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Phantasma
Una collettiva che vede sette artisti confrontarsi a coppie rispetto al tema del fantasma, assunto a simbolo del ragionare a proposito delle dicotomie tra presenza/assenza, visione/apparizione, presente/passato, realtà/ricordo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Phantasma, una collettiva che vede sette artisti confrontarsi a coppie rispetto al tema del fantasma, assunto a simbolo del ragionare a proposito delle dicotomie tra presenza/assenza, visione/apparizione, presente/passato, realtà/ricordo. Un gioco binario di rimandi che rimbalzano tra il terreno e l’ultraterreno, in un territorio ambiguo popolato di immagini e segni sempre in procinto di svanire.
Tre degli artisti della galleria – Carocci, Castelli e Pontrelli – sono stati chiamati a dialogare con altrettanti “ospiti” – Devereux / Almendra, Laplante e Scarabello – attivi nell’ambito della pittura, della fotografia, della performance e dell’installazione, con un’accurata selezione di lavori che comprende opere ideate appositamente per questa occasione di relazione e specchiamento reciproco.
L’autoritratto evanescente di Myriam Laplante, al quale si affianca una “danse macabre” che appare sospesa nel tempo, è il punto di partenza di questo progetto a più voci. Gioacchino Pontrelli ne rilegge gli spazi, restituendo la propria lettura pittorica di quelle che paiono perfette scenografie per un teatrino di ectoplasmi. Sulla superficie dello specchio, laddove la realtà si divide dal suo doppio illusorio, i due artisti si scambiano di posto: è Laplante, osservando una piccola tela di Pontrelli, a farne una soglia tra mondi contingenti e sfondo per un brulicare di forme biomorfe.
Sembrano attingere allo stesso paesaggio cinematografico e allucinato le opere di Monica Carocci e Alessandro Scarabello, giocate sui toni del bianco e nero per ridurre il discorso alla sola dialettica tra luci e ombre. Nelle stanze vuote di Scarabello, dietro ai tendaggi che nascondono una profondità avvolta nel buio, possono apparire come lampi di luce le figure della Carocci. D’altro canto, il personaggio senza volto che si mostra e insieme si nasconde in una carta dell’artista romano – un autostoppista che incarna uno degli incubi ricorrenti della filmografia americana – condivide la natura evanescente e sfuggevole delle entità immortalate negli scatti della fotografa.
La pittura di Guglielmo Castelli descrive e discioglie in grumi di colore e acide lumeggiature corpi che si muovono anch’essi all’interno di piccole stanze chiuse, velate di tappezzerie e popolate da piccole presenze animate. Una simile impossibilità di restituire le linee di un volto di cui si conserva lontana memoria, che l’artista non può far a meno di costruire e distruggere pennellata dopo pennellata fino a contraddire la natura stessa del ritratto, anima i dipinti della serie Known Unknown di Nick Devereux. Insieme a Wilfrid Almendra, l’artista ha dato vita a piccoli busti scultorei, ottenuti con frammenti di materiali vari, scarti, schegge: un tributo a muse antiche, che diventa monumento alla consunzione, allo scarto e alla caducità della materia.
Tre degli artisti della galleria – Carocci, Castelli e Pontrelli – sono stati chiamati a dialogare con altrettanti “ospiti” – Devereux / Almendra, Laplante e Scarabello – attivi nell’ambito della pittura, della fotografia, della performance e dell’installazione, con un’accurata selezione di lavori che comprende opere ideate appositamente per questa occasione di relazione e specchiamento reciproco.
L’autoritratto evanescente di Myriam Laplante, al quale si affianca una “danse macabre” che appare sospesa nel tempo, è il punto di partenza di questo progetto a più voci. Gioacchino Pontrelli ne rilegge gli spazi, restituendo la propria lettura pittorica di quelle che paiono perfette scenografie per un teatrino di ectoplasmi. Sulla superficie dello specchio, laddove la realtà si divide dal suo doppio illusorio, i due artisti si scambiano di posto: è Laplante, osservando una piccola tela di Pontrelli, a farne una soglia tra mondi contingenti e sfondo per un brulicare di forme biomorfe.
Sembrano attingere allo stesso paesaggio cinematografico e allucinato le opere di Monica Carocci e Alessandro Scarabello, giocate sui toni del bianco e nero per ridurre il discorso alla sola dialettica tra luci e ombre. Nelle stanze vuote di Scarabello, dietro ai tendaggi che nascondono una profondità avvolta nel buio, possono apparire come lampi di luce le figure della Carocci. D’altro canto, il personaggio senza volto che si mostra e insieme si nasconde in una carta dell’artista romano – un autostoppista che incarna uno degli incubi ricorrenti della filmografia americana – condivide la natura evanescente e sfuggevole delle entità immortalate negli scatti della fotografa.
La pittura di Guglielmo Castelli descrive e discioglie in grumi di colore e acide lumeggiature corpi che si muovono anch’essi all’interno di piccole stanze chiuse, velate di tappezzerie e popolate da piccole presenze animate. Una simile impossibilità di restituire le linee di un volto di cui si conserva lontana memoria, che l’artista non può far a meno di costruire e distruggere pennellata dopo pennellata fino a contraddire la natura stessa del ritratto, anima i dipinti della serie Known Unknown di Nick Devereux. Insieme a Wilfrid Almendra, l’artista ha dato vita a piccoli busti scultorei, ottenuti con frammenti di materiali vari, scarti, schegge: un tributo a muse antiche, che diventa monumento alla consunzione, allo scarto e alla caducità della materia.
21
febbraio 2019
Phantasma
Dal 21 febbraio al 04 maggio 2019
arte contemporanea
Location
FAAC – FRANCESCA ANTONINI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 12 - 19
sabato ore 10.30 - 13.30
Vernissage
21 Febbraio 2019, ore 18.00
Autore