Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Philip Samartzis / Michael Vorfeld – Black Habit
Black Habit è un’installazione sonora che nasce dalla collaborazione tra l’artista sonoro australiano Philip Samartzis e il tedesco Michael Vorfeld. Consiste in una serie di field recording (registrazioni ambientali) che seguono il “percorso dell’elettricità”, da quando si estrae dal suolo un pezzo di carbone fino al momento in cui si accende un bulbo luminoso. Suoni certamente non semplici da registrare e che hanno impegnato Samartzis per circa tre anni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Autori:
Philip Samartzis (Australia)
Michael Vorfeld (Germania)
Evento curato da Domenico Sciajno
e prodotto da AntiTesi
In collaborazione con
- Curva Minore
- Goethe-Institut Palermo
Black Habit è un’installazione sonora che nasce dalla collaborazione tra l'artista sonoro australiano Philip Samartzis e il tedesco Michael Vorfeld. Consiste in una serie di field recording (registrazioni ambientali) che seguono il "percorso dell'elettricità", da quando si estrae dal suolo un pezzo di carbone fino al momento in cui si accende un bulbo luminoso. Suoni certamente non semplici da registrare e che hanno impegnato Samartzis per circa tre anni.
I due artisti hanno utilizzato queste registrazioni per comporre l'ambiente sonoro che viene diffuso in quadrifonia nello spazio espositivo, sulle cui pareti sono visibili le stampe tratte dalle foto di Vorfeld che ritraggono ingrandimenti di bulbi luminosi.
Philip Samartzis è artista del suono e accademico con base a Melbourne, con un particolare interesse nel campo della registrazione, delle musica concreta e della spazializzazione surround del suono. Ha realizzato esposizioni a livello nazionale e internazionale, tra cui: Dodg’em (2006) al Grosser Wasserspeicher di Berlino; Unheard Spaces (2004) al Centro Culturale Candiani di Mestre; Transparency (2001), alla Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea di Parigi. In qualità di direttore artistico indipendente ha organizzato cinque festival-full immersion sulla teoria e pratica della spazializzazione del suono, così come Variable Resistance, una serie di presentazioni internazionali sulla sound art per l’Australian Centre of Contemporary Art (2001-02). Samartzis ha curato inoltre una retrospettiva sulla cultura sonora australiana intitolata anch’essa Variable Resistance: dieci ore di suono dall’Australia per il Museo d’Arte Moderna di San Francisco e per il Centro Podewil per l’Arte Contemporanea di Berlino (2003). Come solista si è esibito un po’ ovunque in Australia, Asia, Sud Africa, Europa, Russia e negli Stati Uniti, incluse le presentazioni al Museo Andy Warhol di Pittsburgh, al DOM di Mosca e al Centro Mori per le Arti di Tokyo. Samartzis ha pubblicato cinque dischi in solo: Residue (1998), Windmills Bordered By Nothingness (1999), Mort aux Vaches (2003), Soft and Loud (2004) e Unheard Spaces (2006), e ha registrato ed eseguito dal vivo insieme a musicisti e improvvisatori di massimo livello internazionale quali Sachiko M, Seiichi Yamamoto, Gunter Müller, Voice Crack, Keiji Haino, KK Null, Reinhold Friedl, Michael Vorfeld, Eric La Casa e Jean-Luc Guionnet. Samartzis si avvale di field recording, registrazioni sul campo di ambienti naturali e artificiali come materiale primario per rendere le densità dello spazio e le distinte zone dell’esperienza audiometrica, arrangiate e mixate per riflettere le complessità acustiche e spaziali dei campi sonori del quotidiano.
Michael Vorfeld suona percussioni e strumenti a corde da lui stesso progettati. Lavora nel campo della musica improvvisata, sperimentale e della sound art. Oltre alle attività in solo, è membro di diversi gruppi e collabora con artisti di vario genere. L’elenco delle sue attività include un gran numero di performance in Europa, USA e Sud Est Asiatico. “Il punto di partenza del mio lavoro musicale è la combinazione di strumenti a percussione convenzionali con strumenti a corde progettati da me e oggetti sonori. La combinazione di questi strumenti con varie tecniche di esecuzione del tutto particolari mi permette di creare un’eccezionale varietà di suoni. Un aspetto sostanziale del mio modo di suonare è la commistione e la relazione di differenti caratteri sonori e la loro organizzazione orizzontale e verticale. I suoni percussivi sono collegati con suoni espansivi, le strutture più dense sono combinate con esili frammenti. La grande varietà delle diverse sfere sonore si sviluppa dalla specifica risonanza derivata dai vari strumenti e dal particolare modo di suonarli. Le strutture ritmiche sono meno connesse alla metrica rispetto alle pulsazioni dei movimenti. I colori del suono sono fondamentalmente influenzati dall’uso di strumenti acustici”.
