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Peter Flaccus – La terra cambia
Le “geografie” di Peter Flaccus, risultato di un sapiente lavoro di elaborazione estetica, alludono ironicamente a una realtà sfuggente in perpetuo cambiamento. Lavori situati tra astrattismo e materico che incantano per la gioia e l’espansività del colore, ottenuti con la tecnica dell’encausto.
Comunicato stampa
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Peter Flaccus - La terra cambia
A cura di Tanja Lelgemann
La galleria La Nube di Oort è lieta di annunciare la personale di Peter Flaccus, pittore americano che vive e opera a Roma da vent'anni. La mostra è composta di tre dittici di grandi dimensioni in encausto su tavola. Rispetto alle ricerche precedenti dell’artista, la novità di queste opere consiste nell'organizzazione dello spazio pittorico che gli consente di utilizzare un nuovo ricco vocabolario formale che allude inevitabilmente alla natura. Il tema di una terra in movimento e in continua trasformazione trova espressione nei quadri Madagascar, The Islands, e The Alps, e non importa se l'artista non abbia mai visitato il Madagascar. La sua è un'avventura pittorica intuitiva, simile alla fantasia che si accende quando un bambino scopre terre lontane guardando un atlante. Si tratta di una pittura strettamente astratta, dinamica, originale, frutto di lunga ricerca e caratterizzata da una forte materialità ed energia cromatica.
I tre dipinti occupano le due pareti laterali e quella centrale della galleria, trasformando lo spazio in una sorta di cappella rinascimentale. La religione, naturalmente, non c’entra; l’artista vuole invece riflettere sul mondo terrestre, nella sua dimensione geografica e geologica. I tre quadri Madagascar, Le Isole, e Le Alpi, non rappresentano dei paesaggi, non c’è confine evidente tra terra e cielo, così come non c’è un sopra e un sotto, né un punto da cui un ipotetico osservatore si potrebbe soffermare per contemplare la scena. I colori accesi, tipici di questi quadri, non descrivono nulla in senso letterale, ma servono a esprimere il peso di masse e di forze che interagiscono e rendono più forte, grazie alla fisicità della cera, l’impressione della dinamica naturale dei processi. Nel quadro Madagascar un campo color rosa intenso e magenta allude al continente africano, con colori che fanno pensare ai tessuti africani e indiani. Nel quadro Le isole l’artista mette in contrasto il grigio di uno sfondo grezzo con le solide isole che manifestano le loro origini nella cera fusa. L’opera Le Alpi è strutturata in un certo senso all’opposto del quadro Madagascar : il tumulto di colori è situato lungo la periferia mentre il centro resta vuoto. Si indovinano frammenti di rocce stratificate, vallate, laghi, foreste e la luce accecante dei ghiacciai, strutturati secondo la geometria approssimativa dei primi astrattisti: le strisce colorate e ricurve per esempio, richiamano certe opere di Robert Delaunay. La terra cambia, ma la nostra visione della terra evolve ancora più rapidamente.
Per quasi vent’anni Peter Flaccus ha esplorato la tecnica dell’encausto (l’utilizzo della cera d’api su di un supporto rigido), sfruttandone le possibilità di esprimere sia la densità fisica, sia l’immaterialità della luce. Opere recenti dell’autore hanno implicato sia esplosioni di colore che nere profondità dello spazio, con sottilissime linee incise e la geometria delle ellissi. Questi ultimi lavori raggiungono altri livelli, sia come dimensioni, sia concettualmente, ma ricordano anche una serie di quadri eseguiti dall'artista negli anni '70 a New York; ricordano nettamente alcune ricerche e scoperte dei primi pittori astratti.
Nato a Missoula, Montana (USA) nel 1947, Peter Flaccus ha frequentato il Amherst College, la Skowhegan School of Painting and Sculpture e l’Indiana University. Ha iniziato la sua carriera negli anni '70 a New York, dove ha vissuto e lavorato per vent’anni, e dove ha esposto in numerose gallerie, fra cui la Zabriskie Gallery e la Monique Knowlton Gallery. Si è trasferito a Roma all’inizio degli anni Novanta, dove ha iniziato a lavorare con l'encausto. Espone in numerose gallerie italiane, svizzere e francesi. Hanno scritto su di lui Susan Stewart, Annemarie Sauzeau, Brunella Antomarini, Jacqueline Risset, Alberto Abruzzese, Rosa Pierno, Carlo Alberto Bucci, ed altri; numerosi anche gli scritti apparsi su riviste come Artforum, Art in America, Art News, Arts Magazine, The New York Times, La Repubblica, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Corriere del Mezzogiorno, etc. Le sue opere si trovano in collezioni come Estée Lauder, Barkley's Bank New York, Lehman Brothers New York, Pierre Alexis Dumas (Hermès), Paris, Marc Pfirter, Baden (Svizzera), etc. Peter Flaccus è professore di pittura e di disegno presso la John Cabot University di Roma.
Catalogo con un testo di Tanja Lelgemann, seguito da estratti di un’intervista con l’artista condotta da Daniela Salvioni. Progettato da Studio Filippo Nostri.
