Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Philip Lorca diCorcia – Streetworks
“Fotografare mi fa sentire parte del mondo”, ha detto diCorcia, testimone invisibile di tensioni emotive e moti fuggevoli, che ha rubato con curiosità clinica e rigore tecnico rapidi frammenti colti nella molteplicità del reale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ha trascorso ore intere a percorrere strade, a studiare angoli e inquadrature con l'aiuto della Polaroid, finché ha scelto il punto adatto per installare il treppiede. Ha costruito un'impalcatura per nascondere i flash e infine i passanti sono stati catturati dallo scatto, fermati in una luce analitica e drammatica che profilava il volto.
"Fotografare mi fa sentire parte del mondo", ha detto diCorcia, testimone invisibile di tensioni emotive e moti fuggevoli, che ha rubato con curiosità clinica e rigore tecnico rapidi frammenti colti nella molteplicità del reale, dettagli di mondi diversi eppure a portata di sguardo: nelle strade di Tokyo, Berlino, Londra, Napoli o Calcutta, confuso nella folla ciascuno è solo, individuo che porta con sé una storia sconosciuta e irripetibile e nello stesso tempo attore di un ruolo giocato per gli altri. L'artista, distaccato e critico come lo spettatore di un film, gode del privilegio di possedere, per un attimo, un istante - o una finzione -di realtà.
Da questo studio appassionato e lucido della vita quotidiana della gente nelle grandi metropoli è nata la serie "Streetworks" (1993/97): nessun intento documentario avvolge le immagini, nessun progetto narrativo scolpisce i volti e le figure ritratte nel quadro di un sistema spettacolare, che ruba naturalezza alla luce fondendola con gli effetti speciali del chiarore artificiale che sembra investire come un lampo gli occhi sorpresi ma allo stesso tempo consapevoli del soggetto attivo/passivo della scena. Azioni banali, solite: camminare guardare urtarsi sui marciapiedi e lungo i muri, in cui ciascuno resta un mistero impenetrabile e sfuggente mentre la macchina fotografica attende il momento in cui potrà inghiottire un' espressione d'ansia o indifferenza, un respiro o un'emozione. L'anonimato della grande città, vestita di una sapiente scenografia che trova la sua misura in un equilibrio tra gli effetti della finzione e gli elementi spontanei, protegge l'obiettivo del fotografo che non è mai complice, pietoso o indagatore, ma è piuttosto coinvolto dalla magia malinconica della solitudine negli spazi urbani, curioso di conoscere il segreto di una situazione casuale in un luogo indifeso come la strada, esposto ai furti di chi vuole - come un vampiro d'immagini - rubare l'anima di chi attraversa lo spazio di uno sguardo.
Metodo e disciplina: come sostiene l'artista, l'intuizione nasce dalla lenta osservazione, l'idea è nascosta nella banalità e l'istante che diventa paradigma di un modo di esistere è solo l' attimo di un' intera vita.
Le fotografie di Philip Lorca diCorcia (Hartford, Connecticut, 1953) traducono la sintesi compiuta dall'artista tra la sua formazione culturale e l'esperienza professionale: conseguita la laurea in arte presso l'Università di Yale, giunse a Los Angeles agli inizi degli anni '80, deciso a trovare un lavoro nella grande industria cinematografica. Ma la macchina di Hollywood non gli offrì alcuna possibilità così si trasferì a New York dove, dopo un apprendistato come assistente presso gli studi di noti fotografi, si propose come free lance alle più importanti riviste di moda, cultura e spettacolo: tutta la storia del giovane uomo affascinato dal mondo del cinema è racchiusa nelle sue opere, che coniugano le raffinate costruzioni rubate al linguaggio delle foto di moda o di scena con il più libero vocabolario del fotografo di strada. Gli ambienti delle sue rappresentazioni fatte di artificiosità, perfezione formale e valorizzazione del dato estetico non rinunciano mai all'istintiva immediatezza del dettaglio rubato e ciò consente allo spettatore di entrare nella scena come se fosse il fotogramma di un film e, inventando il prima e il dopo, di immaginare una storia.
Questa, in fondo, è la sostanziale differenza tra un grande fotografo e un grande artista.
