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Peter Fend – Africa-Artic Flyaway
AFRICA-ARCTIC FLYWAY è il primo progetto museale realizzato in Italia dall’artista americano Peter Fend (*1950). È un’installazione sviluppata specificamente per la Sardegna nato dall’esempio del lavoro dei Land artisti degli anni sessanta e settanta.
Comunicato stampa
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Il museo Nivola ha il piacere di presentare la mostra AFRICA-ARCTIC FLYWAY, il primo importante progetto museale realizzato in Italia dall’artista americano Peter Fend (*1950). La proposta e l’installazione sviluppate specificamente per la Sardegna si basano su una quarantennale tradizione di attività artistiche collaborative proiettate nel “mondo reale”, cominciata con Jenny Holzer, Richard Prince, Coleen Fitzgibbon, Peter Nadin, Robin Winters e la Ocean Earth Development Corporation.
La pratica collaborativa scaturisce dal desiderio di lavorare con clienti esterni al mondo dell’arte, beneficiando al tempo stesso di un nuovo tipo di pensiero artistico. I progetti sono stati utilizzati dall’Environment Program statunitense, da grandi canali giornalistici televisivi in tutto il mondo, da diverse organizzazioni statali, e sono state esposti in sedi artistiche internazionali come Documenta e le biennali di Venezia, Pechino, Sharjah e Osaka.
Ocean Earth ha il mandato legale di produrre “servizi di comunicazione”, quali analisi dei siti con dati satellitari, e “componenti architettoniche” per le città; piattaforme marine per l’energia e i pesci selvatici, e per la conversione dei rifiuti in materiali biolitici e megastrutture urbane leggere. Questo lavoro vuole rispondere a quelle che l’architetto rinascimentale Leon Battista Alberti considerava le quattro responsabilità dell’architettura: fornire le tecnologie che danno alla città aria pulita, acque vive, facilità di movimento e difesa.
AFRICA-ARCTIC FLYWAY, nato dall’esempio del lavoro dei Land artisti degli anni sessanta e settanta, affronta la necessità delle specie, in particolare gli uccelli, di migrare dall’Equatore ai Poli - in questa parte del mondo, lungo il tragitto dall’Africa Tropicale all’Artico Europeo. Nel passaggio attraverso il Mediterraneo, la Sardegna è un sito centrale. Tuttavia è messo a rischio dal consumo dei combustibili fossili, che è causa di caldo eccessivo e di siccità, e dall’occlusione del corso dei fiumi, che interrompe il ciclo metereologico e distrugge l’habitat.
Fend propone dei passi da compiere per porre fine a queste minacce. Le tecnologie e la mappatura del terreno che presenta sono tutte derivate dalla Land Art e dall’Arte Concettuale del secolo scorso. Il loro obiettivo è permettere alla popolazione della Sardegna di contare sulle proprie risorse per l’energia e il cibo - indipendentemente dalle imprese non locali e dalle industrie estrattive.
A questo scopo propone due azioni principali, in linea con i ritrovati scientifici e le posizioni dei gruppi ambientalisti: primo, non accettare che il metano di origine fossile venga distribuito sulla base di contratti cinquantennali, dal momento che così non ci sarebbe riduzione delle emissioni dei gas-serra, con conseguente peggioramento della desertificazione e della siccità. Secondo, decostruire il gran numero di dighe che bloccano i flussi nutritivi e salini verso il mare, creano laghi stagnanti e poveri di ossigeno e danneggiano i cicli pluviali, e rimpiazzarle con ruote idrauliche ultraleggere. Tutte le soluzioni proposte sono state sviluppate nel corso di decenni, a partire da paradigmi tratti da Marcel Duchamp, Robert Smithson, Dennis Oppenheim, Joseph Beuys e Carolee Schneemann.
Nello spazio espositivo del museo, un ex-lavatoio pubblico, Fend espone una realtà tridimensionale: bacini di acqua salata, in cui sono tracciati gli itinerari semestrali degli uccelli e insetti migratori. Una linea rossa collega due muri su cui sono esposte mappe ritagliate di destinazioni nel Sud e Nord Sardegna.
Sul pavimento, quattro modelli di terreno scolpiti nell’YTong, un materiale da costruzione, mostrano ciò che si può fare nei siti delle dighe Omodeo, Cedrino, Gúsana, Torrei: tutti diventano luoghi per i recupero di fiumi liberi, ad acque bianche.
Su pannelli sospesi, altre mappe ritagliate mostrano piani per la gestione delle acque salate e dei nutrienti sotto un sistema di governo e tassazione concepito dai primi economisti, noti come Fisiocrati. La premessa è che la prosperità a lungo termine dipende dalla salute degli animali e delle piante della terra e del mare.
