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Percorsi aniconici
Mostra collettiva
Comunicato stampa
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Il video-documento ?INTERAZIONI ANICONICHE? presentato da Enzo Battarra, Franco Lista e Carlo Roberto Sciascia, propone un panorama di opere di maestri che rappresentano in un certo senso la sintesi di una realtà napoletana,di quella, in particolare, che, nel mondo delle arti figurative ha ben saputo meritare nel corso dell?intero secondo Novecento, collocandosi in posizione di assoluta eccellenza non solo a livello locale. Si dimostra che questi artisti hanno saputo fornire una testimonianza convincente della complessità e, al tempo stesso, della organicità con cui si è sviluppata la ricerca artistica a Napoli a partire dagli anni dell?immediato dopoguerra:
La mostra parallela dal titolo ?Percorsi aniconici?, curata da Carlo Roberto Sciascia e presentata da Enzo Battarra, accoglie nel Palazzo Lanza di Capua, corso Gran Priorato di Malta n.25 (www.palazzolanza.it - info@palazzolanza.it) opere di 5 artisti aniconici; espongono: Antonio Auriemma, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Antonio Izzo e Gianni Rossi. In occasione dell?inaugurazione è stato edito una locandina a colori con testi di Enzo Battarra e Carlo Roberto Sciascia.
L?esposizione e la presentazione del DVD rientrano nell'ambito del programma, promosso da Carlo Roberto Sciascia, che intende realizzare una successione di mostre atte non solo a ridefinire gli esiti della ricerca artistica in Campania, ma anche come proposta ed occasione per un momento di riflessione sui percorsi aniconici in Campania dal dopoguerra ai giorni nostri.
Le opere in esposizione sono di Auriemma, Di Ruggiero, Ferrenti, Izzo e Rossi, cinque noti artisti napoletani che hanno svolto, lungo tutto l'arco della seconda metà del Novecento, una ricerca che si impernia intorno alle dinamiche informali per poi ampliare l?orizzonte della propria proposta anche verso altri territori, sostanzialmente aniconici, come quello geometrico o come quello onirico-astratto
?Questa mostra testimonia ulteriormente ? si legge nel testo di presentazione di Enzo Battarra - quanto la Campania abbia dato e dia un contributo sostanziale alla vera ricerca pittorica, senza cedimenti al mercato o al facile consumismo. Questa linea di ricerca sta proprio in questi anni conoscendo un meritato rilancio e un?ulteriore consacrazione. In periodi in cui tutto sembra facilmente possibile, l?artista che fa del suo lavoro un?incessante sperimentazione riesce a imporsi per la propria conduzione di lavoro. Se poi la sperimentazione, come questa esposizione dimostra, dà buoni frutti, allora è veramente un piacere riconciliarsi con la pittura e con l?arte, fluttuare tra le immagini astratte e geometiche, lasciandosi alle spalle un mondo inquinato da troppe immagini superflue?.
Relativamente al significato dell?esposizione nell?ambito di una serie di eventi programmati, Carlo Roberto Sciascia nel suo testo critico di presentazione ha affermato: ?Oggi, all?inizio del terzo millennio è opportuno soffermarsi e riflettere sulle strade intraprese dai ricercatori campani, evidenziandone l?originalità di esse e la loro evoluzione. Solo così, infatti, si potrà tributare il giusto riconoscimento per il significativo ruolo avuto nel campo della ricerca e della sperimentazione astratta e dell?informale dando, inoltre, risalto alla memoria storica che lentamente si sta perdendo. Con questo intento è stata realizzata una serie di esposizioni, iniziate con la grande e storica mostra di cento sculture di 34 scultori: ?Struttura-Oggetto? allestita nel sito Reale di San Leucio, atta ad individuare i nodi salienti ed articolati, nei quali è cresciuta questa nuova estetica, e proporre ? nella varietà degli esiti e delle diverse visioni ? una dialettica tendente a stabilirne la valenza in modo da storicizzare questi percorsi in maniera esente da visioni di parte, dettate da squallidi interessi improntati al ?hic et nunc>?.
