
dell’arte. Il curatore Francesco Correggia, proprio a partire dal libro di Blanchot e
soprattutto da alcuni suoi passaggi fondamentali per tutto il pensiero moderno,
intende riproporre per lo spazio Brentano proprio un universo tensionale dell’arte
che pone al centro la questione dell’opera e della sua assenza, il tratto del
disastro, la parola “dirompente” e ciò che resta senza resto (il frammentario). E’
proprio da questi passaggi che si muove il senso di questo progetto e la scelta
degli artisti invitati dal curatore. La mostra, in qualche modo, si vuole anche
sottrarre a quell’unica dimensione espositiva/dimostrativa cui soggiacciono oggi
le pratiche ripetitive e consolatorie dell’arte. Si tratta di una sottrazione e di una
ricomposizione, tra sparizione e riapparizione, disastri e slittamenti di senso,
passività e avventura poetica.
Negli anni sessanta quest’universo era declinato in differenti modi, il
minimalismo, l’arte processuale, l’arte concettuale, la scrittura verbo visuale.
Queste modalità del pensiero e del fare dell’arte erano tuttavia intrise di questioni
ideologiche, di una rivolta metafisica che aveva di mira la critica dei media e
dello stesso sistema dell’arte. Dopo l’esaurirsi del postmoderno e una ripresa di
ciò che il modernismo come analisi critica e soprattutto come elogio
all’immaginario aveva lasciato sul campo, si assiste oggi ad una rilettura della
modernità. Tale rilettura parte proprio da alcuni temi forti e orizzonti del pensiero
che hanno con l’arte moderna un qualche rapporto, come la questione del
rapporto fra immagine e parola, la decolonizzazione dell’immaginario, la critica a
un certo consumismo, il ritorno al localismo e il recupero di una dimensione
antropocentrica più rispettosa del mondo vivente e del pianeta in cui viviamo. Il
che è dettato anche dalla consapevolezza di una crisi planetaria mai vista prima.
Lo sfruttamento eccessivo delle risorse, della natura, gli stessi cambiamenti
climatici, le problematiche ambientali, la sparizione di numerose specie viventi,
pongono questioni nuove, prima assolutamente impensabili.
E’ da questa analisi che ZONE mette al centro dei suoi progetti la dimensione
etica dell’arte, il rapporto con l’opera, la stessa consapevolezza dell’artista
rispetto alle problematiche del proprio tempo, sul senso dello sviluppo e sullo
stesso senso del proprio stare nel mondo. Ciò pone una questione che ha
decisamente a che fare con universi tematici e teorie che prendono atto di
relazioni trasversali, virtuose e solidali. Si tratta di pensare all'opera come quel
“movimento fra frammentazione e ricostruzione” che non ha termine e che nel
suo inesauribile e incessante fluire si avvicina e sembra quasi fondersi con un
silenzio (ancora intriso di parole) che come appunto scriveva Blanchot non può
mai smettere di mormorare.
Giovedì 14 Maggio alle ore 17.30 si terrà un incontro su Blanchot e la scrittura
del Disastro presso Art Found Studio di Marco Rezzonico, Corso Venezia 44.
Gli artisti: Renata Boero, Koo Bohnchang, Ugo Carrega, Luc Fierens, Paola
Fonticoli, Alberto Garutti, Jannis Kounellis, Nick Lamia, Ivens Machado, Ernesto
Jannini, Remo Salvadori, Anna Spagna, Cristina Ruffoni
Mattina ore 11,00 – 13,00 - Pomeriggio 16,30 – 20,00
Via Brentano ang. Via S. Giovanni sul Muro, 14
Spazio Brentano
www.spaziobrentano.it
info@spaziobrentano.it
ZONE, Studi di cultura visuale, Teorie e pratiche dell’arte
www.zoneculturavisuale.com
zone.culturavisuale.mi@gmail.com
12
maggio 2015
Per sottrazione
Dal 12 al 18 maggio 2015
arte contemporanea
Location
SPAZIO BRENTANO
Milano, Via Giuseppe Brentano, (Milano)
Milano, Via Giuseppe Brentano, (Milano)
Orario di apertura
Mattina ore 11,00 – 13,00 - Pomeriggio 16,30 – 20,00
Vernissage
12 Maggio 2015, ore 18.30
Sito web
www.zoneculturavisuale.com
Autore
Curatore