Sulle finestre, queste idee sono sintetizzate in quattro “word-stacks” (letteralmente, “cataste di parole”). Le parole sono estratte dalle frasi; esposte in lettere di vinile, trasmettono i messaggi principali della mostra: no alle dighe, no ai combustibili fossili, eco-tassazione invece di tasse sul reddito, ripristinare l’habitat degli insetti e degli uccelli.
Peter Fend (*1950) è un americano che, nel 1980, su consiglio di un avvocato, ha fondato la Ocean Earth Construction and Development Corporation ("OCEAN EARTH"), come successore legale di un'impresa d'artista, iniziata nel 1979 e destinata a fornire idee e pratiche artistiche per i clienti del mondo reale. L'impresa comprendeva Richard Prince, Peter Nadin, Robin Winters e Jenny Holzer, Coleen Fitzgibbon e Fend, questi ultimi tre hanno in seguito acquistato dei pacchetti azionari.
Ocean Earth si basa su concetti strutturali e di visualizzazione dei dati negoziati con Dennis Oppenheim, Paul Sharits, Gordon Matta-Clark, e Carolee Schneemann, oltre che richieste di iniziative del mondo reale di Joseph Beuys (1980) e il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (1982, 1989, 2008). L'azienda ha lavorato con scienziati dell’Università statunitense Caltech, con oceanografi di Plymouth, due centri oceanografici di San Pietroburgo, e l’architetto navale Marc Lombard. Nel 1981 gli azionisti Sharits, Fend e Fitzgibbon decisero di costruire un percorso conoscitivo dei siti attraverso la simulazione visiva di dati satellitari multispettrali. Ciò ha portato rapidamente a un autorevole monitoraggio per i media mondiali delle Falkland, Beirut, Libia, la guerra Iran-Iraq, il Nicaragua, il bacino amazzonico e Chernobyl, con conseguenze storiche. Dopo sei anni, i governi occidentali hanno interrotto questi lavori. Da allora, con le conoscenze acquisite dalla società, Fend ha presentato progetti multidisciplinari a Documenta, alle biennali di Pechino, Yinchuan, Osaka, Venezia, Liverpool e Sharjah, progetti volti a trovare delle soluzioni pratiche alle crisi economiche ed ecologiche. La risposta diretta ai funzionari governativi è in corso in Algeria, Ucraina, Norvegia, Italia, NZ. Dal 1988, varie gallerie hanno esposto i progetti di Fend, in particolare American Fine Arts, Esther Schipper, Essex Street, Christian Nagel, Barbara Weiss, Georg Kargl, Pinksummer, Le Case d'Arte. Importanti conferenze si sono tenute presso le principali scuole di architettura e d'arte, in presenza di comitati di esperti militari, l'Ufficio di valutazione tecnologica del Congresso degli Stati Uniti (con conseguente relazione ufficiale), l'Associazione dei corrispondenti delle Nazioni Unite (due volte; sponsorizzato dalla stampa statunitense, russa e turca), festival di architettura e conferenze scientifiche internazionali. L'elenco delle opere confiscate o falsificate è probabilmente più lungo di quelli esistenti; diverse autorità ritengono che l'arte nel mondo reale, in termini reali, potrebbe minacciare le loro professioni, o - alcuni dicono - lo Stato.
Ocean Earth ha inaugurato la sua attività in tutto il mondo con la mostra del 1982 presso “The Kitchen”, NY chiamato “Art of the State”.
Elisa R. Linn è curatrice e scrittrice con base a Berlino e New York, specializzata al Whitney Independent Study Curatorial Program. Numerose le sue pubblicazioni per riviste tra cui Texte zur Kunst, Artforum e Frieze. Insieme a Lennart Wolff ha co-fondato il progetto curatoriale Km Temporaer. Recenti e imminenti progetti includono spettacoli, proiezioni e mostre presso istituzioni e gallerie come Galerie Francesca Pia (Zurigo, CH, 2019); National Gallery Prague (Praga, CZ, 2018); Royal Academy of Arts (Londra, GB, 2018) Bronx Museum (New York, USA, 2018); South London Gallery (Londra, Regno Unito, 2018); e il German Center for Architecture (Berlino, DE, 2018).
Lennart Wolff è un architetto e curatore con base a Berlino. Si è laureato presso l’Architectural Association School of Architecture di Londra. Nel 2018 ha co-fondato l'AA Visiting School di Zurigo. Ha scritto per riviste come Frieze, Kaleidoscope e Cura.