Nello specifico, delle espressività diverse dei cinque maestri il critico Enzo Battarra afferma: ?Lirico il lavoro di Antonio Auriemma. Piccole figure attraversano con discrezione le grandi campiture di colore. Sono aquiloni e ricordi d?infanzia, memorie sedimentate pronte a riemergere, sogni mai sopiti, desideri. Linee sottili collegano i pezzi della storia, come un filo rosso pronto ad annodare i momenti della narrazione. E navigano queste figure, navigano negli azzurri più intensi, ma restano sospese anche sui colori della terra. Cadendo giù, non fanno rumore. Una temperie cromatica esprime Carmine Di Ruggiero. C?è un?inquietudine del segno, pronto a spaziare libero sulla superficie, rincorrendo se stesso, andandosi a sovrapporre e a sedimentare, creando spessori e dando vita a una materia elaborata, lavorata, sofferta. È una pittura del cuore e della mente, pronta a riciclare qualunque materiale minimo, in un impasto di umori e di luci, in un trionfo dell?immagine, in una solitudine che è energia vitale. C?è l?estasi e il tormento nelle sculture di Giovanni Ferrenti. Le strutture tridimensionali sembrano trafitte da una luce che si insinua e si impone nelle pieghe dell?opera, cadenzando il ritmo dei pieni e dei vuoti, esaltando una dinamica che non trova mai tregua. Queste opere plastiche sembrano sbocciare dinanzi agli occhi dell?osservatore, proiettando le loro ombre sui ricordi di chi le guarda. La scultura non è mai stata così penetrante. Antonio Izzo si pone sullo spartiacque che segna il limite tra il coraggio dell?impulso e la scelta di equilibrio. Le sue opere respirano di un confronto mai sopito tra un?anima trasgressiva e romantica e un concetto di approccio razionale alla materia pittura. E sì, perché in lui la pittura è materia pura, è spessore che si contamina con il segno, che si nobilita nei graffi e nei solchi che percorrono le superfici. E ogni opera si porta dentro di sé il peso di una storia. Il colore festeggia se stesso nelle opere di Gianni Rossi. Ordine e disordine si intrecciano nei tenui colori e nei materiali opposti. Regna un?armonia costruita sulle dissonanze e le contrapposizioni, ma è un?armonia vera, dove il punto di equilibrio è sempre rispettato. Le figure geometriche si portano dentro una passionalità viscerale, capace di trasgredire le forme e di inventare sempre nuove sequenze, nel rispetto di una regola aurea?.
La mostra proseguirà fino al 29 aprile 2009, con il seguente orario: dal giovedì alla domenica ore 17.30 ? 02.00.
* * * * * * * * *
Aniconici, ma veri
di Enzo Battarra
Non c?è la possibilità di perdersi procedendo sui ?percorsi aniconici? dell?astrattismo campano. Antonio Auriemma, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Antonio Izzo e Gianni Rossi sono alcuni dei maggiori esponenti di una ricerca autentica e originale che il nostro territorio ancora oggi esprime.
Aniconici, quindi non figurativi. I cinque artisti sono protagonisti di una ricerca astratta che qui in Campania trova dolci declinazioni nel colore e nelle soluzioni formali. Il rifiuto della figurazione nei loro lavori non diventa una mortificazione dell?opera, una oscura negazione del fantasma della rappresentazione. Anzi la loro ricerca si sublima nella gioia del colore, negli accostamenti cromatici più arditi, nelle geometrie da trasgredire.
E quando al colore si sostituisce la materia fino a raggiungere la costruzione plastica, questo avviene nel rispetto della superficie, nell?esaltazione degli spessori ma anche nella celebrazione della forma.
Questa mostra testimonia ulteriormente quanto la Campania abbia dato e dia un contributo sostanziale alla vera ricerca visiva, senza cedimenti al mercato o al facile consumismo. Si tratta di una linea di ricerca che proprio in questi anni sta conoscendo un meritato rilancio e un?ulteriore consacrazione. In periodi in cui tutto sembra facilmente possibile, l?artista che fa del suo lavoro un?incessante sperimentazione riesce a imporsi per la propria conduzione di lavoro.
Se poi la sperimentazione, come questa esposizione dimostra, dà buoni frutti, allora è veramente un piacere riconciliarsi con un linguaggio artistico seducente, fluttuare tra figure astratte e geometriche, tra i volumi plastici, tra spessori materici e campiture policrome, lasciandosi alle spalle un mondo inquinato da troppe immagini superflue.
È questa elevata tensione formale verso una purezza dell?immagine ad aprire le porte della verità.
Lirico il lavoro di Antonio Auriemma. Piccole figure attraversano con discrezione le grandi campiture di colore. Sono aquiloni e ricordi d?infanzia, memorie sedimentate pronte a riemergere, sogni mai sopiti, desideri. Linee sottili collegano i pezzi della storia, come un filo rosso pronto ad annodare i momenti della narrazione. E navigano queste figure, navigano negli azzurri più intensi, ma restano sospese anche sui colori della terra. Cadendo giù, non fanno rumore.
