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Petite Vérité
Opere accomunate da un soggetto ricorrente: bambini e adolescenti che si trovano a contatto con i problemi (troppo grandi) del (loro piccolo) mondo.
Eppure, ogni opera sembra rivelare una petite vérité, piccola perché vista non con gli occhi degli adulti ma con quelli dei più piccini.
Comunicato stampa
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PETITE VÉRITÉ
a cura di Alberto Zanchetta
«Perché?» è la domanda assillante che i bambini continuano a porre agli adulti, formula inquisitoria che ubbidisce a un principio conoscitivo che permette loro di interrogarsi sul “funzionamento” del mondo e sul “senso” della vita. È una domanda a cui non sempre è facile o possibile dare una risposta; i bambini pretendono infatti che ogni spiegazione sia esauriente, oltre ogni ragionevole dubbio. Proprio come i bambini, anche l’arte non intende dare risposte, preferisce semmai porre interrogativi. Per la stessa ragione si sono qui scelte alcune opere accomunate da un soggetto ricorrente: bambini e adolescenti che si trovano a contatto con i problemi (troppo grandi) del (loro piccolo) mondo, alle prese con dilemmi etici ed ecologistici, in balia delle proprie emozioni, tra crisi e perdite d’identità. Eppure, ogni opera sembra rivelare una petite vérité, piccola perché vista non con gli occhi degli adulti ma con quelli dei più piccini. Sono ovviamente verità passibili d’inesattezze, di equivoci, di abbagli, che però trovano la loro ragion d’essere nella maieutica – che non a caso è un metodo pedagogico, ma soprattutto un criterio di ricerca che consistente nella sollecitazione del soggetto pensante a ritrovare la verità [nascosta] in se stesso.
GLI ARTISTI> I disegni di Marco Mazzoni mostrano i volti di adolescenti i cui “incerti” tratti somatici sembrano voler indicare un’identità che si deve ancora formare/affermare. I visi dipinti da Maurizio Carriero sono viceversa confusi, rassegnati, sbigottiti, animati da una materia mossa e vivace che ne esprime i turbamenti. Nelle opere di Matteo Pagani lo spazio bianco-asettico della tela è uno spazio indeterminato (che può essere riempito dall’immaginazione) dove dei fanciulli si trovano alle prese con alterne vicende. Le coordinate spazio-temporali vengono meno anche nel caso di Giorgio Rubbio, il quale accentra l’attenzione su figure che si dimostrano inadeguate di fronte alle meraviglie e ai cascami del mondo. Nelle opere di Armida Gandini delle bambine si trovano ad affrontare difficoltà tanto inattese quanto imprevedibili (gabbie/serre che sono metafore della vita). Elisabetta Vignato – che da diversi anni indaga l’instabile universo della puerizia – evoca i ricordi dell’infanzia attraverso personaggi e oggetti che assecondano i labili e umorali desideri connessi al gioco. Al mondo dei balocchi si rifanno le opere su carta di Mirko Baricchi: bambole che recano impresse sui propri corpi i segni di un tempo ormai perduto, che non [c’]è più. Nei dipinti di Andrea Buglisi dei giovani in abito elegante smettono i panni degli alunni per indossare quelli di piccoli filosofi e scienziati che cercano di plasmare (meglio ancora: plagiare) il mondo. Nella Encyclopaedia picta di Beatrice Pasquali si materializzano invece delle analogie e/o incongruenze che mettono in contiguità oggetti eterogenei, creando un compendio non troppo ligio al sapere pratico. Le presenze quasi fantasmatiche di Pastorello dichiarano la volontà, resa fattiva, di darsi/crearsi un proprio corpo, mentre i volti di Carla Decarli sembrano dei libri aperti: in loro non c’è dissimulazione né ipocrisia, soltanto un sincero trasalimento interiore/infantilistico.
Prima ancora di comprendere, c’è in queste opere il desiderio di interrogare/interrogarsi. Ammesso e concesso che ogni domanda non [deve] trova[re] risposta, esse resistono all’impulso di estorcere la verità, preferendo casomai distorcerla secondo le proprie aspettative. Non che gli artisti vogliano astenersi oppure allontanarsi del vero, sembrano però esimersi dall’offrire risposte plausibili, tantomeno se banali, per lasciarsi semplicemente ammirare. Benché esistano molte più verità di quante siano in realtà le domande, ciò che non può e non deve mai mancare è la curiosità: per quanto piccolo possa essere, c’è un fondo di verità in ogni approccio al reale.