Peter Fend. AFRICA-ARCTIC FLYWAY
A cura di Elisa R. Linn e Lennart Wolff
Museo Nivola, Orani (Nu), 25 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020
Sponsor Istituzionale: Regione Sardegna
Sponsor principale: Fondazione di Sardegna
Allestimento: Luca Pinna Studio
Con il supporto: Azienda Vinicola Sella&Mosca
www.museonivola.it
La pratica collaborativa scaturisce dal desiderio di lavorare con clienti esterni al mondo dell’arte, beneficiando al tempo stesso di un nuovo tipo di pensiero artistico. I progetti sono stati utilizzati dall’Environment Program statunitense, da grandi canali giornalistici televisivi in tutto il mondo, da diverse organizzazioni statali, e sono state esposti in sedi artistiche internazionali come Documenta e le biennali di Venezia, Pechino, Sharjah e Osaka.
Ocean Earth ha il mandato legale di produrre “servizi di comunicazione”, quali analisi dei siti con dati satellitari, e “componenti architettoniche” per le città; piattaforme marine per l’energia e i pesci selvatici, e per la conversione dei rifiuti in materiali biolitici e megastrutture urbane leggere. Questo lavoro vuole rispondere a quelle che l’architetto rinascimentale Leon Battista Alberti considerava le quattro responsabilità dell’architettura: fornire le tecnologie che danno alla città aria pulita, acque vive, facilità di movimento e difesa.
AFRICA-ARCTIC FLYWAY, nato dall’esempio del lavoro dei Land artisti degli anni sessanta e settanta, affronta la necessità delle specie, in particolare gli uccelli, di migrare dall’Equatore ai Poli - in questa parte del mondo, lungo il tragitto dall’Africa Tropicale all’Artico Europeo. Nel passaggio attraverso il Mediterraneo, la Sardegna è un sito centrale. Tuttavia è messo a rischio dal consumo dei combustibili fossili, che è causa di caldo eccessivo e di siccità, e dall’occlusione del corso dei fiumi, che interrompe il ciclo metereologico e distrugge l’habitat.
Fend propone dei passi da compiere per porre fine a queste minacce. Le tecnologie e la mappatura del terreno che presenta sono tutte derivate dalla Land Art e dall’Arte Concettuale del secolo scorso. Il loro obiettivo è permettere alla popolazione della Sardegna di contare sulle proprie risorse per l’energia e il cibo - indipendentemente dalle imprese non locali e dalle industrie estrattive.
A questo scopo propone due azioni principali, in linea con i ritrovati scientifici e le posizioni dei gruppi ambientalisti: primo, non accettare che il metano di origine fossile venga distribuito sulla base di contratti cinquantennali, dal momento che così non ci sarebbe riduzione delle emissioni dei gas-serra, con conseguente peggioramento della desertificazione e della siccità. Secondo, decostruire il gran numero di dighe che bloccano i flussi nutritivi e salini verso il mare, creano laghi stagnanti e poveri di ossigeno e danneggiano i cicli pluviali, e rimpiazzarle con ruote idrauliche ultraleggere. Tutte le soluzioni proposte sono state sviluppate nel corso di decenni, a partire da paradigmi tratti da Marcel Duchamp, Robert Smithson, Dennis Oppenheim, Joseph Beuys e Carolee Schneemann.
Nello spazio espositivo del museo, un ex-lavatoio pubblico, Fend espone una realtà tridimensionale: bacini di acqua salata, in cui sono tracciati gli itinerari semestrali degli uccelli e insetti migratori. Una linea rossa collega due muri su cui sono esposte mappe ritagliate di destinazioni nel Sud e Nord Sardegna.
Sul pavimento, quattro modelli di terreno scolpiti nell’YTong, un materiale da costruzione, mostrano ciò che si può fare nei siti delle dighe Omodeo, Cedrino, Gúsana, Torrei: tutti diventano luoghi per i recupero di fiumi liberi, ad acque bianche.
Su pannelli sospesi, altre mappe ritagliate mostrano piani per la gestione delle acque salate e dei nutrienti sotto un sistema di governo e tassazione concepito dai primi economisti, noti come Fisiocrati. La premessa è che la prosperità a lungo termine dipende dalla salute degli animali e delle piante della terra e del mare.
Sulle finestre, queste idee sono sintetizzate in quattro “word-stacks” (letteralmente, “cataste di parole”). Le parole sono estratte dalle frasi; esposte in lettere di vinile, trasmettono i messaggi principali della mostra: no alle dighe, no ai combustibili fossili, eco-tassazione invece di tasse sul reddito, ripristinare l’habitat degli insetti e degli uccelli.
