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Pia Bacchielli – Kòmaros
Il corpus esposto cerca di costruire non un racconto reale ma, se possibile, una fiaba e all’interno di questa narrazione ancestrale le presenze che scorgiamo non seguono il rigido schema dei buoni o cattivi, ma si muovono in un sistema di valori primigenio dove i confini sono labili
Comunicato stampa
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Mostra fotografica "Kòmaros"
di Pia Bacchielli
Testo critico di Nicoletta Rosetti
"Da questa piega dell’Appennino riemersa dagli abissi marini che è il Conero, è possibile ricostruire la storia geologica del nostro pianeta. Forse proprio per questo le voci, gli echi e le leggende ad essa collegati sono tanto suggestivi e vividi in questi luoghi densi di incisioni rupestri, celle di eremitaggio e edifici sacri.
L’anno di lavoro che Pia Bacchielli ha trascorso alla riscoperta di uno sperone di roccia friabile e calcarea che è parte del suo DNA, ha rovesciato il suo sguardo, fondendolo con quello dei naviganti ai quali il Conero doveva apparire come un cetaceo spiaggiato. Una prospettiva che parte dal mare e rende quest’elemento un soggetto sporadico e defilato; un fuggevole scatto dove l’ultima onda sfiora la sabbia come in un approdo delicato mentre, a godere della bellezza di queste acque limpide e profonde, non rimangono che il ritratto di un pesce e un crocchio di scogli. È questa la penetrante analogia con i lavori precedenti dell’autrice: l’obiettivo della macchina fissa istantanee di un territorio selvaggio seguendo l’istinto di un’esploratrice che coglie i segni di un’antica magia anche nelle testimonianze più labili.
Le immagini, qui, non descrivono un’unica sequenza, ma si raccolgono in agglomerati, frasi a se stanti che segnano varie complessità, come per il trittico con il volto demoniaco che appare in un masso, il guerriero di Numana, l’albero con la croce incisa. Tre soggetti apparentemente disomogenei, che insieme delineano il concetto di sacro così come si innesta in questo crogiuolo di tradizioni e culture. Il corpus esposto cerca di costruire non un racconto reale ma, se possibile, una fiaba e all’interno di questa narrazione ancestrale le presenze che scorgiamo non seguono il rigido schema dei buoni o cattivi, ma si muovono in un sistema di valori primigenio dove i confini sono labili. Una raccolta all’interno della quale l’umano scompare e il più suggestivo tra i protagonisti è la fata dall’ombra sfocata, sgranata o mossa. La Sibilla, genius loci che intreccia il suo cammino, a metà tra storia e leggenda, con quella della principessa/sacerdotessa picena della necropoli dei Pini. Accanto a lei, ad intensificare questi scatti, ci sono presenze ataviche al di là del bene e del male che si palesano e sembrano essere percepite sia dalla flora, che in quell’istante trema, colta da un’improvvisa folata di vento, sia dalla fauna che fugge, volando via in un moto emergenziale.
La natura madre e matrigna che affiora da queste incisioni fotografiche inchiostrate di un nero potente, rifugge le frivolezze e si mostra impunturata di boschi e rocce dove i tronchi diventano ponti o, magari, indicatori, così come nell’antichità questa montagna a picco sul mare era stata segno sicuro e inconfondibile per i naviganti. In questi elementi si incardinano le geometrie degli schemi compositivi: direzioni e linee nette e forti che puntano verso l’altrove, sia esso in direzione del cielo mai limpido o del sole fumoso sia, invece, orientato verso l’orizzonte più remoto.
Un’immagine su tutte racchiude la poesia di questo luogo sacro, magico, lirico e pauroso: la conchiglia che, come la montagna a picco sul mare, frange i flutti emergendo dalla battigia come elemento dissimile che, al suo interno, cela un mondo altro fatto di echi misteriosi, bagliori celati e cavità nascoste.