Una temperie cromatica esprime Carmine Di Ruggiero. C?è un?inquietudine del segno, pronto a spaziare libero sulla superficie, rincorrendo se stesso, andandosi a sovrapporre e a sedimentare, creando spessori e dando vita a una materia elaborata, lavorata, sofferta. È una pittura del cuore e della mente, pronta a riciclare qualunque materiale minimo, in un impasto di umori e di luci, in un trionfo dell?immagine, in una solitudine che è energia vitale.
C?è l?estasi e il tormento nelle sculture di Giovanni Ferrenti. Le strutture tridimensionali sembrano trafitte da una luce che si insinua e si impone nelle pieghe dell?opera, cadenzando il ritmo dei pieni e dei vuoti, esaltando una dinamica che non trova mai tregua. Queste opere plastiche sembrano sbocciare dinanzi agli occhi dell?osservatore, proiettando le loro ombre sui ricordi di chi le guarda. La scultura non è mai stata così penetrante.
Antonio Izzo si pone sullo spartiacque che segna il limite tra il coraggio dell?impulso e la scelta di equilibrio. Le sue opere respirano di un confronto mai sopito tra un?anima trasgressiva e romantica e un concetto di approccio razionale alla materia pittura. E sì, perché in lui la pittura è materia pura, è spessore che si contamina con il segno, che si nobilita nei graffi e nei solchi che percorrono le superfici. E ogni opera si porta dentro di sé il peso di una storia.
Il colore festeggia se stesso nelle opere di Gianni Rossi. Ordine e disordine si intrecciano nei tenui colori e nei materiali opposti. Regna un?armonia costruita sulle dissonanze e le contrapposizioni, ma è un?armonia vera, dove il punto di equilibrio è sempre rispettato. Le figure geometriche si portano dentro una passionalità viscerale, capace di trasgredire le forme e di inventare sempre nuove sequenze, nel rispetto di una regola aurea.
Tutto questo mondo in rapida crescita è nel lavoro degli ?aniconici?. Ogni immagine ha una sua forza, una sua energia intrinseca. I linguaggi, come i ?percorsi?, si differenziano e si intrecciano, si contaminano. La ricerca artistica di ognuno ha un suo straordinario sapore, le immagini, tutte insieme, sono comunque vittime e carnefici della contemporaneità.
Buona visione!
________________________________________________________________
I percorsi aniconici in Campania
di Carlo Roberto Sciascia
Nel Novecento si attua un completo stravolgimento del concetto di arte, dilatandone i confini entro i quali aveva risieduto la concezione estetica per tanti secoli grazie a nuove teorie fisico matematiche, ad un diverso modo di interpretare la realtà, a mutate concezioni filosofiche e socio-economiche unite ad un diverso concetto spazio temporale, nonché all?utilizzo di tecniche nuove ed originali; si è andato progressivamente ad affermare un diverso modo di intendere l?arte, non basata più solo sulla figura, sulla forma, sull?oggetto in sé. Solo nella seconda metà del secolo, essendo i parametri di lettura cambiati e avendo dato vita a varie pratiche di sconfinamento e di estetica, nasceva nei confronti dell?arte un atteggiamento diverso da quello tradizionale.
In Campania queste ?rivoluzionarie? ed innovative dottrine sono state inizialmente accolte con una evidente difficoltà, in quanto il figurativo imperava e si esaltava in alcuni importanti esponenti; ma, rotto il ghiaccio, alcuni artisti hanno portato avanti questo nuovo modo di intendere l?arte, proseguendolo ed evolvendolo in modo originale ed indipendente da quanto succedeva nel resto del mondo.
Oggi, all?inizio del terzo millennio, è opportuno soffermarsi e riflettere sulle strade intraprese in tali ambiti dall?arte in Campania, evidenziandone l?originalità di esse e la sua evoluzione. Solo così, infatti, si potrà tributare il giusto riconoscimento per il significativo ruolo avuto nel campo della ricerca e della sperimentazione dell?Astrattismo e dell?informale dando, inoltre, risalto alla memoria storica che lentamente si sta perdendo.
