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Piattaforma – L’immagine negata
L’inerte acquiescenza all’Immagine negata , estorta come possibilità di pensiero oltre che come visione concreta, è posta in discussione dalla Piattaforma delle opere in mostra. Sono lavori notevolmente diversi per ispirazione e realizzazione che, proprio in virtù delle divergenze reciproche, attestano vicendevolmente l’autenticità di ognuna e convivono utilmente sulla stessa piattaforma.
Comunicato stampa
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L'Immagine negata
testo di Giovanna Coppa
Piattaforma, ovvero forma piatta come l’apparenza ordinaria e insignificante degli scenari che accompagnano il vivere attuale. Forma piatta che definisce il cliché d’un modo ordinario di sentire e di esprimersi tipico del nostro ecosistema esistenziale, deprivato di
riflessioni, di stimoli, di interessi. Rassegnati al pensiero che la vita in fondo è così e non altrimenti. Rassegnati a un’esistenza confinata entro spazi alieni anche se tecnicamente idonei, stressati da ritmi convulsi, bombardati da segnali insistenti e contrastanti. Fino a sentire come s’appiattisce la coscienza di sé sulle facciate dei palazzi, sui vetri dei tram, sugli schermi delle TV. Fino a sentir tramontare l’immagine fisica e mentale del proprio Io. L’immagine negata, insomma. Relegata in fondo all’anima, dopo l’ultimo dei pensieri, oltre l’ultima speranza.
L’inerte acquiescenza all’Immagine negata , estorta come possibilità di pensiero oltre che come visione concreta, è posta in discussione dalla Piattaforma delle opere in mostra. Sono lavori notevolmente diversi per ispirazione e realizzazione che, proprio in virtù delle divergenze reciproche, attestano vicendevolmente l’autenticità di ognuna e convivono utilmente sulla stessa piattaforma. Piattaforma come base che supporta progetti affini indipendentemente dagli sviluppi formali. Piattaforma come programma orientato al riscatto di ragioni e scopi, al ripensamento e alla riformulazione di immagini a tutto tondo. Che acquistano spessore di idee concrete
La pittura di Marco Antonecchia cita oggetti ed emblemi del giorno d’oggi accanto a quelli di culture distanti nel tempo e nello spazio. Imprevisti nell’accostamento, apparentemente inconciliabili, incontenibili. Disposti a ripetizione, si misurano col perimetro irregolare e dirompente dell’opera. Con l’irregolarità e l’audacia di respingere ogni sorta di confine
Angela Di Paolo ferma nello spazio fugace dello scatto fotografico, quasi un battito di ciglia, la narrazione di storie condensate nel fremito, nel moto impercettibile del corpo. Dal movimento bloccato sul fotogramma si materializza la vicenda vissuta dal soggetto, prende corpo il sogno che scorre sul guanciale. E sono visioni non viste, racconti mai sentiti a invadere la mente dello spettatore.
Gabriele Di Labio si fa mezzo di conduzione delle immagini. Le preleva dall’accumulo della conoscenza, dalla centrale dell’esperienza oggettiva. Le lascia scorrere in un flusso che trapassa il pensiero. Le scarica sulla tela. Come energia destinata a fuoriuscire attraverso le creste e i solchi delle sue impronte digitali. E impresse restano, come la sorpresa di un’esplosione.
Il concetto caparbiamente analizzato, progettato, confezionato, modellato, apparecchiato, il pensiero accuratamente reificato: questa la
macchinazione di Giacomo Sabatini . Una volontà determinata la sua, tesa costantemente a ri-pensare per ri-costruire schegge di pensiero con essenzialità disarmante. Con qualche concessione ironica, più raramente emotiva. Con singolare immediatezza comunicativa alla quale lo spettatore non può sottrarsi.
Percezioni, visioni suggerite da ogni possibile relazione col cibo continuano a dirigere la ricerca di Nordine Sajot , tesa a sviscerare con ogni mezzo e a tutto campo, dal personale al sociale, i rapporti e i rituali connessi alla consumazione del cibo. L’installazione presente gravita tra l’oggetto e il dipinto bilanciandosi tra la limpidezza dorata dell’olio nell’ampolla e la disinvoltura della composizione pittorica. Tra il sapore della Crudité e la crudezza d’una ricetta deviante.