Philip Samartzis (Australia)
Michael Vorfeld (Germania)
Evento curato da Domenico Sciajno
e prodotto da AntiTesi
In collaborazione con
- Curva Minore
- Goethe-Institut Palermo
Black Habit è un’installazione sonora che nasce dalla collaborazione tra l'artista sonoro australiano Philip Samartzis e il tedesco Michael Vorfeld. Consiste in una serie di field recording (registrazioni ambientali) che seguono il "percorso dell'elettricità", da quando si estrae dal suolo un pezzo di carbone fino al momento in cui si accende un bulbo luminoso. Suoni certamente non semplici da registrare e che hanno impegnato Samartzis per circa tre anni.
I due artisti hanno utilizzato queste registrazioni per comporre l'ambiente sonoro che viene diffuso in quadrifonia nello spazio espositivo, sulle cui pareti sono visibili le stampe tratte dalle foto di Vorfeld che ritraggono ingrandimenti di bulbi luminosi.
Philip Samartzis è artista del suono e accademico con base a Melbourne, con un particolare interesse nel campo della registrazione, delle musica concreta e della spazializzazione surround del suono. Ha realizzato esposizioni a livello nazionale e internazionale, tra cui: Dodg’em (2006) al Grosser Wasserspeicher di Berlino; Unheard Spaces (2004) al Centro Culturale Candiani di Mestre; Transparency (2001), alla Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea di Parigi. In qualità di direttore artistico indipendente ha organizzato cinque festival-full immersion sulla teoria e pratica della spazializzazione del suono, così come Variable Resistance, una serie di presentazioni internazionali sulla sound art per l’Australian Centre of Contemporary Art (2001-02). Samartzis ha curato inoltre una retrospettiva sulla cultura sonora australiana intitolata anch’essa Variable Resistance: dieci ore di suono dall’Australia per il Museo d’Arte Moderna di San Francisco e per il Centro Podewil per l’Arte Contemporanea di Berlino (2003). Come solista si è esibito un po’ ovunque in Australia, Asia, Sud Africa, Europa, Russia e negli Stati Uniti, incluse le presentazioni al Museo Andy Warhol di Pittsburgh, al DOM di Mosca e al Centro Mori per le Arti di Tokyo. Samartzis ha pubblicato cinque dischi in solo: Residue (1998), Windmills Bordered By Nothingness (1999), Mort aux Vaches (2003), Soft and Loud (2004) e Unheard Spaces (2006), e ha registrato ed eseguito dal vivo insieme a musicisti e improvvisatori di massimo livello internazionale quali Sachiko M, Seiichi Yamamoto, Gunter Müller, Voice Crack, Keiji Haino, KK Null, Reinhold Friedl, Michael Vorfeld, Eric La Casa e Jean-Luc Guionnet. Samartzis si avvale di field recording, registrazioni sul campo di ambienti naturali e artificiali come materiale primario per rendere le densità dello spazio e le distinte zone dell’esperienza audiometrica, arrangiate e mixate per riflettere le complessità acustiche e spaziali dei campi sonori del quotidiano.
Michael Vorfeld suona percussioni e strumenti a corde da lui stesso progettati. Lavora nel campo della musica improvvisata, sperimentale e della sound art. Oltre alle attività in solo, è membro di diversi gruppi e collabora con artisti di vario genere. L’elenco delle sue attività include un gran numero di performance in Europa, USA e Sud Est Asiatico. “Il punto di partenza del mio lavoro musicale è la combinazione di strumenti a percussione convenzionali con strumenti a corde progettati da me e oggetti sonori. La combinazione di questi strumenti con varie tecniche di esecuzione del tutto particolari mi permette di creare un’eccezionale varietà di suoni. Un aspetto sostanziale del mio modo di suonare è la commistione e la relazione di differenti caratteri sonori e la loro organizzazione orizzontale e verticale. I suoni percussivi sono collegati con suoni espansivi, le strutture più dense sono combinate con esili frammenti. La grande varietà delle diverse sfere sonore si sviluppa dalla specifica risonanza derivata dai vari strumenti e dal particolare modo di suonarli. Le strutture ritmiche sono meno connesse alla metrica rispetto alle pulsazioni dei movimenti. I colori del suono sono fondamentalmente influenzati dall’uso di strumenti acustici”.
30
gennaio 2009
Philip Samartzis / Michael Vorfeld – Black Habit
Dal 30 al 31 gennaio 2009
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
GOETHE INSTITUT
Palermo, Via Paolo Gili, 4, (Palermo)
Palermo, Via Paolo Gili, 4, (Palermo)
Orario di apertura
sab. 31/1, ore 10-13, 15-18
Vernissage
30 Gennaio 2009, ore 20
Sito web
www.antitesi.org
Autore
Curatore