Con questo intento è stata realizzata una serie di esposizioni, iniziate con la grande e storica mostra di cento sculture di 34 scultori che in questo ambito hanno sviluppato i loro studi, per individuare i nodi salienti ed articolati, nei quali è cresciuta questa nuova estetica, e proporre ? nella varietà degli esiti e delle diverse visioni ? una dialettica tendente a stabilirne la valenza in modo da storicizzare questi percorsi in modo esente da visioni di parte, dettate da squallidi interessi improntati al ?hic et nunc?.
La mostra parallela dal titolo ?Percorsi aniconici?, curata da Carlo Roberto Sciascia e presentata da Enzo Battarra, accoglie nel Palazzo Lanza di Capua, corso Gran Priorato di Malta n.25 (www.palazzolanza.it - info@palazzolanza.it) opere di 5 artisti aniconici; espongono: Antonio Auriemma, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Antonio Izzo e Gianni Rossi. In occasione dell?inaugurazione è stato edito una locandina a colori con testi di Enzo Battarra e Carlo Roberto Sciascia.
L?esposizione e la presentazione del DVD rientrano nell'ambito del programma, promosso da Carlo Roberto Sciascia, che intende realizzare una successione di mostre atte non solo a ridefinire gli esiti della ricerca artistica in Campania, ma anche come proposta ed occasione per un momento di riflessione sui percorsi aniconici in Campania dal dopoguerra ai giorni nostri.
Le opere in esposizione sono di Auriemma, Di Ruggiero, Ferrenti, Izzo e Rossi, cinque noti artisti napoletani che hanno svolto, lungo tutto l'arco della seconda metà del Novecento, una ricerca che si impernia intorno alle dinamiche informali per poi ampliare l?orizzonte della propria proposta anche verso altri territori, sostanzialmente aniconici, come quello geometrico o come quello onirico-astratto
?Questa mostra testimonia ulteriormente ? si legge nel testo di presentazione di Enzo Battarra - quanto la Campania abbia dato e dia un contributo sostanziale alla vera ricerca pittorica, senza cedimenti al mercato o al facile consumismo. Questa linea di ricerca sta proprio in questi anni conoscendo un meritato rilancio e un?ulteriore consacrazione. In periodi in cui tutto sembra facilmente possibile, l?artista che fa del suo lavoro un?incessante sperimentazione riesce a imporsi per la propria conduzione di lavoro. Se poi la sperimentazione, come questa esposizione dimostra, dà buoni frutti, allora è veramente un piacere riconciliarsi con la pittura e con l?arte, fluttuare tra le immagini astratte e geometiche, lasciandosi alle spalle un mondo inquinato da troppe immagini superflue?.
Relativamente al significato dell?esposizione nell?ambito di una serie di eventi programmati, Carlo Roberto Sciascia nel suo testo critico di presentazione ha affermato: ?Oggi, all?inizio del terzo millennio è opportuno soffermarsi e riflettere sulle strade intraprese dai ricercatori campani, evidenziandone l?originalità di esse e la loro evoluzione. Solo così, infatti, si potrà tributare il giusto riconoscimento per il significativo ruolo avuto nel campo della ricerca e della sperimentazione astratta e dell?informale dando, inoltre, risalto alla memoria storica che lentamente si sta perdendo. Con questo intento è stata realizzata una serie di esposizioni, iniziate con la grande e storica mostra di cento sculture di 34 scultori: ?Struttura-Oggetto? allestita nel sito Reale di San Leucio, atta ad individuare i nodi salienti ed articolati, nei quali è cresciuta questa nuova estetica, e proporre ? nella varietà degli esiti e delle diverse visioni ? una dialettica tendente a stabilirne la valenza in modo da storicizzare questi percorsi in maniera esente da visioni di parte, dettate da squallidi interessi improntati al ?hic et nunc>?.
