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Persistent Forms
E’ questa una mostra collettiva che riunisce i lavori di quattro giovani artisti – rappresentati dalla galleria Scaramouche – operativi sulla scena newyorchese e già inseriti in contesti artistico contemporanei internazionali: Paul Branca (New York 1974), Marc Breslin (New York 1983), Alessandro Roma (Milano 1977), Michael Stuart (Nantucket, MA, 1979).
Comunicato stampa
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E’ questa una mostra collettiva che riunisce i lavori di quattro giovani artisti - rappresentati dalla galleria Scaramouche - operativi sulla scena newyorchese e già inseriti in contesti artistico contemporanei internazionali: Paul Branca (New York 1974), Marc Breslin (New York 1983), Alessandro Roma (Milano 1977), Michael Stuart (Nantucket, MA, 1979).
Zak Monteriggioni in occasione di PERSISTENT FORMS diventa un project space, uno spazio atto ad ospitare progetti trasversali ed ambiziosi in collaborazione con altre realtà sperimentali e cosmopolite, attive sulla prima linea della ricerca, della selezione e della presentazione delle più interessanti creatività emergenti.
L’espressione PERSISTENT FORMS si riferisce all’attenzione alla forma: geometrica, striata, circoscritta dal colore, trasformata dalle nuove tecnologie, ma pur sempre riconoscibile. Ogni ricerca quivi presentata s’indirizza verso alcune delle principali tendenze del nuovo modo di fare arte a New York. Il lavoro di Paul Branca recupera la cultura pop in artefatti che prediligono esplosioni di campiture geometriche di colori potenti ottenute con precisi colpi di pennello protofuturisti come Hands, o la serie dei Monckeychrome. Branca è interessato alla città moderna, alle luci dell’hiterland, ai manifesti, al turbinio della metropolitana di New York. Ispirato dalle attese per il servizio ferroviario, l’artista disarticola pubblicità e movimenti: Di un manifesto di una mostra del MoMA rimane soltanto la lettera Q; Una fragola schiacciata viene estratta da un quadro e rimbalzata in un altro. Tali gesti umoristici gli servono per sovvertire la posizione storicamente privilegiata della pittura come accade nella serie numerica squadrata e coloratissima che gli serve a precisare il suo numero di telefono personale. I dipinti di Marc Breslin sono ottenuti attraverso delle stratificazioni materiche eleganti e fragilissime. La serie Untitled composta da olio, pittura concreta, e carbone, può essere percepita come la reliquia di un'attività continuata di fare. Come nei dipinti di On Kawara e Opalka, Breslin nei suoi lavori tenta di materializzare il tempo la profondità in queste opere apparentemente monocrome crea uno spazio illusorio, come il quotidiano, come la memoria, che si depositano cercando di bloccare il senso del “trascorrere”. Nel video Untitled (Lighting 1), un alone di luce buca le tenebre circostanti creando una apertura cangiante e viva come può esserlo una fiamma. Nei lavori di Alessandro Roma, esiste la volontà d’aggiornare l’astrazione e l’action painting correnti queste sulle quali l’artista innesta una sua personale attitudine punk ad una stratificazione contaminata non tanto dagli umori neri della “vita on the road” o dalla drammaticità di certi scenari metropolitani, quanto dalla letteratura e da una predilezione all’utilizzo intellettuale dell’object trouvè che diventa allegorico della realtà circostante e simbolico della tridimensionalità percepita e vissuta dal corpo umano. Per la serie dei collages Sites of Action Roma prende spunto dal romanzo fantastico di Jules Verne Viaggio al centro della terra (1864) e ci restituisce le impressioni avute dalle grotte sotterranee, dagli anfratti lavici, dai corsi d'acqua di cui parla il testo, sotto forma di campiture di colori aciduli, tessuti di varia entità, immagini di riviste, vernice spray e carta: forme e materiali accorpati. Questi lavori, si presentano come artefatti al tempo stesso artigianali ed intellettuali, che con aria di sfida interdisciplinare creano quella commistione fra segno, simbolo e fonti letterarie, che dalle avanguardie storiche conduce ai giorni nostri. Michael Stuart esplora le frontiere della “new abstraction” e rivitalizza gli approcci più passatisti e cerebrali dell’astrazione “romantica” per sostituirle con una nuova visionarietà contingente, scaturita dall’urgenza e dall’immediatezza della contemporaneità, resa traducibile dall’era digitale. Stuart è interessato alle infinite possibilità con le quali i programmi del computer gli consentono di modificare le forme e ottenere una continua trasformazione delle stesse lasciandole pur sempre riconoscibili tra loro. L’artista sembra essere suggestionato tanto dal costruttivismo geometrico quanto da un minimalismo formale reso ancor più definito dalle luci e dalle ombre ottenute con l’utilizzo del color seppia per la stampa. In Persistent Forms, Stuart presenta alcuni lavori della serie Circles Stories composta da 64 composizioni uniche dove l’artista partendo dalla fotografia pura, ci offre una gamma di astrazioni sistematiche che rivisitano il momento di “capturing” dell’immmagine fotografica: Stuart rompe l'integrità e le singole specificità dell’immagine ricavandone delle componenti formali alternative: apre, ribalta, proietta, incolla, taglia, ricuce le forme di cui dispone inventandone delle nuove che riflettono sui rapporti che esistono tra cause ed effetti, sulla consequenzialità che corre tra la rappresentazione ultima e la sua origine.