Mirko Baricchi è nato nel 1970 a La Spezia, dove vive e lavora
Andrea Buglisi è nato nel 1974 a Palermo, dove vive e lavora
Maurizio Carriero è nato nel 1980 a Piedimonte Matese (CE), vive e lavora a Milano
Carla Decarli è nata nel 1962 a Rovereto (TN), vive e lavora a Madrano (TN)
Armida Gandini è nata nel 1968 a Brescia, vive e lavora a Verolanuova (BS)
Marco Mazzoni è nato nel 1982 a Tortona (AL), vive e lavora a Milano
Matteo Pagani è nato nel 1979 a Scandiano (RE), vive e lavora a Salvaterra di Casalgrande (RE)
Beatrice Pasquali è nata nel 1973 a Verona, dove vive e lavora
Pastorello è nato nel 1967 a Sassari, vive e lavora a Roma e Sassari
Giorgio Rubbio è nato nel 1980 a Torino, vive e lavora a Santena (TO)
Elisabetta Vignato è nata nel 1964 a Padova, dove vive e lavora
a cura di Alberto Zanchetta
«Perché?» è la domanda assillante che i bambini continuano a porre agli adulti, formula inquisitoria che ubbidisce a un principio conoscitivo che permette loro di interrogarsi sul “funzionamento” del mondo e sul “senso” della vita. È una domanda a cui non sempre è facile o possibile dare una risposta; i bambini pretendono infatti che ogni spiegazione sia esauriente, oltre ogni ragionevole dubbio. Proprio come i bambini, anche l’arte non intende dare risposte, preferisce semmai porre interrogativi. Per la stessa ragione si sono qui scelte alcune opere accomunate da un soggetto ricorrente: bambini e adolescenti che si trovano a contatto con i problemi (troppo grandi) del (loro piccolo) mondo, alle prese con dilemmi etici ed ecologistici, in balia delle proprie emozioni, tra crisi e perdite d’identità. Eppure, ogni opera sembra rivelare una petite vérité, piccola perché vista non con gli occhi degli adulti ma con quelli dei più piccini. Sono ovviamente verità passibili d’inesattezze, di equivoci, di abbagli, che però trovano la loro ragion d’essere nella maieutica – che non a caso è un metodo pedagogico, ma soprattutto un criterio di ricerca che consistente nella sollecitazione del soggetto pensante a ritrovare la verità [nascosta] in se stesso.
GLI ARTISTI> I disegni di Marco Mazzoni mostrano i volti di adolescenti i cui “incerti” tratti somatici sembrano voler indicare un’identità che si deve ancora formare/affermare. I visi dipinti da Maurizio Carriero sono viceversa confusi, rassegnati, sbigottiti, animati da una materia mossa e vivace che ne esprime i turbamenti. Nelle opere di Matteo Pagani lo spazio bianco-asettico della tela è uno spazio indeterminato (che può essere riempito dall’immaginazione) dove dei fanciulli si trovano alle prese con alterne vicende. Le coordinate spazio-temporali vengono meno anche nel caso di Giorgio Rubbio, il quale accentra l’attenzione su figure che si dimostrano inadeguate di fronte alle meraviglie e ai cascami del mondo. Nelle opere di Armida Gandini delle bambine si trovano ad affrontare difficoltà tanto inattese quanto imprevedibili (gabbie/serre che sono metafore della vita). Elisabetta Vignato – che da diversi anni indaga l’instabile universo della puerizia – evoca i ricordi dell’infanzia attraverso personaggi e oggetti che assecondano i labili e umorali desideri connessi al gioco. Al mondo dei balocchi si rifanno le opere su carta di Mirko Baricchi: bambole che recano impresse sui propri corpi i segni di un tempo ormai perduto, che non [c’]è più. Nei dipinti di Andrea Buglisi dei giovani in abito elegante smettono i panni degli alunni per indossare quelli di piccoli filosofi e scienziati che cercano di plasmare (meglio ancora: plagiare) il mondo. Nella Encyclopaedia picta di Beatrice Pasquali si materializzano invece delle analogie e/o incongruenze che mettono in contiguità oggetti eterogenei, creando un compendio non troppo ligio al sapere pratico. Le presenze quasi fantasmatiche di Pastorello dichiarano la volontà, resa fattiva, di darsi/crearsi un proprio corpo, mentre i volti di Carla Decarli sembrano dei libri aperti: in loro non c’è dissimulazione né ipocrisia, soltanto un sincero trasalimento interiore/infantilistico.
Prima ancora di comprendere, c’è in queste opere il desiderio di interrogare/interrogarsi. Ammesso e concesso che ogni domanda non [deve] trova[re] risposta, esse resistono all’impulso di estorcere la verità, preferendo casomai distorcerla secondo le proprie aspettative. Non che gli artisti vogliano astenersi oppure allontanarsi del vero, sembrano però esimersi dall’offrire risposte plausibili, tantomeno se banali, per lasciarsi semplicemente ammirare. Benché esistano molte più verità di quante siano in realtà le domande, ciò che non può e non deve mai mancare è la curiosità: per quanto piccolo possa essere, c’è un fondo di verità in ogni approccio al reale.
Mirko Baricchi è nato nel 1970 a La Spezia, dove vive e lavora
Andrea Buglisi è nato nel 1974 a Palermo, dove vive e lavora
Maurizio Carriero è nato nel 1980 a Piedimonte Matese (CE), vive e lavora a Milano
Carla Decarli è nata nel 1962 a Rovereto (TN), vive e lavora a Madrano (TN)
Armida Gandini è nata nel 1968 a Brescia, vive e lavora a Verolanuova (BS)
Marco Mazzoni è nato nel 1982 a Tortona (AL), vive e lavora a Milano
Matteo Pagani è nato nel 1979 a Scandiano (RE), vive e lavora a Salvaterra di Casalgrande (RE)
Beatrice Pasquali è nata nel 1973 a Verona, dove vive e lavora
Pastorello è nato nel 1967 a Sassari, vive e lavora a Roma e Sassari
Giorgio Rubbio è nato nel 1980 a Torino, vive e lavora a Santena (TO)
Elisabetta Vignato è nata nel 1964 a Padova, dove vive e lavora
19
giugno 2010
Petite Vérité
Dal 19 giugno al 20 settembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL CASTELLO
Trento, Via Degli Orbi, 25, (Trento)
Trento, Via Degli Orbi, 25, (Trento)
Orario di apertura
Lunedì 16-19.30 Da martedì a sabato 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
19 Giugno 2010, ore 19
Autore
Curatore