Nello specifico, delle espressività diverse dei cinque maestri il critico Enzo Battarra afferma: ?Lirico il lavoro di Antonio Auriemma. Piccole figure attraversano con discrezione le grandi campiture di colore. Sono aquiloni e ricordi d?infanzia, memorie sedimentate pronte a riemergere, sogni mai sopiti, desideri. Linee sottili collegano i pezzi della storia, come un filo rosso pronto ad annodare i momenti della narrazione. E navigano queste figure, navigano negli azzurri più intensi, ma restano sospese anche sui colori della terra. Cadendo giù, non fanno rumore. Una temperie cromatica esprime Carmine Di Ruggiero. C?è un?inquietudine del segno, pronto a spaziare libero sulla superficie, rincorrendo se stesso, andandosi a sovrapporre e a sedimentare, creando spessori e dando vita a una materia elaborata, lavorata, sofferta. È una pittura del cuore e della mente, pronta a riciclare qualunque materiale minimo, in un impasto di umori e di luci, in un trionfo dell?immagine, in una solitudine che è energia vitale. C?è l?estasi e il tormento nelle sculture di Giovanni Ferrenti. Le strutture tridimensionali sembrano trafitte da una luce che si insinua e si impone nelle pieghe dell?opera, cadenzando il ritmo dei pieni e dei vuoti, esaltando una dinamica che non trova mai tregua. Queste opere plastiche sembrano sbocciare dinanzi agli occhi dell?osservatore, proiettando le loro ombre sui ricordi di chi le guarda. La scultura non è mai stata così penetrante. Antonio Izzo si pone sullo spartiacque che segna il limite tra il coraggio dell?impulso e la scelta di equilibrio. Le sue opere respirano di un confronto mai sopito tra un?anima trasgressiva e romantica e un concetto di approccio razionale alla materia pittura. E sì, perché in lui la pittura è materia pura, è spessore che si contamina con il segno, che si nobilita nei graffi e nei solchi che percorrono le superfici. E ogni opera si porta dentro di sé il peso di una storia. Il colore festeggia se stesso nelle opere di Gianni Rossi. Ordine e disordine si intrecciano nei tenui colori e nei materiali opposti. Regna un?armonia costruita sulle dissonanze e le contrapposizioni, ma è un?armonia vera, dove il punto di equilibrio è sempre rispettato. Le figure geometriche si portano dentro una passionalità viscerale, capace di trasgredire le forme e di inventare sempre nuove sequenze, nel rispetto di una regola aurea?.
La mostra proseguirà fino al 29 aprile 2009, con il seguente orario: dal giovedì alla domenica ore 17.30 ? 02.00.
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Aniconici, ma veri
di Enzo Battarra
Non c?è la possibilità di perdersi procedendo sui ?percorsi aniconici? dell?astrattismo campano. Antonio Auriemma, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Antonio Izzo e Gianni Rossi sono alcuni dei maggiori esponenti di una ricerca autentica e originale che il nostro territorio ancora oggi esprime.
Aniconici, quindi non figurativi. I cinque artisti sono protagonisti di una ricerca astratta che qui in Campania trova dolci declinazioni nel colore e nelle soluzioni formali. Il rifiuto della figurazione nei loro lavori non diventa una mortificazione dell?opera, una oscura negazione del fantasma della rappresentazione. Anzi la loro ricerca si sublima nella gioia del colore, negli accostamenti cromatici più arditi, nelle geometrie da trasgredire.
E quando al colore si sostituisce la materia fino a raggiungere la costruzione plastica, questo avviene nel rispetto della superficie, nell?esaltazione degli spessori ma anche nella celebrazione della forma.
Questa mostra testimonia ulteriormente quanto la Campania abbia dato e dia un contributo sostanziale alla vera ricerca visiva, senza cedimenti al mercato o al facile consumismo. Si tratta di una linea di ricerca che proprio in questi anni sta conoscendo un meritato rilancio e un?ulteriore consacrazione. In periodi in cui tutto sembra facilmente possibile, l?artista che fa del suo lavoro un?incessante sperimentazione riesce a imporsi per la propria conduzione di lavoro.
Se poi la sperimentazione, come questa esposizione dimostra, dà buoni frutti, allora è veramente un piacere riconciliarsi con un linguaggio artistico seducente, fluttuare tra figure astratte e geometriche, tra i volumi plastici, tra spessori materici e campiture policrome, lasciandosi alle spalle un mondo inquinato da troppe immagini superflue.
È questa elevata tensione formale verso una purezza dell?immagine ad aprire le porte della verità.
Lirico il lavoro di Antonio Auriemma. Piccole figure attraversano con discrezione le grandi campiture di colore. Sono aquiloni e ricordi d?infanzia, memorie sedimentate pronte a riemergere, sogni mai sopiti, desideri. Linee sottili collegano i pezzi della storia, come un filo rosso pronto ad annodare i momenti della narrazione. E navigano queste figure, navigano negli azzurri più intensi, ma restano sospese anche sui colori della terra. Cadendo giù, non fanno rumore.
Una temperie cromatica esprime Carmine Di Ruggiero. C?è un?inquietudine del segno, pronto a spaziare libero sulla superficie, rincorrendo se stesso, andandosi a sovrapporre e a sedimentare, creando spessori e dando vita a una materia elaborata, lavorata, sofferta. È una pittura del cuore e della mente, pronta a riciclare qualunque materiale minimo, in un impasto di umori e di luci, in un trionfo dell?immagine, in una solitudine che è energia vitale.