A cura di Tanja Lelgemann
La galleria La Nube di Oort è lieta di annunciare la personale di Peter Flaccus, pittore americano che vive e opera a Roma da vent'anni. La mostra è composta di tre dittici di grandi dimensioni in encausto su tavola. Rispetto alle ricerche precedenti dell’artista, la novità di queste opere consiste nell'organizzazione dello spazio pittorico che gli consente di utilizzare un nuovo ricco vocabolario formale che allude inevitabilmente alla natura. Il tema di una terra in movimento e in continua trasformazione trova espressione nei quadri Madagascar, The Islands, e The Alps, e non importa se l'artista non abbia mai visitato il Madagascar. La sua è un'avventura pittorica intuitiva, simile alla fantasia che si accende quando un bambino scopre terre lontane guardando un atlante. Si tratta di una pittura strettamente astratta, dinamica, originale, frutto di lunga ricerca e caratterizzata da una forte materialità ed energia cromatica.
I tre dipinti occupano le due pareti laterali e quella centrale della galleria, trasformando lo spazio in una sorta di cappella rinascimentale. La religione, naturalmente, non c’entra; l’artista vuole invece riflettere sul mondo terrestre, nella sua dimensione geografica e geologica. I tre quadri Madagascar, Le Isole, e Le Alpi, non rappresentano dei paesaggi, non c’è confine evidente tra terra e cielo, così come non c’è un sopra e un sotto, né un punto da cui un ipotetico osservatore si potrebbe soffermare per contemplare la scena. I colori accesi, tipici di questi quadri, non descrivono nulla in senso letterale, ma servono a esprimere il peso di masse e di forze che interagiscono e rendono più forte, grazie alla fisicità della cera, l’impressione della dinamica naturale dei processi. Nel quadro Madagascar un campo color rosa intenso e magenta allude al continente africano, con colori che fanno pensare ai tessuti africani e indiani. Nel quadro Le isole l’artista mette in contrasto il grigio di uno sfondo grezzo con le solide isole che manifestano le loro origini nella cera fusa. L’opera Le Alpi è strutturata in un certo senso all’opposto del quadro Madagascar : il tumulto di colori è situato lungo la periferia mentre il centro resta vuoto. Si indovinano frammenti di rocce stratificate, vallate, laghi, foreste e la luce accecante dei ghiacciai, strutturati secondo la geometria approssimativa dei primi astrattisti: le strisce colorate e ricurve per esempio, richiamano certe opere di Robert Delaunay. La terra cambia, ma la nostra visione della terra evolve ancora più rapidamente.
Per quasi vent’anni Peter Flaccus ha esplorato la tecnica dell’encausto (l’utilizzo della cera d’api su di un supporto rigido), sfruttandone le possibilità di esprimere sia la densità fisica, sia l’immaterialità della luce. Opere recenti dell’autore hanno implicato sia esplosioni di colore che nere profondità dello spazio, con sottilissime linee incise e la geometria delle ellissi. Questi ultimi lavori raggiungono altri livelli, sia come dimensioni, sia concettualmente, ma ricordano anche una serie di quadri eseguiti dall'artista negli anni '70 a New York; ricordano nettamente alcune ricerche e scoperte dei primi pittori astratti.
Nato a Missoula, Montana (USA) nel 1947, Peter Flaccus ha frequentato il Amherst College, la Skowhegan School of Painting and Sculpture e l’Indiana University. Ha iniziato la sua carriera negli anni '70 a New York, dove ha vissuto e lavorato per vent’anni, e dove ha esposto in numerose gallerie, fra cui la Zabriskie Gallery e la Monique Knowlton Gallery. Si è trasferito a Roma all’inizio degli anni Novanta, dove ha iniziato a lavorare con l'encausto. Espone in numerose gallerie italiane, svizzere e francesi. Hanno scritto su di lui Susan Stewart, Annemarie Sauzeau, Brunella Antomarini, Jacqueline Risset, Alberto Abruzzese, Rosa Pierno, Carlo Alberto Bucci, ed altri; numerosi anche gli scritti apparsi su riviste come Artforum, Art in America, Art News, Arts Magazine, The New York Times, La Repubblica, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Corriere del Mezzogiorno, etc. Le sue opere si trovano in collezioni come Estée Lauder, Barkley's Bank New York, Lehman Brothers New York, Pierre Alexis Dumas (Hermès), Paris, Marc Pfirter, Baden (Svizzera), etc. Peter Flaccus è professore di pittura e di disegno presso la John Cabot University di Roma.
Catalogo con un testo di Tanja Lelgemann, seguito da estratti di un’intervista con l’artista condotta da Daniela Salvioni. Progettato da Studio Filippo Nostri.
05
dicembre 2013
Peter Flaccus – La terra cambia
Dal 05 dicembre 2013 al 16 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
LA NUBE DI OORT
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Orario di apertura
Dal 5.12.2013 al 16.01.2014,
da martedì a venerdì 17.30-19.30 e per appuntamento (3383387824)
Dal 20.12.2013 al 7.01.2014 solo per appuntamento(3383387824)
Vernissage
5 Dicembre 2013, ore 18.30
Autore
Curatore