Gli artisti in mostra sono stati studiati - non selezionati - per l’innovativa fusione, evidente nell’operare di ciascuno, tra modalità espressive e lucidità di pensiero.
testo di Giovanna Coppa
Piattaforma, ovvero forma piatta come l’apparenza ordinaria e insignificante degli scenari che accompagnano il vivere attuale. Forma piatta che definisce il cliché d’un modo ordinario di sentire e di esprimersi tipico del nostro ecosistema esistenziale, deprivato di
riflessioni, di stimoli, di interessi. Rassegnati al pensiero che la vita in fondo è così e non altrimenti. Rassegnati a un’esistenza confinata entro spazi alieni anche se tecnicamente idonei, stressati da ritmi convulsi, bombardati da segnali insistenti e contrastanti. Fino a sentire come s’appiattisce la coscienza di sé sulle facciate dei palazzi, sui vetri dei tram, sugli schermi delle TV. Fino a sentir tramontare l’immagine fisica e mentale del proprio Io. L’immagine negata, insomma. Relegata in fondo all’anima, dopo l’ultimo dei pensieri, oltre l’ultima speranza.
L’inerte acquiescenza all’Immagine negata , estorta come possibilità di pensiero oltre che come visione concreta, è posta in discussione dalla Piattaforma delle opere in mostra. Sono lavori notevolmente diversi per ispirazione e realizzazione che, proprio in virtù delle divergenze reciproche, attestano vicendevolmente l’autenticità di ognuna e convivono utilmente sulla stessa piattaforma. Piattaforma come base che supporta progetti affini indipendentemente dagli sviluppi formali. Piattaforma come programma orientato al riscatto di ragioni e scopi, al ripensamento e alla riformulazione di immagini a tutto tondo. Che acquistano spessore di idee concrete
La pittura di Marco Antonecchia cita oggetti ed emblemi del giorno d’oggi accanto a quelli di culture distanti nel tempo e nello spazio. Imprevisti nell’accostamento, apparentemente inconciliabili, incontenibili. Disposti a ripetizione, si misurano col perimetro irregolare e dirompente dell’opera. Con l’irregolarità e l’audacia di respingere ogni sorta di confine
Angela Di Paolo ferma nello spazio fugace dello scatto fotografico, quasi un battito di ciglia, la narrazione di storie condensate nel fremito, nel moto impercettibile del corpo. Dal movimento bloccato sul fotogramma si materializza la vicenda vissuta dal soggetto, prende corpo il sogno che scorre sul guanciale. E sono visioni non viste, racconti mai sentiti a invadere la mente dello spettatore.
Gabriele Di Labio si fa mezzo di conduzione delle immagini. Le preleva dall’accumulo della conoscenza, dalla centrale dell’esperienza oggettiva. Le lascia scorrere in un flusso che trapassa il pensiero. Le scarica sulla tela. Come energia destinata a fuoriuscire attraverso le creste e i solchi delle sue impronte digitali. E impresse restano, come la sorpresa di un’esplosione.
Il concetto caparbiamente analizzato, progettato, confezionato, modellato, apparecchiato, il pensiero accuratamente reificato: questa la
macchinazione di Giacomo Sabatini . Una volontà determinata la sua, tesa costantemente a ri-pensare per ri-costruire schegge di pensiero con essenzialità disarmante. Con qualche concessione ironica, più raramente emotiva. Con singolare immediatezza comunicativa alla quale lo spettatore non può sottrarsi.
Percezioni, visioni suggerite da ogni possibile relazione col cibo continuano a dirigere la ricerca di Nordine Sajot , tesa a sviscerare con ogni mezzo e a tutto campo, dal personale al sociale, i rapporti e i rituali connessi alla consumazione del cibo. L’installazione presente gravita tra l’oggetto e il dipinto bilanciandosi tra la limpidezza dorata dell’olio nell’ampolla e la disinvoltura della composizione pittorica. Tra il sapore della Crudité e la crudezza d’una ricetta deviante.
Gli artisti in mostra sono stati studiati - non selezionati - per l’innovativa fusione, evidente nell’operare di ciascuno, tra modalità espressive e lucidità di pensiero.
25
ottobre 2003
Piattaforma – L’immagine negata
Dal 25 ottobre al 14 novembre 2003
arte contemporanea
Location
IL CAMPO DELLE FRAGOLE
Bologna, Via Marco Polo, 21/12, (Bologna)
Bologna, Via Marco Polo, 21/12, (Bologna)
Vernissage
25 Ottobre 2003, ore 18