Ha esposto nei più grandi musei (MoMa di New York, Sprengel Museum di Hannover, Museum of Contemporary Art di Miami, Castello di Rivoli …) e nelle più prestigiose gallerie (PaceWildensteinMacGill di New York, Gagosian Gallery di Londra …).
"Fotografare mi fa sentire parte del mondo", ha detto diCorcia, testimone invisibile di tensioni emotive e moti fuggevoli, che ha rubato con curiosità clinica e rigore tecnico rapidi frammenti colti nella molteplicità del reale, dettagli di mondi diversi eppure a portata di sguardo: nelle strade di Tokyo, Berlino, Londra, Napoli o Calcutta, confuso nella folla ciascuno è solo, individuo che porta con sé una storia sconosciuta e irripetibile e nello stesso tempo attore di un ruolo giocato per gli altri. L'artista, distaccato e critico come lo spettatore di un film, gode del privilegio di possedere, per un attimo, un istante - o una finzione -di realtà.
Da questo studio appassionato e lucido della vita quotidiana della gente nelle grandi metropoli è nata la serie "Streetworks" (1993/97): nessun intento documentario avvolge le immagini, nessun progetto narrativo scolpisce i volti e le figure ritratte nel quadro di un sistema spettacolare, che ruba naturalezza alla luce fondendola con gli effetti speciali del chiarore artificiale che sembra investire come un lampo gli occhi sorpresi ma allo stesso tempo consapevoli del soggetto attivo/passivo della scena. Azioni banali, solite: camminare guardare urtarsi sui marciapiedi e lungo i muri, in cui ciascuno resta un mistero impenetrabile e sfuggente mentre la macchina fotografica attende il momento in cui potrà inghiottire un' espressione d'ansia o indifferenza, un respiro o un'emozione. L'anonimato della grande città, vestita di una sapiente scenografia che trova la sua misura in un equilibrio tra gli effetti della finzione e gli elementi spontanei, protegge l'obiettivo del fotografo che non è mai complice, pietoso o indagatore, ma è piuttosto coinvolto dalla magia malinconica della solitudine negli spazi urbani, curioso di conoscere il segreto di una situazione casuale in un luogo indifeso come la strada, esposto ai furti di chi vuole - come un vampiro d'immagini - rubare l'anima di chi attraversa lo spazio di uno sguardo.
Metodo e disciplina: come sostiene l'artista, l'intuizione nasce dalla lenta osservazione, l'idea è nascosta nella banalità e l'istante che diventa paradigma di un modo di esistere è solo l' attimo di un' intera vita.
Le fotografie di Philip Lorca diCorcia (Hartford, Connecticut, 1953) traducono la sintesi compiuta dall'artista tra la sua formazione culturale e l'esperienza professionale: conseguita la laurea in arte presso l'Università di Yale, giunse a Los Angeles agli inizi degli anni '80, deciso a trovare un lavoro nella grande industria cinematografica. Ma la macchina di Hollywood non gli offrì alcuna possibilità così si trasferì a New York dove, dopo un apprendistato come assistente presso gli studi di noti fotografi, si propose come free lance alle più importanti riviste di moda, cultura e spettacolo: tutta la storia del giovane uomo affascinato dal mondo del cinema è racchiusa nelle sue opere, che coniugano le raffinate costruzioni rubate al linguaggio delle foto di moda o di scena con il più libero vocabolario del fotografo di strada. Gli ambienti delle sue rappresentazioni fatte di artificiosità, perfezione formale e valorizzazione del dato estetico non rinunciano mai all'istintiva immediatezza del dettaglio rubato e ciò consente allo spettatore di entrare nella scena come se fosse il fotogramma di un film e, inventando il prima e il dopo, di immaginare una storia.
Questa, in fondo, è la sostanziale differenza tra un grande fotografo e un grande artista.
Ha esposto nei più grandi musei (MoMa di New York, Sprengel Museum di Hannover, Museum of Contemporary Art di Miami, Castello di Rivoli …) e nelle più prestigiose gallerie (PaceWildensteinMacGill di New York, Gagosian Gallery di Londra …).
08
maggio 2004
Philip Lorca diCorcia – Streetworks
Dall'otto al 28 maggio 2004
arte contemporanea
Location
DUETART GALLERY
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e su appuntamento
Vernissage
8 Maggio 2004, ore 18