Zak Monteriggioni in occasione di PERSISTENT FORMS diventa un project space, uno spazio atto ad ospitare progetti trasversali ed ambiziosi in collaborazione con altre realtà sperimentali e cosmopolite, attive sulla prima linea della ricerca, della selezione e della presentazione delle più interessanti creatività emergenti.
L’espressione PERSISTENT FORMS si riferisce all’attenzione alla forma: geometrica, striata, circoscritta dal colore, trasformata dalle nuove tecnologie, ma pur sempre riconoscibile. Ogni ricerca quivi presentata s’indirizza verso alcune delle principali tendenze del nuovo modo di fare arte a New York. Il lavoro di Paul Branca recupera la cultura pop in artefatti che prediligono esplosioni di campiture geometriche di colori potenti ottenute con precisi colpi di pennello protofuturisti come Hands, o la serie dei Monckeychrome. Branca è interessato alla città moderna, alle luci dell’hiterland, ai manifesti, al turbinio della metropolitana di New York. Ispirato dalle attese per il servizio ferroviario, l’artista disarticola pubblicità e movimenti: Di un manifesto di una mostra del MoMA rimane soltanto la lettera Q; Una fragola schiacciata viene estratta da un quadro e rimbalzata in un altro. Tali gesti umoristici gli servono per sovvertire la posizione storicamente privilegiata della pittura come accade nella serie numerica squadrata e coloratissima che gli serve a precisare il suo numero di telefono personale. I dipinti di Marc Breslin sono ottenuti attraverso delle stratificazioni materiche eleganti e fragilissime. La serie Untitled composta da olio, pittura concreta, e carbone, può essere percepita come la reliquia di un'attività continuata di fare. Come nei dipinti di On Kawara e Opalka, Breslin nei suoi lavori tenta di materializzare il tempo la profondità in queste opere apparentemente monocrome crea uno spazio illusorio, come il quotidiano, come la memoria, che si depositano cercando di bloccare il senso del “trascorrere”. Nel video Untitled (Lighting 1), un alone di luce buca le tenebre circostanti creando una apertura cangiante e viva come può esserlo una fiamma. Nei lavori di Alessandro Roma, esiste la volontà d’aggiornare l’astrazione e l’action painting correnti queste sulle quali l’artista innesta una sua personale attitudine punk ad una stratificazione contaminata non tanto dagli umori neri della “vita on the road” o dalla drammaticità di certi scenari metropolitani, quanto dalla letteratura e da una predilezione all’utilizzo intellettuale dell’object trouvè che diventa allegorico della realtà circostante e simbolico della tridimensionalità percepita e vissuta dal corpo umano. Per la serie dei collages Sites of Action Roma prende spunto dal romanzo fantastico di Jules Verne Viaggio al centro della terra (1864) e ci restituisce le impressioni avute dalle grotte sotterranee, dagli anfratti lavici, dai corsi d'acqua di cui parla il testo, sotto forma di campiture di colori aciduli, tessuti di varia entità, immagini di riviste, vernice spray e carta: forme e materiali accorpati. Questi lavori, si presentano come artefatti al tempo stesso artigianali ed intellettuali, che con aria di sfida interdisciplinare creano quella commistione fra segno, simbolo e fonti letterarie, che dalle avanguardie storiche conduce ai giorni nostri. Michael Stuart esplora le frontiere della “new abstraction” e rivitalizza gli approcci più passatisti e cerebrali dell’astrazione “romantica” per sostituirle con una nuova visionarietà contingente, scaturita dall’urgenza e dall’immediatezza della contemporaneità, resa traducibile dall’era digitale. Stuart è interessato alle infinite possibilità con le quali i programmi del computer gli consentono di modificare le forme e ottenere una continua trasformazione delle stesse lasciandole pur sempre riconoscibili tra loro. L’artista sembra essere suggestionato tanto dal costruttivismo geometrico quanto da un minimalismo formale reso ancor più definito dalle luci e dalle ombre ottenute con l’utilizzo del color seppia per la stampa. In Persistent Forms, Stuart presenta alcuni lavori della serie Circles Stories composta da 64 composizioni uniche dove l’artista partendo dalla fotografia pura, ci offre una gamma di astrazioni sistematiche che rivisitano il momento di “capturing” dell’immmagine fotografica: Stuart rompe l'integrità e le singole specificità dell’immagine ricavandone delle componenti formali alternative: apre, ribalta, proietta, incolla, taglia, ricuce le forme di cui dispone inventandone delle nuove che riflettono sui rapporti che esistono tra cause ed effetti, sulla consequenzialità che corre tra la rappresentazione ultima e la sua origine.
05
agosto 2011
Persistent Forms
Dal 05 agosto al 22 settembre 2011
Location
GALLERIA ZAK
Monteriggioni, Piazza Roma, 13, (Siena)
Monteriggioni, Piazza Roma, 13, (Siena)
Orario di apertura
da Mertedì a Domenica dalle 11:30 alle 19. Lunedì e Martedì su appuntamento.
Vernissage
5 Agosto 2011, ore 18:30
Sito web
www.galleriazak.com
Autore
Curatore