C?è l?estasi e il tormento nelle sculture di Giovanni Ferrenti. Le strutture tridimensionali sembrano trafitte da una luce che si insinua e si impone nelle pieghe dell?opera, cadenzando il ritmo dei pieni e dei vuoti, esaltando una dinamica che non trova mai tregua. Queste opere plastiche sembrano sbocciare dinanzi agli occhi dell?osservatore, proiettando le loro ombre sui ricordi di chi le guarda. La scultura non è mai stata così penetrante.
Antonio Izzo si pone sullo spartiacque che segna il limite tra il coraggio dell?impulso e la scelta di equilibrio. Le sue opere respirano di un confronto mai sopito tra un?anima trasgressiva e romantica e un concetto di approccio razionale alla materia pittura. E sì, perché in lui la pittura è materia pura, è spessore che si contamina con il segno, che si nobilita nei graffi e nei solchi che percorrono le superfici. E ogni opera si porta dentro di sé il peso di una storia.
Il colore festeggia se stesso nelle opere di Gianni Rossi. Ordine e disordine si intrecciano nei tenui colori e nei materiali opposti. Regna un?armonia costruita sulle dissonanze e le contrapposizioni, ma è un?armonia vera, dove il punto di equilibrio è sempre rispettato. Le figure geometriche si portano dentro una passionalità viscerale, capace di trasgredire le forme e di inventare sempre nuove sequenze, nel rispetto di una regola aurea.
Tutto questo mondo in rapida crescita è nel lavoro degli ?aniconici?. Ogni immagine ha una sua forza, una sua energia intrinseca. I linguaggi, come i ?percorsi?, si differenziano e si intrecciano, si contaminano. La ricerca artistica di ognuno ha un suo straordinario sapore, le immagini, tutte insieme, sono comunque vittime e carnefici della contemporaneità.
Buona visione!
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I percorsi aniconici in Campania
di Carlo Roberto Sciascia
Nel Novecento si attua un completo stravolgimento del concetto di arte, dilatandone i confini entro i quali aveva risieduto la concezione estetica per tanti secoli grazie a nuove teorie fisico matematiche, ad un diverso modo di interpretare la realtà, a mutate concezioni filosofiche e socio-economiche unite ad un diverso concetto spazio temporale, nonché all?utilizzo di tecniche nuove ed originali; si è andato progressivamente ad affermare un diverso modo di intendere l?arte, non basata più solo sulla figura, sulla forma, sull?oggetto in sé. Solo nella seconda metà del secolo, essendo i parametri di lettura cambiati e avendo dato vita a varie pratiche di sconfinamento e di estetica, nasceva nei confronti dell?arte un atteggiamento diverso da quello tradizionale.
In Campania queste ?rivoluzionarie? ed innovative dottrine sono state inizialmente accolte con una evidente difficoltà, in quanto il figurativo imperava e si esaltava in alcuni importanti esponenti; ma, rotto il ghiaccio, alcuni artisti hanno portato avanti questo nuovo modo di intendere l?arte, proseguendolo ed evolvendolo in modo originale ed indipendente da quanto succedeva nel resto del mondo.
Oggi, all?inizio del terzo millennio, è opportuno soffermarsi e riflettere sulle strade intraprese in tali ambiti dall?arte in Campania, evidenziandone l?originalità di esse e la sua evoluzione. Solo così, infatti, si potrà tributare il giusto riconoscimento per il significativo ruolo avuto nel campo della ricerca e della sperimentazione dell?Astrattismo e dell?informale dando, inoltre, risalto alla memoria storica che lentamente si sta perdendo.
Con questo intento è stata realizzata una serie di esposizioni, iniziate con la grande e storica mostra di cento sculture di 34 scultori che in questo ambito hanno sviluppato i loro studi, per individuare i nodi salienti ed articolati, nei quali è cresciuta questa nuova estetica, e proporre ? nella varietà degli esiti e delle diverse visioni ? una dialettica tendente a stabilirne la valenza in modo da storicizzare questi percorsi in modo esente da visioni di parte, dettate da squallidi interessi improntati al ?hic et nunc?.
17
aprile 2009
Percorsi aniconici
Dal 17 al 29 aprile 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO LANZA
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Orario di apertura
dal giovedì alla domenica ore 17.30 - 02.00
Vernissage
17 Aprile 2009, ore 19
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