Peter Fend (*1950) è un americano che, nel 1980, su consiglio di un avvocato, ha fondato la Ocean Earth Construction and Development Corporation ("OCEAN EARTH"), come successore legale di un'impresa d'artista, iniziata nel 1979 e destinata a fornire idee e pratiche artistiche per i clienti del mondo reale. L'impresa comprendeva Richard Prince, Peter Nadin, Robin Winters e Jenny Holzer, Coleen Fitzgibbon e Fend, questi ultimi tre hanno in seguito acquistato dei pacchetti azionari.
Ocean Earth si basa su concetti strutturali e di visualizzazione dei dati negoziati con Dennis Oppenheim, Paul Sharits, Gordon Matta-Clark, e Carolee Schneemann, oltre che richieste di iniziative del mondo reale di Joseph Beuys (1980) e il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (1982, 1989, 2008). L'azienda ha lavorato con scienziati dell’Università statunitense Caltech, con oceanografi di Plymouth, due centri oceanografici di San Pietroburgo, e l’architetto navale Marc Lombard. Nel 1981 gli azionisti Sharits, Fend e Fitzgibbon decisero di costruire un percorso conoscitivo dei siti attraverso la simulazione visiva di dati satellitari multispettrali. Ciò ha portato rapidamente a un autorevole monitoraggio per i media mondiali delle Falkland, Beirut, Libia, la guerra Iran-Iraq, il Nicaragua, il bacino amazzonico e Chernobyl, con conseguenze storiche. Dopo sei anni, i governi occidentali hanno interrotto questi lavori. Da allora, con le conoscenze acquisite dalla società, Fend ha presentato progetti multidisciplinari a Documenta, alle biennali di Pechino, Yinchuan, Osaka, Venezia, Liverpool e Sharjah, progetti volti a trovare delle soluzioni pratiche alle crisi economiche ed ecologiche. La risposta diretta ai funzionari governativi è in corso in Algeria, Ucraina, Norvegia, Italia, NZ. Dal 1988, varie gallerie hanno esposto i progetti di Fend, in particolare American Fine Arts, Esther Schipper, Essex Street, Christian Nagel, Barbara Weiss, Georg Kargl, Pinksummer, Le Case d'Arte. Importanti conferenze si sono tenute presso le principali scuole di architettura e d'arte, in presenza di comitati di esperti militari, l'Ufficio di valutazione tecnologica del Congresso degli Stati Uniti (con conseguente relazione ufficiale), l'Associazione dei corrispondenti delle Nazioni Unite (due volte; sponsorizzato dalla stampa statunitense, russa e turca), festival di architettura e conferenze scientifiche internazionali. L'elenco delle opere confiscate o falsificate è probabilmente più lungo di quelli esistenti; diverse autorità ritengono che l'arte nel mondo reale, in termini reali, potrebbe minacciare le loro professioni, o - alcuni dicono - lo Stato.
Ocean Earth ha inaugurato la sua attività in tutto il mondo con la mostra del 1982 presso “The Kitchen”, NY chiamato “Art of the State”.
Elisa R. Linn è curatrice e scrittrice con base a Berlino e New York, specializzata al Whitney Independent Study Curatorial Program. Numerose le sue pubblicazioni per riviste tra cui Texte zur Kunst, Artforum e Frieze. Insieme a Lennart Wolff ha co-fondato il progetto curatoriale Km Temporaer. Recenti e imminenti progetti includono spettacoli, proiezioni e mostre presso istituzioni e gallerie come Galerie Francesca Pia (Zurigo, CH, 2019); National Gallery Prague (Praga, CZ, 2018); Royal Academy of Arts (Londra, GB, 2018) Bronx Museum (New York, USA, 2018); South London Gallery (Londra, Regno Unito, 2018); e il German Center for Architecture (Berlino, DE, 2018).
Lennart Wolff è un architetto e curatore con base a Berlino. Si è laureato presso l’Architectural Association School of Architecture di Londra. Nel 2018 ha co-fondato l'AA Visiting School di Zurigo. Ha scritto per riviste come Frieze, Kaleidoscope e Cura.
Peter Fend. AFRICA-ARCTIC FLYWAY
A cura di Elisa R. Linn e Lennart Wolff
Museo Nivola, Orani (Nu), 25 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020
Sponsor Istituzionale: Regione Sardegna
Sponsor principale: Fondazione di Sardegna
Allestimento: Luca Pinna Studio
Con il supporto: Azienda Vinicola Sella&Mosca
www.museonivola.it
25
ottobre 2019
Peter Fend – Africa-Artic Flyaway
Dal 25 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020
arte contemporanea
arte moderna e contemporanea
inaugurazione
personale
serata - evento
arte moderna e contemporanea
inaugurazione
personale
serata - evento
Location
MUSEO NIVOLA
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orario di apertura
da giovedì a martedì ore 10.30-19,00
Vernissage
25 Ottobre 2019, h 18.30
Sito web
Autore
Curatore