Nicoletta Rosetti
_____________________
Cenni biografici
Pia Bacchielli, laureata in Filosofia, è giornalista professionista. Si è occupata soprattutto di cronaca. La sua passione per la fotografia risale ai tempi dell'università quando ha preso parte a una ricerca sul campo di Antropologia e Tradizioni Popolari. Ha partecipato a stage e workshop con fotografi di fama internazionale. E' nata e vive ad Ancona.
di Pia Bacchielli
Testo critico di Nicoletta Rosetti
"Da questa piega dell’Appennino riemersa dagli abissi marini che è il Conero, è possibile ricostruire la storia geologica del nostro pianeta. Forse proprio per questo le voci, gli echi e le leggende ad essa collegati sono tanto suggestivi e vividi in questi luoghi densi di incisioni rupestri, celle di eremitaggio e edifici sacri.
L’anno di lavoro che Pia Bacchielli ha trascorso alla riscoperta di uno sperone di roccia friabile e calcarea che è parte del suo DNA, ha rovesciato il suo sguardo, fondendolo con quello dei naviganti ai quali il Conero doveva apparire come un cetaceo spiaggiato. Una prospettiva che parte dal mare e rende quest’elemento un soggetto sporadico e defilato; un fuggevole scatto dove l’ultima onda sfiora la sabbia come in un approdo delicato mentre, a godere della bellezza di queste acque limpide e profonde, non rimangono che il ritratto di un pesce e un crocchio di scogli. È questa la penetrante analogia con i lavori precedenti dell’autrice: l’obiettivo della macchina fissa istantanee di un territorio selvaggio seguendo l’istinto di un’esploratrice che coglie i segni di un’antica magia anche nelle testimonianze più labili.
Le immagini, qui, non descrivono un’unica sequenza, ma si raccolgono in agglomerati, frasi a se stanti che segnano varie complessità, come per il trittico con il volto demoniaco che appare in un masso, il guerriero di Numana, l’albero con la croce incisa. Tre soggetti apparentemente disomogenei, che insieme delineano il concetto di sacro così come si innesta in questo crogiuolo di tradizioni e culture. Il corpus esposto cerca di costruire non un racconto reale ma, se possibile, una fiaba e all’interno di questa narrazione ancestrale le presenze che scorgiamo non seguono il rigido schema dei buoni o cattivi, ma si muovono in un sistema di valori primigenio dove i confini sono labili. Una raccolta all’interno della quale l’umano scompare e il più suggestivo tra i protagonisti è la fata dall’ombra sfocata, sgranata o mossa. La Sibilla, genius loci che intreccia il suo cammino, a metà tra storia e leggenda, con quella della principessa/sacerdotessa picena della necropoli dei Pini. Accanto a lei, ad intensificare questi scatti, ci sono presenze ataviche al di là del bene e del male che si palesano e sembrano essere percepite sia dalla flora, che in quell’istante trema, colta da un’improvvisa folata di vento, sia dalla fauna che fugge, volando via in un moto emergenziale.
La natura madre e matrigna che affiora da queste incisioni fotografiche inchiostrate di un nero potente, rifugge le frivolezze e si mostra impunturata di boschi e rocce dove i tronchi diventano ponti o, magari, indicatori, così come nell’antichità questa montagna a picco sul mare era stata segno sicuro e inconfondibile per i naviganti. In questi elementi si incardinano le geometrie degli schemi compositivi: direzioni e linee nette e forti che puntano verso l’altrove, sia esso in direzione del cielo mai limpido o del sole fumoso sia, invece, orientato verso l’orizzonte più remoto.
Un’immagine su tutte racchiude la poesia di questo luogo sacro, magico, lirico e pauroso: la conchiglia che, come la montagna a picco sul mare, frange i flutti emergendo dalla battigia come elemento dissimile che, al suo interno, cela un mondo altro fatto di echi misteriosi, bagliori celati e cavità nascoste.
Nicoletta Rosetti
_____________________
Cenni biografici
Pia Bacchielli, laureata in Filosofia, è giornalista professionista. Si è occupata soprattutto di cronaca. La sua passione per la fotografia risale ai tempi dell'università quando ha preso parte a una ricerca sul campo di Antropologia e Tradizioni Popolari. Ha partecipato a stage e workshop con fotografi di fama internazionale. E' nata e vive ad Ancona.
05
novembre 2022
Pia Bacchielli – Kòmaros
Dal 05 al 20 novembre 2022
fotografia
Location
Associazione Culturale Galleria Papini
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 17,30 -19,30
Vernissage
5 Novembre 2022, 18.00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Patrocini